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Autore: deniefn    04/10/2013    2 recensioni
[Song Fic]
[Song Fic]" - Chi sono io? Nessuno.
Sono solo una povera vittima del suo amore, il narratore della storia, colui che vuole ricordarla e farla ricordare alla gente scrivendo di lei su fogli di carta"
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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boccadirosa Confusione.
Ecco cosa si trovava nella testa della Signorina Sofia.
Quella sensazione di essersi smarriti, di non trovare il cammino. Anzi, più che non trovarlo.. non sapere proprio qual'è.
Trovarsi in un bivio, dove ogni strada ne offre altre più piccole, magari più facili ma forse.. non più felici.
Ebbene si. Sofia, sui 26 anni, aveva dei folti, lunghi,voluminosi e mossi capelli castani. Gli occhi erano di un marrone scuro, ornate da belle ciglia, e lo sguardo era simile ad un felino. Forse per questo quasi tutti gli uomini impazzivano per lei. Le labbra, molto spesso tinte da un rossetto rosso acceso, erano abbastanza carnose ed i denti erano un pò sporgenti: ma questo non era mai stato un problema, il suo sorriso era comunque uno dei più belli del suo paesino.
Ma quello non era il suo paesino, lei era lì per un motivo: lei era lì per portare l'amore.
Essendo innamorata della vita, non l'era difficile portarlo con sé e donarlo a chi ne aveva più bisogno. E quella sua bella bocca aiutava nel suo intento tanto che dalla gente fu chiamata "Bocca di Rosa". E perciò da questo momento in poi così la chiamerò, in quanto se domandassi per strada di "Sofia" nessuno ne rammenterebbe il nome.

Tutto iniziò un anno prima, circa nel 1956, quando Bocca di Rosa arrivò nel paesino di Sant'Ilario con un semplice borsone, i capelli raccolti di lato da una molletta a forma di fiore ed un vestito bianco che faceva risaltare le forme. Il contrasto tra la purezza del suo vestito e il rosso desiderio del suo rossetto, creava confusione sulla personalità della ragazza. Sorrideva e i suoi occhi brillavano, sembrava portasse con sé la felicità. Camminava con un foglietto in mano e ora no.. non ricordo se andò verso il centro o  verso la periferia.
Fatto stà che scomparve da sotto i miei occhi.

Chi sono io? Nessuno. Sono solo una povera vittima del suo amore, il narratore della storia, colui che vuole ricordarla e farla ricordare alla gente scrivendo di lei su fogli di  carta. 
Lei, che con la sua camminata impacciata ma seducente si allontanò dalla stazione e dalla mia vista e non riapparve per ben 2 giorni. 
Ma già passando per le quiete strade di Sant'Ilario, si sentivano le donne spettegolare di lei -" Ha i capelli troppo crespi" - "Sicuramente ha il seno rifatto".
Racchie invidiose che non avevano di meglio da fare, ma una cosa era certa: Bocca di Rosa aveva attirato l'attenzione di tutti quanti.. del fruttivendolo, dello spazzino, del pescivendolo e perfino del vedovo fornaio, che non guardava donne da tempi immemorabili. 
Come lo so? Ogni giorno sono solito andare a fare la spesa e comprare le pietanze che avrei consumato a pranzo e a cena. Adoro i cibi freschi e in più non mi dispiace nemmeno fare una passeggiata per il villaggio e scambiare qualche chiacchiera. 
Non nascondo che quel giorno scesi più nella speranza di rivedere quell'incantevole ragazza che mi aveva rubato i pensieri. 

Camminando, camminando notai che molti parlavano di una ragazza apparsa improvvisamente per le strade del paese in vestito bianco che donava sorrisi e buongiorno a tutti.
Quanto avrei dato per poterci essere, per ricevere anche io quella piccola attenzione da parte di quell'angelo incarnato.
Sapevo da subito che parlavano di lei, di solito gli uomini quì si limitavano a parlare del lato B sproporzionato della signora Rossi ( la donna più facile del villaggio). Ma da quel giorno..c'era magia negli occhi di tutti quanti.

Tornai a casa pregando fino all'ultimo di incontrarla, con scarso risultato, e mi misi a cucinare. Perso nei miei pensieri coperti di rosso e di un sorriso, mi tagliai un dito tagliando il pane. Che idiota. 
Ed è poco dire che passai tutto il giorno come se fossi sotto "pilota automatico": il mio corpo si muoveva ma la mia mente era sempre a lei.

Il giorno dopo mi svegliai di buon ora, euforico di poterla incontrare. Feci un giro per la zona, scrutando ovunque, e sembrava che tutti tenessero attenzione alla strada in attesa della sua comparsa. Dopo aver fatto tre volte il giro per la cittadina, sfinito e sopratutto fallito, mi diressi verso casa tenendo due buste, abbastanza pesanti, della spesa. E nell'arco di un secondo, voltandomi con distrazione verso destra, mi sembrò di vedere una chioma castana voltare dietro un angolo. 
Il cuore mi salì in gola, mollai con violenza le buste per raggiungerla avendo giusto il tempo di vedere, di sfuggita, lo sguardo sorpreso dalla mia reazione del meccanico. La speranza mi stava travolgendo il corpo, il cuore batteva all'impazzata: non so se per la corsa o per l'emozione. E quando finalmente raggiunsi l'angolo che mi separava da lei.. quest'ultima non c'era. Dov'era?! No, l'avevo persa..
Tornai al posto dove feci quella scenata pietosa qualche momento prima e trovai il meccanico che mi porgeva le buste con un ampio sorriso divertito << Ha fatto impazzire anche te >>. Lo risposi guardandolo in silenzio: non c'era niente da obbiettare, era vero e si vedeva. 

Durante tutto il giorno non feci che avercela con me stesso per la mia mancata atleticità " Potevi correre più veloce, cretino".
Quasi tutti nel villaggio l'avevano incontrata, conoscita, contemplata.. io a malapena l'avevo vista. Perché cootanta sfortuna? Perché proprio a me?
La notte non dormì sogni tranquilli e la mattina non mi svegliai di buon ora come il giorno prima, ma più tardi e più goffamente.. come se fossi stanco della vita.
Verso mezzo giorno feci un salto dal salumiere e mi feci preparare un paio di panini. Ero in voglia di fare un pic nic.. di stare all'aria aperta e distrarmi un pò.
Dopo aver camminato una buona mezz'ora, raggiunsi il boschetto e decisi di stabilirmi nel mio posto preferito: a 10 minuti dall'entrata del bosco, andando sempre a sinistra, si trova uno stagno accintato da tanti piccoli alberi che rilasciavano un buonissimo odore. 
Mi sedetti su un tronco ed iniziai ad assaporare il mio pasto. Mi ricordo che gli uccelli cinguettavano, gli alberi quasi parlavano, le ranocchie saltellavano di quà e di là ed io mi perdevo in quella calma, nella mia privacy: io, lo stagno e la foresta. Quasi mi dispiaceva mangiare poiché il mio masticare distruggeva la melodia della foresta. 
Eppure improvvisamente quella sinfonia fu interrotta dal rumore di risate. 

Le risate erano due: un uomo ed una donna. 
Non riuscivo a vederli eppure l'istinto mi diceva che erano vicini e che mi dovevo nascondere. 
Trovato un cespuglio vicino ad un grosso masso, mi ci fiondai dentro e cominciai ad ascoltare.
<< Perché hai scelto proprio questo posto? >> una voce maschile chiedeva, divertita.
<< Mmmh.. adoro la pelle al contatto con l'erba fresca >> rispondeva la donna cn tono spassoso ma.. seducente.
<< Ma per avere la pelle al contatto con l'erba dovresti stenderti.. completamente nuda >> continuava l'uomo lo strano discorso.
<< E' un problema? >> domandava la donna stando al passo. 
Essendosi la conversazione scaldata, la curiosità di sbirciare e vedere chi fosse, era troppo forte. Ero in un misto di emozioni: adrenalina, divertimento, vergogna ma sopratutto curiosità, curiosità di sapere chi fossero e come finisse la conversazione. 
Improvvisamente sentì solo una risata, quella femminile, e poi.. silenzio. 
Non ce la feci più: mi affacciai. Ed ecco che mi crollò il mondo addosso.
Lei.
Avvolta dalle braccia del proprietario del ristorante "L'Aragosta". Quel viscido verme! E' pure sposato!
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai loro visi: come lui la baciava e le succhiava il labbro inferiore.
Lei sembrava un angelo corrotto da un demone, il latte macchiato dal caffé, il cielo coperto da nuvole. E tutto ciò che sentivo era rabbiae delusione, mentre lui piano piano gli sfilava il suo vestito floreato, scoprendo una spalla, poi scoprendo l'altra e infine facendo uscire i seni..troppo perfetti per essere toccati.
E poi.. poi non ce la feci più a guardare. Strisciando via penso di aver fatto rumore, ma non m'importava.
Il mio cuore era come stritolato, soffocatoe forse questo era il motivo per il quale non riuscivo a respirare. Davo calci a tutti gli alberi che incontravo per la via, non riuscivo a capire il motivo per il quale stessi così male. Chi era lei? Cos'aveva dentro che mi facesse così tanto impazzire?
Per tornare a casa ci misi la metà del tempo.
Ero così furioso.
Eppure la verità era che.. non conoscevo nemmeno il suono della sua voce. Chi ero io per intrattenermi nella sua vita?
Non conoscevo nemmeno il suo nome..
Mi fermai davanti alla mia penosa immagine dello specchio: io non ero quell'uomo, tutto sudato, rosso di rabbia e di desiderio, occhi gonfi per la tristezza.
No, quell'uomo non ero io.

Ferito dentro, mi diressisubito verso il letto e, per evitare di pensare, mi addormentai verso le cinque del pomeriggio. Ma naturalmente mi svegliai durante la notte, forse verso le tre.
Non avevo cenato ma il mio stomaco rifiutava cibo. Volevo solo un po d'aria fresca. Aprii la finestra.
Scorsi un'ombra astratta che correva.

  
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