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Autore: Fanelia    04/10/2013    3 recensioni
Questa storia parte dalla fine del manga/anime che dir si voglia e sviluppa una what if, anche su alcune informazioni lette in rete sul Final Story. E' una what if in cui uno dei protagonisti soffre di amnesia a causa di un incidente e solo grazie al ritorno nella sua vita del suo grande amore, ricomincerà a riappropriarsi di frammenti del proprio passato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XVIII
 
Giochi pericolosi
 
- colonna sonora: Let her go, di Passenger
 
“La nostra vita si intreccia quotidianamente con altre vite, delle quali, molto spesso, ignoriamo tutto. O quasi.”
Andrea Coltro
 
Lo stesso giorno in cui erano rientrati a New York, Terence si era premurato di chiamare Robert e i due si erano dati appuntamento per la mattina successiva. Si sarebbero incontrati in una caffetteria, e non in teatro, per evitare eventuali interruzioni da scomode presenze.
Robert aveva l’intenzione di mettere al corrente l’attore della situazione, fin nei minimi dettagli.
 
Quella giornata non fu certo rilassante. Le ore di viaggio avevano decisamente spossato il giovane, la separazione da Candy gli pesava sul cuore visto che, quell’ingente problema da risolvere, non gli consentiva di concentrarsi sull’unica cosa che davvero gli interessasse.
“Ciao! Ben tornato.”
“Grazie.”
 “Mi sono permesso di ordinarti un caffè.”
“Grazie. Com’è andata la tua vacanza? Come sta Candy?”
“La vacanza è andata meglio di quanto mi aspettassi ma Candy è stata male proprio il giorno prima della nostra partenza.”
“Mi spiace molto. Non ti avrei chiesto di ritornare se non fosse stato urgente.”
“Lo so, non ti preoccupare. Scusami se vado diretto al dunque ma mi spiegheresti meglio?” chiese Terence. La sua impazienza era ben nota a Robert che non batté ciglio.
“Ero nel mio ufficio a sbrigare alcune carte quando il signor Griffiths si è presentato e, senza troppi convenevoli, mi ha imposto sia la presenza di sua figlia in teatro, sia la questione delle audizioni.
Se devo essere sincero con te, e so di poterlo fare, non ho intenzione di piegarmi al loro volere, ma credo questa situazione che riguardi più te, che non la compagnia Stratford in sé.
Griffiths ha tutte le intenzioni di fare tutto quanto in suo potere per soddisfare le richieste della figlia e credo che nel suo mirino ci sia tu. Non erro, giusto?”
“Sì, hai ragione. E credo fermamente che Kathrine me la voglia fare pagare per quanto avvenuto a Chicago.”
“Mi stai dicendo che l’hai incontrata?”
“Credo che sia riuscita a scoprire dove fossi e si è fatta invitare alla festa di fidanzamento di Annie e Archie, li ricordi? Quella sera l’ho evitata e mi sono rifiutato categoricamente di danzare con lei. Ad un certo punto, è andata via senza quasi batter ciglio, il che mi ha fatto presagire che prima o poi l’avrei trovata nuovamente sul mio cammino ma, sinceramente, speravo che non succedesse così presto. Non ho intenzione di accontentarla.”
“Tu credi di poterla sopportare, se dovesse venire a “studiare” con noi?”
“Non garantisco.” , rispose il ragazzo sincero, prima di riprendere, “pensi che ti lasceranno scegliere a chi affidare i vari ruoli o che sperino in delle audizioni pilotate.”
“Credo che se la lasceremo studiare con noi, per le audizioni non dovrebbero esserci grandi problemi. Mi preoccupa solo il fatto che pretenda di studiare con te. Ma a questo, comunque, possiamo ovviare perché, ovviamente, non puoi essere disturbato mentre lavori.”
“Ho i miei dubbi che demorderà così facilmente.”
“Noi proviamoci. E ci regoleremo di conseguenza.”
“Sono certo che cercherà di rifarsi anche su Karen.”
“E noi cercheremo di arginarla. Kathrine non è ben vista fra i membri della nostra compagnia.
È vero, non ci possiamo permettere di perdere il loro appoggio economico ma abbiamo tutti intenzione di mantenere la nostra indipendenza.”
“A questo punto non ci resta che cominciare a lavorare.”
“A proposito, volevo comunicarti che ho scelto quale tragedia vorrei rappresentare per quest’anno. Pensavo all’Amleto. Vorrei che facessi l’audizione per la parte principale, ovviamente.”
“Contaci!”, rispose Terence.
“Bene, allora direi che posso andare. Ci vediamo oggi pomeriggio.”, lo salutò  Robert alzandosi e facendo per andarsene.
Terence rimase con la sua tazza di tè fumante, ormai mezza vuota, a domandarsi che sarebbe successo da quel giorno in avanti. Non desiderava ulteriori problemi che potessero complicare la sua esistenza e nemmeno interferenze che potessero in qualche modo pregiudicare il suo “acerbo” rapporto con Candy.
La sua Tutte Lentiggini conosceva l’interesse di Kathrine nei suoi confronti, si sarebbe fidata di lui? Poteva temere un’intromissione da parte di quella giovane sfacciata?
Terence  non poteva assolutamente permetterle di turbare la tranquillità della sua Tarzan,
avrebbe protetto lei  e ciò che c’era fra loro, contro chiunque, a qualsiasi costo.
Rientrò in casa, chiamò Karen e le illustrò la situazione.
Forse Karen odiava i Griffiths più di lui, se possibile. Lei non aveva mai sopportato quel fare sfacciato e insolente di Kathrine, sin dall’inizio. Anche lui non l’aveva mai tollerata e,l’ossessione che sembrava aver sviluppato nei suoi confronti, lo spaventava e gli ricordava terribilmente quella di Susanna, cosa che probabilmente aveva notato anche Karen.
 
Terence temeva la possibile evoluzione di un sentimento così poco genuino, a Susanna del resto era costato una gamba e poi la vita.
Si chiese come mai attirasse quel particolare tipo di persone, era la seconda volta che gli capitava, anzi a pensarci bene era la terza. L’ossessione di Iriza nel suoi confronti era costata a Candy l’espulsione dalla St. Paul e aveva portato alla loro maledettissima separazione.
Iriza … Susanna … Katrine ... le donne che aveva incontrato sembravano volerlo spingere sul baratro del non ritorno, solo la sua Signorina Tutte Lentiggini lo aveva aiutato a oltrepassare il limite e tornare da un posto, dal quale non credeva fosse possibile farlo.
Con cuore e mente rivolti a lei,  si ripromise che avrebbe affrontato il nemico e che ne sarebbe uscito vincitore. Proprio in quel momento, in cui non c’erano più ostacoli per un ricongiungimento con l’unica donna che avesse mai amato, non sarebbero stati i soldi di Griffiths, e i desideri malati della figlia, a frapporsi fra lui e la realizzazione del suo sogno.
 
 
Le settimane seguenti furono un vero e proprio delirio.
Robert stabilì il giorno per le audizioni e tutti loro iniziarono a studiare. Terence aveva recitato l’Amleto svariate volte ma avrebbe dovuto dimostrare, ancora una volta, di essere il migliore.
Lo stesso discorso valeva per Karen che voleva ottenere a tutti i costi, nuovamente, il ruolo di Ofelia.
 
I tentativi di Kathrine di passare del tempo con Terence, con le scuse più subdole, non mancarono,ma l’attore riuscì a evitare quasi tutti gli assalti della giovane.
Sperava che prima o poi si sarebbe arresa e, quando non si presentò in teatro per qualche giorno, erroneamente pensò che forse potesse aver deposto le armi.
Ma commise un grave errore e ne ebbe la riprova durante i giorni in cui si svolsero le audizioni.
 
In quelle settimane, era stato talmente preso dai propri problemi, da non riuscire a telefonare a Candy.
Ci aveva provato un paio di volte senza trovarla in casa e, le volte che lei lo aveva richiamato, era stato lui a essere assente.
Quella mattina, quando squillò il telefono ,fu felice di udire la voce di Albert all’altro capo.
Aveva saputo da Karen delle audizioni e lo aveva chiamato per fargli l’in bocca al lupo.
“ Beh, allora ti saluto Terence. Fammi sapere come va, anche se non ho dubbi sul risultato.”
“Ti chiamerò. E, alla prossima.”
“No, aspetta, non posare!”
“Dimmi.”
“C’è qualcuno, qui al mio fianco. che vorrebbe salutarti. Te la passo.”, lo salutò passando il ricevitore a Candy.
“Buongiorno!” lo salutò la voce cristallina e radiosa della giovane.
“Candice, come stai?”
“Bene ,grazie. E tu, sei pronto?”
“Certo, non preoccuparti per me. Scusami, non sono riuscito a richiamarti dopo l’altro giorno.”
“Ho provato anche io ma senza trovarti …”
“Lo so. Sono molto impegnato con le prove, oggi pomeriggio cominciano le audizioni…”
“È il motivo per cui volevo parlarti. Ci tenevo a dirti che …” si guardò intorno, per assicurarsi che Albert l’avesse lasciata da sola.
“Beh, volevo dirti che sono certa che otterrai la parte. Impegnati, perché voglio vedere un Amleto degno del tuo Romeo e del tuo Lisandro!”, aggiunse poi, sorridendo.
“ Te lo prometto. Ma tu promettimi che verrai a vedermi.”
“Penso di poterlo fare. Albert mi ha già fatto una mezza promessa, probabilmente verremo alla prima.”
“Ne sarei felice, davvero. “ disse lui trattenendosi. Avrebbe voluto aggiungere un “non vedo l’ora di stringerti a me”, che sembrò morirgli in gola.
“ Però ci vorrà un bel po’”
“Lo so e ricordati che stai parlando con una persona ben nota per la sua proverbiale impazienza!” le disse lui ed entrambi scoppiarono a ridere ,smorzando la tensione che, inevitabilmente, si era venuta a creare. Nessuno dei due avrebbe voluto passare un periodo di tempo così lungo, separati,  ma non c’erano molte alternative.
“Esiste sempre il telefono.”
“Sì.” rispose lui, anche se pensava che fosse davvero una magra consolazione.
Guardò l’orologio, era ora di andare. Non voleva salutarla ma doveva.
“Candy?”
“Dimmi.”
“Devo andare. Posso chiamarti stasera?”
“Certo.”
“Si farà tardi però .. potrebbe essere anche mezzanotte.”
“Facciamo così, a qualsiasi ora avrai la tua risposta tu chiamami.”
“Va bene.”, rispose lui grato per quella sua risposta.
 
Non poteva certo immaginare che, non avendo ricevuto sue notizie, verso le undici, Candy aveva preso una coperta e si era adagiata sul divano nello studio di Albert.
Se avesse suonato il telefono, anche se si fosse appisolata, cosa di cui peraltro dubitava seriamente, non avrebbe certo perso la telefonata.
Albert sorrise di quel gesto così infantile ma, allo stesso tempo, tenero.
Anche lui attendeva una telefonata da Karen e non avrebbe chiuso occhio fino a quando non le avesse parlato.
Ma aveva preferito non dire a Candy che poteva evitare di crearsi un giaciglio in salotto perché poteva avvertirla lui, in quanto non voleva metterla in imbarazzo.
E poi, era contento di vederla così attiva e viva, sembrava aver ritrovato interesse per la vita e questa era la cosa che più gli stava a cuore.
 
Candy aveva atteso impaziente che quell’odioso aggeggio squillasse, ma niente.
Ogniqualvolta era giunta una telefonata, era stata di lavoro, per Albert.
Non aveva mai odiato il telefono, come in quella giornata.
Era preoccupata perché, sebbene Terence avesse cercato di nasconderle la propria preoccupazione, una certa inflessione nella voce le aveva svelato che c’era qualcosa che non andava.
In quel momento, le balenò in mente un’idea un po’ stravagante: non era certa che Albert avrebbe acconsentito ma doveva provarci.
Non curante dell’orario, si recò dallo zio e bussò alla sua porta, certa di trovarlo sveglio.
“Che succede?”
“Devo partire.”
“E dove vorresti andare?”
Candy arrossì e Albert intuì subito.
“E’ tardi per recarsi in stazione.”
“Ecco io … “ pensò velocemente ad una possibile soluzione.
“Potrei prendere il primo treno domattina?”
“Non posso lascarti andare da sola.” , le rispose Albert e poi la vide sparire di corsa.
Il giovane uomo sorrise del gesto impulsivo e della richiesta di Candy.
La sua mente volò a quella pagina di diario dove lei aveva raccontato allo “zio William” di essere partita per l’America, lasciando Londra, senza pensarci due volte. Si era imbarcata clandestinamente su una nave, il tutto per seguire la sua strada e per ritrovare Terence. Se, a quindici anni, non erano bastati un oceano e un viaggio pericoloso a farla desistere dal suo intento, figurarsi se avrebbe potuto opporsi lui ora che Candy aveva il diritto di decidere della propria vita, autonomamente.
Passarono diversi minuti e Candy tornò a bussare alla sua porta.
“Annie verrà con me.”
“Non ci posso credere. Sei andata a svegliarla e l’hai convinta? O meglio, hai convinto Archie a lasciarla venire?
“Veramente, sembrava più entusiasta di me, e per quanto riguarda Archie, Annie ritiene di non aver bisogno del suo permesso.” si sorprese a dire.
“Ok. Ma, dopodomani sera, vi voglio sul treno di ritorno. Non fatemi stare in pensiero. Lo sai che io e Archie dobbiamo partire e non mi piace l’idea di sapervi da sole, a New York.”
“Grazie!” disse lei saltandogli al collo e schioccandogli un bacio sulla guancia.
Era al settimo cielo.
 
Finalmente il telefono trillò, interrompendo il simpatico siparietto.
Una breve telefonata, le audizioni di parte degli attori, fra cui quella di Terence, erano state posticipate al giorno successivo. Candy gli chiese il teatro fosse lo stesso dell’anno precedente e, nonostante Terence non comprese il motivo di quella domanda, glielo confermò.
Si salutarono e  Terence percepì qualcosa di strano nella voce di Candy che scambiò per delusione vista la lunga e vana attesa.
 
Candy  dormì ben poco quella notte.
Ne approfittò per preparare un  leggero bagaglio.
Annie aveva deciso che non avrebbe avvisato Archie, se non una volta giunta a New York.
Sapeva che avrebbe cercato di opporsi ma lei voleva assolutamente accompagnare Candy perché sapeva quanto sua sorella ci tenesse. Per una volta, poteva fare qualcosa per lei e non aveva assolutamente intenzione di discutere con quel cocciuto del proprio fidanzato.
 
L’indomani mattina,  presto, lei e Candy uscirono di casa, un’auto le attendeva per portarle in stazione.
Candy era eccitata ma anche Annie.
Ad Annie, per qualche istante, sembrò di essere tornata bambina, quando lei e Candy combinavano qualche marachella.
“Sono contenta che tu abbia acconsentito. Grazie mille!”
“Oh no, grazie a te per avermi coinvolta.”
“Spero che non dovrai discutere con Archie a causa mia.”
“Candy, pensiamo a divertirci, ti va? Quando torneremo, penseremo ad Archie.”
“Grazie! Sei la sorella migliore al mondo!”
“ Ho imparato dalla migliore.”, le rispose Annie sincera.
 
Annie ripensò a quanto le aveva raccontato, seppur a malincuore, Archie qualche giorno prima.
Candy finalmente pareva aver ricordato di aver baciato un ragazzo, motivo per cui aveva fatto il terzo grado al cugino, nella speranza di scoprire qualcosa ma, come suo solito, Archie aveva giocato a mischiare le carte.
Quando Annie glielo aveva fatto notare, Archie si era difeso contestandole che non avrebbe potuto agire diversamente.
“Cosa potevo dirle, che era innamorata di Terence? O dovevo dirle che aveva un fidanzato, omettendo di chi si trattasse?”
“Questo no, ma potevi per lo meno dirle che, se mai avesse avuto un fidanzato, di certo non ne avrebbe parlato con te.”
“Giustificandoglielo come? E non è come pensi tu, te lo assicuro.
La mia cotta adolescenziale per lei… lei non ne è al corrente e non voglio che lo sappia.
Almeno, non fino a quando non avrà ricordato. Avrei troppe spiegazioni da darle e non mi va di affrontare il discorso.”
“Sei sicuro che sia solo questo il motivo? Tu non hai mai potuto sopportare Terence, non starai cercando di ficcanasare, vero?” lo incalzò lei, che non sembrava affatto incline alla resa.
“No. E, comunque, sarebbe sicuramente venuta da te, poi tu che le avresti risposto? Non potevi dirle la verità e le avresti dovuto mentire. Le ho mentito io, che differenza fa?” le chiese poi pungendola nel vivo.
Effettivamente aveva ragione.
Sicuramente Candy si sarebbe rivolta a lei, visto che la considerava come una sorella ed era certa di non averle mai nascosto nulla. Forse Archie aveva agito per il meglio, anche se Annie continuava a credere che tutte quelle bugie non facessero altro che generare una maggiore confusione e accrescere i motivi per cui avrebbero dovuto chiedere scusa a Candy, il giorno in cui avrebbe ricordato.
 
Candice trovò quel viaggio in treno interminabile. Non sapeva se fosse la sua impazienza o se l’orologio si fosse incantato ma le lancette parevano indicare sempre la stessa ora.
“Candy, rilassati. Cerca di distrarti o il tempo non passerà mai.”
Scusami hai ragione è che …”
“É che?”
“Sono preoccupata.”
“Perché?”
“ E se avessi commesso un errore, a salire su questo treno?”
“E perché mai dovrebbe essere un errore, Candy? Per quanto sono certa che ora lo negherai, hai solo seguito il tuo cuore”
“In parte …  Terence mi sembrava molto preoccupato. Credo che quella Kathrine gli stia dando dei grattacapo.”
“Spiegati meglio.” le disse l’amica e così Candy condivise con lei i propri timori.
 
Era ormai tardo pomeriggio quando il treno entrò nella stazione di New York.
Candy aveva telefonato ad Albert per avvertirlo del loro arrivo e tranquillizzarlo.
Non aveva ancora ricevuto notizie da Karen, segno che le audizioni stessero proseguendo.
“Annie, separiamoci. Ti prego, va’ in hotel a riposare, prenderò un taxi per raggiungere il teatro.”
“Candy, ho promesso ad Albert che non ti avrei lasciato sola ma, se mi prometti di chiamare subito qualora ci fossero dei problemi, e di tornare direttamente in hotel, chiuderò un occhio.”
“Grazie. Promesso. Ti sarò debitrice !” disse poi. fermando un taxi con la mano.
Annie la guardò sparire nell’auto e sorrise. Per quanto Candy avesse perso la memoria, il suo lato altruista emergeva sempre con prepotenza.
 Fra i suoi tanti pregi, quell’innato senso dell’amicizia e il desiderio di aiutare le persone a lei care, la rendeva speciale e preziosa. Annie fu felice di constatare che, grazie a Terence, la vecchia Candy stesse lentamente riaffiorando.
Era ancora chiaro quando erano arrivate in città che pullulava di persone, il traffico ancora nel pieno.
Quando finalmente giunse nel distretto dei teatri, il suo cuore fece un tuffo. Non poteva credere di avere fatto una cosa del genere, doveva essere impazzita ma aveva bisogno di vederlo, di dirgli che sarebbe andato tutto per il verso giusto, di rassicurarlo.
Quando arrivò nei pressi del teatro, si fermò.
Che avrebbe fatto?
Rischiava di non vederlo uscire se lo avesse atteso lì fuori, motivo per cui provò a chiedere di poter entrare.
“Karen e Albert! Se non ci fossero loro!”, pensò.
Karen aveva avvertito che avrebbe ricevuto la visita della cugina e di lasciarla passare.
 Si ricordava di avere visto l’entrata per il loggione superiore e, furtivamente, spinse la porta che l’avrebbe portata al piano di sopra. Lì non l’avrebbe vista nessuno, avrebbe sicuramente assistito all’audizione di Terence e avrebbe fatto in tempo a scendere e raggiungerlo in camerino, non  appena avesse terminato.
Non ci impiegò molto a rendersi conto che era arrivata a mala pena in tempo.
Terence stava recitando.
Dopo un paio battute, parve aver terminato e Robert gli comunicò che poteva andare.
Candy, con il cuore in gola, corse giù dalle scale.
Aveva un tempismo! Se non si fosse sbrigata avrebbe corso il rischio di perderlo. Lo vide di sfuggita entrare nel camerino.
Per fortuna aveva un pass che le consentiva l’accesso a tutte le aree, così, per quanto gli addetti ai lavori la guardassero con aria di curiosità, nessuno le badò troppo.
Prese un grosso respiro e bussò alla porta dell’attore. Un dejavù … non era la prima volta che bussava a quella porta.
“Avanti!” la voce di Terence provenne forte e chiara dall’interno.
Era girato di spalle per cui non si accorse che si trattava di Candy, credendo che fosse un collega, non aveva badato a chi fosse entrato in quella stanza.
Lei, con le gambe che le tremavano, titubante, lo osservava in silenzio, cercando di riprendere il controllo di sé.
Incuriosito da quella silenziosa presenza, l’attore si girò. L’espressione di stupore e di felice sorpresa che attraversò i suoi occhi e si trasformò in un incredulo sorriso, sciolse tutte le remore di Candice.
Coprì quei pochi passi che li separavano velocemente, la prese fra le braccia e la strinse forte a sé.
Gli sembrò di essere tornato in quel teatro itinerante di Rocktown, quando recitava ubriaco e lei gli era apparsa, come una visione, salvandolo per la seconda volta.
“Che ci fai qui?”
“Volevo che sapessi che … che non c’è Kathrine che tenga, sono certa che otterrai la parte.” disse lei cercando di trattenere le lacrime.
Quelle stille non versate facevano brillare i suoi occhi di una luce magica.
Lui la guardò intensamente, estremamente grato per quel suo gesto impulsivo, per quel suo gesto che, ancora una volta, gli dava la speranza che lei un giorno sarebbe tornata ad amarlo.
Nessuno dei due seppe spiegarsi come, ma all’improvviso, si ritrovarono non solo stretti in un abbraccio ma le loro labbra si stavano nuovamente incontrando.
Nella penombra di un camerino, in una calda sera di fine giugno, Candy veniva baciata nuovamente.
Quel bacio creò un turbinio di emozioni, in entrambi.
Candy sfiorò le proprie labbra che pulsavano ancora, a causa quell’elettricità che le aveva percorse quando lui le aveva sfiorate. Terence la guardava ammaliato, mentre si gustava quella leggera carezza che le loro labbra si erano appena scambiate.
 
Candy rievocò nuovamente il volto di quel ragazzo mascherato da Romeo che aveva sognato.
Sempre più confusa ma felice di quella sua dimostrazione, pensò che la sua pazzia era stata degnamente ripagata.
Terence pensò che la vita gli aveva fatto un bellissimo e graditissimo regalo inaspettato.
La guardava con una tale intensità che Candy aveva quasi timore della sfumatura di blu intenso che gli occhi del ragazzo avevano assunto.
Lui stava cercando di tenere a bada i propri sentimenti, ciò che il suo cuore in quel momento cercava di gridare ma che la sua bocca si rifiutava di proferire.
Tornato alla realtà, Terence la tempestò di domande. Fece mente locale che avrebbe dovuto ringraziare Annie e Albert, e con Candy rise della certa, iraconda, reazione di Cornwell.
 
Furono le dodici ore più brevi e più intense che Candy trascorse nell’ultimo periodo.
Si recarono insieme presso l’ hotel e Terence ebbe l’occasione per ringraziare Annie, la quale si scusò, con la scusa di essere stanca e li lasciò nuovamente soli.
Candy si sentì in colpa perché non voleva lasciarla sola e perché sapeva che avrebbe avuto il suo bel da fare, con Archie, al loro rientro.
Terence la portò a cena in quel piccolo ristorante con poche pretese in cui l’aveva già portata durante la loro prima visita a New York, certo della discrezione del personale.
Era contento di rivederla e stentava a credere ai propri occhi.
“Come vi è saltato in mente di viaggiare da sole, per tutte queste ore?”
“Mi sei sembrato preoccupato. Al telefono potevi mentirmi, di persona non ti è altrettanto facile.”
“Non ti sfugge nulla!”
“Ti sta creando problemi?”, chiese lei alludendo chiaramente a Kathrine.
“Non più di tanto. E poi non voglio che ti preoccupi. Anzi, dimmi, come stai? Hai ricordato qualcos’altro?”, le chiese tentando di cambiare argomento.
Candy gli raccontò di Lakewood e di aver finalmente ricordato Anthony. Aveva avuto solo qualche breve flash ma, finalmente, quel volto non le risultava più sconosciuto.
Candy notò l’incupirsi degli occhi di Terence e si chiese se temesse che, aver riscoperto il proprio amore per Anthony, potesse cambiare ciò che sentiva per lui, perché a quel punto era chiaro che non le fosse indifferente.
“E’ stata una forte emozione da rivivere. Ma sono contenta di aver fatto pace con quella parte del mio passato. I miei sentimenti per Anthony ora riposano in pace insieme a lui.” , gli spiegò cercando di rassicurarlo.
Lui allungò una mano verso quella di lei e gliela accarezzò, gentilmente e amorevolmente.
 
 
Era ormai tardi, quando la riaccompagnò in hotel.
“ Potrei passare domattina?” le chiese quasi titubante.
Possibile , si chiese lei, che lui non avesse capito? Lei aveva fatto tutti quei chilometri solo per poterlo vedere, per poterlo abbracciare.
Si avvicinò e gli cinse la vita con le braccia, poggiò la  testa sul suo petto. Il cuore le batteva all’impazzata, le gambe le tremavano … Lui la strinse a sé e rimasero per parecchi minuti immobili nel tempo.
Non gli pareva vero di poterla stringere fra le proprie braccia. Se era un sogno, non voleva essere svegliato. Mai più.
Si separarono a malincuore, anche se nessuno dei due voleva lasciare l’altro: avevano poco tempo da poter trascorrere insieme, ma erano entrambi provati dalla lunga giornata appena conclusasi.

Quando l’attore rincasò, trovo un’auto parcheggiata fuori dal cancello.
Kathrine ne scese come una furia e lo aggredì, strillandogli contro mille e uno insulti.
“Ti ho visto insieme a quella sciocca biondina. Ti giuro che vi rovinerò! Rovinerò entrambi!”
“Kathrine calmati!” disse Terence cercando di bloccare i pugni della ragazza che piangeva come in preda ad una crisi isterica.
“Io … perché lei e non io?”, gli chiese.
“Kathrine, stai delirando.”
“Non prendermi in giro. Ho visto come la guardi, cosa credi? Vi ho visto mentre uscivate dal teatro. Non ti ho mai visto sorridere a nessuno come fai con lei!” disse strillando.
“Per favore, è notte fonda, non strillare.”
“Voglio sapere perché!”
“Non ho intenzione di parlarne con te. Che differenza potrebbe fare?”
“Perché voglio saperlo! In cosa è meglio di me, quella piccola puritana?”
“Kathrine, per favore smettila. E ora vai a casa.” le disse Terence che rischiava seriamente di perdere la pazienza. Dovette fare appello a tutte le proprie forze, per non reagire bruscamente.
“Se ci tieni all’Amleto, lasciala, o ti giuro che farò di tutto per fare andare a monte la stagione!”
Terence la prese per un braccio e la strattonò.
“Non ti devi permettere di minacciarmi. Non sfidare troppo la sorte. Se volessi potrei …” stava per dire che avrebbe potuto rovinarli anche lui, sarebbe bastata una telefonata a suo padre, ma preferì tacere. Nessuno conosceva le sue vere origini.
“Potresti?”
Llui non rispose alla sua provocazione anche se dovette mordersi la lingua.
“Bene, allora sappi che visto che tieni tanto a lei, la colpirò. La colpirò nel profondo, laddove sono certa che la cosa si ripercuoterà anche su di te!” lo minacciò lei rifugiandosi poi in auto.
“Dannata stupida viziata!” le urlò dietro lui, ma l’auto aveva già imboccato l’incrocio.
Preoccupato, rientrò in casa e cercò di prendere sonno. Non pensava di essere stato così incauto da venire scoperto. Eppure, doveva aspettarselo da Katrhine, era peggio di un segugio.
Si era lasciato cogliere alla sprovvista e rischiava che Candy ne facesse le spese.
Era rimasto talmente sbalordito di essersela trovata davanti che aveva agito senza pensare alle conseguenze. Sperò solo che Kathrine non rivelasse alla stampa di loro. Sperò che non avesse delle prove. Sapeva che sarebbe stato un problema non da poco..
La fortuna però era dalla sua parte. L’arguzia di Kathrine non andava di pari passo alla sua cattiveria per cui, la mattina seguente, non lesse di alcuno scandalo che “li” coinvolgeva. Era certo che non fosse finita lì, ma non gli restava che attendere il prossimo colpo e preparare la difesa.
L’indomani mattina, dopo la lunga nottata insonne, Terence si recò al Waldorf.
Chiese al receptionist di avvisare la signorina Andrew del suo arrivo e, di lì a breve, la intravide mentre scendeva le scale, sola.
“Buongiorno.”, la salutò lui, sfiorandole la mano con le labbra. Gli sembrava sciocca tanta formalità, ma non poteva certo permettersi di abbracciarla in pubblico.
Peraltro, non aveva ancora avuto modo di sondare se Candy avesse reso partecipe qualcuno  di quel bacio che si erano scambiati. Era abbastanza certo che lo avesse tenuto per sé anche se poteva pur sempre averlo condiviso con Annie.
“Buongiorno a te. Annie arriverà entro breve, ha scordato una cosa in stanza.”,  gli riferì lei, ben consapevole del fatto che l’amica avesse finto, per concedere loro qualche momento di intimità.
Per quanto Annie avrebbe voluto lasciarli soli, sapeva di non potere. Se li avessero fotografati insieme, sarebbe stato un serio problema.
Di lì a breve li raggiunse.
Terence le portò a fare colazione, poi fecero una lunga passeggiata e chiacchierarono dello spettacolo e delle future rappresentazioni.
Verso ora di pranzo, rientrarono in hotel, e con loro sorpresa trovarono Karen ad attenderli.
“Bene, venite in città e non mi chiamate? Che amiche snaturate!”
“Oh perdonaci, ti prego. Grazie per il pass, senza di te ieri non sarei mai entrata in teatro.”, disse Candy sinceramente grata.
“Per questa volta vi perdono. So che la vostra partenza è stata improvvisa. Ma non dovete preoccuparvi, vi assicuro che a quella Kathrine ci penserò io” disse lei strizzando l’occhio, in quel gesto così poco femminile, e che così malamente si sposava con la sua figura, che fece scoppiare gli altri a ridere.
“Bene Annie, vorrei portarti a pranzo che ne dici? Due chiacchiere fra amiche?”, suggerì certa che la giovane avrebbe colto.
“Non vi spiace se vi lasciamo da soli, vero?” si rivolse poi a Terence.
“Candy … mi raccomando …”
“Annie, pranzeremo in hotel e non ci muoveremo di qui, va bene?”, la rassicurò il ragazzo, avendo compreso i suoi timori.
“Grazie Terence.”
“Grazie a voi.”, rispose lui grato alle due giovani per la loro complicità.
Candy fu felice dell’arrivo tempestivo di Karen, grazie  a lei Annie non avrebbe dovuto inventarsi nessun’altra scusa e non si sarebbe sentita di troppo.
 
Karen fece salire Annie sulla propria vettura e la portò in un bel ristorante.
“Perdonami l’intrusione ma volevo parlare con te di Kathrine e non volevo che Candy sentisse. Inoltre , direi che è stata una buona trovata per lasciarli soli, non ti pare?”, aggiunse ridacchiando.
“Karen, sei geniale! E sei davvero molto premurosa nei confronti di Candy.”
“Ricorderai che lei si è presa cura di me anni fa, quindi adesso che ho un buon pretesto per sdebitarmi …”
“Sì, ti capisco bene, anche io sono sempre stata in debito con lei e, per una volta, posso essere io ad aiutarla e lo faccio volentieri.”
“Bene, direi che siamo della stessa idea allora.”
“Decisamente. Ma mi accennavi a Kathrine, che succede?”
“Quella vipera sta rendendo la vita di Terence un inferno. Spero che lui non si lasci sopraffare. So che ha un carattere forte ma ti assicuro che quella serpe sa essere stancante.”
“Cosa potrei fare io?”
“In realtà nulla, ma, ecco, potresti aiutare Candy a stargli vicino? Ho avuto diverse volte l’impressione che lei fosse confusa, e lo capisco, ma Terence ha bisogno di lei.”
“Capisco. Io  credo che più che confusa, sia spaventata da ciò che prova.”
“Sì certo, lo so. Non vorrei però che si facesse intimorire da Kathrine. Vedi, lei ha giurato che avrebbe ottenuto Terence, con qualsiasi mezzo a sua disposizione, e sono certa che giocherà più sporco di quanto non stia già facendo.”
“Senti Karen, ma la Stratford è molto rinomata, ha davvero bisogno di finanziamenti?!”
“Purtroppo sì. Il problema è che non è facile ottenerli, specie da quando è finita la guerra, sono in pochi ad investire nello spettacolo.”
“Non ci avevo pensato.”, rispose lei pensierosa.
Il cameriere servì loro il dolce e interruppe la loro conversazione.
Si erano trattenute parecchio in quel ristorante per permettere a Terence e Candy di stare da soli, ma il tempo stringeva e Karen doveva riaccompagnare Annie in hotel, la aspettavano in teatro.
 
Terence e Candy pranzarono in hotel, come promesso ad Annie. Non avrebbero dato particolarmente  nell’occhio e, soprattutto, non avrebbero corso il rischio di imbattersi in Kathrine. Dopo l’incontro della sera precedente, Terence temeva che la ragazza potesse seriamente pensare di vendicarsi di Candy.
Aveva preferito non raccontarle l’accaduto ma le aveva chiesto di stare molto attenta e, qualora quella arpia avesse tentato di contattarla, di metterlo subito al corrente. Era certo che Kathrine sarebbe ricorsa a qualsiasi mezzo per averlo e, se ciò comportava ferire Candy senza esclusione di colpi, lo avrebbe certamente fatto.
Candy aveva osservato Terence e quel suo sguardo preoccupato. Non le piaceva l’idea di dover ripartire così presto, avrebbe voluto potersi fermare a New York per qualche altro giorno, ma non poteva tradire la fiducia di Albert. Era la prima volta che la lasciava allontanare da casa e gliene era grata.
Allungò una mano sul tavolo e strinse quella di Terence.
“Mi spiace dover partire questa sera. Per quanto tu stia cercando di nascondermelo, so che non ti senti tranquillo. Sono stata una sciocca a pensare che la mia presenza avrebbe potuto in qualche modo fare la differenza, stasera sarò di ritorno a Chicago e il problema Kathrine persisterà.”
“Oh, ti prego non dire così. Non importa se il problema non è risolto, io …”,  come dirle che era felicissimo di averla stretta a sé, che lo aveva sognato dalla sera in cui aveva preso il treno per tornare a New York?
“Non voglio che ti preoccupi per me, davvero. La tua presenza ha fatto la differenza, ti prego di non dubitarne. Sei stata come un rilucente e caldo raggio di sole dopo un temporale.”, le confessò lui facendola arrossire e intensificando la forza con cui le stava stringendo la mano. Avvolse le dita attorno a quelle di lei, in un intreccio indissolubile. Lei si sentì pervadere da un’ondata di calore, che le fece avvampare ulteriormente le guance.
I loro occhi si fusero nuovamente, in un incontro di prati in fiore e mari in tempesta.
Si sentivano sempre così quando stavano insieme.
Per quanto lo negassero, per quanto fingessero di essere poco più che amici, entrambi erano consapevoli del legame che li univa. Terence ne era consapevole da anni ormai e ovviamente non lo trovava strano come pareva invece a Candy che pensava di averlo conosciuto da poco.
“Vorrei trovare altri finanziatori per la nostra compagnia, ma dopo la guerra è davvero difficile.” disse lui.
La mente di Candy fu attraversata da una folgorazione.
Possibile che non ci avesse pensato prima? Ebbe un’idea ma preferì non condividerla con Terence per non dargli false speranze. Di ritorno a Chicago avrebbe avuto un bel a fare.
Mentre chiacchieravano accomodati sulle poltrone dell’hotel, li raggiunsero Karen e Annie.
“Ben tornate!” le salutò Candy che le aveva scorte da lontano.
“Perdonateci, ci siamo trattenute un po’.”, si scusò Karen, anche se in realtà lo avevano fatto appositamente.
“Candy per noi è ora di rifare i bagagli.”, le suggerì Annie.
“E per noi è ora di andare.”, disse Terence che avrebbe decisamente preferito passare il pomeriggio con loro.
“Potremmo accompagnarvi in teatro?” chiese Candy  ma il secco no di risposta, che ricevette da Terence, la spiazzò.
“Io vi saluto ragazze, spero di vedervi presto. Terence ci vediamo dopo.”,così  Karen li lasciò.
Aveva trovato strana la reazione di Terence e non poteva evitare di chiedersi se fosse successo qualcosa di cui lei non fosse al corrente.
“Terence, è stato un piacere rivederti, io inizio ad andare in camera, ti aspetto su.”, disse poi Annie rivolgendosi alla sua amica.
“Aspettami vengo con te. Ciao, alla prossima.”, lo salutò freddamente. Per quanto non volesse ammetterlo a sé stessa, ci era rimasta davvero male, non tanto perché non volesse essere accompagnato, ma per il modo brusco in cui le aveva risposto senza nemmeno accennare ad una seppure minima spiegazione.
“Candice, aspetta per favore.”
“Devo rifare i bagagli.”
“Hai fatto tutti questi chilometri per assicurarti che stessi bene e ora te ne vuoi andare via così?”, le chiese lui riferendosi al tono e allo sguardo offeso con cui lei gli si era rivolta.
Annie nel frattempo si era avviata verso l’ascensore.
Lei si fermò e lo guardò confusa. Sì, aveva fatto tutti quei chilometri per lui e certo non per essere trattata così bruscamente.
“Io … non ti capisco. Prima sei cortese e accorto e all’improvviso diventi freddo e scostante. Se ti dà fastidio la mia presenza, puoi anche dirlo senza troppi giri di parole.”
Terence non le rispose subito, ponderò cosa dirle. Aveva capito che se l’era presa per il suo no tassativo ma non voleva assolutamente raccontarle cosa fosse successo la sera precedente con Kathrine. Non voleva né spaventarla, né voleva che si preoccupasse. E se solo per aver notato una strana inflessione nella sua voce, si era precipitata a New York, cosa che lo faceva sorridere e non poteva che fargli piacere, non riusciva a capacitarsi di cosa avrebbe fatto se fosse venuta a conoscenza delle minacce.
Se fosse stata una delle loro abituali scaramucce, di quando erano adolescenti, le avrebbe sicuramente risposto che era fatto così quindi prendere o lasciare, ma adesso non poteva. Lei sarebbe stata a chilometri di distanza, non sarebbe bastato fare un corsa sulla seconda collina di Pony per vederla e comportarsi come se nulla fosse, offrendole la sua insolita proposta di pace.
“Non voglio che Kathrine ci veda insieme. Non voglio che si avvicini a te e ti dia problemi.” le disse lui sincero nonostante stesse omettendo di raccontarle tutto.
“So difendermi da sola!” rispose lei più bruscamente di quanto avrebbe voluto.
Terence guardò nervosamente l’orologio, si stava facendo tardi e la situazione sembrava peggiorare. Cosa poteva fare?
“Oh, non ho dubbi cara la mia scimmietta dispettosa, so che potresti sfuggirle saltando di ramo in ramo, ma chi rimarrebbe a difendere me?”, le rispose prendendola in giro e spiazzandola.
Lei prima lo guardò stupita, poi non riuscì a trattenere una risata fragorosa.
“Ma certo che sei un tipo! E visto che mi hai chiamato scimmietta, sta’ pur certo che non sarò io a venire in tuo soccorso, ti lascerò alle grinfie di quella simpatica ragazza.”
“Candice, mi spiace ma ora devo andare, le prove …”
“Sì, hai ragione. Grazie per il pranzo.”
“Grazie a te per …” si bloccò perché vide un lampo di tristezza attraversare i suoi bellissimi occhi verdi.
“Ti aspetto per la prima, ok? E se Albert non potesse scortarti tu avvertimi e manderò qualcuno a prenderti.” le disse per rasserenarla.
Lei gli sorrise prima di rispondergli un “Mi raccomando, prenditi cura di te.”
“Avvertimi quando arrivate a Chicago, non farmi stare in pensiero.”
“E tu, quando ti assegnano la parte.”
Uno scambio di battute che nascondeva le mille parole che avrebbero voluto dirsi, l’abbraccio che avrebbero voluto scambiarsi ma non potevano.
“Ora vado” disse lei, l’ascensore era al piano, vuota.
“A presto.” la salutò lui, poi la vide entrare in ascensore e, senza pensarci su due volte, entrò con lei.
La porta si richiuse lasciandoli soli.
Lei lo guardò curiosa, a volte i suoi gesti improvvisi erano così spiazzanti.
L’abbracciò forte. La tenne stretta fino a quando non raggiunsero l’ottavo piano, dove lei aveva la stanza che condivideva con Annie.
Lei si beò di quell’avvolgente abbraccio e inspirò, come era solita fare, l’aroma del suo profumo. Poi scese dall’ascensore e, poco prima che si richiudesse, lo salutò e ridendo gli disse: “ Non ti capirò mai, Terry!”.
Terry?!- si fermò a chiedersi, come le era venuto in mente di chiamarlo Terry? Perchè mai lo aveva fatto?
Sperò di non essere stata invadente.
Entrò in camera e trovò Annie intenta a mettere via i pochi vestiti che avevano portato con loro.
Le sorrise e Annie capì che avevano chiarito. Le spiaceva che la sua amica si preoccupasse così tanto per lei. Le raccontava spesso che era sempre stata lei a fare la parte della sorella maggiore mentre, nel corso dell’ultimo anno, Annie aveva ricoperto a suo modo quel ruolo e tutto sommato ci si stava abituando. La volontà di Annie di prendersi cura di una persona che nel corso della sua vita non aveva fatto che del bene nei suoi confronti, era stato per la giovane Brighton un modo per crescere e maturare.
 
A Terence non bastò il tempo impiegato dall’ascensore per ridiscndere gli otto piani, per capacitarsi del fatto che lei lo avesse chiamato Terry. Erano anni che nessuno lo chiamava più così, ed era il sopranome con cui Candy lo chiamava affettuosamente quando erano ragazzini.
Il suo cuore si riempì di gioia al pensiero che lei stesse ricordando.
Lentamente, la sua Tutte Lentiggini stava riaffiorando e lui avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per aiutarla a ricordare e riprendersi la sua vita.
Con il sorriso sulle labbra, raggiunse l’auto e guidò verso il distretto dei teatri.



NDA: E alloraaaa siamo tornate a New York! Che ve ne sembra di questa fuga pazzissima di Candy?
E Kathrine? Simpatica eh la rampolla?
Ragazze, per chi fosse su FB, potete raggiungermi alla mia pagina autrice! Vi aspetto! I SOLILOQUI DI ALBIONMAY Potrei metterci un po' ad aggiornare, starò via per lavoro! Chiedo venia!
   
 
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