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Autore: HelloDarknessMyOldFriend    04/10/2013    0 recensioni
John Winston Lennon. Chiunque lo conosce, anzi: chiunque conosce colui che finge di essere. Ovvero il tipo tosto di Liverpool, il gradasso a cui tutto è concesso, quando è fuori casa.
Perché, passando la soglia del cancello di casa di zia Mimi, è tra i ragazzi più rispettati del posto. È merito suo, delle sue continue dispute, delle sue scenate; anche se, più che rispetto, è una sorta di paura che hanno i suoi 'amici'.
Paura di essere scherniti da lui, capace di ridicolizzare chiunque, solo per dimostrare che lui non ha paura di nulla e nessuno, che non ha sensi di colpa. Un menefreghista, in teoria.
Veramente, tutto ciò non è altro che una maschera, dovuta ai problemi famigliari che ebbe da piccolo. Crescendo decise di diffidare, essere freddo,non affezionarsi a nessuno. Vi chiederete: perché? non è mica una passeggiata essere stato abbandonato dal padre all'età di cinque anni. Meglio prevenire, che curare; Meglio non avere rapporti confidenziali, che essere abbandonati per la seconda volta.
Anzi, per la terza. Sua madre, Julia, per motivi a lui sconosciuti, lo cedette a sua sorella, Mimi, la quale lo crebbe tra musica regole ferree. Quindi, tecnicamente, entrambi i genitori abbandonarono il piccolino. Un ragazzo poco complicato, lui.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Pete Best
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I due ragazzi sciolsero l'abbraccio e John tornò con le mani nelle sue tasche, con un aria da spavaldo, ma allo stesso tempo quella posizione lo fece sentire al sicuro, a suo agio; e ricominciò a pensare, calciando ancora quel sassolino che lo accompagnò per parecchi isolati. -Allora, John.. come mai andavi così di fretta poco fa?- essendosi accorto che l’amico era impegnato a fare considerazioni tra se, Paul provò a spezzare il ghiaccio. 

La sua voce suonò amichevole all'altro ragazzo, delicata. Anche il suo tono era piacevole, pensò, diverso da quello acuto e fastidioso di sua zia. 
John sbuffò appena, chiedendosi perché il suo cervello paragonasse qualsiasi cosa a lei. - Er..John?- gli tirò una gomitata per far si che venga ascoltato. – Io non andavo di fretta. Fatti miei, Paul. - sottolineò l'ultima frase. Non aveva affatto voglia di parlare di Mimi, come se non bastasse maledirla continuamente nei suoi pensieri. 

Subito dopo si accorse di non essere stato affatto cortese, ma..a lui non importava. -E tu che ci fai qui? È raro vederti, se non per quelle volte che ci riuniamo per strimpellare.- il ragazzo dal naso aquilino si voltò verso l'altro e lo guardò -sei alquanto strano..- assottigliò gli occhi per scrutarlo, per tastare la sua potenza su di lui, per vedere se fosse capace di inquietarlo come faceva con gli altri ragazzi più piccoli. Paul ridacchiò semplicemente, divertito dalla sua espressione buffa. Non aveva paura di John..perché avrebbe dovuto? In verità, venne colpito dalla facilità con cui il ragazzo più grande cambiava tono e umore. Era particolare, lo notò fin da subito. Un' ombra di delusione prese posto negli occhi di John, in risposta alla sua risata. -Sarò anche strano, ma son fatti miei, John..- gli tirò una gomitata, ridendo per l'imitazione.

Lo stomaco del fondatore del gruppetto brontolò. 'Forse non sarei dovuto uscire a digiuno, ma cosa importa..', pensò. Paul lo guardò curvando un po’ le labbra, cominciando a camminare verso il primo locale. -Oggi è la prima bella giornata dell’anno..- aggiunse alzando la testa verso l’alto.
I due amici si misero a camminare uno accanto all’altro, persi in tristi fantasticherie. 

Paul riprese:-E la chitarra? Hai imparato ad accordarla??- John finse una risata divertita. La zia gli impediva di usarla più di un tot, la cosa lo feriva parecchio. – Hey, non prendermi in giro! Non tutti hanno un padre musicista.- ‘..non tutti hanno un padre.’ aggiunse nella sua testa. – Già, ma allo stesso tempo non tutti hanno un’ amico bravo quanto me, a completa disposizione.- sottolineò McCartney. 
Fu sempre molto abile nel leggere tra le righe, quindi notò quella leggera amarezza nella risposta dell’altro, ma non riuscì a spiegarsi il perché. 

Entrarono in un locale e bevvero insieme un assenzio; poi ricominciarono a passeggiare su e giù per i marciapiedi di Liverpool, la quale era percorsa, per lo più, da tizi in giacca e cravatta, che camminavano frettolosi verso i loro posti di lavoro. 

John li guardò tutti con una faccia incuriosita, scuotendo appena la testa davanti ai tizi che sembravano correre per una causa di vita o di morte. Agli occhi di Paul quella gente era normalissima, quasi non ci fece caso; invece John era così pigro da trovare divertenti degli uomini indaffarati. ‘..running everywhere at such a speed.. 'till they find there's no need..', pensò John per poi sorridere divertito.
L'alcol cominciò a fare effetto. 
Pensò che avrebbe dovuto appuntare il suo ultimo pensiero, chissà..magari se avesse cominciato a comporre avrebbe potuto inserirlo in qualche testo! 

Ad un tratto Paul si fermò, interrompendo le considerazioni dell’amico: -Un altro, eh?- John era d’accordo –A vostra disposizione!-. Ed entrarono in un’altra mescita. 
Quando uscirono erano molto intontiti, turbati come chi è a digiuno con la pancia piena d’alcool. L’aria era tiepida. Una brezza carezzevole stuzzicava loro il viso. McCartney, che (a differenza dell'altro) con quell’aria stava sbronzandosi completamente, si fermò: -Se ci andassimo? 
-Dove? 
-A suonare! 
-Si, ma.. dove? 
-Ma allo strawberry fields! Suvvia, ci vediamo tra un pò, va' a prendere la chitarra!- John fremette di desiderio e rispose:-D'accordo, ci sto!-. E si separarono per andare a prendere gli strumenti. 
John corse verso casa e si intrufolò dalla finestra, per poi saltar fuori con la chitarra in spalla, intento a colpire qualche ragazza. 
Un'ora dopo camminavano vicini sulla strada malridotta. Poi raggiunsero il cancello rosso e buttarono gli strumenti dall'altra parte; questi caddero rumorosamente. Scavalcarono e ripresero ciascuno la propria chitarra; si rimisero in marcia, alla ricerca del posto perfetto. 

-Sai, Paul, ti credevo più un tipo da thé, che da assenzio.- lo schernì John, con aria di superiorità. Ma subito l'altro lo zittì: -Infatti è così, ma ciò non vuol dire che non posso bere altro.-gli fece notare. Poi aggiunse: -In verità la mia bevanda preferita è il latte..- ridacchiò per sdrammatizzare la sua stessa risposta.

Presto raggiunsero il posto perfetto, scelto da John. Era uno spazio angusto tra gli alberi e i cespugli; quali servivano per amplificare il suono dei loro strumenti, e renderli una cosa singola, un tutt'uno.

Di fronte, il paesaggio era silenzioso. L'erba, particolarmente verde, dominava all'interno della recinzione rossa, assieme a qualche foglia secca che rompeva la completa quiete con qualche scricchiolio. Era un posto parecchio rilassante.

John e i suoi amici d’infanzia, quali Pete Shotton, Nigel Whalley, e Ivan Vaughan, erano soliti a giocare nel giardino alberato dietro l’edificio. Lennon ha sempre amato quel posto, fin da piccolo. Regalava lui quel tepore famigliare che nessuno, ne la zia, ne la madre, erano riusciti a dargli in più di quindici anni di esistenza, fin ad allora. Solo quando era allo strawberry field riusciva a essere se stesso. Ma come mai? 

Solitamente andava lì perché, essendo poco frequentato (se non da suoi coetanei, avvolte, o giù di lì), era al riparo da tutte le boccacce ch’eran sempre pronte a giudicarlo; dalla zia e le sue critiche; da tutte le cose e le persone che contribuivano a volerlo far nascondere ancor di più dietro la sua stupidissima maschera. La maschera del ragazzo caratterialmente forte, in grado di smuovere chiunque, grandi e piccoli, grazie alla sua grande abilità nell’incutere paura, ottenendo rispetto. Nessuno dei suoi parenti prendeva in considerazione la sua parola, perciò, in alternativa, riuscì a creare un piccolo mondo, di cui era il capo; e la sua parlo altro che valeva, era legge!
Ovviamente avere una doppia personalità non è facile. Si rischia di sopprimere il proprio essere, perché, in effetti, avere una seconda personalità serve a soffocare la propria. Non c'è niente di più sbagliato. Ma se l'unica alternativa è essere un debole moccioso comandato a bacchetta dalla zia, beh.. John preferisce mille volte sopprimere il suo animo sensibile, perfezionista e di cuore. 
Cuore.
Amore. 
Lui ebbe, fin da piccolo, così tanto amore da dare alla gente.

Scostandosi appena, John indicò a Paul il cespuglio accanto a lui, scostò le foglie con una mano e fece intravedere all'amico un ammasso di bottiglie diverse, tutte vuote. -Ah, adesso capisco perché vieni proprio qui.- lo assecondò Paul, nascondendo un leggero imbarazzo, e mise la chitarra sulle gambe, un po' stizzito. -Hey, non sono tutte mie..qui vengono dei ragazzi, oltre me. Si credono tanto dei duri, ma hanno paura di John Lennon. 
Paul balbettò: -E se ne incontrassimo qualcuno? 
John, con la sua solita ironia no-sense, rispose: -Gli offriremmo una frittura di pesce.

Ma il ragazzo dal naso all'insù esitava a replicare con un altra battuta. Non era come John, odiava doversi trovare in possibili situazioni pericolose. Così, per evitare di sapere di più riguardo quei ragazzi, suonò le prime note di That'll be the day, accompagnato da John, il quale dimenticò tutto e cominciò a cantare istintivamente.

Alla fine della canzone Paul improvvisò una chiusura e John si congratulò: -Hey, non sei affatto male! Ma comunque non bravo quanto John Lennon.- fece una smorfietta alzandosi, prese la chitarra e poggiò il piede su quella di Paul, il quale lo fulminò con lo sguardo, ma l'altro non ci fece caso; partì velocemente, facendo una voce calda: -Well, it's one for the money! Two for the show!- e così continuò ad ondeggiare suonando Blue Suede Shoes. Terminò con un 'QUESTO È ROCK N' ROLL!' ma il suo entusiasmo venne fermato da Paul.
-Suvvia, John. Il 'rock n' roll..- sottolineò per portare John coi piedi a terra -..è composto da soli tre accordi, tra l'altro facilissimi!- Iniziò così una piccola sfida a chi sapeva suonare meglio, tra risate e qualche battutina.


E una gioia incredibile li invadeva, la gioia che prende quando si ritrova un piacere prediletto di cui si è privi da molto tempo.


La sfida continuò per parecchio tempo. Saltarono da un genere all'altro, da singoli in voga al momento ai classici, dall'idolo di Paul a quello di John.
-Ammettilo, ho parecchie cose da insegnarti..-disse Paul, serio, senza un minimo di ironia. 
John ribadì: -E se mi svelassi il tuo segreto?-picchiettò le dita sulla cassa della chitarra, curioso e impaziente. Prima che l'altro potesse chiedere 'quale segreto?', specificò: -Come fai a sapere tutti questi accordi? 
-Sai, John.. - rispose -esiste un gruppetto di simpatici ragazzi qui che scoprono, e 'rubano', nuovi accordi. Ed io ho parecchie conoscenze.- ammiccò Paul.

Subito dopo entrambi trasalirono spaventati, perchè avevano udito dei passi dietro di sé; e girando gli occhi scorsero, dritti alle loro spalle, quattro sagome. Sagome che proiettavano un'ombra su di loro, impedendo di essere guardati bene in viso, ma dava loro un'aria pericolosa. 
Il cuore di Paul cominciò a lottare contro la gabbia toracica.




SALVE, CARI LETTORI! 
Dehehe, chissà cosa succederà e, soprattutto, chi sono quei tizi. Uhm..dai titoli dei capitoli potete anche intuire le mie influenze, yeeeh.
So bene che i miei capitoli sono un po' 'vuoti'. Ed è per questo che sono gradite le critiche, costruttive o distruttive (?) che siano.LOL
 Al prossimo capitolo! c:


Ps se vi state chiedendo il perché di quel titolo un pò ambiguo (?), bene...LO CAPIRETE SOLO NEL PROSSIMO CAPITOLO. C':  
  
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