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Autore: Darko    01/04/2008    2 recensioni
Basato interamente sul gioco di Port Royale lo ammetto. Morgan Black alla ricerca della verità su suo padre. ringrazio fabio 93 che mi ha dato l'ispirazione.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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4. Fuga precipitosa
Capitolo 4
Fuga precipitosa
.

Stettero sulla nave fino all’ora stabilita con il portolano, poi lo zio Thomas scese dicendo: -Puoi accompagnarmi, se vuoi-
-Non lo so. No, grazie preferisco stare ancora un po’ sulla nave-
-Come vuoi, ma tira dentro la passerella, anche se sei grande e grosso non mi fido a lasciarti solo. Stai attento, mi raccomando, ci sono dei brutti ceffi qua intorno- detto ciò aprì la porta ed uscì nel sole pomeridiano.
Morgan rimase solo all’interno della sua nave e potè finalmente contemplarla. Si trovava nel castelletto di poppa, dove le grosse finestre lasciavano intravedere l’orizzonte, inframmezzato da navi e piccoli pescherecci. L’interno era completamente di legno e c’era un largo tavolo di massello fissato al pavimento, formato da grosse travi tagliate molto finemente. Sulla parete est e su quella ovest si stendevano due grosse librerie, cariche di libri, diari, manuali, ma soprattutto carte di navigazione. Ce ne erano anche alcune sparse sul tavolo, con un calamaio vuoto sopra, ed un penna d’oca che giaceva su uno straccetto, per evitare di macchiare le preziose carte.
Le sedie erano sempre in massello, ma avevano uno schienale imbottito e non erano fissate al pavimento.
Sotto i grandi finestroni, stava un pianoforte, maestoso, d’ebano scuro, con i tasti d’avorio.
Il lampadario che stava appeso al centro del soffitto era in vetro colorato, con delle candele appese sopra. Tuttavia non veniva usato spesso perché erano molto più comodi i candelabri ad altezza uomo. Guardando uno di quei vetri colorati color verde smeraldo, ebbe un lampo.
Aurora.
Erano ormai tre giorni che non la vedeva e lei non si era fatta viva. Non era preoccupato, ma nemmeno tranquillo. Le vicende dell’ ultima settimana lo avevano scombussolato: prima l’arrivo dello zio, poi le sue rivelazioni, l’eredità di suo padre e infine, l’enigma.
Non ne era ancora venuto a capo perché non vi aveva fatto caso, l’aveva lasciato nella tasca della giacca e lì era rimasto. Si controllò la tasca ed estrasse il foglietto.
“Orco, nemici! La spada!”.
Uscì anche lui sul ponte, all’aperto. Si riparò dal sole con le mani, poi gli venne in mente una cosa. Scese di sotto e guardò nelle stanze, tra le brandine; poi si ricordò che lo zio le aveva spostate. Corse di nuovo al castelletto e entrò in una porticina più piccola vicino al portone grande che conduceva alla stanza del capitano. Guardò ai piedi del letto e vide una baule. Lo aprì.
-Eccole!- urlò gioioso. Lì c’erano le cose che costituivano l’eredità di suo padre. Cappello, giacca, spada e pistole.
Le prese e uscì sul ponte. Le indossò euforicamente e si guardò allo specchio sulla porta. Lo spettacolo era garantito. Abituato com’era a vedere un umile portolano, vide un pirata.
“Il pirata Black. Il Corsaro Nero” pensò. Poi la sfumatura blu notte della giacca cominciò ad attirare troppo calore, così come il cappello di feltro. Se li tolse e li appese ad un gancio vicino allo specchio. Rimase con le pistole alla cintura e la spada, avvolta dal fodero. La estrasse e la tese verso il sole. Scintillava come mai e rifletteva una luce bianca accecante.
Corse, saltò, schivò, provò qualche affondo e parò. Preso dall’euforia giunse a prua e la vide.
Aurora era venuta al porto, forse per cercarlo. Stava venendo verso di lui, ma proprio sotto la sua nave c’erano due uomini, forse pirati perché uno di loro aveva una benda sull’occhio e l’altro aveva due vistosi orecchini sotto il lobo sinistro. Aurora era in pericolo. Si guardò le pistole e vide che erano cariche. Corse verso il bordo e calò la passerella. Scese dalla nave con spada in pugno e pistole alla cintura e si nascose dietro ad un palo che serviva per le gomene.
Aurora era troppo importante per lui, l’aveva conosciuta subito dopo il fallimento di Barcellona e lei lo aveva accolto in casa sua, lo aveva aiutato a trovare lavoro e a trovarsi una casa. Inoltre in questo periodo era sempre con lui e lo aiutava continuamente. Aveva soltanto due otre anni meno di lui ed erano legati da profonda amicizia.
Sentì Aurora protestare. I due alzare la voce e poi di nuovo la ragazza. Questa volta gridava.
Morgan balzò fuori allo scoperto e stese uno dei due con un pugno, che gli ruppe il naso. Si girò e, guardandolo negli occhi, trafisse il secondo all’altezza del diaframma; girò il polso per far uscire la spada, provocandogli una ferita letale. L’uomo si accasciò a terra con gli occhi fuori dalle orbite. Aurora si era messa le mani sulla bocca, e quando le si sciolse la tensione, scoppiò in lacrime abbracciando Morgan.
Poi spaventata, si girò urlando a Morgan di spostarsi, il secondo uomo si era rialzato, con il sangue su naso e petto, ed estrasse un lungo pugnale. Lottò con la spada di Morgan e poi con un gesto fulmineo prese Aurora sotto braccio e corse via.
-No!- urlò Morgan, poi un sibilo intenso gli passò vicino all’orecchio. Si girò di scatto e vide lo zio in piedi, la pistola tesa che fumava ancora.
Fece appena in tempo a sorreggere Aurora, poi si voltò di nuovo.
Lo zio controllò che l’uomo fosse morto e poi disse: -Tutto bene?-
-Si- disse Morgan.
-Dobbiamo andarcene di qui, questo era un marinaio regolare, fra poco le guardie saranno qui- poi guardando Morgan –Prenditi cura di lei. Io vado a casa tua a prendere tutto- fece per uscire.
-Aspetta- disse Morgan. Lo zio si fermò.
-Prendi anche le sue cose. E’ la casa davanti a me, primo piano- poi vedendo che lo zio non capiva aggiunse: -Viene anche lei. Sono l’unica cosa che ha. E lo stesso vale per me-
Lo zio annuì. A Morgan sembrò che gli fossero spuntate due grosse lacrime, ma non ci badò. Ora ‘importante era Aurora.
Aspettò fino a sera, preoccupato. Poi finalmente lo zio tornò alla nave e salì, portando due grossi fagotti con sé.
Tuttavia non fece niente, si limitò ad aspettare nervosamente guardando l’orologio.
Alla fine Morgan capì perché. Arrivarono una ventina di marinai, pirati per la precisione. Erano esperti. Thomas non dette loro nemmeno un ordine, ma quelli sapevano già cosa fare, e meno di un quarto d’ora dopo erano fuori dal porto, diretti chissà dove.   
 
  
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