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Autore: cold_fire    05/10/2013    3 recensioni
dal capitolo 9:
Ero sempre stata una ragazza forte, non avevo mai pianto dopo la morte di mia madre, ma quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non avevo pianto alla morte di mia madre, al coma di mio padre, al suo risveglio, al trasloco improvviso, al tumore di Cecilia, agli anni passati come vittima sotto il potere che adesso faceva di Cindy (la nuova moglie di mio padre) la capo famiglia, non avevo pianto ai maltrattamenti subiti da Matteo e nemmeno davanti al suo amore violento e non ricambiato mi ero soffermata per sprecare lacrime. Ma non Roberto, non lui… e non Elisa, non lei! Come avevano potuto… il mio ragazzo e la mia migliore amica... adesso avevo solo la danza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 6
Speriamo in bene…

 
I wanna be last, yeah
Baby let me be your
Let me be your last first kiss
(last first kiss – One Direction)
Io e Ines uscimmo di corsa dalla scuola di danza in un tremendo ritardo. Elisa ci avrebbe squartate vive, ne ero certa, anzi, di più. Presi di fretta il telefono per vedere che ore erano. Dieci alle sette… altro che squartate! Ci avrebbe cancellate facendoci soffrire lentamente! Quando dissi l’ora a Ines ci mettemmo a correre come non mai. Ad un certo punto ci fermammo per riprendere fiato. Quello vedemmo dopo fu solo un ricordo confuso. Sfondo di fulmini, sottofondo da film horror. Una figura femminile dagli occhi azzurri come il ghiaccio e dei capelli biondi tendenti all’oro. Ci guardava infuriate. Spaventate io e Ines per poco non ci mettemmo a correre. In quegli occhi quasi bianchi stava per esplodere un rosso cremisi pari al sangue che il suo cuore freddo pompava nelle arterie di lei. I ricordi si fecero sfuocati. Sempre di più. Sempre di più… dei passi affrettati verso di noi e delle urla di chi è incazzato nero perché due invitate della sua festa di compleanno sono in ritardo di mezz’ora. Un incazzatura, quella, che nessuno poteva fermare. Aspettammo il fiume di insulti che ci aspettavano intanto che Elisa si affrettava verso di noi. Sentii Ines tremare in fianco a me, e capii. Stavo riiniziando a sentire le gambe, più potenti di prima. Ma tutti i collegamenti con esse erano stati tagliati, i nervi inesistenti. Il cervello voleva far andare le gambe, farci scappare, farci correre ai ripari prima che si scatenassero le bombe. Tutto era maledettamente lento. Qualcuno aveva dimezzato la velocità quando sapeva che io volevo raddoppiarla per soffrire meno. Elisa era solo a due metri da noi ma il suono delle sue parole era ovattato impedendomi di ascoltarla. Quando fu più vicina mi accorsi che non stava urlando incazzata, sembrava… preoccupata. Mi abbracciò. Non capivo quel gesto, fino a quando non mi ricordai di Ines accanto a me. La sentii sospirare ed ogni pezzo del puzzle trovò il suo posto. Mi divincolai dall’abbraccio di Elisa e guardai Ines che mi fissava con aria colpevole. “glielo hai detto! INES!” dissi sconcertata “sì, è vero. me lo ha detto. Tu non me lo avresti detto? Mi avresti tenuta all’oscuro?” “no certo che no, ma io non le ho spiegato nei minimi particolari” “lo so, adesso però lo farai. Cosa è successo? Che ti ha fatto?” “ne possiamo parlare dopo? Qua in mezzo alla strada… non mi va molto…” mi arresi senza combattere, sapendo che sarebbe stata una battaglia persa in partenza “molto bene…ehm…” la bionda diventò subito rossa ed un’espressione preoccupata si dipinse sul suo volto “dato che dovrai spiegare tutto anche a Roberto…” “TU HAI FATTO COSA?! GLIELO HAI DETTO!!!” non ci vedevo più dalla rabbia “è il tuo fidanzato ha il diritto di sapere…” si difese lei con aria timorosa “quando? Quando glielo hai detto? Quando dovrò spiegargli tutto?” chiesi spazientita gliel’ho detto due ore fa dopo che Ines mi ha chiamata. Ti sta aspettando a casa mia…” o merda, lo aveva fatto preoccupare per due ore intere e… cosa? Cosa cazzo aveva appena detto Elisa?! Lui, Roberto, a casa sua?! Oh no… solounsognosolounsognosolounsogno, se non lo vedi non è vero, senonlovedinonèvero! “E’ venuto… a casa tua?” chiesi incredula “oh, non ti preoccupare, è venuto solo per te…” aveva capito quello che intendevo? “…dopo che avrete chiarito ci lascerà festeggiare il mio compleanno da sole, non rimarrà alla festa, non ti preoccupare” no. Evidentemente non aveva capito il senso delle mie parole. Camminammo in silenzio per strada e quando ci trovammo di fronte la porta di casa sua quest’ultima si aprì di colpo lasciando che Roberto mi corse incontro e mi abbracciò. Una lacrima scese sul mio volto e non provai nemmeno a nasconderla. Roberto si stacco da me e mi portò in casa tenendomi delicatamente la mano, facendomi accomodare su una sedia intanto che lui si sedeva delicatamente su un’altra davanti a me. Ines ed Elisa si sedettero su altre due sedie e mi osservavano impezienti. “ero appena uscita per andare a danza… mi ha mandato un messaggio con su scritto di rispondere e poi mi ha chiamata. Ero sicura di quello che stavo facendo. Io non pensavo… non potevo sapere che… che lui era li...” raccontai. mi fermai, improvvisamente spaventata da quei ricordi che ripercorrevano la mia mente. Come se stesse cercando di diffondermi forza Roberto mi prese entrambe le mai e le strinse a se “… bhè… il collo è leggermente arrossato, le gambe sono a pezzi, ho un taglio netto nel fianco e… mi ha baciata…” dissi dicendo l’ultima parola con la voce rotta dal pianto. “CHE COSA CAZZO HA FATTO QUEL BRUTTO FIGLIO DI PUT…” “stai calmo, è più preoccupante il taglio che ho nel fianco, non smette di bruciare da due ore. Adesso vado in bagno e mi disinfetto la ferita. Non ti preoccupare sto bene. Stai calmo… dove è il disinfettante Elisa?” chiesi “vengo con te, ti do una mano” disse lei ma Roberto la interruppe “no, è la tua festa. Tu vai in camera tua con Ines e divertiti con le altre. Mi occupo io di Claire” “ok… il disinfettante è nel cassetto in basso a destra” concluse Elisa. Trascinò Ines in camera sua intanto che Roberto mi prendeva per mano e mi trascinava in bagno. Prese il disinfettante e un batuffolo di cotone. “togliti la maglietta” disse lui. Lo guardai confusa senza capire cosa volesse dire. Cazzo. Dovevo togliermi la maglietta per fargli vedere il taglio sul fianco. “non ti preoccupare, sono il tuo ragazzo non sono mica Mat… uno sconosciuto” si corresse lui di corsa. Feci finta di non aver capito quello che stava per dire. Con ancora un po’ di esitazione mi tolsi la maglietta rimanendo solo in reggiseno. “ok…” disse lui guardando un punto un po’ più in basso del mio viso. Feci finta che stava guardando il taglio, e non altra roba… quando il suo sguardo improvvisamente cadde sulla ferita lo vidi ingrandire gli occhi più di quanto aveva fatto quando mi ero tolta la maglietta. Sul suo viso però stavolta si stava formando un’espressione totalmente arrabbiata. “io lo ammazzo quello, giuro che lo ammazzo…” si fece più vicino per osservare meglio il taglio. “è davvero molto profondo… devo fasciartelo” aveva un tono da esperto, ma cosa potevo dire se i suoi genitori erano dei medici? “ok” lui mise un po’ di disinfettante sul cotone e si avvicinò a me. Iniziò a tamponare la ferita senza alzare lo sguardo, sforzandosi di concentrarsi sul taglio e su nient’altro. Per lui doveva essere molto difficile. Insomma io avevo quindici anni, mentre lui ne aveva diciotto, era una cosa strana per entrambi. Chissà cosa gli stava dicendo di fare il cervello in quell'esatto momento. Cercò nei vari cassetti una fascia. Quando la trovò tornò da me e mi avvolse i fianchi con quest’ultima. A lavoro ultimato alzò lo sguardo su di me e mi sorrise guardandomi negli occhi. Senza che me ne accorgessi si avvicinò un po’ di più a me e con una mano mi spostò una ciocca di capelli dagli occhi. Intrecciò le dita delle sue mani con le mie. Era a pochi centimetri… no  ad un centimetro… mezzo centimetro… ad un millimetro di distanza dalle mie labbra si fermò e in un sussurro disse “non avere paura. Ti amo” annullò le distanze tra di noi. Stupita da quel bacio così improvviso e appassionato. Ricambiai quasi subito e permisi alla sua lingua di danzare con la mia. Un armonia fantastica, mai provata prima. Il caldo e il freddo diventano la stessa cosa, così come la luce e il buio. Non ho più dubbi come non ho più certezze. L’unica cosa di cui conosco l'esistenza è quel bacio, puro, leale, vero… un bacio che non è solo un bacio ma per me fu IL bacio. Quando ci staccammo sembravo una bambina appena nata che doveva ancora scoprire tutto del mondo, che doveva scoprire cosa era la vita… incredibile. Ma non era ancora abbastanza per me. Lui, come se avesse capito i miei pensieri mise le sue mani un po’ più sopra ai miei fianchi, molto vicine al taglio, ma molto vicine anche a qualcos’altro. Potevo biasimarlo? No, non avevo ancora rimesso la maglietta. Mi diede un bacio a fior di labbra per poi scendere lungo il profilo del collo e soffermarsi un attimo sulla mia spalla per poi proseguire decidendo con un autocontrollo disumano di fermarsi solo poco prima di… bhè… di tutto quello che avevo in quella zona. Arrossii violentemente. Le sue mani presero a muoversi lungo la mia schiena delicatamente ma non accadde nient’ altro. Ci staccammo definitivamente e mi rimisi la maglietta. Uscimmo dal bagno mano nella mano e lui mi portò nella stanza di Elisa. “è tutto ok?” chiese lei preoccupata. Probabilmente aveva notato che eravamo stati nel bagno un po’ più del dovuto “sì, sto bene. Non ti preoccupare. Il taglio fa già meno male” “bene, quindi adesso puoi venire qua e unirti a noi, sana e salva, ancora completamente viva?” chiese lei scherzosa, sottintendendo che Roberto poteva tornarsene a casa sua. “ok, io vado. Ci vediamo domani amore, ti voglio bene” “anche io. Tanto tanto.” Risposi io. Lui mi diede un leggero bacio sulla guancia e se ne andò. Entrai nella stanza e lo spettacolo che si presentò hai miei occhi mi spaventò. No. Non poteva essere. Non dopo che mi ero sentita così bene con lui. Tanti cuscini erano stati disposti in cerchio attorno ad un tavolino nero lucido. Solo due di questi cuscini non erano occupati, quello che avrei dovuto occupare io e quello che aveva lasciato vuoto Elisa, che si era alzata quando si era accorta di noi. Quel sogno… non quel sogno… e se… oh, ma vaffanculo, cosa vuoi che accada? È il compleanno della tua migliore amica e lei è li con te, non sta baciando il tuo fidanzato, sono solo tante coincidenze. Mi sedetti con Elisa, intanto che diceva qualcosa che sembrava un “mi farete vomitare un giorno o l’altro”. Sorrisi a quel pensiero e subito la serata tornò normale. Insieme ci divertimmo a morte, tagliando la torta a mezzanotte esatta e sporcandoci di panna, imbrattando anche i sacchi a pelo e i cuscini. Per più di tre ore ci guardammo Titanic, con i fazzolettini in mano applaudendo come matte quando apparve la scritta The End. In seguito Anna Banghi, la mia vicina di casa oltre che grande amica di Elisa, si mise a polemizzare sul fatto che se Rose non avesse occupato tutto quel pezzo di legno e ne avesse lasciato un po’ per Jack sarebbero sopravvissuti entrambi all’affondamento del Titanic. Facemmo una gara di chi infilava più pop corn in bocca e parlammo del più e del meno. Ad un certo punto Elisa andò in bagno e non tornò per una mezz’ora buona, facendoci preoccupare tutte. Quando tornò c’era qualcosa di indecifrabile sul suo volto. Era un misto tra esaltato e impaurito. Ma non accadde nient’altro di strano. Solo a volte mi sembrava che mi stesse fissando con un’aria preoccupata sul volto. Ma infondo conoscevo la mia migliore amica, di sicuro era colpa del ciclo. Certamente quello. Penso che erano le tre quando andammo a letto, e che mi addormentai verso le cinque perché continuammo a parlare anche con le luci spente. Il buio avvolse i miei sogni. E poi vidi la luce. non nel senso di capire di colpo qualcosa. Solo che il buio divenne luminoso, non nel senso di bianco, anzi, sembrava più nero, un nero che più nero non si poteva. Un nero accecante che mi spaventò non poco. E poi vidi davvero una luce bianca davanti a me. Ed ero di nuovo nella casa in rovina, da sola, senza nessuno accanto. Da sola… ma poi sentii dei passi. Sussultai quando sentii qualcuno picchiettarmi sulla spalla per poi prendermi in braccio. Portava una camicia a quadri blu e rossa della hollister e dei jeans larghi. Non riuscivo a vedergli il volto, non so perché. Vedevo solo due strane luci azzurre al posto degli occhi… Roberto. Ero quasi sicura che fossero i suoi occhi, così azzurri che non ne avevo mai visti. Eppure, qualcosa mi diceva che non era lui. Quando quegli occhi si fecero più definiti sussultai per poi risvegliarmi nel mio sacco a pelo. Una leggera luce entrava dalla finestra della camera di Elisa intanto che quel sogno scompariva dai miei ricordi e io scivolavo cercando un appiglio per non perdere quel sogno dai ricordi, per non farlo cadere nel vuoto. Non ci riuscii a lungo. Trattenni nella mente solo una parte di quel sogno, quella casa e un intenso colore azzurro.
 
Ehilà, come va? Lo so lo so, va male, ho scritto un capitolo così schfoso e voi l’avete anche letto, è ovvio che vada male. Io comunque spero che vi sia piaciuto, anche solo a quella povera anima di RiccioLilli che pensa che la mia storia sia bella. Davvero, t.v.u.m.d.b., ma se non vuoi non devi leggerla per forza la storia. In questo capitolo non accade praticamente niente, apparte alla fine. E poi ho voluto farvi preoccupare… chi avrà visto Claire in sogno?! E poi… Claire e Roberto non sono teneri?! Mi fanno davvero venire voglia di vomitare… e poi anch’ora, cosa sarà successo ad Elisa? Vi lascio con queste domande e mi dileguo!
Baci, Savo
P.S. ho cambiato il testo della canzone iniziale perché adesso inizierà ad essere un po’ più confusa la storia, congratulazioni a chi se ne è accorta.
P.P.S. ringrazio RiccioLilli e Loulou_24 per seguire le mie storie
P.P.P.S. (è strano scriverlo quanto dirlo) ringrazio tutte le lettrici  silenziose
 
Adesso me ne vado davvero, kiss kiss!!!

 
  
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