Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nyssa    01/04/2008    12 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un giorno era passato dalla fantomatica dichiarazione che i due ragazzi si erano fatti in mezzo alla strada

Prefazione: tadaaaaannn!!!

Ecco a voi il tanto aspettato ultimo capitolo!

Ok, scherzo, ma oggi è il primo d’aprile, quindi uno scherzetto ci sta (vi informo che quel sicario che mi sta puntando un fucile alla testa non è precisamente quello che considero un felice pesce d’aprile…).

Ad ogni modo non vi abbandonerò così presto; nell’altro cappy avevo detto che siamo quasi alla fine, beh, non così tanto… quindi animo sereno che non vi libererete di me così facilmente, anche perché, con tutto quello che ho in testa, sto già progettando il tanto atteso seguito delle Relazioni.

Bene, vi lascio alla lettura di questo capitolo alla 007, un bacione!

Nyssa

 

*          *          *

 

Un giorno era passato dalla fantomatica dichiarazione che i due ragazzi si erano fatti in mezzo alla strada.

 

Hermione era scoppiata a piangere subito dopo che Draco aveva finito di parlare, le aveva prestato il fazzoletto e poi, per mano, l’aveva riaccompagnata a casa.

In quel momento avrebbe voluto avere di nuovo diciotto anni per poterla prendere liberamente in braccio e baciarla senza problemi, ma erano nelle strade di Londra e se solo avesse provato a fare una cosa del genere con le sembianze da bambino che si ritrovava, probabilmente qualcuno avrebbe chiamato la polizia, e, chiaramente, era da depennare la possibilità di riuscire a sollevarla.

 

Per quasi tutta la notte, Hermione era rimasta a guardare la testolina bionda che la stava abbracciando nel sonno, quasi avesse paura che fuggisse di nuovo… non poteva dargli torto, dopotutto…

Gli aveva accarezzato i capelli per ore sentendosi più una mamma che una ragazza, senza riuscire a prendere sonno dopo quanto accaduto: era impensabile che Draco Malfoy avesse detto quelle cose proprio a lei!

Ok, forse non erano del tutto la dolcezza fatta persona e, probabilmente, distavano mille miglia dall’idea di dichiarazione romantica che la maggior parte delle ragazze ha, soprattutto se si tratta della prima che si riceve nella propria vita, ma se si sommava che erano arrivate dopo che lei aveva davvero fatto di tutto per scoraggiarle, beh, avevano un sapore tutto diverso.

E, tuttavia, non erano zuccherine, avevano lo strano gusto un po’ acerbo della frutta ancora verdina, colta forse troppo presto.

Ma c’era davvero da aspettarsi di più?

Pure lei non aveva scherzato con certe cose, la sua piazzata in mezzo al bar sarebbe rimasta negli annali come la figura più umiliante che potesse fare, soprattutto se il suo interlocutore era una certa serpe bionda di sua conoscenza.

Quindi, cosa volere di più? Si erano fatti violenza per dirsi quelle cose perché, lo sapeva, erano due persone che i sentimenti non li distribuiscono così, due persone che hanno sofferto troppo per dare liberamente la propria fiducia.

 

Un po’ meno fiducia nel mondo, però, l’aveva avuta quella mattina quando, al posto del bambinetto di dieci anni, si era ritrovata tra le braccia un Draco Malfoy versione diciottenne.

C’era mancato poco che tirasse un grido per lo spavento e cadesse giù dal letto da tanto era rimasta shockata, evidentemente gli effetti della pozione che li aveva colpiti si stavano diradando perché sempre più spesso lui assumeva le sue sembianze originali.

Da una parte era un bene perché così, presto, sarebbero tornati a scuola e non si sarebbero dovuti preoccupare di tenere nascosta la cosa o di fare attenzione agli improvvisi sbalzi d’età che li colpivano.

Dall’altra, però, le dispiaceva dover rinunciare per sempre a quegli attimi trascorsi insieme, a quei momenti dove c’erano solamente loro due.

 

La cosa più preoccupante, però, al momento era quel ghigno beffardo che lui sfoggiava nel sonno.

 

*          *          *

 

Erano fuori della biblioteca, di nuovo, e la follia più grande della loro vita stava per essere compiuta.

 

Draco, con i capelli tinti di scuro e lo sguardo più crucciato che gli avesse mai visto, si stava fumando quella che aveva affettuosamente indicato come “l’ultima sigaretta”; il tono con cui l’aveva detto le ricordava molto l’ultimo favore che si concedeva ad un condannato a morte.

Sorrise colpevole, lei non era certo il coraggio fatto persona…

Al momento, nonostante fosse stata lei a insistere tanto per tornare lì, aveva paura come un bambino del buio e quel posto sembrava buio parecchio…

 

Due ragazzine che indossavano l’uniforme della scuola privata proprio fuori Londra, quella che avrebbe dovuto frequentare anche lei se non fosse stata una strega, si fermarono a guardare con occhi adoranti la serpe accanto a lei.

Avvertì una punta d’invidia nei suoi confronti, sia perché le persone lo ritenevano speciale al primo sguardo e sia perché era gelosa, gelosa e maledettamente gelosa.

 

Si costrinse a guardare altrove prima di commettere un omicidio; Draco, dal canto suo, ghignò sadico come sempre e si premurò di metterle una mano sulle spalle e condurla galantemente all’interno.

Le studentesse probabilmente sarebbero andate a gettarsi dal Ponte di Londra come nella più classica tradizione Romantica inglese, Dickens avrebbe fatto follie per assistere alla scena!

 

*          *          *

 

L’interno era esattamente come l’avevano lasciato: tavoloni sgombri, scaffali colmi di tomi, laureandi che passeggiavano al piano superiore tra i testi specifici della loro facoltà.

Non uno studente era seduto in sala consultazione, il che, forse, era un bene. Il pannello mobile che immetteva all’ingresso della vecchia cisterna dell’acqua, nascondiglio dei mangiamorte, era opaco come sempre e sigillato.

 

Il biondo percepì il battito accelerato del cuore mentre la trascinava per un polso: aveva l’aspetto di una statua di ghiaccio, ma sotto sotto doveva avere una paura non da poco…

La comprendeva, in fondo, mettere piede in quei luoghi è qualcosa di traumatico, soprattutto dopo aver visto l’aspetto sciupato di Nicholaa e di quel bambino che teneva con sé.

Chissà chi era, poi… non aveva saputo che i Parkinson aspettassero un nuovo figlio, eppure la notizia sarebbe dovuta essere di dominio pubblico già da prima che lui lasciasse la setta. A occhio il piccolo doveva avere tra i sei mesi e l’anno, quindi, come mai l’avevano tenuto nascosto?

Era davvero figlio loro?

Qualcosa gli disse di no: che fosse LUI quello che dovevano tenere in vita fino alla morte di Silente?

Possibile? Ma perché? Perché proprio quel bambino innocente?

Cosa aveva a che fare quella creatura con quel gruppo di pazzi assatanati? Assolutamente nulla!

Era un mago? Un babbano? Un maganò?

Era troppo piccolo per riuscire a percepirlo, chissà…

E tuttavia, sapeva che non aveva nulla a che spartire con i seguaci di Lord Voldemort, quindi, perché stava là sotto?

E perché Nicholaa sembrava così depressa?

 

Nicholaa era tanto di più differente da sua figlia avesse mai visto: se la madre era pallida e dai capelli chiari, la rampolla dei Parkinson era una ragazza dai capelli neri e gli occhi scuri, dunque, come potevano essere madre e figlia?

Nicholaa era, forse, l’unica anima davvero buona tra tutti loro, non aveva scelto di entrare tra i mangiamorte, l’avevano semplicemente costretta.

Fin dall’adolescenza era stata tiranneggiata dal cognato e poi, dato che questi era il capofamiglia, costretta ad entrare nella setta assieme a suo marito. Non partecipava alle riunioni perché dicevano che era una donna debole ed era disprezzata da tutti perché non poteva parlare.

Ricordava una scena, quando era bambino, di un gruppetto di seguaci che la insultava per i corridoi di Malfoy Manor dandole della sgualdrina… povera Nicholaa, lei che era così buona, bistrattata fino ad essere insultata come una meretrice…

Probabilmente l’avrebbero picchiata se sua madre non fosse comparsa dal nulla in quello stesso momento, mettendo in fuga i bulli. Non avrebbe saputo dire se a fare più paura ai tre fossero stati gli occhi gelidi di Narcissa o lo strapotere che la famiglia Malfoy aveva all’interno della cerchia, fatto sta che Nicholaa, per quella volta, era stata salvata.

Se avesse potuto, probabilmente si sarebbe scusata per ore, ma dato che quell’abilità le era preclusa, si era prostrata a terra, inginocchiandosi e baciando la veste di sua madre. Quella era l’unica volta in cui Narcissa era stata davvero in difficoltà, non sapendo come agire di fronte alle scuse, e non ai ringraziamenti, di quella ragazza.

Quanto aveva a quel tempo? Una ventina d’anni, probabilmente, ma ne dimostrava molti meno; ancora adesso, se non fosse stata così smagrita e sporca, probabilmente la gente per strada le avrebbe dato sedici o diciassette anni.

 

Nicholaa era un angelo caduto che aveva avuto la sfortuna di incontrare quello stronzo di Cassius Parkinson e di avere una figlia che la maltrattava quanto gli altri e si vergognava della splendida madre che le era toccata in sorte.

L’unica sua fortuna, molto probabilmente, era stata di sposare Lynwood.

Se quei due si fossero conosciuti in circostanze diverse, probabilmente il loro sarebbe stato l’amore che ogni ragazza sogna: si somigliavano parecchio, sia caratterialmente che fisicamente, entrambi minuti, entrambi dalle fattezze un poco infantili.

Lynwood Parkinson aveva gli stessi capelli di sua figlia e gli occhi nocciola: da dove erano arrivati, allora, gli occhi neri di Pansy?

Nicholaa non aveva neppure terminato gli studi quando l’avevano costretta a sposare Lynwood, eppure sapeva che era stata una studentessa in gamba, la cocca della professoressa Sinistra.

Ma gli affari privati trascendono dalle competenze della scuola e, probabilmente, anche se non erano d’accordo, Silente e gli altri professori avevano dovuto lasciare che quei due venissero indirizzati da quell’orrendo destino, manipolati da Cassius. E poi, probabilmente, erano stati costretti ad assistere impotenti al triste declino dei Parkinson, quel declino a cui il capofamiglia inneggiava come alla “rinascita” della casata.

 

Era anche per lei che stava ritornando là sotto, perché, se c’era stato uno e un unico sorriso nella storia della cerchia dei mangiamorte, era stato il sorriso di Nicholaa.

Se c’era stato un sorriso dolce, nella sua vita, era stato quello di Nicholaa.

Non di sua madre né di suo padre, non di Pansy o di zia Bella, solo quello di una donna che non aveva nessun motivo per sorridere, eppure lo faceva ugualmente e incideva quel ricordo nel granito.

Era questo che la rendeva una persona speciale, che l’avrebbe resa immortale nella memoria.

 

Avrebbe salvato quel bambino, fosse solo perché lei glielo aveva chiesto.

 

*          *          *

 

Il tunnel di accesso al covo era buio pesto, umido e scivoloso come il giorno prima; c’erano squittii sinistri che si propagavano per le pareti, probabilmente i topi abitavano quei sotterranei dimenticati.

Piccoli fuochi fatui ballavano intorno a loro, rischiarando la strada come la volta prima.

Era stupido credere che non li avrebbero scoperti, non era in grado neppure di pensarlo: avrebbero dovuto combattere, questa volta, forse uccidere per non essere uccisi.

Era quella la stirpe degli angeli caduti, coloro che perseguono il bene, facendo il male.

Coloro che uccidono per il bene, quelli che non hanno paura di una Avada Kedavra, sia di riceverla che di lanciarla perché sanno bene che cosa li aspetta in ogni altro caso.

La stirpe degli angeli caduti vedeva uomini e maghi dall’anima nera; non Potter ne faceva parte né Lenticchia Weasley e neppure la mezzosangue.

Era la stirpe mai nata, legata solo dall’anima nera che racchiudeva quelli come lui, Draco Malfoy, e Nicholaa, la bella Nicholaa, che contava sua madre e suo padre, che avrebbero dato la vita pur di non consegnare la Pietra degli Inferi a Bellatrix, e anche Albus Silente.

 

Che cosa si prova a stare affianco di una persona dall’anima bianca?

Una grande invidia perché nessuno nato nel Male può permettersi di mantenere la propria anima bianca.

Ma chi nasce nel Male e sceglie di rinnegarlo, non può pulire il nero che l’ha sporcato ed entra nella stirpe degli angeli caduti.

Quando lui stava affianco della mezzosangue, sentiva un forte senso di invidia, ma anche di gelosia nei suoi confronti.

Se da una parte la odiava per nascita fortunata, fuori da quel mondo torbido, dall’altra voleva a tutti i costi che quell’anima immacolata rimanesse tale.

 

Hermione Granger era nata nel fango e il suo sangue era sporco, ma non la sua anima.

 

Avrebbe protetto Hermione Granger per quanto poteva, ma, soprattutto, avrebbe fatto sì che l’anima rimanesse candida.

 

*          *          *

 

Il bivio che conduceva nelle tre stanze mai esplorate era allo stesso punto di dove l’avevano lasciato e, allo stesso modo, presero il sentiero che avevano già imboccato la prima volta.

Tastando la parete con la mano sinistra, impugnò saldamente la destra e mosse un piede davanti all’altro, uno dopo l’altro, finché la luce del candelabro nella cisterna non fece spegnere i fuocherelli.

 

Si appostarono dietro l’angolo e sbirciarono all’interno della stanza circolare.

Vuota.

Il tavolo a tre gambe, traballante, stava sempre addossato alla parete, ma la cesta non c’era più.

In compenso, riverso sul pavimento, stava un corpo minuto, raggomitolato in posizione fetale, in un lago di sangue.

 

Buttando ogni precauzione e riconoscendo Nicholaa, Draco le si accostò, girando quello che a prima vista poteva essere solo un cadavere.

Hermione lo seguì subito dopo.

Guardò i capelli biondi, sporchi, probabilmente era morta.

I capelli a boccoli color cioccolato della mezzosangue ondeggiarono attirando l’attenzione: no.

NO.

NO!

 

Si alzò in piedi, stringendo fino a farsi male il legno della bacchetta.

Gli occhi saettarono intorno, alla ricerca dello stesso passaggio dove il giorno prima lei era comparsa.

-          Portala al San Mungo

Fu tutto quello che disse.

Hermione provò a ribattere, ma si spaventò al vedere quanto il grigio degli occhi di lui fosse diventato scuro e la sua espressione minacciosa: che cosa voleva fare Draco?

-          Ma…

Non aveva mai avuto tanta paura, ma non del nemico, bensì dei suoi amici.

E in quel caso non c’era altro da fare perché lui non l’avrebbe fatta rimanere.

Voleva uccidere per Nicholaa?

Sarebbe stata disposta ad assistere alla scena, non poteva cacciarla, non dopo che era stata lei a insistere per tornare!

Eppure…

Eppure, senza sapere perché, alleggerì il corpo già poco pesante di lei e se lo caricò in spalla, imboccando il corridoio da dove erano appena arrivati.

In quel momento non riusciva a fare altro; ancora nulla era successo e già i sensi di colpa la stavano tormentando.

-          Ci rivedremo, vero, Draco? – gli domandò titubante sulla soglia dell’uscita

-          Non lo so. Se morirò allora mai più.

-          Ma…

Lui scosse il capo

-          Gli angeli caduti vanno all’Inferno, tu andrai in Paradiso. Ma vedi di non morire troppo presto.

E detto questo, le voltò la schiena, in modo che lei non gli chiedesse altro.

 

Non voleva perderlo, non poteva!

Si erano TROVATI da così poco tempo che sarebbe stato un peccato…

Proprio adesso che finalmente si fidavano, proprio adesso che avevano messo da parte l’orgoglio… era stata tutta colpa sua, sua e delle sua voglia di tornare là sotto a prendere quel bambino.

No, no no, non doveva morire!

Gli angeli caduti vanno all’Inferno.

Belle parole consolatorie da dirle quando stava così male!

 

*          *          *

 

L’apertura dalla quale Nicholaa era comparsa il giorno prima era lì dove ricordava, non la poteva vedere, ma sapeva che stava proprio in quel punto.

Aveva visto tutti i rifugi dei mangiamorte e, anche se non quello nello specifico, erano fatti tutti allo stesso modo, come i castelli normanni, visto uno si sono visti tutti.

 

Si guardò attorno, preoccupato, Hermione aveva finalmente ceduto, ma l’essere di nuovo solo non lo aiutava come sperava e, tuttavia, gli infondeva il coraggio di andare avanti: se fosse successo qualcosa, si sarebbe fatto male solo lui.

Strano, poi, che le meduse verdi del giorno prima, quelle che i maghi chiamano Groene geest non fossero più a fluttuare per la cisterna, dove erano finite? E perché la madre di Pansy era in quelle condizioni? Come mail la cesta col bambino non stava più lì?

Troppe, troppe domande a cui avrebbe voluto dare delle risposte per facilitarsi un poco il cammino, un cammino che aveva chiodi conficcati in ogni mattonella.

 

La porta del passaggio segreto si aprì di scatto alla pronuncia della parola d’ordine, se si fosse potuto vederla ironicamente, si sarebbe detto che i mangiamorte fossero piuttosto prevedibili… ma bisognava concedergli che, nel caso li si avesse incontrati, probabilmente non si avrebbe avuta la possibilità di andare a urlare al mondo la fantomatica parolina che apre tutte le porte.

 

Il cunicolo era diverso da quello di accesso, asciutto e illuminato da torce alle pareti. Era stretto e antico e non si sapeva dove conduceva, né se ci fossero trappole ad attenderlo.

Oltre il bagliore delle torce, l’alto soffitto a botte era scuro, come se non si vedesse da dove nasceva, le pietre che formavano i muri avevano un caratteristico colore rossiccio e non erano scivolose come le altre, evidentemente era un passaggio usato spesso perché di certo ai seguaci di Voldemort non piaceva molto fare capitomboli per colpa dell’umidità.

 

Al termine del tunnel si apriva una stanzetta quadrata, grossa appena poco più di uno stanzino delle scope.

Dall’altro filtrava della luce che, tuttavia, non riusciva a cancellare quella sensazione di morte che si percepiva intorno.

Strinse di più la bacchetta ed entrò del tutto nel vano; al centro era un tavolo quadrato come quello delle cucine babbane, simile a quello che lui e la mezzosangue utilizzavano a casa di Raymond e sul tavolo era appoggiato un fagotto dentro una cesta.

Il bambino!

Mosse tre passi che lo portarono a meno di un metro dal ripiano di legno e fece per allungare la mano e prendere le maniglie per fuggire quando una voce spettrale gli fece gelare il sangue nelle vene

-          Fermo.

Neppure il tempo di sbattere le ciglia che una figura si era materializzata nel poco spazio che separava il biondo dal bambino.

Draco guardò la sua mano protesa e alzò di poco gli occhi, scrutando la sagoma grigia apparsa dal nulla, poteva vederci attraverso: era un fantasma.

 

Spaventato alzò gli occhi per incontrare il viso di quello che doveva essere uno spirito come il Barone Sanguinario, Nick-quasi-senza-testa o la Dama Grigia.

Il fantasma stava sicuramente fluttuando ad una certa altezza da terra, visto che il volto era piuttosto in alto, il mento appuntito ma delicato e indossava abiti strani con maniche a sbuffo e una gonna molto lunga, le mani erano giunte sul grembo: non poteva vederle gli occhi.

La sconosciuta, perché senz’altro di una femmina si trattava, portava un copricapo ancora più stravagante dalla forma vagamente cilindrica con un risvolto piegato all’ingiù che le copriva completamente gli occhi.

Boccheggiò appena, temendo di essere di fronte ad uno degli strani acquisti dei mangiamorte, la donna però non disse nulla mentre lui la esaminava con lentezza esasperante, riconoscendovi qualcosa di familiare.

-          Sei un mangiamorte? – le domandò ritraendo la mano e stringendo la bacchetta

La bocca sottile si arricciò in un ghigno di sprezzo

-          Non vuoi sapere chi sono?

-          È necessario?

-          Direi di sì

 

-          Draco Lucius Malfoy? – chiamò una voce cavernosa fin troppo familiare alle sue spalle prima che il fantasma riuscisse a dire il proprio nome

 

Fenrir Greyback era sulla soglia di un altro passaggio a muro e ghignava in maniera terrificante all’indirizzo del ragazzo, quasi atterrito.

 

D’accordo, non era il momento di farsi prendere dal panico, doveva agire e agire subito.

E salvare il fanciullo.

-          Lasciami prendere il bambino – disse piano alla ragazza

-          So chi sei, Draco Malfoy – annuì convinta – anche se ti immaginavo un po’ diverso

-          Non credo sia il momento di tirare fuori le fotografie – fece notare – se sei una mangiamorte levati dai piedi e se non lo sei, beh, levati lo stesso!

E allungando la mano oltre di lei, trapassandola, afferrò le maniglie della cesta e, voltandosi immediatamente, imboccò il corridoio da dove era appena giunto.

 

Avvertì sopra di sé la figura grigia dello spirito che volava oltre la sua testa e pregò che non volesse bloccargli la strada perché quello non era senz’altro il momento adatto.

-          Vedi di fare in fretta, ragazzino, non posso trattenerlo molto

Fece notare la tizia ancora sconosciuta planando dietro la sua schiena.

In quel momento Draco si ricordò che il fantasma non era, al momento, l’unico problema, ma c’era anche un certo lupo mannaro particolarmente feroce e dall’umore decisamente nero che gli dava la caccia perché aveva tradito l’ordine, oltre che perché stava rapendo il prezioso sacrificio umano di quella setta di pazzi.

 

Vide il fondo del corridoio e sentì un’esplosione dietro le spalle, s’impose di non voltarsi, felice che il fantasma, al momento sua alleata, non si facesse male con certi incantesimi.

Giusto, ma i fantasmi potevano fare incantesimi?

Aveva studiato di no, perché quello invece era capace?

 

Beh, qualunque fosse la risposta, sempre che fosse stata LEI a lanciare la magia, non era il momento di dilungarsi, aveva problemi urgenti, come, ad esempio, uscire indenne da quel labirinto.

 

Una figura incappucciata comparve d’improvviso dall’ingresso della cisterna, non riconobbe chi era, ma preparò uno spell delay in caso l’attaccasse.

Accidenti! Ripeté mentalmente a se stesso, non c’era qualcosa di un po’ meno drastico di una Avada Kedavra?

Maledetti mangiamorte che ci andavano sempre pesanti… perché non gli avevano insegnato qualcosa di meno distruttivo? Uccidere l’avversario, in quel momento e con la coscienza formato Granger che si ritrovava non era decisamente la cosa più saggia…

 

Ok, uno, due, e tre

-          Sectumsempra!

Cazzo se era ridotto male, addirittura ad usare il sectumsempra… Hermione doveva avergli fatto il lavaggio del cervello in quelle giornate, fino a due settimane prima non avrebbe avuto così tanta esitazione a lanciare una qualsiasi delle maledizioni senza perdono… se continuava così sarebbe finito come San Potty ad usare solo quel maledettissimo protego  ed  expelliramus!

Vabbè, anche quelle erano riflessioni che era meglio destinare a momenti più indicati, come, per esempio, all’eterna attenzione che avrebbe potuto dedicargli quando fosse stato a sua volta vittima di una delle tre maledizioni.

 

Vide l’uscita e pregò che il bambino che sbatacchiava nella borsa non fosse caduto per strada durante la fuga e… poi?

Che avrebbe fatto poi?

Accipicchia, dove poteva rifugiarsi? Se fosse tornato all’attico e non avesse messo protezioni, i mangiamorte l’avrebbero trovato in poche ore, soprattutto se sapevano che era ancora a Londra.

Doveva trovare un incantesimo di protezione del luogo, ma… quale?

Beh, per il momento si sarebbe accontentato del Salvio Hexia poi… chissà…

 

Spinse rapidamente la porta e si ritrovò nel salone della biblioteca, studenti non ce n’erano.

Richiuse rapido l’uscio e lo bloccò.

Non avrebbe retto molto… e se… se…

 

Mise via la bacchetta e prese fiato.

Non l’aveva detto a Hermione, ma più il tempo passava e più gli effetti della Persecuzione dell’Inferno diventavano devastanti e ravvicinati…

Sapeva che il Fuoco che Brucia in Eterno era una magia da usare con parsimonia e che negli ultimi tempi l’aveva invocata già una volta, ma se serviva a qualcosa, allora meglio che morisse lui che qualche innocente, no?

-          Flame Eternum Brennen

L’attimo dopo, lo avvertiva, oltre la porta si era eretto un muro di fuoco.

Non sarebbe servito a molto, soprattutto se quel maledetto rifugio aveva più ingressi, ma intanto bastava a dargli tempo.

 

Un altro respiro, sentì il cuore battere in maniera aritmica, avvertì le gambe farsi deboli, no, no e ancora no, non doveva cedere adesso, aveva ancora due cose da fare: smaterializzarsi e richiamare l’incantesimo di protezione per i luoghi.

Certo che certe magie le sceglievano apposta per la gente che stava male…

Chissà poi cosa stava facendo Hermione, probabilmente era al San Mungo con Nicholaa, se non altro erano salve entrambe…

 

Detto fatto, un istante e stava già nel soggiorno.

Si guardò intorno riconoscendo l’ambiente familiare e Hermione.

Eh no, che cazzo, ma che ci faceva la mezzosangue lì? Doveva essere lontana mille miglia, fuori dalla portata dei mangiamorte!

Se avesse avuto più forze l’avrebbe insultata per la sua stupidità, e dire che qualcuno sosteneva che era una persona intelligente… ma quale persona intelligente decideva volutamente di farsi ammazzare?

E perché adesso gli stava tenendo la mano come ad un invalido?

-          Sto bene – grugnì arrabbiato con lei, posando la cesta sul pavimento

L’espressione truce di lei gli disse che non gli credeva, beh, un accidente! Non doveva neppure essere lì!

Beh, però se le cose andavano così, che gli desse una mano al posto di fare la crocerossina, tanto morto per morto…

-          Richiama il Salvio Hexia e fallo in fretta, mezza Londra ci sta cercando e non voglio farci una festa di compleanno

Non aveva apprezzato il suo umorismo, decisamente fuori luogo, ma non gli piaceva che lo vedesse così debole e vulnerabile, dopotutto, non stava poi così male… solo non si reggeva in piedi ed ansimava come un cavallo… e certo la febbre che gli saliva non era determinata dallo sforzo fisico appena fatto.

Per non parlare della vergogna di aver lanciato addirittura uno schifosissimo Sectumsempra! Lì sì che c’era da schiattarci!

 

Spostò le iridi celesti su di lei che, con la bacchetta in pugno, richiamava magistralmente una delle fatture più difficili. L’espressione seria non fece una piega, l’ultima cosa che ricordava, però, era un sorriso dolcissimo che gli aveva rivolto.

 

*          *          *

 

Quando riprese conoscenza, il soggiorno dell’attico si presentò davanti a lui in tutta la sua piccolezza.

Si voltò su un fianco e scorse l’abito bianco e sporco di Nicholaa sul letto assieme alla sua proprietaria; la bionda madre di Pansy pareva un bellissimo cadavere dormiente, sorridente nel sonno, quieto.

 

Girò la testa dall’altra parte e vide la mezzosangue in piedi che reggeva un vassoio, dietro di lei il fantasma che aveva incrociato nel cunicolo del rifugio dei mangiamorte.

 

La ragazza gli porse un vassoio con una tazza di tè caldo, lui prese la porcellana e annusò la bevanda, sarebbe stata senz’altro migliore allungata con un po’ di cognac, ma la Granger era una delle puriste del tè e senz’altro non avrebbe permesso che qualcuno infangasse così la sacra bevanda inglese.

 

Il pensiero del bambino tornò rapido alla sua memoria

“Dov’è?” fu una domanda non fatta, ma che lei interpretò comunque, mostrandogli il baule con all’interno alcune coperte e, avvolto in un plaid, il piccolo capro espiatorio dei seguaci di Voldemort.

-          Come sta Nicholaa?

-          Ha molte brutte ferite, ma si riprenderà – commentò lei lanciando un’occhiata alla giovane donna assopita

-          E lei cosa ci fa qui? – chiese poi, indicando il fantasma che fluttuava

-          Ehm… - quella era una risposta che non sapeva dare, anche perché, in linea teorica, anche ai fantasmi era precluso l’accesso alle aree protette dal Salvio Hexia, quindi, come e chi era?

La donna fantasma ghignò in maniera stranamente familiare, come aveva fatto la prima volta, gli occhi ancora coperti dalla veletta rigida che le impediva la visuale, c’era da chiedersi perché la indossasse…

-          Chi sei? – indagò il biondo disfacendosi della tazzina

-          Io sono colei che state cercando, l’Onore dei Black.

-          Perché, ne hanno mai avuto uno? – frecciò lui sarcastico, molto scettico

-          No – una risposta semplice, una verità – infatti sono un fantasma

Una cosa intelligente, finalmente qualcuno che ammetteva che la Molto Antica e Sempre Rispettata Casata dei Black non era composta da gente di cuore.

-          Il mio nome – continuò la sconosciuta – è Vesper Lyndt, ma sono una Black

-          Non ricordo nessuno con questo nome, nell’albero genealogico – intervenne Hermione.

La donna, o forse la ragazza, proiettò sulla parete la figura ramificata delle parentele Black, sempre continuando a ghignare

-          Non mi è stato concesso neppure di essere segnata sull’albero – specificò – il mio posto è qui – aggiunse poi, toccando con il dito la parete e attraversandola appena, la bella mano fine, fasciata dall’abito lungo e grigio indicava una casella accanto a Sirius Black e a Regulus Black

-          Sei la moglie di uno di loro due? – chiese ancora la Caposcuola, la ragazza fece cenno di no

-          No, io sono la sorella gemella di Sirius. Il mio nome è Honor Black.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: e rieccomi a rompere, come sempre, allora, che mi dite di questo aggiornamento?

Come era successo nell’altra storia, cominciano a comparire le tanto sospirate parentele maledette: abbiamo conosciuto la sorella di Silente, l’uomo che l’ha violentata, la storia di Albus e adesso compare la misteriosa sorella gemella di Sirius.

Beh, un gemello doveva esserci, c’è in ogni mia storia, quindi anche qui, non siatene troppo sorpresi, è solo una delle mie tante fissazioni (una delle molte, almeno).

Honor è un personaggio ambiguo di cui parlo con difficoltà perché, caratterialmente, assomiglia molto a suo fratello, solo che un Sirius in gonnella mi sembra più qualcosa da Baistrocchi che altro… ad ogni modo è un personaggio molto sulle sue che approfondirò nei prossimi cappy.

Nel frattempo spero che vi piaccia anche questo cappy, me lo auguro davvero!

Ditemi cosa ne pensate, aspetto le vostre recensioni, un bacione!

 

PS: probabilmente qualcuno avrà riconosciuto il nome che Honor pronuncia, Vesper Lyndt, come sua altra identità; alle spiegazioni arriverò dopo ma, sì, l’ho preso dal libro/film di Fleming “Casino Royale” dove Vesper Lyndt è, appunto, la prima bond-girl della storia, prima ancora di Theresa.

Sono molto affezionata a questo nome, più perché mi piace che per il personaggio, ma mi sembrava che fosse calzante per una come lei… ecco, fine della piccola tediosa spiegazione sul nome di Honor.

 

PS2: l’idea che ho io di Honor è simile alla carta del silenzio di Card Captor Sakura o almeno nella parte che riguarda il viso, spero di non aver confuso di più le idee.

 

Giolabella: non preoccuparti, ti capisco benissimo, anche per quanto mi riguarda ogni tanto scrivere una recensione è un’impresa faraonica, ma sperimentando come si sta dall’altra parte, trovo mio dovere morale fare da brava commentatrice, quindi mi ci metto d’impegno con tempo tra le mani e scrivo per tutti quei bravissimi autori e autrici che pubblicano le loro opere.

Sono molto felice che la mia storia ti abbia fatto fare questa eccezione, ti ringrazio moltissimo e anche per tutti i bei commenti che mi hai fatto!

Per quanto riguarda Herm, parlare di lei non è facile, ma mi piace guardare un po’ oltre lo specchio, nessuno è solo quello che sembra… per la scenetta sdolcinata, invece, avevo una voglia matta di scriverla ad un altro modo, ma penso che sia stato meglio così.

Ehehe, non sei molto in buone mani se ti affidi proprio a me per i misteri da svelare, la mia specialità è crearli, non risolverli, ad ogni modo spero di non deludere le tue aspettative e mi auguro di vederti presto e di nuovo tra i recensitori, anche solo per dire come è il cappy.

Ciao e un bacio! Nyssa

 

Vavva: tranquilla, col cappy precedente non stavo tentando di sbarazzarmi di qualche lettore per eccesso di saccarosio, o almeno spero di non esserci riuscita, comunque tranquilla, non ho intenzione di piantare la fic, ho troppe idee da mettere giù (quelle purtroppo non mancano mai >_>).

Sono felice che l’idea di inframmezzare la narrazione con qualcosa di più soft sia stata accolta bene, ero un po’ preoccupata di rovinare il ritmo, ma dopotutto DOVEVO far progredire un pochetto quella benedetta relazione, sennò al centottantesimo capitolo siamo ancora qui ad aspettare e non so se io stessa reggerei fino a quel punto XP

Ehehe, ha fatto uno strano effetto anche a me scrivere di una dichiarazione tra due persone così diverse dall’originale, ma dopotutto bisogna sempre provare cose nuove, quindi ho tentato anche l’impossibile e improbabile.

Spero che ti piaccia anche questo capitolo mistery, quindi aspetto con ansia la tua prossima recensione!

Un bacione grande, Nyssa

 

Shavanna: beh, sono felice che non sia sembrato solamente una melensa minestra zuccherina, non credo che avrei retto alla cosa. Draco ed Herm sono venuti un po’ così, soprattutto se si considera che lui aveva 10 anni e lei più di 20, ma… non ho avuto il coraggio, prima di pubblicare, di cambiare il tutto, quindi mi fa piacere sapere che non è uscita una schifezza.

Tranquilla, verso la fine sì, ma non così vicini… ho scritto di due cappy avanti e ancora non ho accennato a niente che riguarda fine, quindi animo! Non voglio più uccidere nessuno con queste notizie a sorpresa…

Ti ringrazio, mi fa molto piacere sentire tutte queste belle parole, anche se fanno crescere smisuratamente il mio ego da autrice… cmq grazie mille!

Spero ti piaccia anche questo cappy, sono molto curiosa e aspetto la tua rec, un bacione grande! Nyssa

 

Falalula: beh, troppo smielato non poteva uscirmi perché, anche se sono romantica di natura, non fino a metterci una scena alla Charlotte Bronte con tanto di confessione tra la pioggia e amore impossibile, qui i miei personaggi sembrano combattere una guerra tutta loro col clima londinese che non gli va a genio, quindi addio atmosfera da film hollywoodiano.

Comunque sono felicissima di leggere tutte le cose che mi hai scritto e anche di sapere che non ho fatto fare a questi due delle riflessioni a caso… se non si fosse notato, mi piace parlare di quello che pensano perché i pensieri sono un universo che non conosce nessuno e, quindi, è bello tirare fuori quelli delle persone che per ultime sarebbero disposte a pubblicarli al mondo intero, penso che nel caso specifico quelli di Draco ed Herm siano piuttosto buffi.

Mai cosa fu più vera, l’orgoglio è quello che più di tutti domina le vite di questi due nella loro diversità.

Spero che ti piaccia il nuovo aggiornamento, aspetto di sapere presto, un bacio! Nyssa

 

Lord Martiya: sono felice che il capitolo non sia stato troppo sdolcinato, è una cosa a cui tengo e mi fa piacere di essere riuscita a rendere bene le emozioni di Hermione.

Se un po’ può consolarti, internet è stata una salvezza anche per me, so come ci si sente ad essere un poco come Herm… e stare soli è allo stesso tempo una fortuna ed una maledizione.

Ad ogni modo, mi fa moltissimo piacere sapere che “adori” questa fic, e anche di averti un po’ commosso, se è una cosa così rara mi rende orgogliosa, grazie mille, anche di avermelo detto =^_^=

PS: beh, se dovessi sempre attenermi alla storia originale probabilmente sarebbe più facile leggere un libro della Rowling, qui invece dell’originale si ha un po’ pochetto… abbiamo una coppia che più improbabile non si può, Silente vivo e vegeto che ha un passato pieno di spettri e scheletri e altri personaggi mai visti e mai usciti dalla penna della maestra, quindi può starci anche una famiglia Granger super impegnata eppoi, se proprio devo essere sincera, credo che il mio dentista sia più impegnato del segretario dell’ONU! Soprattutto se si considera che vive attaccato al cellulare con una segretaria che risponde per lui…

PS2: sono andata avanti con la lettura di negima, ad ogni tankobon che passa quella storia mi prende sempre di più, è davvero splendida!

 

Potterina_88_:  Sono molto molto contenta che la situazione fuori dal mondo che ho creato per la loro dichiarazione sia stata di tuo gradimento nonostante l’improbabilità e quel piccolo dettaglio che è il fatto che lui ha 10 anni  e lei 20, ma vabbè, grazie mille per i complimenti, sono orgogliosissima, prima o poi mi gonfierò come un pallone dalla boria.

Per quanto riguarda invece “consumare” questo benedetto amore, forse c’è da aspettare un poco, come si vede in questo cappy s’infittiscono i misteri, arriva Honor e bisogna un po’ raccontare la sua storia, no?

La storia dei braccialetti che tutti e due sapevano come levarseli ma che, alla fine, nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di farlo è un’idea a cui sono molto affezionata e, si può dire, è il primo embrione di questa fic, ovvero quello da cui è nato tutto il resto.

Draco è stato brutale a dire certe cose, ma non credo che Hermione avrebbe apprezzato di più una dichiarazione infiorettata di “ti amo da quando ti ho vista per la prima volta” o “sei bella come il sole” anche perché 1) è nuvolo e 2) in questa fic Herm non è un’autentica bellezza, è più una tipa ordinaria (esteriormente intendo).

Spero che il nuovo cappy ti piaccia, aspetto il tuo commento, un bacione! Nyssa

 

Herm83: bentornata! Sono felice di rivederti tra i miei lettori!

Eh già, sono successe un bel po’ di cosette e la fantomatica dichiarazione.

Perché un bambino di 10 anni? Beh, non so se c’è una risposta sensata, so che mi è uscito così e che mi sono detta fino alla fine di volerlo cambiare, ma poi l’ho lasciato tale. Spero di non aver rovinato i tuoi sogni romantici su questa fic e sulla coppia in particolare…

Comunque, come si vede in questo cappy, il bambino non è proprio l’onore dei Black, bensì un altro personaggio che non era ancora comparso fino ad ora (beh, prima o poi dovevo metterci qualcuno di mio…).

Honor assomiglia a Sirius, quindi ha un carattere niente male, mi piace parlare di personaggi del genere… e spero che anche a te piaccia la mia Honor e mi auguro che sia lo stesso anche con questo capitolo, quindi aspetto la tua prossima rec, a presto e un bacio! Nyssa

 

Lauwren: ero piuttosto combattuta se interrompere l’atmosfera o continuarla, poi ho scelto per la prima e sono felice che sia stata una decisione corretta, forse serviva davvero smorzare un po’ la tensione per non appesantire troppo.

Sono felice che il mio capitolo ti abbia commosso, sappi che ne sono orgogliosa, anche se non credevo di riuscire a trasmettere tutte queste emozioni, comunque anche io all’inizio ero un po’ dell’idea che Herm fosse da proteggere, poi però ho scoperto le Draco/Herm e da lì è nato l’inghippo che il primo da cui bisogna essere protetta è proprio quello che diventerà il futuro ragazzo/fidanzato/marito/protagonista eccetera. E ho dovuto voltare pagina e farmi delle nuove idee.

Beh, comprendo che ti abbia sconvolta, spero solo di non aver distrutto troppo la tua idea di dichiarazione romantica.

Mi auguro anche che ti piaccia il nuovo cappy quindi aspetterò di sapere che cosa mi dirai a proposito, ciao e un bacio! Nyssa

 

Giuliabaron: mi fa piacere sapere che hai tenuto nei preferiti la fic per tutto questo tempo e anche che tu l’abbia letta in così poco tempo… ammetto che a lungo andare deve sembrare un po’ un mattone, complimenti davvero!

Sono contenta che la storia ti piaccia, spero che continuerai a seguirla e mi auguro che anche tu continui a lasciarmi le tue recensioni! A presto, Nyssa

 

   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nyssa