Prefazione: tadaaaaannn!!!
Ecco a voi il tanto aspettato
ultimo capitolo!
Ok, scherzo, ma oggi è il primo
d’aprile, quindi uno scherzetto ci sta (vi informo che quel sicario che mi sta
puntando un fucile alla testa non è precisamente quello che considero un felice
pesce d’aprile…).
Ad ogni modo non vi
abbandonerò così presto; nell’altro cappy avevo detto
che siamo quasi alla fine, beh, non così tanto… quindi animo sereno che non vi
libererete di me così facilmente, anche perché, con tutto quello che ho in testa,
sto già progettando il tanto atteso seguito delle Relazioni.
Bene, vi lascio alla lettura
di questo capitolo alla 007, un bacione!
Nyssa
* * *
Un giorno era passato dalla
fantomatica dichiarazione che i due ragazzi si erano fatti in mezzo alla strada.
Hermione era scoppiata a
piangere subito dopo che Draco aveva finito di parlare, le aveva prestato il
fazzoletto e poi, per mano, l’aveva riaccompagnata a casa.
In quel momento avrebbe
voluto avere di nuovo diciotto anni per poterla
prendere liberamente in braccio e baciarla senza problemi, ma erano nelle
strade di Londra e se solo avesse provato a fare una cosa del genere con le
sembianze da bambino che si ritrovava, probabilmente qualcuno avrebbe chiamato
la polizia, e, chiaramente, era da depennare la possibilità di riuscire a
sollevarla.
Per quasi tutta la notte,
Hermione era rimasta a guardare la testolina bionda che la stava abbracciando
nel sonno, quasi avesse paura che fuggisse di nuovo… non poteva dargli torto,
dopotutto…
Gli aveva accarezzato i
capelli per ore sentendosi più una mamma che una ragazza, senza riuscire a
prendere sonno dopo quanto accaduto: era impensabile che Draco Malfoy avesse
detto quelle cose proprio a lei!
Ok, forse non erano del tutto la dolcezza fatta persona
e, probabilmente, distavano mille miglia dall’idea di dichiarazione romantica
che la maggior parte delle ragazze ha, soprattutto se
si tratta della prima che si riceve nella propria vita, ma se si sommava che
erano arrivate dopo che lei aveva davvero fatto di tutto per scoraggiarle, beh,
avevano un sapore tutto diverso.
E, tuttavia, non erano
zuccherine, avevano lo strano gusto un po’ acerbo della frutta ancora verdina,
colta forse troppo presto.
Ma c’era davvero da
aspettarsi di più?
Pure lei non aveva scherzato
con certe cose, la sua piazzata in mezzo al bar sarebbe rimasta negli annali
come la figura più umiliante che potesse fare, soprattutto se il suo
interlocutore era una certa serpe bionda di sua conoscenza.
Quindi, cosa volere di più?
Si erano fatti violenza per dirsi quelle cose perché, lo sapeva, erano due
persone che i sentimenti non li distribuiscono così, due persone che hanno
sofferto troppo per dare liberamente la propria fiducia.
Un po’ meno fiducia nel
mondo, però, l’aveva avuta quella mattina quando, al
posto del bambinetto di dieci anni, si era ritrovata
tra le braccia un Draco Malfoy versione diciottenne.
C’era mancato poco che
tirasse un grido per lo spavento e cadesse giù dal letto da tanto era rimasta
shockata, evidentemente gli effetti della pozione che li aveva colpiti si
stavano diradando perché sempre più spesso lui assumeva le sue sembianze
originali.
Da una parte era un bene
perché così, presto, sarebbero tornati a scuola e non si sarebbero dovuti
preoccupare di tenere nascosta la cosa o di fare attenzione agli improvvisi
sbalzi d’età che li colpivano.
Dall’altra, però, le
dispiaceva dover rinunciare per sempre a quegli attimi trascorsi insieme, a
quei momenti dove c’erano solamente loro due.
La cosa più preoccupante,
però, al momento era quel ghigno beffardo che lui sfoggiava nel sonno.
* * *
Erano fuori della biblioteca,
di nuovo, e la follia più grande della loro vita stava per essere compiuta.
Draco, con i capelli tinti di
scuro e lo sguardo più crucciato che gli avesse mai visto, si stava fumando
quella che aveva affettuosamente indicato come “l’ultima sigaretta”; il tono
con cui l’aveva detto le ricordava molto l’ultimo favore che si concedeva ad un
condannato a morte.
Sorrise colpevole, lei non
era certo il coraggio fatto persona…
Al momento, nonostante fosse
stata lei a insistere tanto per tornare lì, aveva paura come un bambino del
buio e quel posto sembrava buio parecchio…
Due ragazzine che indossavano
l’uniforme della scuola privata proprio fuori Londra, quella che avrebbe dovuto
frequentare anche lei se non fosse stata una strega, si fermarono a guardare
con occhi adoranti la serpe accanto a lei.
Avvertì una punta d’invidia
nei suoi confronti, sia perché le persone lo ritenevano speciale al primo
sguardo e sia perché era gelosa, gelosa e
maledettamente gelosa.
Si costrinse a guardare
altrove prima di commettere un omicidio; Draco, dal canto suo, ghignò sadico
come sempre e si premurò di metterle una mano sulle spalle e condurla
galantemente all’interno.
Le studentesse probabilmente
sarebbero andate a gettarsi dal Ponte di Londra come nella più classica
tradizione Romantica inglese, Dickens avrebbe fatto
follie per assistere alla scena!
* * *
L’interno era esattamente
come l’avevano lasciato: tavoloni sgombri, scaffali colmi di tomi, laureandi
che passeggiavano al piano superiore tra i testi specifici della loro facoltà.
Non uno studente era seduto
in sala consultazione, il che, forse, era un bene. Il pannello mobile che
immetteva all’ingresso della vecchia cisterna dell’acqua, nascondiglio dei mangiamorte, era opaco come sempre e sigillato.
Il biondo percepì il battito
accelerato del cuore mentre la trascinava per un
polso: aveva l’aspetto di una statua di ghiaccio, ma sotto sotto
doveva avere una paura non da poco…
La comprendeva, in fondo,
mettere piede in quei luoghi è qualcosa di traumatico, soprattutto dopo aver
visto l’aspetto sciupato di Nicholaa e di quel
bambino che teneva con sé.
Chissà chi era, poi… non
aveva saputo che i Parkinson aspettassero un nuovo
figlio, eppure la notizia sarebbe dovuta essere di dominio pubblico già da
prima che lui lasciasse
Era davvero figlio loro?
Qualcosa gli disse di no: che
fosse LUI quello che dovevano tenere in vita fino alla morte di Silente?
Possibile? Ma perché? Perché
proprio quel bambino innocente?
Cosa aveva a che fare quella
creatura con quel gruppo di pazzi assatanati? Assolutamente nulla!
Era un mago? Un babbano? Un maganò?
Era troppo piccolo per
riuscire a percepirlo, chissà…
E tuttavia, sapeva che non
aveva nulla a che spartire con i seguaci di Lord Voldemort,
quindi, perché stava là sotto?
E perché Nicholaa
sembrava così depressa?
Nicholaa era tanto di più differente da sua figlia avesse mai
visto: se la madre era pallida e dai capelli chiari, la rampolla dei Parkinson era una ragazza dai capelli neri e gli occhi
scuri, dunque, come potevano essere madre e figlia?
Nicholaa era, forse, l’unica anima davvero buona tra tutti
loro, non aveva scelto di entrare tra i mangiamorte,
l’avevano semplicemente costretta.
Fin dall’adolescenza era
stata tiranneggiata dal cognato e poi, dato che questi era il capofamiglia,
costretta ad entrare nella setta assieme a suo marito. Non partecipava alle
riunioni perché dicevano che era una donna debole ed era disprezzata da tutti
perché non poteva parlare.
Ricordava una scena, quando
era bambino, di un gruppetto di seguaci che la insultava per i corridoi di
Malfoy Manor dandole della sgualdrina… povera Nicholaa, lei che era così buona, bistrattata fino ad
essere insultata come una meretrice…
Probabilmente l’avrebbero
picchiata se sua madre non fosse comparsa dal nulla in quello stesso momento,
mettendo in fuga i bulli. Non avrebbe saputo dire se a fare più paura ai tre
fossero stati gli occhi gelidi di Narcissa o lo strapotere che
Se avesse potuto,
probabilmente si sarebbe scusata per ore, ma dato che
quell’abilità le era preclusa, si era prostrata a terra, inginocchiandosi e
baciando la veste di sua madre. Quella era l’unica volta in cui Narcissa era
stata davvero in difficoltà, non sapendo come agire di fronte alle scuse, e non
ai ringraziamenti, di quella ragazza.
Quanto aveva a quel tempo?
Una ventina d’anni, probabilmente, ma ne dimostrava molti meno; ancora adesso,
se non fosse stata così smagrita e sporca, probabilmente la gente per strada le
avrebbe dato sedici o diciassette anni.
Nicholaa era un angelo caduto che aveva avuto la sfortuna di
incontrare quello stronzo di Cassius
Parkinson e di avere una figlia che la maltrattava
quanto gli altri e si vergognava della splendida madre che le era toccata in
sorte.
L’unica sua fortuna, molto
probabilmente, era stata di sposare Lynwood.
Se quei due si fossero
conosciuti in circostanze diverse, probabilmente il loro sarebbe stato l’amore
che ogni ragazza sogna: si somigliavano parecchio, sia caratterialmente che
fisicamente, entrambi minuti, entrambi dalle fattezze un poco infantili.
Lynwood Parkinson aveva gli stessi
capelli di sua figlia e gli occhi nocciola: da dove erano arrivati, allora, gli
occhi neri di Pansy?
Nicholaa non aveva neppure terminato gli studi
quando l’avevano costretta a sposare Lynwood,
eppure sapeva che era stata una studentessa in gamba, la cocca della
professoressa Sinistra.
Ma gli affari privati
trascendono dalle competenze della scuola e, probabilmente, anche se non erano
d’accordo, Silente e gli altri professori avevano dovuto lasciare che quei due venissero indirizzati da quell’orrendo destino, manipolati
da Cassius. E poi, probabilmente, erano stati
costretti ad assistere impotenti al triste declino dei Parkinson,
quel declino a cui il capofamiglia inneggiava come
alla “rinascita” della casata.
Era anche per lei che stava
ritornando là sotto, perché, se c’era stato uno e un unico sorriso nella storia
della cerchia dei mangiamorte, era stato il sorriso
di Nicholaa.
Se c’era stato un sorriso
dolce, nella sua vita, era stato quello di Nicholaa.
Non di sua madre né di suo
padre, non di Pansy o di zia Bella, solo quello di
una donna che non aveva nessun motivo per sorridere, eppure lo faceva
ugualmente e incideva quel ricordo nel granito.
Era questo che la rendeva una
persona speciale, che l’avrebbe resa immortale nella memoria.
Avrebbe salvato quel bambino,
fosse solo perché lei glielo aveva chiesto.
* * *
Il tunnel di accesso al covo
era buio pesto, umido e scivoloso come il giorno prima; c’erano squittii sinistri
che si propagavano per le pareti, probabilmente i topi abitavano quei
sotterranei dimenticati.
Piccoli fuochi fatui
ballavano intorno a loro, rischiarando la strada come la volta prima.
Era stupido credere che non
li avrebbero scoperti, non era in grado neppure di
pensarlo: avrebbero dovuto combattere, questa volta, forse uccidere per non
essere uccisi.
Era quella la stirpe degli
angeli caduti, coloro che perseguono il bene, facendo
il male.
Coloro che uccidono per il
bene, quelli che non hanno paura di una Avada Kedavra, sia di riceverla
che di lanciarla perché sanno bene che cosa li aspetta in ogni altro caso.
La stirpe degli angeli caduti
vedeva uomini e maghi dall’anima nera; non Potter ne faceva parte né Lenticchia
Weasley e neppure la mezzosangue.
Era la stirpe mai nata,
legata solo dall’anima nera che racchiudeva quelli come lui, Draco Malfoy, e Nicholaa,
Che cosa si prova a stare
affianco di una persona dall’anima bianca?
Una grande invidia perché
nessuno nato nel Male può permettersi di mantenere la propria anima bianca.
Ma chi nasce nel Male e
sceglie di rinnegarlo, non può pulire il nero che l’ha sporcato ed entra nella
stirpe degli angeli caduti.
Quando lui stava affianco
della mezzosangue, sentiva un forte senso di invidia, ma anche di gelosia nei
suoi confronti.
Se da una parte la odiava per
nascita fortunata, fuori da quel mondo torbido,
dall’altra voleva a tutti i costi che quell’anima immacolata rimanesse tale.
Hermione Granger era nata nel
fango e il suo sangue era sporco, ma non la sua anima.
Avrebbe protetto Hermione
Granger per quanto poteva, ma, soprattutto, avrebbe fatto sì che l’anima
rimanesse candida.
* * *
Il bivio che conduceva nelle
tre stanze mai esplorate era allo stesso punto di dove l’avevano lasciato e,
allo stesso modo, presero il sentiero che avevano già imboccato la prima volta.
Tastando la parete con la
mano sinistra, impugnò saldamente la destra e mosse un piede davanti all’altro,
uno dopo l’altro, finché la luce del candelabro nella cisterna non fece
spegnere i fuocherelli.
Si appostarono dietro
l’angolo e sbirciarono all’interno della stanza circolare.
Vuota.
Il tavolo a tre gambe,
traballante, stava sempre addossato alla parete, ma la cesta non c’era più.
In compenso, riverso sul
pavimento, stava un corpo minuto, raggomitolato in posizione fetale, in un lago
di sangue.
Buttando ogni precauzione e
riconoscendo Nicholaa, Draco le si
accostò, girando quello che a prima vista poteva essere solo un
cadavere.
Hermione lo seguì subito
dopo.
Guardò i capelli biondi,
sporchi, probabilmente era morta.
I capelli a boccoli color
cioccolato della mezzosangue ondeggiarono attirando l’attenzione: no.
NO.
NO!
Si alzò in piedi, stringendo
fino a farsi male il legno della bacchetta.
Gli occhi saettarono intorno,
alla ricerca dello stesso passaggio dove il giorno prima lei era comparsa.
-
Portala al San
Mungo
Fu tutto quello che disse.
Hermione provò a ribattere,
ma si spaventò al vedere quanto il grigio degli occhi di lui fosse
diventato scuro e la sua espressione minacciosa: che cosa voleva fare
Draco?
-
Ma…
Non aveva mai avuto tanta
paura, ma non del nemico, bensì dei suoi amici.
E in quel caso non c’era
altro da fare perché lui non l’avrebbe fatta rimanere.
Voleva uccidere per Nicholaa?
Sarebbe stata disposta ad
assistere alla scena, non poteva cacciarla, non dopo che era stata lei a
insistere per tornare!
Eppure…
Eppure, senza sapere perché,
alleggerì il corpo già poco pesante di lei e se lo caricò in spalla, imboccando
il corridoio da dove erano appena arrivati.
In quel momento non riusciva
a fare altro; ancora nulla era successo e già i sensi di colpa la stavano
tormentando.
-
Ci rivedremo,
vero, Draco? – gli domandò titubante sulla soglia dell’uscita
-
Non lo so. Se
morirò allora mai più.
-
Ma…
Lui scosse il capo
-
Gli angeli caduti
vanno all’Inferno, tu andrai in Paradiso. Ma vedi di non morire troppo presto.
E detto questo, le voltò la
schiena, in modo che lei non gli chiedesse altro.
Non voleva perderlo, non
poteva!
Si erano TROVATI da così poco
tempo che sarebbe stato un peccato…
Proprio adesso che finalmente
si fidavano, proprio adesso che avevano messo da parte l’orgoglio… era stata
tutta colpa sua, sua e delle sua voglia di tornare là
sotto a prendere quel bambino.
No, no no, non doveva morire!
Gli angeli caduti vanno all’Inferno.
Belle parole consolatorie da
dirle quando stava così male!
* * *
L’apertura dalla quale Nicholaa era comparsa il giorno prima
era lì dove ricordava, non la poteva vedere, ma sapeva che stava proprio in
quel punto.
Aveva visto tutti i rifugi
dei mangiamorte e, anche se non quello nello
specifico, erano fatti tutti allo stesso modo, come i castelli normanni, visto
uno si sono visti tutti.
Si guardò attorno,
preoccupato, Hermione aveva finalmente ceduto, ma l’essere di nuovo solo non lo
aiutava come sperava e, tuttavia, gli infondeva il coraggio di andare avanti:
se fosse successo qualcosa, si sarebbe fatto male solo lui.
Strano, poi, che le meduse
verdi del giorno prima, quelle che i maghi chiamano Groene geest non fossero più a fluttuare per la
cisterna, dove erano finite? E perché la madre di Pansy
era in quelle condizioni? Come mail la cesta col bambino non stava più lì?
Troppe, troppe domande a cui avrebbe voluto dare delle risposte per facilitarsi un
poco il cammino, un cammino che aveva chiodi conficcati in ogni mattonella.
La porta del passaggio
segreto si aprì di scatto alla pronuncia della parola d’ordine, se si fosse
potuto vederla ironicamente, si sarebbe detto che i mangiamorte
fossero piuttosto prevedibili… ma bisognava
concedergli che, nel caso li si avesse incontrati, probabilmente non si avrebbe
avuta la possibilità di andare a urlare al mondo la fantomatica parolina che
apre tutte le porte.
Il cunicolo era diverso da
quello di accesso, asciutto e illuminato da torce alle pareti. Era stretto e
antico e non si sapeva dove conduceva, né se ci fossero
trappole ad attenderlo.
Oltre il bagliore delle
torce, l’alto soffitto a botte era scuro, come se non si vedesse da dove
nasceva, le pietre che formavano i muri avevano un caratteristico colore
rossiccio e non erano scivolose come le altre, evidentemente era un passaggio
usato spesso perché di certo ai seguaci di Voldemort
non piaceva molto fare capitomboli per colpa dell’umidità.
Al termine del tunnel si
apriva una stanzetta quadrata, grossa appena poco più di uno stanzino delle
scope.
Dall’altro filtrava della
luce che, tuttavia, non riusciva a cancellare quella sensazione di morte che si
percepiva intorno.
Strinse di più la bacchetta
ed entrò del tutto nel vano; al centro era un tavolo quadrato come quello delle
cucine babbane, simile a quello che lui e la
mezzosangue utilizzavano a casa di Raymond e sul
tavolo era appoggiato un fagotto dentro una cesta.
Il bambino!
Mosse tre passi che lo
portarono a meno di un metro dal ripiano di legno e fece per allungare la mano
e prendere le maniglie per fuggire quando una voce spettrale gli fece gelare il
sangue nelle vene
-
Fermo.
Neppure il tempo di sbattere
le ciglia che una figura si era materializzata nel poco spazio che separava il
biondo dal bambino.
Draco guardò la sua mano
protesa e alzò di poco gli occhi, scrutando la sagoma grigia apparsa dal nulla,
poteva vederci attraverso: era un fantasma.
Spaventato alzò gli occhi per
incontrare il viso di quello che doveva essere uno spirito come il Barone
Sanguinario, Nick-quasi-senza-testa
o
Il fantasma stava sicuramente
fluttuando ad una certa altezza da terra, visto che il volto era piuttosto in
alto, il mento appuntito ma delicato e indossava abiti strani con maniche a sbuffo
e una gonna molto lunga, le mani erano giunte sul grembo: non poteva vederle
gli occhi.
La sconosciuta, perché senz’altro
di una femmina si trattava, portava un copricapo ancora più stravagante dalla
forma vagamente cilindrica con un risvolto piegato all’ingiù che le copriva
completamente gli occhi.
Boccheggiò appena, temendo di
essere di fronte ad uno degli strani acquisti dei mangiamorte,
la donna però non disse nulla mentre lui la esaminava
con lentezza esasperante, riconoscendovi qualcosa di familiare.
-
Sei un mangiamorte? – le domandò ritraendo la mano e stringendo la
bacchetta
La bocca sottile si arricciò
in un ghigno di sprezzo
-
Non vuoi sapere
chi sono?
-
È necessario?
-
Direi di sì
-
Draco Lucius Malfoy? – chiamò una voce cavernosa fin troppo
familiare alle sue spalle prima che il fantasma riuscisse
a dire il proprio nome
Fenrir Greyback era sulla soglia
di un altro passaggio a muro e ghignava in maniera terrificante all’indirizzo
del ragazzo, quasi atterrito.
D’accordo, non era il momento
di farsi prendere dal panico, doveva agire e agire subito.
E salvare il fanciullo.
-
Lasciami prendere
il bambino – disse piano alla ragazza
-
So chi sei, Draco
Malfoy – annuì convinta – anche se ti immaginavo un
po’ diverso
-
Non credo sia il
momento di tirare fuori le fotografie – fece notare – se sei una mangiamorte levati dai piedi e se non lo sei, beh, levati
lo stesso!
E allungando la mano oltre di
lei, trapassandola, afferrò le maniglie della cesta e, voltandosi
immediatamente, imboccò il corridoio da dove era appena giunto.
Avvertì sopra di sé la figura
grigia dello spirito che volava oltre la sua testa e pregò che non volesse
bloccargli la strada perché quello non era senz’altro il momento adatto.
-
Vedi di fare in
fretta, ragazzino, non posso trattenerlo molto
Fece notare la tizia ancora
sconosciuta planando dietro la sua schiena.
In quel momento Draco si
ricordò che il fantasma non era, al momento, l’unico problema, ma c’era anche
un certo lupo mannaro particolarmente feroce e dall’umore decisamente nero che
gli dava la caccia perché aveva tradito l’ordine, oltre che perché stava
rapendo il prezioso sacrificio umano di quella setta di pazzi.
Vide il fondo del corridoio e
sentì un’esplosione dietro le spalle, s’impose di non voltarsi, felice che il
fantasma, al momento sua alleata, non si facesse male
con certi incantesimi.
Giusto, ma i fantasmi
potevano fare incantesimi?
Aveva studiato di no, perché
quello invece era capace?
Beh, qualunque fosse la
risposta, sempre che fosse stata LEI a lanciare la magia, non era il momento di
dilungarsi, aveva problemi urgenti, come, ad esempio, uscire indenne da quel
labirinto.
Una figura incappucciata
comparve d’improvviso dall’ingresso della cisterna, non riconobbe chi era, ma
preparò uno spell delay in caso
l’attaccasse.
Accidenti! Ripeté mentalmente
a se stesso, non c’era qualcosa di un po’ meno drastico di una
Avada Kedavra?
Maledetti mangiamorte
che ci andavano sempre pesanti… perché non gli avevano insegnato qualcosa di
meno distruttivo? Uccidere l’avversario, in quel momento e con la coscienza
formato Granger che si ritrovava non era decisamente la cosa più saggia…
Ok, uno, due, e tre
-
Sectumsempra!
Cazzo se era ridotto male, addirittura ad usare il sectumsempra…
Hermione doveva avergli fatto il lavaggio del cervello in quelle giornate, fino
a due settimane prima non avrebbe avuto così tanta esitazione a lanciare una
qualsiasi delle maledizioni senza perdono… se continuava così sarebbe finito
come San Potty ad usare solo quel maledettissimo protego ed expelliramus!
Vabbè, anche quelle erano riflessioni che era meglio
destinare a momenti più indicati, come, per esempio, all’eterna attenzione che
avrebbe potuto dedicargli quando fosse stato a sua
volta vittima di una delle tre maledizioni.
Vide l’uscita e pregò che il
bambino che sbatacchiava nella borsa non fosse caduto per strada durante la
fuga e… poi?
Che avrebbe fatto poi?
Accipicchia, dove poteva
rifugiarsi? Se fosse tornato all’attico e non avesse messo protezioni, i mangiamorte l’avrebbero trovato in poche ore, soprattutto
se sapevano che era ancora a Londra.
Doveva trovare un incantesimo
di protezione del luogo, ma… quale?
Beh, per il momento si
sarebbe accontentato del Salvio Hexia poi… chissà…
Spinse rapidamente la porta e
si ritrovò nel salone della biblioteca, studenti non ce n’erano.
Richiuse rapido l’uscio e lo
bloccò.
Non avrebbe retto molto… e
se… se…
Mise via la bacchetta e prese
fiato.
Non l’aveva detto a Hermione,
ma più il tempo passava e più gli effetti della Persecuzione dell’Inferno diventavano devastanti e ravvicinati…
Sapeva che il Fuoco che
Brucia in Eterno era una magia da usare con parsimonia e che negli ultimi tempi
l’aveva invocata già una volta, ma se serviva a qualcosa, allora meglio che
morisse lui che qualche innocente, no?
-
Flame Eternum Brennen
L’attimo dopo, lo avvertiva,
oltre la porta si era eretto un muro di fuoco.
Non sarebbe servito a molto,
soprattutto se quel maledetto rifugio aveva più ingressi, ma intanto bastava a
dargli tempo.
Un altro respiro, sentì il
cuore battere in maniera aritmica, avvertì le gambe farsi deboli, no, no e
ancora no, non doveva cedere adesso, aveva ancora due cose da fare:
smaterializzarsi e richiamare l’incantesimo di protezione per i luoghi.
Certo che certe magie le
sceglievano apposta per la gente che stava male…
Chissà poi cosa stava facendo
Hermione, probabilmente era al San Mungo con Nicholaa,
se non altro erano salve entrambe…
Detto fatto, un istante e
stava già nel soggiorno.
Si guardò intorno
riconoscendo l’ambiente familiare e Hermione.
Eh no, che cazzo, ma che ci faceva la mezzosangue lì? Doveva essere
lontana mille miglia, fuori dalla portata dei mangiamorte!
Se avesse avuto più forze
l’avrebbe insultata per la sua stupidità, e dire che qualcuno sosteneva che era
una persona intelligente… ma quale persona
intelligente decideva volutamente di farsi ammazzare?
E perché adesso gli stava
tenendo la mano come ad un invalido?
-
Sto bene – grugnì
arrabbiato con lei, posando la cesta sul pavimento
L’espressione truce di lei
gli disse che non gli credeva, beh, un accidente! Non doveva neppure essere lì!
Beh, però se le cose andavano
così, che gli desse una mano al posto di fare la crocerossina, tanto morto per
morto…
-
Richiama il Salvio Hexia e
fallo in fretta, mezza Londra ci sta cercando e non voglio farci una festa di compleanno
Non aveva apprezzato il suo
umorismo, decisamente fuori luogo, ma non gli piaceva che lo vedesse
così debole e vulnerabile, dopotutto, non stava poi così male… solo non si
reggeva in piedi ed ansimava come un cavallo… e certo la febbre che gli saliva
non era determinata dallo sforzo fisico appena fatto.
Per non parlare della
vergogna di aver lanciato addirittura uno schifosissimo Sectumsempra! Lì sì che c’era da
schiattarci!
Spostò le iridi celesti su di
lei che, con la bacchetta in pugno, richiamava magistralmente una delle fatture
più difficili. L’espressione seria non fece una piega, l’ultima cosa che
ricordava, però, era un sorriso dolcissimo che gli aveva rivolto.
* * *
Quando riprese conoscenza, il
soggiorno dell’attico si presentò davanti a lui in tutta la sua piccolezza.
Si voltò su un fianco e
scorse l’abito bianco e sporco di Nicholaa sul letto
assieme alla sua proprietaria; la bionda madre di Pansy
pareva un bellissimo cadavere dormiente, sorridente
nel sonno, quieto.
Girò la testa dall’altra
parte e vide la mezzosangue in piedi che reggeva un vassoio, dietro di lei il
fantasma che aveva incrociato nel cunicolo del rifugio dei mangiamorte.
La ragazza gli porse un
vassoio con una tazza di tè caldo, lui prese la porcellana e annusò la bevanda,
sarebbe stata senz’altro migliore allungata con un po’ di cognac, ma la Granger
era una delle puriste del tè e senz’altro non avrebbe permesso che qualcuno
infangasse così la sacra bevanda inglese.
Il pensiero del bambino tornò
rapido alla sua memoria
“Dov’è?” fu una domanda non
fatta, ma che lei interpretò comunque, mostrandogli il baule con
all’interno alcune coperte e, avvolto in un plaid, il piccolo capro
espiatorio dei seguaci di Voldemort.
-
Come sta Nicholaa?
-
Ha molte brutte
ferite, ma si riprenderà – commentò lei lanciando un’occhiata alla giovane
donna assopita
-
E lei cosa ci fa
qui? – chiese poi, indicando il fantasma che fluttuava
-
Ehm… - quella era
una risposta che non sapeva dare, anche perché, in linea teorica, anche ai
fantasmi era precluso l’accesso alle aree protette dal Salvio Hexia, quindi, come e chi era?
La donna fantasma ghignò in maniera
stranamente familiare, come aveva fatto la prima volta, gli occhi ancora
coperti dalla veletta rigida che le impediva la visuale, c’era da chiedersi
perché la indossasse…
-
Chi sei? – indagò
il biondo disfacendosi della tazzina
-
Io sono colei che
state cercando, l’Onore dei Black.
-
Perché, ne hanno
mai avuto uno? – frecciò lui sarcastico, molto scettico
-
No – una risposta
semplice, una verità – infatti sono un fantasma
Una cosa intelligente,
finalmente qualcuno che ammetteva che
-
Il mio nome –
continuò la sconosciuta – è Vesper Lyndt, ma sono una Black
-
Non ricordo
nessuno con questo nome, nell’albero genealogico – intervenne Hermione.
La donna, o forse la ragazza,
proiettò sulla parete la figura ramificata delle parentele Black, sempre
continuando a ghignare
-
Non mi è stato
concesso neppure di essere segnata sull’albero – specificò – il mio posto è qui
– aggiunse poi, toccando con il dito la parete e attraversandola appena, la
bella mano fine, fasciata dall’abito lungo e grigio indicava una casella
accanto a Sirius Black e a Regulus
Black
-
Sei la moglie di
uno di loro due? – chiese ancora la Caposcuola, la ragazza fece cenno di no
-
No, io sono la
sorella gemella di Sirius. Il mio nome è Honor Black.
* * *
Spazio autrice:
e rieccomi a rompere, come sempre, allora, che mi
dite di questo aggiornamento?
Come era successo nell’altra
storia, cominciano a comparire le tanto sospirate parentele
maledette: abbiamo conosciuto la sorella di Silente, l’uomo che l’ha
violentata, la storia di Albus e adesso compare la
misteriosa sorella gemella di Sirius.
Beh, un gemello doveva
esserci, c’è in ogni mia storia, quindi anche qui, non siatene troppo sorpresi,
è solo una delle mie tante fissazioni (una delle molte, almeno).
Honor è un personaggio ambiguo di cui parlo con difficoltà
perché, caratterialmente, assomiglia molto a suo fratello, solo che un Sirius in gonnella mi sembra più qualcosa da Baistrocchi che altro… ad ogni modo è un personaggio molto
sulle sue che approfondirò nei prossimi cappy.
Nel frattempo spero che vi
piaccia anche questo cappy, me lo auguro davvero!
Ditemi cosa ne pensate,
aspetto le vostre recensioni, un bacione!
PS: probabilmente qualcuno
avrà riconosciuto il nome che Honor pronuncia, Vesper Lyndt, come sua altra
identità; alle spiegazioni arriverò dopo ma, sì, l’ho
preso dal libro/film di Fleming “Casino Royale” dove Vesper Lyndt è, appunto, la prima bond-girl
della storia, prima ancora di Theresa.
Sono molto affezionata a
questo nome, più perché mi piace che per il personaggio, ma mi sembrava che
fosse calzante per una come lei… ecco, fine della
piccola tediosa spiegazione sul nome di Honor.
PS2: l’idea che ho io di Honor
è simile alla carta del silenzio di Card Captor
Sakura o almeno nella parte che riguarda il viso, spero di non aver confuso di
più le idee.
Giolabella:
non preoccuparti, ti capisco benissimo, anche per quanto mi riguarda ogni tanto
scrivere una recensione è un’impresa faraonica, ma sperimentando come si sta
dall’altra parte, trovo mio dovere morale fare da brava commentatrice, quindi
mi ci metto d’impegno con tempo tra le mani e scrivo per tutti quei bravissimi
autori e autrici che pubblicano le loro opere.
Sono molto felice che la mia
storia ti abbia fatto fare questa eccezione, ti ringrazio moltissimo e anche
per tutti i bei commenti che mi hai fatto!
Per quanto riguarda Herm, parlare di lei non è facile, ma mi piace guardare un
po’ oltre lo specchio, nessuno è solo quello che sembra… per la scenetta
sdolcinata, invece, avevo una voglia matta di scriverla ad un altro modo, ma
penso che sia stato meglio così.
Ehehe, non sei molto in buone mani se ti affidi proprio a
me per i misteri da svelare, la mia specialità è crearli, non risolverli, ad
ogni modo spero di non deludere le tue aspettative e mi auguro di vederti
presto e di nuovo tra i recensitori, anche solo per
dire come è il cappy.
Ciao e un bacio! Nyssa
Vavva:
tranquilla, col cappy precedente non stavo tentando
di sbarazzarmi di qualche lettore per eccesso di saccarosio, o almeno spero di
non esserci riuscita, comunque tranquilla, non ho intenzione di piantare la fic, ho troppe idee da mettere giù (quelle purtroppo non
mancano mai >_>).
Sono felice che l’idea di
inframmezzare la narrazione con qualcosa di più soft sia stata accolta bene,
ero un po’ preoccupata di rovinare il ritmo, ma dopotutto DOVEVO far progredire
un pochetto quella benedetta relazione, sennò al
centottantesimo capitolo siamo ancora qui ad aspettare e non so se io stessa
reggerei fino a quel punto XP
Ehehe, ha fatto uno strano effetto anche a me scrivere di
una dichiarazione tra due persone così diverse dall’originale, ma dopotutto
bisogna sempre provare cose nuove, quindi ho tentato anche l’impossibile e
improbabile.
Spero che ti piaccia anche
questo capitolo mistery, quindi aspetto con ansia la
tua prossima recensione!
Un bacione
grande, Nyssa
Shavanna:
beh, sono felice che non sia sembrato solamente una melensa minestra
zuccherina, non credo che avrei retto alla cosa. Draco
ed Herm sono venuti un po’ così, soprattutto se si
considera che lui aveva 10 anni e lei più di 20, ma… non ho avuto il coraggio,
prima di pubblicare, di cambiare il tutto, quindi mi fa piacere sapere che non
è uscita una schifezza.
Tranquilla, verso la fine sì,
ma non così vicini… ho scritto di due cappy avanti e
ancora non ho accennato a niente che riguarda fine, quindi animo! Non voglio
più uccidere nessuno con queste notizie a sorpresa…
Ti ringrazio, mi fa molto
piacere sentire tutte queste belle parole, anche se fanno crescere
smisuratamente il mio ego da autrice… cmq grazie
mille!
Spero ti piaccia anche questo
cappy, sono molto curiosa e aspetto la tua rec, un bacione grande! Nyssa
Falalula:
beh, troppo smielato non poteva uscirmi perché, anche se sono romantica di
natura, non fino a metterci una scena alla Charlotte Bronte
con tanto di confessione tra la pioggia e amore impossibile, qui i miei
personaggi sembrano combattere una guerra tutta loro col clima londinese che
non gli va a genio, quindi addio atmosfera da film hollywoodiano.
Comunque sono felicissima di
leggere tutte le cose che mi hai scritto e anche di sapere che non ho fatto
fare a questi due delle riflessioni a caso… se non si fosse notato, mi piace
parlare di quello che pensano perché i pensieri sono un universo che non
conosce nessuno e, quindi, è bello tirare fuori quelli delle persone che per
ultime sarebbero disposte a pubblicarli al mondo intero, penso che nel caso
specifico quelli di Draco ed Herm siano piuttosto
buffi.
Mai cosa fu più vera,
l’orgoglio è quello che più di tutti domina le vite di questi due nella loro
diversità.
Spero che ti piaccia il nuovo
aggiornamento, aspetto di sapere presto, un bacio! Nyssa
Lord Martiya: sono felice che il capitolo non sia stato troppo
sdolcinato, è una cosa a cui tengo e mi fa piacere di
essere riuscita a rendere bene le emozioni di Hermione.
Se un po’ può consolarti,
internet è stata una salvezza anche per me, so come ci si sente ad essere un
poco come Herm… e stare soli è allo stesso tempo una
fortuna ed una maledizione.
Ad ogni modo, mi fa
moltissimo piacere sapere che “adori” questa fic, e
anche di averti un po’ commosso, se è una cosa così rara mi rende orgogliosa, grazie mille, anche di avermelo detto =^_^=
PS: beh, se dovessi sempre
attenermi alla storia originale probabilmente sarebbe più facile leggere un
libro della Rowling, qui invece dell’originale si ha
un po’ pochetto… abbiamo una coppia che più
improbabile non si può, Silente vivo e vegeto che ha un passato pieno di
spettri e scheletri e altri personaggi mai visti e mai usciti dalla penna della
maestra, quindi può starci anche una famiglia Granger super impegnata eppoi, se
proprio devo essere sincera, credo che il mio dentista sia più impegnato del
segretario dell’ONU! Soprattutto se si considera che vive attaccato al
cellulare con una segretaria che risponde per lui…
PS2: sono andata avanti con la lettura di negima, ad ogni tankobon che
passa quella storia mi prende sempre di più, è davvero splendida!
Potterina_88_: Sono molto molto contenta
che la situazione fuori dal mondo che ho creato per la loro dichiarazione sia
stata di tuo gradimento nonostante l’improbabilità e quel piccolo dettaglio che
è il fatto che lui ha 10 anni e lei 20,
ma vabbè, grazie mille per i complimenti, sono
orgogliosissima, prima o poi mi gonfierò come un pallone dalla boria.
Per quanto riguarda invece
“consumare” questo benedetto amore, forse c’è da aspettare un poco, come si
vede in questo cappy s’infittiscono i misteri, arriva
Honor e bisogna un po’ raccontare la sua storia, no?
La storia dei braccialetti
che tutti e due sapevano come levarseli ma che, alla fine, nessuno dei due ha
mai avuto il coraggio di farlo è un’idea a cui sono
molto affezionata e, si può dire, è il primo embrione di questa fic, ovvero quello da cui è nato tutto il resto.
Draco è stato brutale a dire
certe cose, ma non credo che Hermione avrebbe apprezzato di più una
dichiarazione infiorettata di “ti amo da quando ti ho
vista per la prima volta” o “sei bella come il sole” anche perché 1) è nuvolo e
2) in questa fic Herm non è
un’autentica bellezza, è più una tipa ordinaria (esteriormente intendo).
Spero che il nuovo cappy ti piaccia, aspetto il tuo commento, un bacione! Nyssa
Herm83:
bentornata! Sono felice di rivederti tra i miei lettori!
Eh già, sono successe un bel
po’ di cosette e la fantomatica dichiarazione.
Perché un bambino di 10 anni?
Beh, non so se c’è una risposta sensata, so che mi è uscito così e che mi sono
detta fino alla fine di volerlo cambiare, ma poi l’ho lasciato tale. Spero di
non aver rovinato i tuoi sogni romantici su questa fic
e sulla coppia in particolare…
Comunque, come si vede in
questo cappy, il bambino non è proprio l’onore dei
Black, bensì un altro personaggio che non era ancora comparso fino ad ora (beh,
prima o poi dovevo metterci qualcuno di mio…).
Honor assomiglia a Sirius, quindi
ha un carattere niente male, mi piace parlare di personaggi del genere… e spero
che anche a te piaccia
Lauwren:
ero piuttosto combattuta se interrompere l’atmosfera o continuarla, poi ho
scelto per la prima e sono felice che sia stata una decisione corretta, forse
serviva davvero smorzare un po’ la tensione per non appesantire troppo.
Sono felice che il mio
capitolo ti abbia commosso, sappi che ne sono orgogliosa, anche se non credevo
di riuscire a trasmettere tutte queste emozioni, comunque anche io all’inizio
ero un po’ dell’idea che Herm fosse
da proteggere, poi però ho scoperto le Draco/Herm e
da lì è nato l’inghippo che il primo da cui bisogna essere protetta è proprio
quello che diventerà il futuro ragazzo/fidanzato/marito/protagonista eccetera.
E ho dovuto voltare pagina e farmi delle nuove idee.
Beh, comprendo che ti abbia
sconvolta, spero solo di non aver distrutto troppo la tua idea di dichiarazione
romantica.
Mi auguro anche che ti
piaccia il nuovo cappy quindi aspetterò di sapere che
cosa mi dirai a proposito, ciao e un bacio! Nyssa
Giuliabaron:
mi fa piacere sapere che hai tenuto nei preferiti la fic
per tutto questo tempo e anche che tu l’abbia letta in così poco tempo… ammetto
che a lungo andare deve sembrare un po’ un mattone, complimenti davvero!
Sono contenta che la storia
ti piaccia, spero che continuerai a seguirla e mi auguro che anche tu continui
a lasciarmi le tue recensioni! A presto, Nyssa