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Autore: maiscia    05/10/2013    0 recensioni
Io sono una stella.-
-E' esatto ed è per questo che io sono qui,il tuo calore mi ha attirato a te ed è così piacevole sentirlo.- parlava con voce gentile cercando di potersi avvicinare di più alla sua preda.
-Sei un viaggiatore giusto? Avrai visitato tantissimi luoghi.-
-Sì, è vero inoltre non mi fermo mai nello stesso posto o almeno dopo che mi sono nutrito.
- Dev'essere così bello potersi muovere in libertà senza stare nello stesso luogo.
-Oh, altroché. La sopravvivenza è un bisogno che sento di continuo e migliaia come te ne sono coinvolte.
-Non capisco.-
- Non c'è nulla da capire.- e l'afferrò per stritolarla tra le mani.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-“Com’è caldo … mi sento rinascere. Sto sognando, forse era tutto un sogno, devo solo svegliarmi e … - Aprì gli occhi e si accorse di essere immersa nell’acqua. –“Ma cosa … ?”- Ti sei svegliata.-rispose l’ uomo che stava sfregando la sua testa con un panno intriso di aromi.-Chiudi gli occhi. - Sorrise. Non lo faceva da tanto tempo. La stella, intontita, continuava a farsi lavare.-Mi chiamo Arthur.- parlava con voce rauca e bassa, quasi per non farsi sentire. Mentre si asciugava si toccò il petto e premendo provava fitte di dolore.- Non toccarti, può portare a infezione.- Si alzò e prese dalla dispensa un piccolo scrigno con dentro alcune erbe mediche. Con quelle preparò un unguento e lo spalmò delicatamente sulla ferita della stella.- Attenta, brucia.-La stella gemette dal dolore.- Ti allevierà il dolore.- Dopodiché prese alcune bende e  le avvolse attorno alla ferita. Poi la vestì con una piccola camicia da notte.- “Com’è piccola.”-osservò lei. La prese e la poggiò sul suo letto.- Riposati, sei ancora troppo debole. Sei al sicuro adesso.- Prese delle altre coperte per farla stare più calda. –Per ora riposati.-Poi si allontanò verso un’altra stanza.
L’abitazione era fatiscente e sul punto di rompersi se non ci fossero state le travi in legno che mantenevano ancora la casa in piedi. I muri erano grigiastri con appesi tantissimi orologi di tutti i tipi e di tutte le forme; c’era una piccola cucina e una piccola camera da letto che era unita ad un’ altra stanza piena di oggetti in legno mal costruiti, di centinaia di carte contenenti progetti, strappate e dimenticate nella polvere. Se non fosse per l’uomo che vi abitava e per l’odore di cibo  che si sollevava dalla piccola cucina sarebbe sembrata disabitata.
-Ti sei già svegliata?- si sorprese Arthur vedendola qualche ora dopo già in piedi.- Annuì facendo un piccolo inchino.- Non devi ringraziarmi. Piuttosto, cos’ è successo alla tua voce?- La piccola mise una mano intorno al collo per indicare di non poter parlare.- Sei muta?- negò scuotendo la testa. - Allora … non sai come fare?- Annuì decisa. Lui si massaggiò il mento, pensieroso.- Ti insegnerò, allora.- Lei sorrise e Arthur ricambiò.
Passò qualche giorno e la piccola stella aveva già imparato l’alfabeto.- Ripeti per l’ultima volta, ci riesci?- Arthur si reggeva la testa col gomito che aveva appoggiato sul tavolo; di fronte a se aveva un piccolo libro polveroso che elencava l’alfabeto. – Leggi.- ordinò alla ragazzina porgendogli il libro. Lei lo prese: sembrava sul punto di sbriciolarsi, tanto che era vecchio. –A …. B … C … D …. – e via di seguito fino a completare l’elenco. –Brava, impari in fretta. Adesso prova a chiamarmi per nome … Ar- thur.- Le insegnava come un padre premuroso, senza fretta, ma con toni decisi.-A –r …. – pronunciò la piccola ma ne uscì un mugolio.- Riprova, ascoltami: Ar-thur.- Prese un respiro profondo.- Ar-thur. Arthur. Tu sei Arthur.- Bravissima.- si complimentò lui carezzandole una guancia.- Non sarà difficile imparare il resto …. Eppure mi capisci perfettamente, anche se non sai parlare, ma dimmi, poiché credo che ancora tutto ciò sia un sogno … sei …  caduta dal cielo … ?- Sssiii. –sussurrò, simile ad un serpente.- So-no una … stel – la.- sillabò. Nel dirlo aveva un tono malinconico. –Impossibile … No! Deve essere un sogno!- esplose tutt’un tratto, alzandosi e prendendo il volto fra le sue mani. Le sfiorò i capelli, le labbra, le braccia e il minuto petto.- Il tuo aspetto è di un umano, hai calore …. Ma non hai un cuore …. Non so se crederti o meno … è difficile, non puoi essere reale! – pronunciava a fatica le parole. Sospirò e tornandosi a sedere si mise la testa fra le mani e sprofondò nel silenzio. Come se da un momento all’altro dovesse ridestarsi da un sogno. – … io …. Ho … Un cuo-re …. ma …. – si rabbuiò in volto.-Sparisci, non esisti! – urlò a pieni polmoni. Il tono di voce tremava. –“Perché? Perché ora mi tratti  così?”– u – u – u – ugh …. – riuscì solo a mugolare. Piangeva.- “Non posso restare qui, gli faccio male ma non so il perché.”- perciò si alzò e corse via, fuori nella neve. Si sarebbe allontanata da lui. Nessun segno da parte di Arthur che rimaneva immobile, inerte.-“E’ tutto un sogno, è tutto un sogno!- si ripeteva. –“Adesso mi sveglio, adesso mi sveglio!”- Si alzò in piedi con ancora gli occhi chiusi. Lì riaprì.- Ma … che mi è successo? Che sto facendo?- Uscì fuori alla svelta, raggiungendo la piccola  che era intanto crollata al suolo. Si era sforzata troppo. –Che ho fatto? Riprenditi!- Ma lei non dava segni di vita. Aveva il volto pallidissimo. – Svegliati! Ti prego! - adesso la scuoteva. Non si mosse di un millimetro. Qualcosa allora si ruppe in lui. Il respiro era mozzato e il suo cuore batteva forte. La strinse a sé riempiendola di calore. –“E’ così fragile, piccola … non volevo farle del male …. Sono un mostro, un egoista!”- L’aveva circondata tra le sue forti braccia ed era tornato subito indietro, nella casa. Si mise sul letto. Non sapeva che fare, provava qualcosa che non provava da tanto tempo: paura.- Perdonami, giuro che ti terrò con me, ma tu ascoltami. Non lasciarti andare!- “Oh, e adesso che ti prende? La tieni con te. Non ne sei capace. Non sei più quello di prima.”- riecheggiò una voce nella sua testa. Fremé, attonito.-Chi sei, dove diamine … -girò la testa in più direzioni. –“Sono qui, dentro di te … eh,eh … la piccola è una stella e morirà a breve. Lasciala al freddo e spariranno le sue tracce.”- Lasciami stare, lei non morirà!- rispose stringendola con più foga. –“Non ce la farà mai, le ho strappato il cuore e le rimane poco da vivere. Lasciala fuori e consegnala a me!” – un vento impetuoso si abbatté sulla casa, le mura tremavano e il vento ululava. Si spense il fuoco del camino. Lui non si mosse.-“Rispondimi!”- “Vattene mostro! Tu non gli farai del male!”-La voce della stella irruppe nei pensieri di Arthur.-“ E non avrai nemmeno me!”- concluse illuminandosi e riprendendo colore. Il vento cessò e così anche la voce che era svanita. Arthur la guardò. La stella aprì gli occhi, ancora irradiata della luce che emanava il suo corpo, così calda e confortante. I suoi occhi scintillavano in quella oscurità e fissavano con gioia quelli dell’uomo. Venne preso da una profonda nostalgia.- Piccola stella, perdonami. –sussurrò solamente baciandola sulla fronte.- Mi sono abbandonato all’incertezza e al dubbio pur di non vedere il vero.-“Non provare dubbio e credimi, sono reale.”- La sua luce si spense. Lui si slacciò da lei, in silenzio. E rimasero così a osservarsi e a meditare. – Chi era quella voce? Dov’è il tuo cuore? – Ma non poté rispondere poiché non conosceva le risposte. 
  
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