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Autore: misslittlesun95    06/10/2013    3 recensioni
Bruno, Mirella e Guido, ventidue, diciassette e sette anni, tre figli di una coppia torinese, mamma casalinga e papà poliziotto.
Una famiglia normale nella metà degli anni settanta, finché il padre non muore, ucciso da dei terroristi che inizialmente si pensano di matrice comunista, e la madre porta la famiglia a Roma, dove forse i pericoli sono meno.
Qui, però, la vita di Bruno si scontrerà col mondo della droga minacciando l'integrità familiare, e lasciando a Mirella il compito di educare Guido.
Se non fosse che lei ha scoperto come realmente sono andate le cose il giorno della morte del padre, e ha giurato a se stessa vendetta.
A costo di prendere a sua volta le armi, a costo di diventare anche lei una terrorista.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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III


Rodolfo definiva Mirella un fiore, e non solo perché come ogni padre provasse un affetto particolare per la figlia femmina o perché lei fosse molto bella, cosa che comunque era davvero.
Il motivo del paragone era ancora diverso e riguardava la sua data di nascita; ventuno marzo, primo giorno di primavera.
Era nata con qualche giorno di anticipo rispetto ai calcoli, e per circa quarantotto ore era rimasta senza nome proprio per quel motivo.
Al padre, infatti, sarebbe piaciuto chiamarla Rosa, Viola o Margherita, come i fiori, ma la madre voleva lasciarle il nome che avevano scelto, ovvero Mirella, poiché era il nome della sua adorata nonna, scomparsa quando lei aveva una dozzina di anni lasciandola con dentro un vuoto enorme.
Alla fine aveva prevalso l'idea iniziale all'anagrafe e l'aggiunta Rosa al battesimo.
Comunque fosse andata, da quando Mirella era nata non era esistita una primavera in cui il padre non aveva riempito la casa di fiori, dal ventuno di marzo al quattro di giugno, il giorno del compleanno di Bruno, che fin da piccolo aveva detto che i fiori erano troppo da femmine per lui.
Quell'anno, era il 1976, il ventuno di marzo capitava di Domenica, e Rodolfo si era alzato molto presto per andare a comprare un meraviglioso mazzo di fiori da donare alla giovane.
Diciotto anni, Mirella raggiungeva la maggiore età.
Si era fermata a dormire da Simonetta, tanto era nata verso l'ora di pranzo e proprio per quello stesso orario sarebbe tornata a casa dai genitori.
Aveva festeggiato, neanche in modo enorme, la sera prima con amiche e amici in un ristorante del centro.
Tra gli invitati vi era anche Mario, che poi a metà serata l'aveva invitata a ballare.
Lei continuava a reprimere ciò che provava per lui, malgrado immaginasse di essere in parte ricambiata, sempre per lo stesso motivo, la differenza di età.
Era un discorso che non affrontava neanche più con le amiche, sapeva che era un momento di crescita, il loro, in cui, per quanto gli anni di distanza fossero pochi, parevano troppi.
Forse, un giorno, qualche anno dopo le cose sarebbero state diverse, ma finché non si sarebbe sentita sicura di essere abbastanza vicina a lui a livello mentale avrebbe lasciato perdere, cercando magari di conoscere il mondo dell'amore, non necessariamente fisico, assieme a qualche ragazzo coetaneo.
In ogni caso l'amicizia tra i due rimaneva ed era forte, e più di tutto il resto questo era l'importante per Mirella.
La ragazza arrivò a casa puntualissima all'ora del pasto, accompagnata dalla migliore amica che sarebbe rimasta a pranzo con lei.
La tavola era già apparecchiata, ma mentre ai posti dei genitori, dei due fratelli e di Simonetta vi erano le stoviglie come era giusto fosse, su quello della neo-diciottenne vi era un enorme mazzo di fiori, quello che il padre aveva comprato quella mattina, e un piccolo pacchetto molto ben incartato.
Mirella era rimasta senza parole, perché la composizione floreale era magnifica, e dentro a quel pacchettino vi era una collana meravigliosa.
La indossò subito, e si promise che non se la sarebbe mai tolta, qualsiasi cosa fosse accaduta.
Maria e Rodolfo erano stati felici di vedere quanta gioia avessero donato alla figlia con quei regali, perché per loro i figli venivano prima di tutto, prima anche della loro stessa vita.
La giornata era passata tranquilla, con Mirella e Simonetta che ad un certo punto si erano anche dovute mettere a studiare, perché per quanto una giornata potesse essere felice il mondo non si fermava e le verifiche incombevano.
La loro unica fortuna era che mancavano solo dieci giorni alle vacanze di pasqua, che per quanto brevi erano comunque ben gradite e auspicate dagli studenti.
Tutto iniziava il Mercoledì Santo, e a casa di Mirella si stavano aspettando le comunicazioni dalle scuole della ragazza e di Guido per decidere come gestire quella giornata, ma per il resto già sapevano come avrebbero passato quei giorni.
La figlia più grande aveva detto chiaro e tondo che, per quanto possibile, avrebbe smesso un attimo di studiare, e i genitori non erano stati in grado di dirle di no.
Si meritava di riposare, lei come il padre e il fratello maggiore.
Faceva ancora freddo, ma la primavera non avrebbe tardato neanche quell'anno.
Si meritavano di riposare.


****

Le comunicazioni erano arrivate il Lunedì Santo, Mirella sarebbe uscita alle undici e trenta mentre Guido alle dodici.
- Possiamo fare che io vengo a prenderti e poi andiamo da Guido insieme, ti va?- Aveva proposto Bruno alla sorella minore la sera prima, quella del trenta Marzo.
- Perché no? Mamma per te è un problema?-
- No, anche perché domani a pranzo c'è papà, e se non devo fermarmi mentre cucino per andare a prendere vostro fratello mi fate un favore.-
Era stata la risposta di Maria.
Sapeva che i suoi figli amavano passare del tempo assieme malgrado la forte differenza di età, quattordici anni tra il primo e l'ultimo, ed era sempre stata felice di quello, perché conosceva l'importanza della collaborazione tra fratelli.
- E poi domani è anche il mio onomastico.- Aveva ricordato il piccolo di casa.
Era vero, il Santo che avevano scelto per celebrare il nome di Guido capitava proprio l'ultimo giorno di Marzo, poiché ve ne erano due a settembre ma erano troppo vicini al compleanno del bambino.
Quindi, alla fine, gli auguri al piccolo li facevano in quel giorno insolito anche sui calendari, dato che a quel giorno erano sempre segnalati altri Santi.
- Sì, amore, infatti pensavo di farti la torta, ti va?-
Gli occhi di Guido si illuminarono, se c'era una cosa alla quale non sapeva resistere era la torta al cioccolato della madre.
- Io vado in camera a studiare, devo finire un compito.- Fece Mirella salutando la madre e ii fratelli che erano rimasti nella cucina dell'appartamento a parlare.
Solo all'ora di cena, quando anche Rodolfo era rincasato, la giovane si fece rivedere.
Mangiarono insieme, e finito il pasto il padre acconsentì di andare in salone col figlio più piccolo per giocare alla lotta.
Mirella e Bruno si erano accomodati sul divano sorridendo per guardarli, perché anni prima anche loro facevano quel gioco.
In particolare Mirella ricordava un tempo, quando lei aveva circa quattro anni e il fratello maggiore otto, in cui era lui a giocare con il padre e lei, presa da chissà quale forte attacco di amore fraterno, era andata addosso al genitore dicendo “non devi picchiare mio fratello.
Erano passati davvero molti anni da allora, ma la ragazza a ripensarci sorrideva sempre.
Un po' le dispiaceva anche per Guido, perché a differenza sua stava vivendo l'infanzia senza un fratello o una sorella coetanei, ma il bambino non pareva sentire troppo quella mancanza.
Maria aveva raggiunto il resto della famiglia dopo aver lavato i piatti e rigovernato la cucina. Si era appoggiata allo stipite della porta e aveva guardato i suoi cari felici, il sogno della sua vita realizzato.
Si era quasi sentita triste quando, erano appena passate le dieci, aveva dovuto interrompere quel momento di gioia per portare a letto il figlio più piccolo.
Lui aveva fatto un po' di resistenza, ma alla fine si era arreso ed era andato a dormire.
Bruno e Mirella avevano fatto la stessa cosa dopo poco pur non essendo obbligati da nessuno se non dalla stanchezza, e prima di mezzanotte tutto nella casa taceva, con anche i genitori che si erano accostati quando ancora il giorno non era cambiato.
La mattina seguente era stata ben poco diversa dalle solite.
Rodolfo si era alzato presto e si era preparato.
La moglie lo aveva raggiunto in cucina poco prima che uscisse di casa, nella luce artificiale accesa per battere il buio in cui Torino ancora era avvolta.
Lui vestito bene come al solito, pronto per uscire. Lei con gli occhi ancora pieni di sonno e la vestaglia.
Erano così diversi in quel momento, molto più di quanto non potessero esserlo solitamente, eppure erano innamorati. Ancora, dopo tanti anni.
- Credevo aspettassi che si svegliasse Guido per fargli gli auguri prima di uscire.- Aveva detto la donna abbracciando e baciando dolcemente il marito.
- Devo andare, amore. O non farò in tempo a tornare per il pranzo. Glieli farò dopo, sai che non me lo scordo.-
Maria aveva baciato di nuovo le labbra dell'uomo.
No, non si sarebbe scordato dell'onomastico del figlio, non si scordava mai i nulla.
Era un padre affettuoso, dolce, era stata fortunata ad averlo sposato.
Rodolfo era uscito di casa subito dopo, e lei era rimasta alla finestra a guardarlo andar via con la macchina.
I figli si erano svegliati tutti nella mezzora successiva, e alle otto meno venti erano tutti e tre fuori di casa.
Bruno era poi rientrato verso le dieci e si era chiuso nella sua stanza, per uscirne poi solo un paio di volte per aiutare la madre e poi alle undici, poco più di un'ora dopo, per andare a prendere la sorella e il fratello.
A vederlo davanti alla scuola le più contente erano state le amiche di Mirella, che erano tutte d'accordo nel giudicarlo un ragazzo di bella, anzi bellissima, presenza.
Purtroppo per loro l'avevano potuto vedere solo per un attimo, poiché lui e la sorella erano dovuti andare subito alla scuola di Guido.
Mentre percorrevano la strada di casa, una volta recuperato il bambino, si erano fermati in una panetteria.
La ragazza non era d'accordo, ma le insistenze dei due maschi, e non specialmente del più piccolo, l'avevano costretta a comprare un pezzo di pizza che avevano mangiato molto prima di essere vicino casa.
Avevano girato sulla via di casa assieme alla Fiat grigia del padre, ed erano andati avanti a camminare mentre lo salutavano.
Quando erano a cento metri dal portone l'avevano visto uscire dall'auto, parcheggiata sul lato opposto della strada, e attraversare.
L'inaspettato era accaduto in quel momento.
Una motocicletta con sopra due figure scure era arrivata dall'angolo che aveva appena girato tutti quanti, chi a piedi e chi in macchina, e a velocità altissima si era diretta verso Rodolfo.
Lui si era scostato dalla strada ma non era bastato, perché non investirlo era l'intenzione della figura alla guida.
Quella di dietro, infatti, aveva tirato fuori una mitraglietta in tempo record e fatto fuoco contro il commissario.
Al fondo della via, che era un vicolo cieco, il motociclista alla guida, di certo esperto, aveva invertito la marcia e quello dietro aveva di nuovo sparato verso il padre dei ragazzi, lasciandolo a terra.
Bruno aveva urlato subito, appena si era aperto il fuoco, verso Mirella.
- Giù, prendi Guido e state giù.-
Lei si era stretta alla vita il fratello e si era nascosta dietro la prima automobile che aveva visto, lasciando cadere le due cartelle nel punto in cui erano prima.
Il ragazzo più grande, invece, era rimasto inerme davanti alla scena, aveva protetto i fratelli ma non se stesso, e per un attimo si era domandato come fosse possibile non gli fosse accaduto nulla.
Poi la nuvola di polvere lasciata dalla motocicletta era scomparsa, lasciandogli intravedere il corpo crivellato di colpi del padre.
Aveva urlato.
La ragazza si era alzata tappando occhi e orecchie al piccolo, perché anche se nascosta aveva capito.
Dopo istanti che parvero eterni dal portone di casa era uscita anche la madre, che come il figlio maggiore non era stata in grado di far altro se non gridare.
Qualcuno nel vicinato aveva chiamato i soccorsi, ma era stato inutile.
Rodolfo giaceva senza vita, riverso su un fianco in una pozza di sangue, sotto gli occhi di chi più amava.
   
 
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