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Autore: applestark    06/10/2013    1 recensioni
Sandy ha 18 anni ed un passato difficile alle spalle. Si è trasferita a Baltimora da poco ed è intenzionata a trovare suo padre, il quale è sparito dalla sua vita senza dirle il motivo.
Jack Barakat è il chitarrista degli All time low, ed è intenzionato a togliersi di dosso l'immagine dell"idiota".
Il loro incontro cambierà un bel pò di cose. Capiranno entrambi che la perfezione non esiste, ed è inutile continuare ad inseguirla.
"Now all I do is sit and count the miles from you to me. Oh, calamity!"
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Rian Dawson, Zack Merrick
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

Sandy

“Sono grande ormai, e non ho bisogno di nessuno. Me l’ha detto anche mia madre.”
Era da circa mezz’ora che  non facevo altro che ripetermi mentalmente quella frase, come se fosse un mantra.
Avevo mandato a mia madre solo un sms quando ero atterrata a Baltimore, nient’altro.
La mia prima notte in un letto che non era mio era stata meno tragica di quanto mi aspettassi, ma la colpa era tutta del fuso orario che mi faceva sembrare uno zombie.
Avevo sonno e il viso  solcato da due profonde occhiaie violacee. Sarei andata avanti grazie al caffè e alle sigarette, me lo sentivo.
Quella mattina, appena sveglia, avevo provato a comporre il numero di mio padre, mi ero anche  preparata un magnificente discorso e poi… avevo amaramente scoperto che quel numero era fuori uso. Ora non aveva più nessun aggancio e nessuna possibilità lì a Baltimore. La voglia di tornarmene a Leitrim era ancora molta, ma cercavo di darmi forza con la frase sopra citata.
Dopo aver bevuto l’ennesimo caffè mi inoltrai nel traffico quotidiano della città, alla disperata ricerca di un lavoro, magari come cameriera visto che l’avevo già svolto e le mansioni erano comunque abbordabili, così come il salario.
Mi era sembrato di vedere un annuncio lungo la strada che aveva percorso in taxi, quindi quella mattina mi recai a piedi fino a quel posto.
In auto non le mi era sembrato così lontano, ma la stanchezza la percepivo proprio sulle sue ginocchia che non reggevano più.
“Cavolo” pensai, non sapevo nemmeno portare l’auto , se anche avessi voluto noleggiarne una.
Non avevo mai avuto tempo per una cosa del genere, visto che io e e mia madre eravamo sopraffatte dalle tasse, dalle spese per la scuola, i debiti e tutta la merda nella quale mio padre ci aveva rimaste.
 E per giunta non avevo portato con me nemmeno un ombrello, considerando  che il meteo quella mattina aveva detto che ci sarebbero state piogge frequenti.
La televisione che avevo nella mia stanza era minuscola ma funzionante, i signori Gaskarth avevano davvero pensato a tutto.
Rimasi qualche secondo appoggiata ad un semaforo a riprendere fiato e alzai lo sguardo verso il cielo, sbraitando.
Perché così tanta sfiga investiva la mia vita e la mia persona?
Dopo qualche secondo attraversò la strada e lesse con attenzione l’annuncio affisso alla porta della tavola calda/ birreria.
“Cercasi cameriera dai 18 ai 20 anni di bella presenza”
Sbuffai. Trovavo gli uomini estremamente affaristi e luridi… come si può giudicare un libro solo dalla copertina?
Speravo vivamente che qualcuno si sarebbe spinto oltre la sua semplice esteriorità, o sarebbe morta sola.
Desideravo che qualcuno girasse le sue pagine, leggesse, scrutasse con attenzione.
Bussò alla porta con le nocche della mano ed un uomo sulla quarantina andò ad aprirla.
-Ciao, cosa o chi cerchi? Io sono il signor Scott-
“Che tipo” pensai, e poi accennai un sorriso imbarazzato.
-ho letto l’annuncio, sto cercando disperatamente un lavoro-
Deglutii… non ero di bella presenza, mi avrebbe cacciata via a suon di offese… ebbi quasi voglia di chiudermi le orecchie per non sentire l’ennesima persona parlare male di male, chiamarmi grassa…
-Come ti chiami?-
-Sono Sandy Wate, mi sono trasferita qui dall’Irlanda-
L’uomò assottigliò lo sguardo e poi sorrise. –Abbiamo tutta l’Europa! La cameriere qui sono due, Flores, spagnola, e Claire, francese.-
Non capivo dove volesse arrivare, infatti lo guardai stupita.
-Significa che sei dentro anche tu! Ma la divisa te la diamo noi-
-Ok…okay, okay la ringrazio. A che ora inizio?- domandai, ancora incredula dalla sua risposta affermativa. Certo, quel tipo aveva un’aria da perverso incallito, ma almeno mi avrebbe pagata a fine mese.
-Anche oggi pomeriggio, sii puntuale-
Quella fu la risposta del signor Scott, il quale mi posò una mano sulla spalla e quasi mi gettò fuori dal suo pub.
Lo guardai in modo strano e quando la porta del locale si chiuse alle mie spalle rimasi qualche secondo con le spalle appoggiate al muro. Presi un respiro e poi iniziai a camminare senza una meta precisa.
Non ero mai stata in quella città, ma sapevo che mio padre ci aveva vissuto per lungo tempo, e magari stava da qualche parte vicino a me in quel momento.
Mi aveva fatto tanto male, ma nel mio cuore serbavo ancora la speranza di rincontrarlo.
 
Dopo circa dieci minuti di passeggiata senza meta pensai che forse era meglio tornare a casa, e non a piedi come avevo fatto all’andata. Dovevo informarmi riguardo agli autobus o ai treni che portavano in periferia, dove abitavo momentaneamente.
C’erano molti studenti lì a Baltimore, e probabilmente anche io avrei dovuto studiare qualcosa se non volevo rimanere una fallita per il resto della mia vita.
Ma cosa mi piaceva fare? Mi facevo quella domanda ogni giorno, e tutto ciò che adoravo erano i libri, le poesie, il mio block notes dove annotavo praticamente ogni cosa.
 Tutte cose che ai miei occhi erano solo blande, e non mi avrebbero portata da nessuna parte, considerando anche il fatto che nel mio curriculum c'erano frequenti espulsioni dovute alla mia costante paura di socializzare con i miei coetanei.
Bella merda, un altro giorno del genere e me ne sarei tornata a Leitrim.
 

 
  
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