Dopo secoli ecco il quarto capitolo. So bene
che questa fic proprio come l'altra procede a rilento ma dovete perdonarmi,
quest'anno ho la maturità e di conseguenza prende la maggior parte del mio tempo
lo studio. Inoltre la priorità va alla scrittura della tesina. Ringrazio tutti
coloro che hanno commentato e perdonatemi se non ringraziouna persona alla volta
ma siete in tante e il mio tempo è poco. Questo è uno degli ultimi capitoli
della storia, ne mancano ancora uno o due, vedrò come si evolverà. I vostri
commenti mi fanno molto piacere, in quanto sono un'incoraggiamento costante e
spronano a scrivere, quindi vi ringrazio molto. Un ringraziamento più grande a
chi commenta invece di leggere soltanto.
Questo capitolo è dedicato alla mia
Anima Gemella, che ancora non lo sa >.> ma presto verrà fatta ubriacare e
sarà sedotta.
E alla mia MogliaH
Ly che mi manca un casino e che amo un sacco.
<3 chu!
Vi amo donnette!
Al.
• ~ • ~ •
-Sei pronta?-
-Che domanda idiota Malfoy, piuttosto tu sei
pronto?-
-Granger io sono un Malfoy, sono nato
pronto.-
Hermione alzò un sopracciglio fissandolo scettica,
era una battuta vecchia come il mondo.
Prese il braccio che Malfoy le porgeva e fece un
respiro profondo.
Varcare quella soglia significava sconvolgere il
delicato equilibrio che era venuto a crearsi tra Slytherin e
Gryffindor.
Varcare quella soglia significava alterare la
situazione di stallo, alterare la sua reputazione immacolata di
Gryffindor.
Significava tregua… o significava
guerra.
4. Valzer Del Destino
•••
Draco
Lucius Malfoy stava per fare la sua mossa.
Avrebbe rigirato le sorti della partita portando un
conclusivo scacco al re.
Per la prima volta dopo sette anni, il principe
delle serpi si sbilanciava, avanzava verso quella che sarebbe stata la sua prima
decisione autonoma, indipendente da quei legami di sangue e stirpe di cui tanto
si vantava.
La voce delle sorelle stravagarie arrivava fino
alle sue orecchi, invadendo prepotentemente tutto il corridoio, era ora di dare
inizio alle danze.
Il principe che si rivoltava contro il re. Sorrise,
un ghigno sadico che Hermione riconobbe perfettamente, glielo aveva visto
dipinto sul volto più volte, mai aveva significato qualcosa di
positivo.
-Andiamo- le sussurrò.
Pochi passi e fu un attimo.
Il Re delle Serpi e la Regina dei
Grifoni.
Lei fasciata in un abito nero, di raso, aderente e
ornato di ricami argentei; Lui in uno smoking nero, gemelli argentati e un
ghigno dipinto sul volto.
Avanzarono imperterriti e alteri e al loro
passaggio la folla si apriva, ammutolita da tale inaspettato
spettacolo.
-Bè che diamine avete?- sibilò Malfoy rivolto alla
banda che aveva improvvisamente smesso di suonare –Che cazzo vi pagano a
fare?-
E convincente come un Malfoy non lo sa essere
nessuno.
Prese Hermione per una mano e la condusse nel
centro della pista da ballo.
-Malfoy ci stano guardando tutti- sussurrò la
riccia, imbarazzata dalla situazione in cui si era venuta a
trovare.
-Granger, mi guardano perché sono bello- celiò il
biondo, sapendo perfettamente che quella che aveva appena detto era solo una
mezza verità.
La parte di quella verità, che perfino Draco Malfoy
aveva paura di pronunciare, era ben più scomoda.
Si trattava di ammettere a sé stesso che forse
quella donna – bambina con cui stava danzando non gli dava poi così tanto
fastidio come voleva far credere, voleva dire che per un insignificante
braccialetto aveva messo da parte gli ideali di una vita [ideali non
inculcatigli da pregiudizi atavici del padre].
Hermione gli sorrise, si era vero Draco era bello,
era sicuramente il ragazzo più bello di tutta la scuola, su questo non c’erano
dubbi. Ma era anche il rampollo di una delle pi note famiglie purosangue di
tutto il mondo magico, e lei, lei non era altro che una farfalla sperduta tra
uno stormo di aquile.
Sentiva alle sue spalle lo sguardo stupito e
vagamente offeso di Harry e quello ancora più sconvolto di Ron ma continuò a
danzare.
Si muovevano leggiadri per l’ampia sala, come
petali mossi dal vento, in una magica danza, armoniosa e letale, tanto che
nessuno nella sala riusciva a staccare loro gli occhi di dosso, come stregati da
un mistico spettacolo, una danza incantata che, persino in quel mondo dove la
magia era all’ordine del giorno, aveva qualcosa di sacro, quasi
divino.
-Granger?-
-Si?-
-Il trio di volpi ci sta guardando in modo
strano-
La fanciulla lo osservo
interdetta.
-Il trio di che?-
-Volpi Granger, volpi, animali rossi e furbi,
piccoli appartenenti alla famiglia dei canidi. Sveglia, parlo della Weasley e
della sua allegra combriccola di amiche-
spiegò il biondo, stando molto attendo a
sottolineare i concetti, come se stesse parlando a un minorato e che gli procurò
un occhiata di fuoco da parte di Hermione.
-Ti guardano perché sei bello, Malfoy, e ora fammi
il favore taci, che se stai zitto riesco quasi ad apprezzare la tua invadente
presenza-
-Ma così mi spezzi il cuore. Sei al ballo con il
ragazzo più figo della scuola e gli dici di stare zitto. Tu mi
uccidi.-
Una risata cristallina si fece strada fino alle sue
orecchie.
-Che immodesto. E io che nella mia ingenuità
pensavo che fosse Zabini il modello di egocentrismo della
scuola.-
-Eh no! Blaise è Blaise, io sono
io.-
-Su questo non ci sono dubbi Malfoy, se no non
sarei qui, non credi?-
Sorrise il principe delle serpi.
Sorrise attirando su di sé l’attenzione di chi lo
conosceva da sempre e di chi non l’aveva mai conosciuto davvero. Tutti amici e
nemici si accorsero che quel sorriso aveva qualcosa di
vittoria.
Se ne accorse Zabini, che conosceva Draco da anni e
lo considerava come un fratello.
Se ne accorse Pansy, che gli era stata accanto per
cinque lunghi anni e mai lo aveva visto sorridere a quel
modo.
Se ne accorse Daphne, che da sempre gli era stata
amica.
Se ne accorse Harry, che da sette anni lo
considerava la sua nemesi.
Fu un attimo, poco più di un secondo in cui Draco
Lucius Malfoy superò il confine, posando il piede, anche se per poco, tra i
mortali, dimostrando così di essere umano.
-Sta sorridendo- sbottò
Pansy.
-Già, così sembra.- sussurrò Blaise stringendo a sé
una Daphne sorridente.
-Perché tieni il muso?- chiese dolcemente
all’amica.
-Perché io non sono mai riuscita a farlo sorridere
così-
-Ci riesci con Weasley però- buttò lì Zabini
limandosi un’unghia –Bè? Che avete da guardare? Se mi si spezza poi cosa
faccio?!-
Ilarità, parola dal sapore agrodolce che a dispetto
delle apparenze era ben conosciuta anche dalle serpi.
-Hai visto Ron?- chiese colui che era
sopravvissuto.
-Visto cosa Harry?- domandò a sua volta che certo
non brillava per acume.
-Malfoy, Malfoy ha sorriso ad Hermione-
-Naaa, impossibile, ti sarai sbagliato. Quello è
uno che non sorride nemmeno se gli fai il solletico.-
Harry Potter e Draco Malfoy, da sempre nemici, da
sempre considerati bene e male, luce e ombra, come poteva non accorgersi lui che
sempre aveva nutrito un viscerale rancore nei confronti dello Slytherin, del
cambiamento che stava subendo? No il bambino che era sopravvissuto non era
stupido, non lo era mai stato, e da che aveva memoria aveva sempre saputo
leggere il cuore delle persone.
~
La musica
accompagnava i movimenti sinuosi e perfetti degli improvvisati ballerini. Tutta
la sala li guardava ammirata, quasi tutta la sala.
Da un lato del salone, due ragazze osservavano
Hermione con palese invidia. Ginevra Molly Weasley sentiva una crescente rabbia
montarle dentro e se avesse potuto si sarebbe messa a urlare di rabbia. Come era
possibile che Hermione Granger, la ragazza timida e impacciata che pensava solo
a studiare, fosse venuta al ballo con Malfoy. Quello stesso Malfoy che la
guardava con disprezzo, lei la ragazza più carina della scuola. Era un affronto,
un terribile affronto. E la vanità di una donna è la cosa più pericolosa e
terribile che esista perché se viene intaccata o ferita ne consegue una vendetta
che non lascia scampo alcuno.
-Baldracca-
Sibilò a denti stretti.
-Calmati Gin-
Tentò di consolarla l’amica Lavanda, anche lei
verde d’invidia.
-Col cazzo che mi calmo, l’hai vista? Sembrano
quasi amici, lei non è assolutamente alla mia altezza, eppure Malfoy ci balla
insieme. Con lei, Miss So-Tutto-Io-
Vanità, orgoglio ferito.
E una Grifondoro più perfida di una
Serpe.
No, Ginnny non era mai stata veramente amica di
Hermione. Le era stata vicina perché affamata di fama, per poter stare vicino a
Harry Potter, il suo attuale ragazzo, di cui nemmeno era innamorata. Era
calcolatrice, questo sì. Se stare con il bambino sopravvissuto le avrebbe
portato notorietà lo avrebbe fatto. Hermione le passava i compiti, la copriva
quando ne aveva bisogno ed era abbastanza scialba da farla
risaltare.
-Lavanda-
Sussurrò adirata.
-Andiamo alla Guferia-
Hermione
centellinava lo champagne, il flute in una mano, lo sguardo perso oltre la
murata del balcone.
-Granger mi stai ascoltando?-
-Ad essere sincera no Malfoy. Mi stai facendo
venire mal di testa.-
Il biondo la guardò con stizza. E che diamine, lui
era il principe delle Serpi, nessuno poteva permettersi di non ascoltarlo mentre
parlava!
Poi la riccia si volto di scatto verso di lui,
rischiando di rovesciare il bicchiere che teneva in mano.
-Devo chiederti una cosa.-
-No mi dispiace, è contro ogni mio principio andare
a letto con una Gryffindor-
Un’occhiata gelida lo fulminò
all’istante.
-Penso che morirò per questo rifiuto. Cerca di
evitare le porcate se ti riesce. Voglio sapere perché mi hai invitata al ballo.
Io, mezzosangue zannuta, che hai sempre disprezzato.-
Il biondo Malfoy scoppiò a ridere. Non era una
domanda stupida ma sapeva che lei conosceva già la
risposta.
-Perché tu hai accettato?-
Hermione abbasso il viso, distogliendo lo sguardo.
Non aveva senso, aveva accettato era vero ma il perché nemmeno lei lo sapeva. O
meglio proprio perché lo sapeva lo trovava privo di senso. Un tuffo nel passato?
Un ricordo prezioso? Una promessa da mantenere? Molto più probabilmente quella
situazione era frutto di una beffa del destino, destino che girava su una ruota
dentata.
-Vuoi sapere il perché Mezzosangue? Sono uno
Slytherin purosangue, erede della nobile casata dei Malfoy, e un Malfoy, per
quanto bastardo, onora sempre le promesse.-
Disse Draco con lo sguardo perso verso il
cielo.
-Questo è il nostro ultimo anno a scuola, ne ho
passati sette ad atteggiarmi a re del mondo, e non voglio certo negare di essere
convinto di esserlo, ma quando ho visto quel bracciale che portavi al polso
l’altro giorno ho rivisto un bambino di sei anni che costruiva un castello di
sabbia con un’estranea sotto la pioggia. Granger, è stata la prima volta che
sono stato felice, e se lo dici a qualcuno farò in modo che tu non possa mai più
aprire quella dannata bocca, volevo provare ad abbattere un
muro.-
Hermione lo fissò basita. Le aveva parlato più a
lungo per quei tre minuti che in sette anni di scuola, scoprendosi molto di più
di quanto normalmente non avrebbe mai fatto.
-Sei ubriaco-
-Abbastanza grazie.-
La Gryffindor lo fissò a lungo, lasciando che la
musica attutita della sala si insinuasse tra loro, quindi
parlò.
-Draco per abbattere un muro costruito in una vita
intera non basta certo una sera. Ho accettato di venire al ballo con te per quel
bracciale, forse ho cercato un passato che so non avere futuro, o forse ho
voluto anche io onorare una promessa fatta. Ma non abbiamo sei anni, non più.
Siamo due maghi adulti che tra pochi giorni entreranno nel mondo reale, a vivere
la vita vera. Non puoi pretendere che il muro creatosi in anni e anni di
ostilità crolli. Non subito. Però una cosa è vera, hai minato le
fondamenta.-
Malfoy sorrise debolmente, un sorriso cinico, di
chi sa bene a cosa va incontro ed è disposto ad affrontarlo con coraggio ed
orgoglio.
-Muoviti mezzosangue, torniamo
dentro.-
~
Era da poco passata la mezzanotte
quando una carrozza nera arrivò a Hogwarts. Ogni cosa era silente, solo una
leggera melodia che arrivava dalle sale più interne del castello, giungeva fino
alle orecchie dei nuovi arrivati.
La porta laccata e intarsiata
d’argento del veicolo si aprì cigolando e una figura ammantata di nero fece la
sua comparsa.
Alto, diritto e dal portamento
regale.
Lucius Abraxas Malfoy ispirò
profondamente.
Una folata di vento improvvisa lo
investì in pieno.
Era arrivata la
Tempesta.
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