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Autore: beky2004    06/10/2013    0 recensioni
Una vita rovinata.
Un passato oscuro.
Una decisione.
Un sogno.
Un ragazzo.
Una storia.
Anita Bloom. Niall Horan.
Una storia d'amore
Un segreto, che cambierà ogni cosa.
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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FF-Belive in Your Dreams

-Capitolo 2- Memories

M-Tesoro, che succede, perche piangi? –
Mi chiese preoccupata Maddy, alla soglia della porta di casa mia.
Non risposi, ero incapace di spiegarle cosa avevo trovato. Qualcosa me lo impediva. Avevo paura di dirglielo.
-Cosa succede?- mi chiese dolcemente. Sorrisi in modo sarcastico e poi abbassai la testa con lentezza. Volevo solo scoppiare a piangere. Ne avevo davvero bisogno. Non risposi. La guardai nell’abisso che aveva negli occhi. Non ci vidi più. La abbracciai forte.
In quel momento avevo bisogno di qualcuno. E lei c’era.
Mi sentivo fragile. Mi sentivo crollare. Sentii le sue braccia cingere con dolcezza i miei fianchi mentre pian piano il suo voltò, si avvicinò al mio. Sentii le sue morbide labbra appoggiarsi sulla mia fronte. Mi dava sicurezza. Volevo restare così, tra le sue braccia per sempre. Mi lasciai coccolare a lungo.
M- Cucciola, me lo dici cosa succede? Mi stai facendo preoccupare. -
Mi chiese dolcemente, dandomi forza e coraggio.
Sciolsi l’abbraccio frettolosamente. Avevo ancora gli occhi gonfi e rossi, e il mascara colato da tutte le parti. La guardai negli occhi.
Io- E’ tornato, di nuovo. L’ho rivisto, mi ha parlato. Maddy, ho ricominciato a stare male, lui ha ricominciato a tormentarmi
Confessai indietreggiando e ricominciando a piangere. Il mio stomaco incominciò ad attorcigliarsi, mi veniva la nausea, al solo pensiero.
Lei mi venne incontro, entrando nel grande salone di casa mia.
M- no, non dirmi che hai di nuovo avuto le allucinazioni.
Io- non è colpa mia, lui è riapparso, dopo che be, dopo che…-. 
Dissi asciugandomi le lacrime con la manica del mio pigiama, ormai nera. Mi appoggiai al divano, di spalle. Non riuscivo a continuare, non riuscivo a dirgli che ho ritrovato dopo tanti anni, le nostre foto, le nostre lettere, i nostri ricordi, il nostro passato.
. M- dopo che cosa? Non capisco-
Le indicai lo scatolone appoggiato al divano.
Lei appoggiò la borsa e la giacca a terra e mi venne incontro piano. Si avvicino, e prese la scatola. La aprii lentamente ed estrasse le fotografie.
Se le rigirò tra le mani, con estrema delicatezza. Le fissò, per pochi secondi, poi sgranò gli occhi.
M- M-ma dove le hai trovate?- mi chiese incredula.
Io- In garage, erano insieme a tutto il resto- le confessai a bassa voce.
Colpo basso. ll mio cuore batteva velocissimo mentre sentivo un grande nodo alla gola. Un nodo che volevo si sciogliesse. Ma troppi tentativi. Troppo tempo perduto. 
Chiusi gli occhi. Li sentivo bruciare. Una nuova lacrima attraversò la mia guancia, rigandola di nero. Pensai. Riflettevo su ogni piccolo attimo. Su cosa sarebbe stata la mia vita. Nero, tutto nero si vedeva. Nero come la mia vita.
M- non ho parole
Io- e credi che io le abbia. – Esplosi, iniziai a urlare e a far uscire parole, quelle parole che mi tenevo dentro da anni, che non avevo mai detto a nessuno, e che magari in quel momento non volevo nemmeno dire.
-Tu credi che sia stato facile dimenticarlo, credi che sia stato facile smettere di pensare a lui?  Sai quanto ho sofferto?
Sai quante notti ho passato in bianco pensando al mio angelo?
Di tutto quello che ho passato da piccola, lui era forse l’unica cosa positiva che mi rimaneva, poi è scomparso dal mio cazzo di vita, lasciandomi completamente nella merda. Quando sono venuta a vivere in Italia, e ti ho incontrata, sei stata l’unica persona a cui ho confessato il mio passato,Tutto quanto.
Sei l’unica, assieme a mia madre che sa, quanto è stato difficile per me accettare che non faccio più parte della sua vita, e lui della mia.
Per un momento ho pensato di averlo dimenticato, di essere forte, di aver sorpassato tutto. E invece dopo anni di sforzi, dopo pianti e sofferenze eccomi al punto di partenza.-
Ricominciai a piangere, le lacrime scorrevano veloci per tutto il mio viso.
Senza fermarsi, come se non avessero fine, come se fossero tutte quelle che in questi anni non avevo versato.
Non credetemi pazza, non lo sono.
E’ stato difficile per me tutto questo. All’inizio ho sofferto troppo. Tutti i giorni, sentivo nella mia testa la sua voce, che mi parlava, che m’implorava di non piangere, che non dovevo soffrire per lui, perche aveva semplicemente seguito un sogno.
Quanto volevo che fosse lui, quanto volevo che fosse lì,personalmente a dirmelo, e invece era solo una stupida voce, nella mia stupida testa, nella mia stupida vita.
M- Basta. So che stai male, ti capisco. Ma non puoi deprimerti per il resto della tua vita.
Lui è un grande idiota, lo sai? E’ vero che ha inseguito il suo sogno, ma almeno poteva chiamarti, mandarti un messaggio. Non meriti di rovinarti in questo modo per un deficiente.
Adesso guardami, asciugati quei tuoi bellissimi occhi, e fai un bel sorriso, che è il più bello di tutti. -
Mi sorrise, e mi asciugò le guancie da quel mare di lacrime.
Mi afferrò per mano, mi fece sedere sul divano, e si stese accanto a me.
Mi sentivo uno schifo, l’unica cosa che volevo in questo momento, era lui. Cosa impossibile da ottenere. Ero stanca, di tutto. Stanca di essere sempre presa in giro, stanca di essere sempre messa da parte, stanca di soffrire, stanca di tagliarmi, stanca della mia vita, ero stanca di essere stanca, stanca di vivere.
Maddy mi accarezzò una guancia, poi prese il telecomando e accese la televisione.
Guardammo un film, anche se io non ero per nulla presente con la testa.
Continuavo a fissarla e ad ammirare la sua bellezza.
Perche lei era davvero bellissima.
Aveva dei lunghi e lisci capelli neri, come la pece.
I suoi occhi, grandi e verdi risplendevano, intorno al grigio che ci circondava.
Era alta, snella. Perfetta.
Quanto volevo essere come lei.
Quanto volevo, per una volta, essere popolare, solare, meravigliosa, Perfetta come lei.
Chiedevo solo una vita normale, felice, spensierata. Con due genitori, con dei fratelli e sorelle, con dei nonni, con degli zii, con degli amici. Una vita come tutti gli altri.
La mia, era uno schifo.
Mia madre naturale mi aveva abbandonato da piccola.
Di lei sapevo poco. Giusto il nome, e dove viveva.
Il resto non m’interessava. Mia zia la conoscevo, perche alloggiavo da lei quando per due anni ho vissuto a Londra. Era una donna gentile, educata. La chiamo zia Rossella, e le voglio un mare di bene. Suo marito si chiama Paul, e fa il manager per Star mondiali. Rossella mi telefona spesso, per sapere come sto, come va la scuola ecc.
Pensai quasi tutto il pomeriggio a lei, e a quanto mi mancava.
A un certo punto Maddy decise di uscire, per fare una passeggiata. Non ne avevo voglia, ma lei mi convinse, così mi vestii e uscimmo. Andammo a vedere le vetrine dei negozi in centro. Passammo dal Duomo, e andammo in un bar, vicino. Era una bellissima giornata di metà Giugno, il sole splendeva alto nel cielo, e un venticello mi scompigliava dolcemente i capelli. Passammo davanti ad un’edicola, Maddy comprò un giornale, ed io mi fermai a vedere le locandine con le notizie di cronaca appese ovunque. Mi diressi piano all’ingresso di un palazzo dove, attaccata a una colonna, c’era un volantino. Mi avvicinai, e guardai meglio. La scritta ONE DIRECTION era stampata a caratteri cubitali, talmente grande da riempire quasi tutto il volantino.
Mi venne la nausea a quel nome tanto schifoso, e sentii il cuore battere più velocemente.
Quanto gli odiavo, quanto odiavo che fossero mondiali, quanto odiavo il fatto che erano così perfetti.
Un brivido mi percorse lungo la schiena quando lessi che il 28 Giugno sarebbero venuti in concerto, qui a San Siro.
No, impossibile.
I One Direction in concerto qui?
Non riuscivo a crederci.
Un misto di euforia, rabbia, delusione, ed eccitazione iniziò a mescolarsi nel mio stomaco.
In quel volantino, apparivano bellissimi.
Li guardai uno a uno, erano i classici ragazzi montati, che si credevano delle super star. Uno era riccio, alto con degli occhi verdi smeraldo.
Un altro aveva i capelli cortissimi, e aveva un sorriso da far paura.
Vicino a lui, c’era un ragazzo con i capelli nerissimi, l’orecchino, pieno di tatuaggi e con gli occhi color nocciola.  Un po’ più indietro c’era un bellissimo ragazzo, con una maglietta a righe le bretelle, e i capelli castani, un pochino lunghi.
Li guardai bene solo loro quattro.
Avevo paura di ammirare l’ultimo.
Paura di rimanere delusa, di ripensare a tutto quanto.
Chiusi gli occhi.
Sospirai.
Mi girai per vedere che non ci fosse nessuno, e accarezzai il volantino, sfiorando con la punta delle dita, il mio unico grande amore.
Sentii come delle pugnalate al cuore.
Tante pugnalate, che mi trafiggevano, che mi laceravano.
Era cambiato.
Totalmente.
I suoi denti, ora perfetti, gli incorniciavano un sorriso spettacolare.
Eccolo lì.
Il suo sorriso.
Quel sorriso, mi faceva battere il cuore, quello che amavo.
Quel sorriso che mi faceva quando ci rincorrevamo, per i grandi parchi di Mullingar.
Quel sorriso che faceva quando suonava la chitarra, e quando cantava.
Quel sorriso che faceva, quando a scuola, prendeva in giro i professori, beccandosi note su note, perche lui odiava andare a scuola, ed era un bulletto.
Toccai i suoi capelli.
I suoi lunghi capelli erano spariti.
Quei capelli che amavo scompigliare mentre di mattino andavamo a scuola, insieme.
Quei capelli che amavo toccare, anche se lui si arrabbiava, per fargli un dispetto.
Quei capelli che gli coprivano metà del suo dolce viso, lasciando intravedere solo i suoi meravigliosi occhi.
Quei capelli che mi facevano ridere, quando la mattina erano tutti ruffi.
Quei capelli ora sono volati via, insieme alla mia felicità, e insieme con lui.
Ora erano corti, inutili, immobili.
Era diventato più alto, ancora di più. Aveva un fisico perfetto, ben scolpito.
Feci scorrere la mano, vicino ai suoi occhi.
Lì fissai.
Quelli non erano cambiati.
Erano rimasti Infiniti, come sempre.
Quell’abisso, che mi faceva sognare, che mi faceva arrossire ogni volta che mi guardava,ogni volta che piangeva, ogni volta che rideva, ogni volta che cantava.
Quegli occhi immensamente perfetti.
Credo che sia il cielo sia il mare si siano ingelositi, quando per la prima volta il 13 settembre del 1993 videro per la prima volta i suoi occhi.
Lui aveva due anni in più di me, ma ne dimostrava molto meno, perche appariva come un bambino, dalle sue cavolate, dal suo modo di fare.
Chiusi gli occhi, e cercai di ripescare da qualche remoto angolo del mio cuore, alcuni ricordi, di quando tre anni fa vivevamo insieme in Irlanda.
Cercai di ricordare quegli occhi, il giorno della sua partenza.
Erano più grigi del solito, spenti.
Era dispiaciuto a partire, ma mi aveva promesso che quella settimana mi avrebbe chiamata.
Be, quella settimana non arrivò mai.
Non una chiamata, non un messaggio, ne una cartolina.
Nelle settimane successive, provai a chiamarlo, ma aveva cambiato il telefono.
Sapevo sue notizie solo guardando la televisione, solo guardando uno schifo di  programma, che lo ha fatto diventare quello che e’ adesso.
Ogni volta che passavo davanti a casa sua, era grigia, vuota senza di lui. I suoi genitori sono sempre stati gentili con me, ma non mi hanno mai dato spiegazioni.          
Ora Lui è solamente una star mondiale, che gira il mondo, che fa impazzire milioni di ragazzine, che come me hanno il sogno di incontrarlo.
Però c’e differenza.
Le fans vogliono incontrarlo, io ne ho bisogno.
E’ strano, quando vedi scomparire una persona dalla tua vita, dall’oggi al domani.
Sembra che quel viaggio, gli abbia cambiato la vita, cancellato il passato, e l’abbia catapultato in un mondo nuovo.
So che se un giorno se lo incontrerò, non mi riconoscerà nemmeno più.
Sono cambiata, come lui, anch’io.
Prima ero molto più grassa, poi ho iniziato a non mangiare più e a dimagrire, ora non sono magra, ma nemmeno grossa com’ero prima.
Prima ero mora, adesso sono bionda
Prima ero felice. Ora sono uno schifo.
Ero infuriata con lui. Lo odiavo.
Ma ero ancora innamorata persa.
Odiavo i One Direction.
Li odiavo perche c’era lui.
E se c’era lui, io stavo male.
Sentii chiamare il mio nome, così mi allontanai dal volantino.
Andai incontro a Maddy che mi stava aspettando, non le dissi nulla, riguardo al concerto.
Andammo a casa. Era sera, ed ero stanchissima
Andai in camera, preparai le cose per il giorno successivo a scuola, mi cambiai e mi stesi sul letto.
Ripensavo a tutte quelle persone che non avevano fatto altro che condannarmi. Pretendere tutto. Che cosa avevo potuto fare di così orribile? Cosa mi aveva portato a essere odiata da tutti?
Il mio nome è Fallimento. Il mio nome è Stronza. Il mio nome è Sola. Tre parole, tra aggettivi che forse nessuno si sarebbe dovuto mai sentir dire. Guardavo fuori dalla finestra, cercando la pace. Abbassai poi lo sguardo. Guardai bene i miei polsi guariti. Guariti dalle ferite che mi ero causata da sola. Quelle ferite che erano state difficili da chiudere.  Mi buttai sotto il cuscino,aspettando di addormentarmi. Aspettando di sognare, aspettando un qualcosa, una vita migliore. Aspettando la felicità. Sì, perche oramai avevo dimenticato cosa volesse dire “Felicità”. Una parola un po’ troppo grande per me. Eppure era così semplice da capire. Io invece no… non riuscivo a capirla. Anche se poi, pensandoci bene, capii che pian piano quella parola che tutti pronunciavano, quella sensazione che tutti provavano, era molto più facile di quello che credevo.
Continua…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  
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