Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    06/10/2013    2 recensioni
La tensione nella stanza era al culmine
Kim guardò Semir e cercò di parlare nel modo più calmo possibile “Semir, sono passati già tre mesi. Forse dovremmo iniziare ad accettare l’idea che…” gli disse
Ma Semir non le fece finire la frase “Quale idea Commissario?? Fossero anche passati tre anni io non mi rassegnerò mai, non mi rassegnerò fino a che non l’avrò trovato o non avrò trovato il suo cadavere” rispose furibondo prima di lasciare l'ufficio sbattendo la porta
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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Sparito

“E dai Semir smettila, non essere drammatico .Non vorrei dirtelo ma  potrebbe avere incontrato qualcuno, o meglio qualcuna, e  aver deciso di passare la notte fuori…” Susanne cercava di calmare un Semir sempre più ansioso al telefono “Susanne non è così ti dico, non lo farebbe mai, non con Laura..” rispose lui. Conosceva  troppo bene il suo compagno di lavoro; era stato ed era un donnaiolo, ma quando Ben si innamorava  lo faceva sul serio e diventava il più fedele degli uomini. E di Laura era assolutamente perso “Facciamo così… se non si fa sentire fra un’ora rintraccio il cellulare. Diamogli ancora un po’ di tempo” disse conciliante Susanne. “Ok... ma un’ora non di più” concluse Semir chiudendo la chiamata.

Poi iniziò a girare tutto l’appartamento. Sembrava tutto in ordine anche se la parola “ordine” non era proprio la parola adatta. Scarpe e vestiti erano buttati un po’ ovunque e alcuni piatti sporchi giacevano nel lavello in cerca di lavaggio. Insomma era tutto come al solito nei periodi in cui non c’era Laura a curarsi dell’appartamento.
Semir scese in garage ed anche lì sembrava tutto  a posto. La Lamborghini e la Harley erano regolarmente parcheggiate al loro posto.  
Iniziò a sudare freddo; la solita strana sensazione che provava ogni volta che qualcuno della famiglia era in pericolo si diffuse in lui.
Risalì nell’appartamento e cominciò un lungo giro di telefonate. Chiamò tutti gli amici di Ben e Julia, ma nessuno l’aveva sentito negli ultimi due giorni. Non chiamò Konrad perché l’anziano industriale era a casa in convalescenza reduce da una operazione di doppio by-pass, ma i minuti passavano senza notizie e doveva decidersi a chiamare Laura per sapere se Ben  le aveva detto qualcosa. Così preparò accuratamente le parole ed il bluff; non voleva farla preoccupare  Sapeva che la giovane dottoressa ancora non riusciva ad accettare i pericoli del lavoro di poliziotto e che la cosa era stata all’origine di più di un litigio fra i due fidanziati.  

Semir sospirò e compose il numero “Semir… che è successo?” rispose Laura con voce allarmata “Nulla Laura buongiorno…”
“Dov’è Ben?? Perché non mi risponde al cellulare? E’ da ieri sera che non riesco a chiamarlo… E’ con te?”   A Semir corse un brivido lungo la schiena… cosa doveva dirle ora? “Laura no, non è con me, ma non c’è da preoccuparsi, probabilmente  ha  solo fatto tardi e sta ancora dormendo” cercò di mentire con scarsi risultati. Ben lo diceva sempre che era un pessimo bugiardo “Non mi mentire Semir, tu non sai dov’è…”  esclamò la ragazza “E va bene, ma non ti devi preoccupare, lo sai come fa Ben, l’ultima volta era andato a comprarsi una chitarra a Bonn e si era dimenticato di avvertire…” provò a calmarla Semir anche se forse aveva bisogno lui di essere calmato.
“Sento che qualcosa non va… prendo il primo aereo e  torno, se ci sono novità avvertimi” disse  nervosa Laura chiudendo la conversazione.
“Beh socio,  stavolta l’hai fatta  grossa, appena ti vedo ti becchi una sberla, giuro….”  si disse sperando però  ardentemente di poter mettere in atto la minaccia
 


Semir tornò in ufficio ed entrò di gran carriera nell’ufficio della Kruger “Capo deve mettere tutti gli uomini che abbiamo a cercare Ben…” “Buongiorno Gerkan… Susanne mi ha riferito che Jager stamattina non si trova. Ma conoscendolo non mi pare il caso di agitarsi…” gli rispose gelida il commissario “Sì lo so capo che Ben è a volte imprevedibile, ma mi creda è successo qualcosa. Ho chiamato tutti i suoi amici, la sorella e la fidanzata e non lo hanno sentito, stanotte non ha dormito a casa e ieri sera quando l’ho lasciato non mi ha detto nulla” sbottò “Gerkan ma le pare il caso che io metta degli agenti a cercare Jager dopo meno di tre ore di ritardo? Avrà dormito fuori…”  si oppose ancora il Commissario.

Semir non ebbe il tempo di controbattere. Susanne bussò alla porta dell’ufficio ed entrò con aria cupa “Che è successo?” chiese Semir  sempre più preoccupato
“Hanno trovato la Mercedes di Ben, è parcheggiata in divieto di sosta nel parcheggio della stazione centrale. I colleghi della Municipale dicono che è chiusa a chiave, ma dentro a terra vedono  un cellulare. Non l’hanno ancora aperta, aspettano noi” disse
Semir  si precipitò fuori dall’ufficio senza dire neppure una parola

Ci aveva messo meno di un minuto a forzare la serratura della Mercedes, non mai  aveva perso le sue abilità da  scassinatore. All’interno sembrava tutto in ordine con i soliti pacchetti vuoti di patatine,  contenitori di hamburger ed altro materiale vario che giaceva sul fondo. E ad eccezione  del cellulare di Ben, buttato  fra i sedili posteriori.
Ormai Semir era terrorizzato. “Chiamate  Hartmut e mandate una squadra anche a casa di Ben” disse a Jenny che lo seguiva passo passo.

Semir era febbrile. Mentre aspettava che gli uomini in tuta bianca finissero di esaminare l’auto, si girò intorno alla ricerca di eventuali telecamere, ma purtroppo la zona non era  coperta. Si fece mandare alcune foto di Ben stampate e passò ore a mostrarle ai pendolari che entravano ed uscivano dal parcheggio e dalla stazione senza alcun risultato. Fece tracciare il segnale del cellulare di Ben nelle ultime ventiquattro ore, ma scoprì solo che non si era mosso dalla zona di Colonia, il cui ripetitore però copriva  l’intera città. Pensò e ripensò  a cosa era accaduto nei giorni precedenti, senza trovare una risposta. Erano state giornate normali, molto più normali del solito.
Quando sconfortato guardò l’orologio si accorse che erano già le cinque del pomeriggio, non aveva mangiato né si era fermato un attimo.
E ora doveva andare a prendere Laura all’aeroporto e dirle la verità  “Maledizione socio dove sei finito?” imprecò a bassa voce mentre saliva sulla sua BMW
  


Correva a perdifiato lungo il pendio scosceso, ma sentiva che ben presto le gambe gli avrebbero ceduto. Il braccio ormai completamente blu, non lo sentiva  e non riusciva più a muoverlo. La testa gli pulsava ed il sangue che ancora usciva dalla ferita gli colava negli occhi appannandoli ancora di più. Ma non poteva fermarsi, doveva correre, doveva scappare anche se l’aria che entrava nei polmoni era fuoco vivo ed i piedi martoriati gli lanciavano fitte insopportabili ogni volta che poggiavano a terra
“Corri… corri… salva la tua vita, hai ancora tanto da fare…” si disse mentre sentiva che si avvicinava sempre più.
 E corse sino a che la radice di un albero non lo fece volare a terra.
Cercò di riprendere fiato e alzarsi, ma aprendo gli occhi vide che incombeva su di lui
“Mi dispiace, hai perso. Game over” gli disse ridendo prima di sparargli in mezzo agli occhi
     
 
  
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