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Autore: TheGreedyFox    06/10/2013    8 recensioni
Un’amicizia bella e vera, che dura da quasi vent’anni. Diciotto compleanni passati insieme.
Ogni compleanno un regalo straordinario. Ogni compleanno una sorpresa. Ogni compleanno una ferita.
Essere il miglior amico di Arthur Pendragon, significa questo per Merlin.
È essere parte di qualcosa di speciale, eppure a volte sentire che quell’affetto che li lega è come una condanna.
Una condanna a vita alla quale però Merlin non si sottrarrebbe mai.
Perché Arthur è il miglior amico che si potrebbe desiderare e non è colpa sua se Merlin si è innamorato di lui.
Questo finché, poco prima del suo ventiduesimo compleanno, Merlin non trova, per caso, uno dei folli regali di Arthur, un regalo che cambierà tutto, nel bene e nel male.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You Take My Heart By Surprise'
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Questa storia fa parte della serie "You Take My Heart by Surprise".



Eccoci arrivati al secondo capitolo di questa storia.
Avevamo lasciato il nostro Merlin alla guida della sua nuova auto, alle prese con i suoi nuovi sentimenti per Arthur, mentre Arthur cercava di fare i conti con i suoi nuovi sentimenti per Gwen.
Quando si dice tempismo...
Alla nostra storia però (ormai lo sappiamo), piace saltellare a suo piacimento, quindi ecco che ritroviamo i nostri cari Merlin e Arthur con un paio di anni in più.
La scuola è finita, sono entrambi cresciuti, ma la loro amicizia è ancora salda. Alcune cose sono cambiate, altre sono rimaste le stesse, i ragazzi però sembrano essere riusciti a trovare un loro equilibrio mentre affrontano la sfida del college.
Questo finché, con l’approssimarsi del compleanno di Merlin, un certo asino biondo con la fissa delle sorprese, non rimescolerà di nuovo le carte in tavola...

Voglio ringraziare davvero chiunque abbia deciso di impiegare un po’ del proprio tempo leggendo questa mia storia, le carinissime Misfatto, AsfodeloSpirito17662 e hiromi_chan per averla recensita, e tutti coloro che l’hanno inserita tra le storie seguite o preferite.
È molto più di quanto mi sarei aspettata e non so dirvi quanto mi abbia fatto piacere.
Vi abbraccio di cuore!
Enjoy!

Sofy

“Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro”.




Regalo di Compleanno


15° Compleanno

Merlin compie diciannove anni ma al momento il suo compleanno non è propriamente in cima ai suoi pensieri.
Non ha ancora terminato di correggere il saggio per il professor Matthews e la scadenza è fissata per l’indomani, quindi Merlin ha spento il cellulare e si è barricato in camera, con il preciso intento di evitare distrazioni. Il campus è ormai praticamente deserto, Merlin è uno dei pochi che non è ancora tornato a casa per le vacanze, persino il suo compagno di stanza è ormai via da ben quattro giorni ma per Merlin è un bene, perché ha l’alloggio tutto per sé e questo è un lusso di cui non riesce spesso a godere.
Merlin continua a leggere e rileggere il suo lavoro. Non sa perché ma non ne è soddisfatto.
Il professor Matthews è un osso duro e Merlin non è esattamente sicuro che il vecchio docente abbia una buona opinione di lui.
Merlin ha sempre l’impressione che lo stia soppesando, valutando, come se le sue capacità, i suoi risultati e la sua stessa persona non lo convincessero fino in fondo.
Ed anche se non lo ammette, la cosa lo innervosisce molto.
Per questo sa di non poter sbagliare.
Le parole del saggio continuano a scorrergli davanti agli occhi, così familiari che ormai sarebbe in grado di ripeterle a memoria.
Non per la prima volta da quando ha iniziato l’università, Merlin sente la mancanza di suo padre.
A volte gli piacerebbe che lui fosse lì ad incoraggiarlo, a dirgli che sta facendo bene e che è orgoglioso di lui.
Non che sua madre non lo faccia già abbastanza per tutti e due... Ma lei è sempre lì... E quelle parole può dirgliele ogni giorno. Da suo padre invece quelle parole lui non potrà più ascoltarle, ed è tremendamente ingiusto, e Merlin ci pensa continuamente.... Perché è nella natura umana desiderare ciò che non si potrà mai avere.
A quel pensiero lo sguardo gli cade, veloce e colpevole, sulla cornice poggiata a pochi centimetri dalla sua mano. Sulla foto che Morgana ha scattato a lui ed Arthur la sera della festa di diploma.
Dalla foto, Arthur lo guarda divertito, come se ridesse dei suoi sforzi di levarselo dal cuore.
Merlin abbassa la cornice quasi per protesta, rivolgendo il volto sorridente di Arthur verso il legno della scrivania. Non è il momento giusto per pensare a lui.
Non è mai il momento giusto per pensare ad Arthur.
Merlin riprende a correggere il suo lavoro e stavolta è talmente concentrato che nulla riesce a distoglierlo dallo schermo del computer.
Neanche i passi che si fermano davanti alla sua porta e di certo non il cigolio della maniglia che si abbassa.
Non sente neanche la bassa risata che vibra alle sue spalle.
- Quando Gwaine me l’ha detto, non ci volevo credere... –
Le parole però gli arrivano forti e chiare, e Merlin stavolta non può non udirle.
In un secondo salta letteralmente sulla sedia e si gira di scatto, in direzione della voce.
Non ha certo bisogno di voltarsi per sapere chi è, ciononostante si volta comunque, un riflesso incondizionato.
La voce di Arthur ha sempre quell’effetto su di lui.
Il suo amico è lì, appoggiato allo stipite della porta, con le braccia intrecciate sul petto ed un sorriso divertito sul volto.
Nel vederlo Merlin abbassa gli occhi un secondo, in un gesto così fugace da sembrare un miraggio, perché la vista di Arthur gli dà sempre un senso di vuoto allo stomaco, e più tempo intercorre tra una visita e l’altra e più ha bisogno di un momento per riabituarsi a lui, soprattutto se gli compare davanti all’improvviso, come ora.
Il rendersene conto, non rende affatto le cose più facili.
A dirla tutta, lo fa sentire molto stupido.
Arthur entra sicuro nella stanza, riempiendola con la sua sola presenza.
Allarga le braccia, guardandosi intorno incredulo, poi si avvicina a Merlin, le mani sui fianchi, come se si preparasse a sgridare un bambino molto, molto indisciplinato.
- Merlin, amico... che stai facendo? –
- Se hai parlato con Gwaine, come tu stesso hai detto, sai benissimo cosa sto facendo... –
- Oh sì, so tutto del tuo saggio. Ma comunque continuo a non spiegarmi la situazione. Quindi ripeto: Merlin - che - stai - facendo? –
Merlin odia quando Arthur si mette a scandire le parole.
Anche perché di solito è più difficile ignorarlo quando assume quel tono autoritario.
Meglio tentare una ritirata.
Con una piccola spinta, Merlin fa ruotare veloce la sedia verso il computer, tornando a dare le spalle a quel sorriso sfrontato, e inizia a battere sulla tastiera come se fosse terribilmente impegnato.
- Arthur, non ho tempo di giocare con te ora. Devo finire di correggere questo benedetto lavoro, sono in incredibile ritardo, e Matthews mi farà saltare il collo domani, se non consegno in tempo. –
Poggiando una mano sullo schienale della sedia di Merlin, Arthur si piega lentamente sulle ginocchia, e lo costringe piano a girarsi verso di lui, il viso quasi alla sua stessa altezza, gli occhi fissi nei suoi.
- Merlin – gli dice condiscendente, come se temesse che l’amico non fosse totalmente in sé - tu sei lo studente più brillante di tutta la facoltà. I professori baciano il suolo dove cammini e Matthews di certo non fa eccezione. –
Merlin si fa scappare uno sbuffo sarcastico, accompagnato da una scrollata di spalle.
Arthur però non si lascia scoraggiare.
- E questo tuo saggio. – Aggiunge, allungando un braccio oltre le spalle di Merlin e abbassando lo schermo del portatile con un gesto fluido della mano – Sarà perfetto, proprio come tutti gli altri. Lo so io. Lo sai tu. E domani lo saprà anche Matthews. L’unica cosa che devi fare ora, è cambiarti quella maglietta vecchia di tre giorni, uscire da questa stanza, e seguire il tuo migliore amico in quello che sarà il compleanno più incredibile di tutta la tua vita. –
Merlin sapeva che era lì che Arthur sarebbe andato a parare. Stava aspettando quelle parole da quando l’aveva visto comparire. Ma non si sarebbe arreso senza combattere.
- Hai detto così anche l’anno scorso... – Lo diverte sempre rammentargli la sua più grande disfatta.
- Se l’anno scorso è andata come andata, non è stata colpa mia. –
- Devo ricordarti l’incidente delle barche? –
- Quella non è stata una mia idea! È stata Gwen che... –
Ma Arthur non finisce la frase. L’argomento Gwen è sempre motivo di leggero imbarazzo tra loro, perché Arthur non gli ha mai parlato fino in fondo del perché sia finita tra loro e Merlin non si è mostrato particolarmente curioso di sapere.
Gwen del resto è ancora amica di entrambi, anche se il fatto che ora studi all’estero non permette a nessuno dei due di vederla quanto vorrebbero.
- Arthur, davvero, oggi non posso venire con te. –
Glielo dice col suo tono più serio, e per un meraviglioso, triste secondo, Merlin è quasi sicuro di averlo convinto.
Poi vede la mascella di Arthur contrarsi ed i suoi occhi diventare più scuri.
E allora capisce di aver perso.
Quando Arthur ha quella luce negli occhi, c’è davvero poco che lui possa fare.
- Merlin Thaddeus Emrys, io non ti permetterò di restartene chiuso da solo in una stanza, a studiare, nel giorno del tuo compleanno. Tu ora ti vesti e vieni con me. Hai cinque minuti. –
Così dicendo Arthur si alza ed esce dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Cinque minuti più tardi, Merlin si sta ancora cambiando ed ha le braccia alzate sopra la testa, i gomiti incastrati nel tessuto della maglietta pulita, quando Arthur riapre la porta di scatto.
Merlin fa appena in tempo a girarsi e a far sbucare dalla t-shirt la sua zazzera arruffata che Arthur, tutto soddisfatto nel vederlo così obbediente, gli dice con un gran sorriso: - Sbrigati imbranato! Ho una sorpresa per te... –

Merlin e Arthur sfrecciano per le vie assolate di Londra. La decappottabile di Merlin brilla ancora come il giorno in cui Arthur gliel’ha regalata. Merlin tratta quella macchina come se fosse il suo bene più prezioso.
Le ha anche dato un nome, anche se questo Arthur non lo sa.
Passata l’iniziale irritazione, ora Merlin è felice che Arthur l’abbia costretto ad uscire. Effettivamente stava perdendo un po’ il senso della realtà chiuso tra quelle quattro mura, e più ci pensa, più si convince che Arthur ha ragione: il saggio, in fondo, va già bene così com’è e Matthews in realtà è solo un professore un po’ esigente, non di certo un drago di cui aver paura.
- Allora, dov’è Gwaine oggi? – Chiede Merlin ad Arthur mentre lui continua a dargli indicazioni senza però spiegargli dove stanno andando.
- Conosci Gwaine... Mi ha detto di non aspettarlo alzato. Ci sarà sicuramente di mezzo una ragazza... – Gli dice Arthur sorridendo.
Poi, girandosi verso di lui con una strana smorfia, lo sguardo seccato, continua: - E comunque cos’è questa novità? Com’è che ora Gwaine ti fa da segretario? Stamattina mi stava quasi prendendo un colpo quando ho cercato di contattarti senza ottenere risposta! Stavo per chiamare tua madre quando Gwaine ha finalmente deciso di fare la sua comparsa in cucina e mettermi al corrente della tua trovata geniale. “Se cerchi di chiamare Merlin, lascia stare. È rimasto al campus. Ha detto che oggi non c’è per nessuno. Sta andando in crisi per un saggio e deve studiare”. Non potevo credere alle mie orecchie! Decidi di sparire dalla faccia della terra e non avvisi me ma il mio coinquilino? Proprio nel giorno del tuo compleanno poi...–
- Guarda che Gwaine è anche un mio amico. –
- Sai che non è questo che intendo... –
- Arthur... Ma stai mettendo il broncio? – Merlin si lascia scappare una risatina. In realtà vorrebbe lasciar cadere l’argomento.
- No! Ma quale broncio? Dico solo che è stato strano... E per niente gentile da parte tua... Non mi è piaciuto sentirmi ignorato così... Insomma, se decidi di sparire dalla faccia della terra e qualcuno deve sapere dove sei, quello sono io, no? –

La domanda di Arthur rimane nell’aria. Merlin dà all’amico un piccolo colpo col gomito e gli sorride rassicurante. Come per dirgli che ha ragione, e chiedergli scusa, e fargli credere che va tutto bene, perché loro due sono inseparabili e sarà per sempre così.
Peccato che sia tutta una bugia.
Beh, non una vera bugia, più che altro... Una mezza verità.
Perché Arthur è ancora il suo migliore amico e questa cosa non cambierà mai.
È solo il cuore di Merlin che è cambiato, che ha tradito entrambi e quindi ecco la bugia, la realtà di cui Arthur non può sapere e che condiziona Merlin in un modo che l’amico non si può spiegare.
Sono bastati due anni per cambiare tutto.
Due anni in cui Merlin ha prima combattuto e poi accettato l’inevitabilità di quel sentimento.
Merlin è innamorato di Arthur.
E desiderare che non sia così non basta a cambiare le cose.
Arthur non ha idea di ciò che prova Merlin.
Arthur non conosce le cicatrici che in quegli anni gli ha lasciato sul cuore.
Così come non potrà mai immaginare cos’ha significato per lui vivergli accanto nel periodo precedente il diploma, condividere con lui ogni giorno mentre la sua storia con Gwen diventava sempre più forte, sempre più ingombrante. Quello era stato di certo l’anno peggiore.
A Merlin era sembrato quasi di non aver più aria da respirare.

Il suo precedente compleanno l’avevano passato tutti insieme alla casa sul lago.
A dir la verità, inizialmente Arthur si era detto intenzionato a partire come sempre solo loro due, ma Merlin si era opposto, dicendo che non gli sembrava giusto tenere fuori gli amici dai loro festeggiamenti.
- Più siamo meglio è! – Aveva detto sorridendo ad un Arthur non del tutto convinto.
Era la loro tradizione, il loro segreto, e per un attimo Merlin aveva creduto che ad Arthur dispiacesse davvero dover condividere con altri quel loro viaggio speciale.
Merlin però sapeva che il weekend era l’unica occasione che Arthur aveva di vedere Gwen, perché durante la settimana lei aiutava suo padre al ristorante e a Merlin non sembrava giusto approfittare dell’occasione per averlo solo per sé.
Non avrebbe avuto senso e non avrebbe cambiato nulla.
No, meglio estirpare di netto qualunque fantasia potesse nascergli in testa.
Erano partiti tutti e sei, Arthur, Gwen, Morgana, Elyan, Leon e lui, tutto il loro gruppetto.
Merlin si era divertito, aveva sempre amato la casa sul lago, però insieme a tutti gli altri non era più stata la stessa cosa.
Solo un aspetto era rimasto immutato: Arthur non aveva portato nessuno di loro alla radura, neanche Gwen, e di questo Merlin era stato felice.
Perché voleva dire che c’era almeno un pezzetto di Arthur che apparteneva ancora soltanto a lui.

L’ultimo anno di liceo era stato duro per Merlin ma anche prezioso. Loro sei, sempre insieme, erano stati leggendari. I migliori amici che Merlin potesse desiderare.
Poi, con la fine della scuola, tutto era cambiato.
Alla fine dell’estate Arthur e Gwen si erano lasciati.
Non era stata una rottura brusca la loro, le cose avevano iniziato a logorarsi pian piano.
Merlin aveva notato che gli occhi di Gwen non brillavano più quando Arthur le sorrideva, anche se non capiva come potesse essere possibile, ed Arthur passava sempre più weekend di nuovo a casa di Merlin, preferendo restare con lui, ad ascoltare musica sul suo divano, piuttosto che uscire con la sua ragazza.
Dire che la fine della loro storia l’avesse sorpreso, sarebbe stata una bugia.
Eppure era stato strano, per Merlin, pensare ad un Arthur di nuovo libero, non più intoccabile, proibito.
Perché naturalmente Arthur lo era, doveva esserlo, il fatto che non stesse più con Gwen non cambiava nulla e lui sarebbe stato un folle a pensare diversamente.
Era stato allora che Merlin aveva iniziato ad aver paura.
La presenza di Gwen tra loro era sempre stata come una cintura di sicurezza intorno al suo povero cuore ferito.
Ora, senza i sentimenti di lei di cui tener conto, stare vicino ad Arthur era diventato quasi insostenibile.
Ecco perché, quando lui e Merlin erano entrati all’università, Merlin si era detto che le cose sarebbero dovute cambiare.
Lui e Arthur non sarebbero potuti più essere un indivisibile duo.
Merlin avrebbe trovato altri amici, si sarebbe innamorato di qualcuno che potesse ricambiarlo e si sarebbe lasciato alle spalle quel dolore.
Così Arthur sarebbe rimasto il suo miglior amico per sempre.
Per lo stesso motivo aveva rifiutato l’offerta di Arthur di vivere con lui.
Merlin aveva sempre saputo che non sarebbe rimasto a casa dopo il diploma.
Sua madre gliel’aveva proposto ma Merlin era sempre stato a conoscenza del desiderio di lei di tornare, prima o poi, ad abitare nel paese della propria infanzia, lì dove si era innamorata del papà di Merlin ed erano stati felici insieme. Se era rimasta a Londra per tanto tempo, era stato solo per permettere a Merlin di studiare.
Ora che Merlin era entrato al college, avrebbe potuto realizzare il suo desiderio. Avrebbe venduto la casa e sarebbe andata a vivere con lo zio Gaius.
Gli sarebbe mancata ogni giorno ma era giusto così.
Quando Arthur aveva saputo dei suoi piani, naturalmente lo aveva tormentato perché affittasse con lui un appartamento in centro.
Merlin era stato irremovibile.
Arthur aveva messo il muso per tre lunghissime settimane.
Merlin non si era lasciato incantare.
Ed aveva fatto bene.
Era andato a vivere al campus, si era fatto dei nuovi amici e aveva scoperto nuovi interessi. Inoltre aveva diviso l’alloggio con un ragazzo che si era rivelato una vera manna dal cielo, perché era serio e studioso come lui.
Arthur invece era finito con Gwaine.
Al mondo c’era dunque un po’ di giustizia.
Ora lui e Arthur uscivano ancora con una certa regolarità e si sentivano quasi tutti i giorni.
Merlin però era riuscito a ritagliarsi un suo universo in cui Arthur non poteva entrare.
Finalmente riusciva a respirare di nuovo.
E non sarebbe tornato indietro per nulla al mondo.

* * *

Merlin e Arthur sono arrivati a destinazione.
Arthur fa accostare Merlin davanti ad un piccolo, delizioso café e Merlin si chiede se, per quell’anno, Arthur non abbia deciso di giocare sul sicuro e non stia per offrirgli un’enorme torta decorata, con tanto di candeline e tutto il resto. Non la trova una cattiva idea, gli stava appunto venendo fame...
Arthur invece scende dalla macchina e si dirige verso le vetrate di un ingresso accanto alla pasticceria.
Merlin lo segue sospettoso.
A quanto pare non sono lì per la colazione.
Arthur spinge Merlin verso l’ascensore, premendo il tasto per il quinto piano, l’ultimo.
Per qualche motivo, Arthur ora sembra nervoso, Merlin fa per chiedergli qualcosa ma poi ci ripensa e rimane in silenzio.
Quando arrivano in cima, Arthur è tornato del suo solito, irritante buonumore.
Prende un paio di chiavi dalla tasca dei pantaloni e fa entrare Merlin in un appartamento situato in fondo ad un lungo corridoio scuro, un appartamento talmente bello che a Merlin sembra uscito direttamente dalle pagine di un giornale.
- Allora, che te ne pare? La vista è fantastica, la cucina è dotata di un frigo che sembra una portaerei e una delle camere ha persino un bagno privato! – Gli dice Arthur, mentre con gesti decisi scosta le tende dalle finestre, per permettere alla luce di entrare.
- Arthur, è bellissimo. Ma, cos’è? –
- Il mio nuovo appartamento. –
- Perché, cos’ha quello vecchio che non va? – Ed il suo tono ora è quasi arrabbiato.
Merlin è terribilmente critico con Arthur quando crede che stia sperperando il suo denaro. Perché Arthur sarà anche più ricco di quanto Merlin possa forse immaginare ma a Merlin non piace lo stesso che si comporti come uno sconsiderato.
C’è da dire che Arthur si comporta sempre bene, per la maggior parte del tempo.
- Non ha niente che non va. Fosse solo per me non penserei di andarmene. Però devo tener conto anche del mio coinquilino. Lui è di gusti difficili. –
- Gwaine? –
Merlin quasi stenta a credere a ciò che sente.
Gli sembra un po’ ingiusto da parte di Arthur dire così, perché di Gwaine si può dire tutto, ma veramente tutto... Tranne che sia difficile.
È la persona più alla mano e con meno pretese che Merlin abbia mai conosciuto.
- No, certo che no! Non sto parlando di lui. –
- E di chi stai parlando allora? – gli chiede Merlin, un po’ sorpreso e preoccupato ma ancora distante dal capire.
- Ma di te, no? Sciocco che non sei altro! Perché ti avrei portato qui altrimenti? E proprio oggi? –
- Arthur... io non vivo con te. – E Merlin si sente quasi stupido a doverlo sottolineare.
- No, adesso no... ma dall’anno prossimo... – E così dicendo apre le braccia e fa un mezzo giro indicando tutta la stanza, un sorriso esultante in volto.
- Ok, temo davvero di non capire. – Merlin si porta una mano alla fronte, come se quel gesto potesse aiutarlo a mantenersi lucido - Arthur, ne abbiamo già parlato l’anno scorso. Pensavo che fosse tutto chiaro su questo punto. Io non posso permettermi di vivere con te. –
In più di un senso...” Aggiunge tra sé.
- Questo era l’anno scorso. Da quest’anno potrai farlo, perché oggi io mi trasformo nella tua fata madrina e ti regalo tre interi anni d’affitto in questo appartamento da favola, in cui potrai trascorrere la tua vita universitaria insieme al migliore amico che potresti mai desiderare. Ci divertiremo un mondo, vedrai! –
Merlin teme per un attimo di aver iniziato a boccheggiare.
Quello stupido non può essere serio. Non può giocargli un tiro del genere!
- Arthur, io davvero non ne vedo il bisogno. Io mi trovo benissimo al campus e so che anche tu sei felice della tua sistemazione. Cos’ha Gwaine che non va? –
- Gwaine non ha niente che non va! Solo che non è te! –
Ok, quello era un colpo basso. Merlin però ha ancora frecce nel suo arco.
- Arthur, hai idea di quanto costi affittare un posto del genere? Come pensi che mi sentirei sapendomi così in obbligo con te? E non tirare fuori la storia della macchina! Quello è stato un caso isolato e che non si sarebbe dovuto ripetere! Avevamo fissato un budget per i regali. Ricordi? Io per il tuo compleanno ti ho preso un gioco per la Playstation! –
- Cosa significa obbligo? Da quando tra me e te c’è bisogno di sentirsi in obbligo? Quel che è tuo è mio e quel che è mio è tuo. È sempre stato così tra noi ed io adoro il gioco che mi hai regalato! Stammi bene a sentire, Merlin, nessuno meglio di me sa con quanta fatica tu abbia lavorato in questi anni per ottenere la borsa di studio e poterti permettere la retta del college. Lo so perché mi ero offerto di pensarci io e tu mi hai evitato per un mese, solo per averlo proposto! So bene quanto sei orgoglioso e so che per te è importante riuscire a cavartela solamente con le tue forze, però Merlin, davvero, lasciami fare questa cosa per te. Vieni a vivere con me. –
- Arthur, tu non capisci... Non posso. –
- Perché non puoi? Per Lance? Ti dispiace abbandonare il tuo compagno di stanza al suo destino? Troverà un coinquilino anche migliore di te! Non sei poi questa gran cosa, sai? Solo io ho la pazienza di sopportare i tuoi borbottii e le tue stranezze! E so che il vecchio appartamento era troppo distante dal tuo lavoro, e che questa era una delle tue obiezioni al nostro vivere insieme lì. Ecco perché ho scelto questo quartiere. Siamo vicinissimi al ristorante di Al, non te ne sei accorto? Questa casa è perfetta per te! Per noi. –
Arthur sembra un avvocato che cerchi di convincere una giuria. Merlin ha sempre saputo che lavorare con suo padre l’avrebbe reso pericoloso.
Merlin avanza di un passo verso di lui, cercando di farlo ragionare ma Arthur, svelto, gli poggia le dita sulle labbra, zittendo ogni suo tentativo di replicare.
- Senti Merlin. – Ed il suo tono è quasi stanco mentre gli parla – Per un anno abbiamo fatto come volevi tu. Io ho sempre pensato che non sarebbe stata una buona idea vivere separati ma tu mi avevi assicurato che non sarebbe cambiato niente, che saremmo stati sempre noi due e che tutto sarebbe stato esattamente come quando vivevamo entrambi con le nostre famiglie. Beh, non è stato così! Non ti ho quasi mai visto quest’anno, preso com’eri tra lo studio e Lance e il club di astronomia e solo Dio sa che altro! E sai che c’è? Non mi è piaciuto! Qui non si tratta dei soldi dell’affitto o di Lance o di Gwaine. A me piace Lance e voglio bene a Gwaine. Io adoro Gwaine! Sono sicuro che non riuscirò a scrollarmelo di dosso finché non saremo entrambi vecchi e canuti e non saremo più in grado di aprire una lattina di birra con una sola mano senza farne cadere una buona metà. Solo che io non voglio vivere con Gwaine. Io voglio vivere con te. Mi sei mancato amico. –
Merlin guarda Arthur negli occhi.
Quegli occhi così azzurri che a volte osservarli gli fa quasi male.
Si chiede se Arthur abbia la minima idea di cosa gli stia chiedendo. Se sappia con quanta forza Merlin abbia cercato di combattere quel sentimento.
La risposta naturalmente è no.
Perché se Arthur sapesse lo lascerebbe andare.
Perché Arthur non lo condannerebbe mai volontariamente ad un dolore costante, ingiusto e senza cura.
Merlin si chiede se non dovrebbe dirglielo, allora, quello che prova.
Se non dovrebbe dirglielo ora, mentre Arthur gli stringe le mani e lo guarda fiducioso, ignaro di tutto, aspettando una sua risposta.
Così finalmente finirebbe ogni cosa.
Finirebbero le bugie, le scuse, i silenzi, gli sguardi nascosti.
Resterebbero solo lui e Arthur, e quell’amicizia che Merlin ha cercato in tutti i modi di salvare.
E a quel punto sarebbe Arthur ad avere l’ultima parola.

Arthur gli scuote dolcemente le braccia, come per spingerlo piano a prendere una decisione, come se capisse che una sola parola sbagliata potrebbe far scappare Merlin alla velocità della luce.
Merlin sa che deve parlare ora. Che il suo tempo sta per scadere.
Perché Arthur non accetterà mai un no come risposta.
Quindi o Merlin confessa o accetta la sua proposta.
Ed è scorretto che ne esca sconfitto in entrambe le situazioni.
E allora Merlin prende un lungo respiro e cerca di racimolare il coraggio.
Sa che bastano due parole. Due parole soltanto.
Ma invece è solo un commento codardo e un po’ sagace, quello che gli esce dalla bocca.
- Quindi, se ho capito bene, in pratica stai facendo un regalo a te stesso! La mia insostituibile presenza al modico prezzo di trentasei mensilità d’affitto! –
Arthur disperde il suo sarcasmo con un solo gesto della mano, gli prende le spalle stringendole forte e gli sorride, quel suo solito sorriso da ragazzino che in tanti anni non è mai cambiato.
- Questo sarebbe un sì? –
Merlin abbassa le spalle, rassegnato. Chi aveva cercato di prendere in giro? Sapeva fin dall’inizio che sarebbe finita così.
- Però la camera col bagno personale è mia! – gli dice con un moto d’orgoglio.
Perché Arthur l’avrà anche avuta vinta ma lui merita l’onore delle armi.
Arthur gli scompiglia forte i capelli e gli dà un piccolo pugno sul braccio, troppo contento per protestare.
La sua risata, per Merlin, è una capriola al cuore.

- Tutto quello che vuoi amico. Tutto quello che vuoi. –


 

Avete presente quando siete a dieta da un po’ di tempo, e siete stati bravissimi fino a quel momento, e poi qualcuno vi trascina in una pasticceria (sì, proprio quella sotto al palazzo di Merlin ed Arthur!) e vi serve su un piatto d’argento una scusa perfetta per fare uno strappo alla regola?
E dentro di voi sapete benissimo che potreste tirarvi indietro, che potreste dire di no, perché quando c’è la volontà, una scappatoia per rifiutare la si trova sempre... eppure non lo fate... perché, e che diamine, si vive una sola volta?!
Beh, diciamo che il nostro Merlin ora è esattamente in quella situazione.
In cuor suo, si rende perfettamente conto di quanto, l’andare a vivere con Arthur, sia una pessima idea, eppure lo desidera talmente tanto che all’ultimo non riesce a tirarsi indietro.
Anzi, già il fatto di aver resistito per un intero anno è da considerarsi una vittoria...
Si sarà anche messo nel sacco da solo, ma come biasimarlo? ; )

Questo è un capitolo quasi di passaggio, che ha più che altro la funzione di mostrare come Merlin abbia attivamente cercato di combattere ciò che prova, perché per lui l’amicizia con Arthur conta più di tutto, ma che vuole anche sottolineare che, a volte, ci si deve arrendere al fatto che il valzer lo si balla in due, e che quando si cambia atteggiamento, gli amici di solito se ne accorgono e agiscono di conseguenza.
Quindi si possono mettere in atto le più disparate strategie per mandare le cose in un certo modo, però il più delle volte, la vita e le persone, finiscono inevitabilmente per sorprenderci e rimettere tutto in discussione.

Spero che la storia fin qui vi sia piaciuta e che vi abbia fatto passare qualche bel momento.
Non ho note particolari questa volta, vi rinnovo solo la richiesta di avvertirmi se avessi scritto qualche incredibile castroneria su dettagli come la durata dell’università inglese e cose così. Qualunque commento è bene accetto!
Vi bacio tutti indistintamente!
See you soon!

Sofy

 

Vi lascio con qualche piccola anticipazione...

... sotto quel cielo così familiare, d’un tratto quell’amore taciuto, nascosto, sembra esplodergli sotto la pelle, e forse sarà l’aria della notte o il peso dei settecento giorni in cui hanno vissuto insieme... ma mentre è steso accanto ad Arthur, ad un braccio di distanza da lui, senza riuscire a tollerarlo, e soffrendo la sua vicinanza come se potesse davvero fargli male, Merlin si rende finalmente conto che quell’amore non andrà più via, che gli resterà impresso addosso per sempre, come un macchia indelebile, come un ricordo...

* * *

Merlin cerca il suo viso, quei capelli biondi che la notte non osa spegnere.
Non guarda altro, non pensa ad altro, perché adesso basterebbe davvero un soffio di vento per farlo arretrare.
O invece no.
Forse si sbaglia.
Perché gli ci sono voluti quattro anni per arrivare a tanto da quel viso.
E allora no, non basterebbe il vento, come non basta la paura, come non basta la ragione.
E comunque, si dice, arrivati a quel punto, servirebbe coraggio anche per tirarsi indietro.

  
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