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Autore: OmegaHolmes    06/10/2013    1 recensioni
La signora Hudson decide di dare in affitto la stanza vuota del 221B di Baker Street.
Sherlock, contrariato, farà di tutto per impedire che ciò accada.
Ma ci sarà qualcosa che anche il detective più freddo al mondo non potrà prevedere e non potrà controllare...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes , Sig.ra Hudson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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E' da ormai più di un anno che sono del tutto persa nel mondo di Sherlock Holmes e tutte le sue sfumature.
Amo principalmente l'Holmes letterario, ma tra tutti, amo allo stesso modo lo Sherlock contemporaneo.
Per me questo racconto è stato molto importante, facendo uscire lati di me stessa che non conoscevo o da tempo avevo dimenticato di avere.
Ho cercato di creare un Holmes il più simile possibile alla versione cinica e fredda di Benedict Cumberbatch.
Alice è la mia perfetta alter ego, e in lei ho dato sfogo a gran parte dei miei sogni che spero un giorno di poter avverare.
Con questo, vi auguro una buona lettura!

Ally
-Non riesco davvero a capire perché lei voglia a tutti i costi un altro coinquilino, Signora Hudson… non le bastiamo io e John, per caso?- disse seccato Sherlock mentre buttava a terra,annoiato, la copia giornaliera del Thimes.
-Sherlock caro, mi dispiace avere una stanza vuota e non poterla utilizzare quando tanti giovani universitari cercano disperatamente un alloggio economico quì a Londra… glielo dica anche lei dottore!-
John trasalì dai suoi pensieri immersi nella tazza calda del the, insieme ai suoi innumerevoli appuntamenti.
-Beh…- rispose dopo qualche istante –penso non ci sia nulla di male dopo tutto… l’unico problema è il fatto che possa sopportare due come noi… soprattutto te Sherlock.- disse il dottore puntando il dito verso il detective.
-E perché dovrei essere proprio io il problema?-
-Vediamo…spari al muro, teste nel frigorifero ed esplosioni atomiche…non ti dicono nulla?-
-Non ho mai commesso esplosioni atomiche- ribattè.
-Sherlock…-
-Sono esperimenti, del tutto necessari nel mio lavoro e questo lo sai benissimo, John. –
-Però se ci sarà qualcun’ altro dovrai moderarti un poco in queste cose. Sai non tutti sono pazienti come me, Sherlock. Però il nostro affitto diminuirebbe giusto, signora Hudson?-
-Sì, John caro.-
-allora sarebbe perfetto, perché no?- asserì  infine John.
Sherlock alzò gli occhi al cielo e borbottando prese il suo violino, eclissandosi nel suo mondo.

Alle 10 in punto il campanello squillò per ben tre volte al 221B di Baker Street.
La signora Hudson, agitata, si sistemò i vestiti e pregò ai suoi “ragazzi” di fare i bravi.
Sherlock ,annoiato dalla mancanza di un caso (ne aveva appena concluso uno il giorno precedente) stava seduto a leggersi tutti i 28 volumi della prima ‘’Enciclopedyé’’ illuminista, del 1751.
John stava trascrivendo sul suo blog le avventure del giorno precedente, ma nello sporgersi per conoscere l’aspetto del possibile nuovo inquilino per poco non rischiò di cadere dalla sedia.
Sherlock gli lanciò uno sguardo fulmineo, dato che il dottore e quelle scampanellate lo avevano distolto dalla sua lettura.
-Prego si accomodi! Venga venga, non sia timida, gli altri inquilini sono al piano superiore.- invitò la signora Hudson dal fondo delle scale.
Come il dottore sentì che il possibile inquilino era una donna, si alzò di scatto cercando di sistemarsi il maglioncino con fantasie natalizie.
Sherlock chiuse il libro, ora era divertito nell’osservare la reazione di John.
Finalmente la signora Hudson arrivò in salotto e dietro di lei una ragazza molto alta, avvolta in un enorme piumino rosso  lungo fino ai piedi, con dei corti capelli corvini disordinati e la pelle molto pallida.
-Ragazzi lei è Alice Elia ed è interessata  alla stanza al piano di sopra.-
-John Watson... dottore John Watson- tese subito la mano, con estrema cortesia, John.
-Salve… molto piacere- rispose timidamente lei.
Il detective lanciò uno sguardo dalla sua poltrona, si alzò, mise le mani in tasca e andò verso la finestra.
La ragazza lo guardò aspettandosi delle presentazioni, ma John intervenne subito:
-Lui è Sherlock Holmes, l’altro inquilino….- il dottore tossì –Sherlock...-
Sherlock si girò con un sorriso falso sulle labbra:
-Piacere! Lei è italiana vero?-
Alice spalancò gli occhi marroni ed arrossì leggermente:
-Si sente così tanto il mio accento?- disse mettendosi i capelli corti dietro l’orecchio, nonostante  la lunghezza.
-No—Abbastanza- risposero all’unisono prima il dottore e poi il detective.
John tossì imbarazzato e quando vide che Sherlock stava per dire qualcosa lo precedette chiedendo:
-Le mosto la casa? Prego mi segua.- facendo segno di salire per le scale e lanciando successivamente un'occhiata a Sherlock, che ricambiò con una smorfia infastidita.

-Bene ecco questa qui a sinistra è la mia stanza, mentre questa di fronte è quella libera, prego entri pure- e così dicendo, da vero gentleman, John aprì la porta alla giovane.
La ragazza timidamente e anche un po’ goffamente, per l’altezza, ringraziando con il capo, entrò e iniziò a guardarsi in giro.
Perlustrò con attenzione ogni centimetro, senza dir nulla, mettendo in soggezione il dottore.
-E’ davvero molto luminosa…- soggiunse in fine Alice –e anche spaziosa…sarebbe proprio perfetta, c’è solo un problema…- e così dicendo fece una smorfia con la bocca spostandola verso destra e mordendosi internamente la guancia.
-E quale?- chiese John.
-Beh ecco, io studio alla Royal College of Music di Londra e passo molte ore a studiare… per voi non è un problema la musica?- 
John scoppiò in una risata acuta, lasciando inquieta la ragazza.
-No, non è proprio un problema per noi… ma lei che strumento suona, se posso sapere?-
-Certo, io suono il violoncello… quindi ne siete sicuri?-
-Ah, complimenti, no nessun problema.-
-Ma anche per il suo…-
-Coinquilino. Sì, coinquilino.- sottolineò John.
-Sì era quello che intendevo… non ci sarebbero problemi?-
-No, anche lui è un musicista…-
-Ah! Allora avevo visto giusto!- esclamò allegra la ragazza.
-Perché? Lei l’aveva capito?- disse aggrottato John.
-Beh, sì , lo spartito presente sul leggio vicino alla finestra è un concerto di Mendelssohn per violino e orchestra. –
-Ah, vista acuta.-
-Già…- sorrise timidamente Alice.
Per un attimo ci fu un silenzio imbarazzato, poi il dottore disse:
-Vuole un the?-
-Ehm… no, grazie, devo proprio scappare, devo solo parlare con la padrona di casa ancora del prezzo.-
Così ,scesi, la ragazza e la signora Hudson accordarono gli ultimi dettagli, ed infine Alice salutando tutti se ne andò.

-Che adorabile ragazza!- esclamò la signora Hudson.
-Sì, concordo sembra proprio una brava ragazza, spero di non avergli fatto una brutta impressione.- aggiunse il dottore.
-Non ti preoccupare John, magari avrà solo notato il tuo modo opprimente di guardarle il sedere.- intervenì Sherlock.
-Taci tu, per poco nemmeno ti presentavi… a tra l’altro aveva capito dallo spartito del tuo leggio che sei un violinista.-
-uhm… beh è una musicista è elementare che gli salti agli occhi.-
-aspetta, ci hai origliati?- domandò inquietato John.
-No, ho semplicemente notato dai suoi calli che è una violoncellista e che-- -
-No non voglio sapere altro.- Si arrese John.
-E’ single.-
-Sherlock smettila, non sono così pervertito.-
-Il tuo laptop non pensa lo stesso.-
-Hai intenzione di smetterla? Cavolo sono in ritardo! Ciao Sherlock, signora Hudson a stasera.
-Ciao John caro.- rispose la singnora Hudson.
Sherlock tornò alla sua enciclopedia.

Alle 19 e 20 minuti il telefono della signora Hudson squillò cinque volte.
-Pronto? Oh signorina Elia è lei! Oh davvero? Certo domani va benissimo! Oh l’ora? Quando preferisce cara. Bene 17 in punto? Perfetta per il the! A domani cara.- 
La signora Hudson salì con euforia le scale:
-Ragazzi! Ragazzi! La signorina Elia domani si trasferirà ufficialmente qui!-
-Magnifico!- esclamò John alzando lo sguardo dal suo laptop.
Sherlock sbuffò con tono ironico: -Dovremmo festeggiare! Tutti insieme! Wuuh!-
-Sherlock! Si può sapere che fastidio ti da quella ragazza? La vedrai sì e no 2 volte al giorno.- lo contestò John.
-Troppe per i miei gusti. Avere una donna in casa poi… sempre brutt’affare John!-
-Perché?-
-Mai fidarsi troppo delle donne. Dei loro occhietti dolci, delle loro cose ovunque, della loro fissazione con l’ordine, dei loro discorsi frivoli sulla moda, il gossip e la loro falsità....pietà! –
-Santo cielo, cos’è tutto questo disprezzo nei loro confronti? Chi è, Irene Adler che ti ha reso così?-
-Cosa c’entra La Donna adesso… io ho sempre diffidato molto di loro… infatti non mi ero nemmeno fatto ingannare da lei.-
-Certo certo, ma non ti facevo così misogino, Sherlock.-
-Non sono misogino, semplicemente preferisco non fidarmi della loro falsità. Le guardo in modo razionale, come guardo gli uomini. Nessuna donna è più bella di un’altra per i miei occhi.-
-Quindi se Irene Adler fosse stata un uomo per te era lo stesso?- scherzò John.
-Cosa?! No! Perché sei fissato tanto con lei, si può sapere?- ribattè scocciato Sherlock.
-Non sono io quello fissato, sei tu quello strano qui, ricordalo. Vabbè io esco ho un appuntamento, non aspettarmi.-
-ok. Buonanotte allora.-
-Buonanotte, già.-
Così dicendo il dottore uscì, lasciando il detective al quindicesimo volume dell’enciclopedia (sì aveva letto 15 volumi in 8 ore.)
  
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