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Autore: Fabio93    06/10/2013    3 recensioni
Il mondo è finito, eppure Kal, Dorian e pochi altri sopravvissuti continuano a vivere, camminando fra le rovine di una realtà popolata di creature pericolose e inquietanti. Ogni alba si porta via la notte, e la notte spesso ti porta via con sé. Eppure, in un mondo in cui ogni giorno non è altro che una lunga marcia fino al tramonto, c'è ancora chi sa vedere attorno a sé la speranza.
Genere: Avventura, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV

 

 

Kal si mise a correre e Gwen lo seguì.

Uscirono dai cespugli urlando e sbracciandosi, piombando sulla radura erbosa poco più in basso, incuranti dell'aria gelida e della luce scarsa. Davanti a loro l'alba spezzava la notte, una sottile lama di luce a separare cielo e terra, all'orizzonte. Scintille di luce scivolavano sulle acque del fiume, rivelandone la presenza a qualche centinaio di metri da loro. Nel mezzo dell'erba alta, gli animali della mandria alzarono la testa, allarmati.

Erano delle vacche d'allevamento, o meglio lo erano state. Come molte altre, avevano imparato a sopravvivere nell'ambiente selvaggio, quasi non fossero mai state addomesticate. Basse, tozze e dal pelo lungo, erano un'ottima fonte di cibo per sopravvissuti affamati come loro.

Il maschio dominante, un bufalo enorme dalle corna lunghe almeno un braccio, localizzò le due figure urlanti, ormai molto vicine alla sua mandria. Saggiò l'aria: sapeva di ferro e di sangue. Nonostante la sua mole, prese la decisione tipica della preda: rivolta la testa verso il fiume, iniziò a correre, portandosi dietro il resto degli animali. Si misero in moto come un unico organismo, dapprima lenti ed incerti, poi sempre più veloci, facendo vibrare il terreno sotto i loro zoccoli.

-Via! Via, stupide bestiacce!- Kal gridava a pieni polmoni, rincorrendo gli animali più lenti del gruppo.

Aveva il fiato corto, i polmoni gli bruciavano nonostante fosse privo di spada e cotta di maglia, eppure urlare in faccia alla notte che scompariva, in faccia all'aria fredda del mattino lo rendeva euforico, quasi ebbro. Forse perché dentro di lui non c'era posto per altro, in quel momento, si sentiva svuotato di ogni pensiero, ad ogni respiro assaporava l'alba e la gettava fuori in un grido liberatorio.

Gwen non era da meno. Incitava la mandria dal lato opposto, sgolandosi e sventolando la propria lancia come uno stendardo.

In breve gli animali iniziarono a distanziarli, macinando terreno con la loro andatura goffa ma decisa, spingendosi sempre di più verso la sponda del corso d'acqua. In quel tratto la riva era praticamente piatta ed il fondo era basso, per questo le vacche la attraversavano per cercare cibo sulle due sponde ed abbeverarsi con facilità.

Dorian ci aveva visto giusto.

Kal rallentò il passo fino a fermarsi, esausto e sudato. Come per un sasso calciato giù da un dirupo, ora che la fuga era iniziata sarebbe andata avanti da sola. Riprese fiato a pieni polmoni, osservando gli ultimi sprazzi di buio cedere al giorno: sopra la sua testa le stelle più luminose si vedevano ancora, appese al confine sfumato fra luce ed ombra nel cielo.

Gwen gli si affiancò dopo poco, i capelli madidi incollati al volto ad incorniciare uno splendido sorriso.

-Che corsa, eh? Niente di meglio per svegliarsi la mattina!- gli disse d'un soffio, poggiando il proprio peso sulla lancia e mettendosi la mano libera sul fianco.

-Almeno ci siamo scaldati...sta cominciando a fare freddo, ormai...-

Il muggito spaventato della mandria interruppe il loro breve discorso. Gli animali scartarono improvvisamente di lato, per poi gettarsi fra le acque del fiume. Fra quegli imponenti corpi in movimento, Kal intravide la sagoma minuta dell'amico, con l'arco teso a cercare un bersaglio.

La freccia partì d'improvviso e senza rumore, a pochi metri di distanza una vacca cadde a terra, scomparve sotto gli zoccoli degli altri animali e poi riemerse, stesa sulla riva a qualche passo dalla salvezza.

Un centro perfetto.

-C'è riuscito davvero...- fece Kal.

-Non pensavo fosse possibile abbattere queste bestie con un semplice arco.-

-Ci vuole un ottimo arciere...ma tu non dirgli niente, o poi si monta la testa.-

Un altro sorriso. Un bene più raro e prezioso di una preda sostanziosa, solo ora Kal iniziava a capirlo.

Si avviarono insieme verso il fiume. Dorian aveva già raggiunto il cadavere dell'animale, riverso al suolo col pelo imbrattato di sangue. La freccia gli si era conficcata in gola per almeno una spanna, il cacciatore la estrasse con uno sgradevole rumore di risucchio, trovandone l'asta incrinata e storta.

-Maledizione!- inveì, poggiando la schiena contro il dorso peloso della vacca e osservando crucciato il danno.

-Puoi sempre riusarne la punta.- suggerì Kal, arrivato sul posto.

La vacca era davvero imponente, anche se non era uno degli esemplari più grossi della mandria. Avrebbe potuto sfamarli per diversi giorni, se non settimane, se avessero potuto sfruttarne appieno la carne. La triste verità era che avrebbero dovuto selezionare i pezzi migliori, e solo quelli che potevano trasportare fino al campo; ne avrebbero cotto una parte da mangiare subito ed avrebbero affumicato il resto.

-Per usarla su di te, magari...che aspettavi ad uscire allo scoperto? Io ero pronto da un pezzo! Sono stato coi piedi nel fango a congelarmi per almeno mezz'ora!- puntò la freccia rotta contro l'amico, poi ad indicare i suoi stivali, completamente incrostati di fango scuro.

Mentre loro facevano il giro largo, nascondendosi fra le piante attorno alla radura, Dorian aveva seguito la sponda del fiume, sempre tenendosi nascosto fra la vegetazione, fino al guado, aspettando poi che i compagni spingessero gli animali verso di lui.

-Non potevamo correre alla cieca come matti, dovevamo aspettare l'alba.-

-Tutte palle, ho una mezza idea di come abbiate passato il tempo, voi due...-

-Faceva così freddo, Dorian...non fossi stato a rotolarti beato nel fango ti avremmo invitato!- scherzò Gwen, avvicinandosi poi all'animale abbattuto -Comunque dovremmo finire il lavoro qui, no?-

-Lavoro, sempre e solo lavoro per me...!- Dorian estrasse da dietro la schiena un lungo pugnale; con un gesto deciso incise la pelle della vacca, iniziando poi ad allargare il taglio. Sangue, fatica e fango, tutto per un poco di carne.

 

 

Un sottile filo scuro di fumo si attorcigliava nell'aria, un vessillo nero a cavallo del vento. Il trio proseguiva lento per il saliscendi di collinette erbose che caratterizzavano il territorio, senza perdere di vista quell'esile scia: era la loro via del ritorno.

Avevano impiegato un intero giorno per recarsi al fiume, guidati da Dorian che aveva trovato le tracce della mandria in una delle sue escursioni d'esplorazione. Il ritorno ne aveva richiesti due, ma finalmente il campo era in vista. Con la carne da portarsi dietro era tutto più difficile: prima di partire avevano costruito una portantina di fortuna usando due rami d'albero, una delle loro coperte e gli ultimi metri di filo di tendine animale che avevano.

Era anche la prima volta che si fermavano tanto a lungo in un posto, prima dell'inverno, ma per tutto quel cibo ne valeva la pena: dovevano essere almeno una trentina di chili di carne, Dorian e Kal la portavano insieme, ciascuno reggendo un capo della barella, mentre Gwen li precedeva scandendo il proprio passo picchiando distrattamente il manico della lancia sul terreno.

Mosche uscite da chissà dove si erano aggiunte alla compagnia, ronzando attorno al loro bottino nel silenzio del giorno. All'inizio avevano chiacchierato, ma ora i due Falchi cominciavano ad essere stanchi del viaggio, soprattutto Kal che si era ripreso spada e cotta, e poi tutti erano concentrati sull'imminente ritorno al campo. Anche se si spostavano in continuazione, lasciandosi dietro montagne e pianure senza nome e senza ricordi, il cerchio di corpi riuniti attorno al fuoco era quanto di più vicino potessero avere di una casa.

Ed era bello avere un luogo in cui tornare, avere qualcuno che ti aspettasse e che desse significato alla tua fatica. Kal non ci aveva mai pensato prima, eppure ora gli sembrava una cosa così semplice. Voleva tornare, rivedere i suoi compagni e saperli in salvo e al sicuro.

Nonostante ciò, si fermò a riprendere fiato: le spalle gli bruciavano e a discapito della giornata fredda era comunque sudato. Gwen si accorse dello stop improvviso e si girò a guardarli.

-Solo più questa salita, ragazzi.-

Il campo era in cima ad una delle colline più alte dei dintorni, dove cresceva anche qualche piccolo albero. Era sembrato il posto perfetto dove ripararsi, perfetto anche per tenero d'occhio il territorio.

-Come mai non ci hanno visti?- domandò Dorian, d'un tratto.

-Che intendi?-

-Se avessero tenuto gli occhi aperti avrebbero dovuto avvistarci...se non l'hanno fatto significa che non sono abbastanza attenti.-

-Magari eravamo dietro una collina, quando hanno guardato...- propose Kal.

-Dovrebbero guardare sempre. Non si sa mai.-

-Glielo dirai di persona, Dorian, così potrai accantonare le tue paranoie. Su, però: dovete fare un ultimo sforzo!- Gwen riprese a camminare, affrontando con rinnovato slancio il pendio, affondando nell'erba fino alle ginocchia. Piccole cavallette saltavano via ad ogni suo passo, sparendo poi come piccoli sassi gettati nel mare.

I due la seguirono, al loro ritmo.

Kal doveva ammettere che l'amico aveva ragione: si erano raccomandati di rimanere sempre all'erta e di non allontanarsi mai troppo dal fuoco per non farlo spegnere. Anche una minima distrazione poteva costare cara, di quei tempi.

-Ehi! Ci siete? Siamo noi!- Gwen scomparve oltre la cima dell'altura.

Dorian e Kal continuarono ad avanzare cauti, attenti a non far cadere la carne per terra.

Dalla cima non giungeva alcun rumore, nessuna risposta, solo il fumo che si alzava lento verso il cielo.

-Gwen? Gwen, va tutto bene?- chise Kal, con una lieve nota d'apprensione.

La donna non rispose. D'improvviso il Falco sentì il peso del silenzio gravare su di loro.

Qualcosa non andava, Dorian non parlava, ma sapeva che anche lui aveva un brutto presentimento. Accelerarono il passo.

-Gwen? Gwen?!-

Un ultimo sprint e furono in cima.

Il campo era abbandonato, vuoto. Il fuoco al centro era quasi spento, oggetti vari, utensili e vestiti giacevano sparsi fra l'erba. Fra i cespugli e gli alberi che gettavano un po' di ombra sul posto nulla si muoveva.

Gwen fissava la scena, ammutolita e sgomenta come un pescatore difronte al deserto. Dorian e Kal lasciarono cadere la portantina senza nemmeno accorgersene. Kal scattò in avanti, frugando con gli occhi fra i resti dell'accampamento.

Dov'erano tutti? Che diavolo era successo?

-Alessandra! Alessandra!- chiamò, guardandosi attorno sperduto, il cuore stretto in una morsa di ghiaccio -John! Amanda! Ruben! Dove diavolo siete!?-

L'eco del suo richiamo rimbalzò fra le colline.

-Non è possibile...- mormorò, incapace di comprendere.

Un tocco leggero sulla spalla.

-Guarda lì...- Dorian indicò un mucchio di stracci poco più avanti.

Solo che non era un mucchio di stracci, Kal se ne rese conto ad una seconda occhiata: era il cadavere di John. Giaceva scomposto, il collo piegato ad un angolo innaturale, gli occhi sbarrati. Dalla bocca sdentata colava un sottile rivolo di sangue.

-Oddio...- anche Gwen aveva visto, ma sembrava incapace di cogliere ciò che aveva davanti agli occhi.

Dorian si chinò sul cadavere dell'anziano, tastandone il collo rotto, cercando di mantenere la calma e il distacco.

-Qualsiasi cosa sia successa...non è successa che da qualche ora.- sentenziò -Non è ancora del tutto freddo né irrigidito...cazzo...-

Si portò una mano alla bocca, quasi ad impedirsi di urlare.

Kal ascoltava a malapena.

Aveva visto tante morti, negli ultimi anni, eppure quell'ultima aveva qualcosa di sconcertante, qualcosa che non si sarebbe più aspettato.

-L'hanno ammazzato...- Gwen diede voce ai suoi pensieri, gli occhi fissi sul cadavere del vecchio, incapace di distogliere lo sguardo -Non è stato un infetto: qualcuno lo ha ucciso!-

Un assassinio.

Non avevano incontrato anima viva dall'estate scorsa, e d'improvviso metà del loro gruppo era scomparsa nel nulla, lasciandosi dietro solo il cadavere di John.

Chi fosse l'assassino non era importante, un'altra domanda si faceva pian piano strada nella mente dei tre, germogliando dal seme piantato dalla paura: dov'era andato?

Qualcosa smosse il sottobosco, uscendo allo scoperto alle spalle dei tre sopravvissuti.

 

   
 
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