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Autore: LokiSoldier    07/10/2013    1 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se i protagonisti di X-Men e quelli di The Avengers si fossero incontrati? Cosa sarebbe successo se le loro più grandi minacce si fossero unite per uno scopo comune?
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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L'idea di scrivere questa storia mi ha solleticata un sacco di volte e devo dire che non ho ancora in mente una idea ben precisa di come realizzare il progetto. Mentre scrivo la storia prende forma e così la personalità dei personaggi sui quali non mi sono mai soffermata particolarmente. Non su tutti, per lo meno. Mi auguro che la lettura vi interessi e riesca a coinvolgervi almeno in parte e che possiate divertirvi e interessarvi a scoprire il seguito di questa crossover. ^^
NB: I fatti scritti in questa fan fiction modificano un po' di cose avvenute nelle varie saghe, temporalmente infatti alcune cose non coincidono. Per esempio la storia di "Avengers" non è avvenuta... spero comunque che nonostante le mie modifiche possiate gradire questa storia. ;) Buona lettura!





Il buio era fitto, la notte inoltrata. Un vento leggero scuoteva le chiome degli alberi in un fruscio rilassante e sonoro. La pioggia aveva cessato di cadere ormai da una decina di minuti ma nell’aere rimaneva quasi palpabile l’odore intenso e selvaggio dell’erba bagnata.
Nel bel mezzo di una radura isolata, distante dal vicino centro abitato di qualche kilometro, un lampo di luce straordinariamente intenso si manifestò per qualche istante svanendo così com’era giunto in completo e totale silenzio. Laddove quella colonna di luce aveva colpito il suolo ecco ora comparire, chino a carponi sul terreno, un uomo. Il viso era pallido, di un bianco latteo e quasi mortale. Un velo di sudore freddo imperlava il suo volto delicato, fine, mentre alcune ciocche corvine si erano incollate alla sua pelle. Sulle gote, sul collo. I suoi capelli erano di un nero lucente, lisci erano tenuti all’indietro sul capo fino a solleticare la nuca e, più giù, il profilo delle spalle. Respirava affannosamente, appariva stanco e provato e rimaneva in equilibrio con le ginocchia puntate nella terra umida. Con una mano si reggeva ad un lungo bastone dorato la cui punta terminava in una sorta di ghirigoro nel quale era custodita una gemma di un azzurro luminescente e sinistro. Quel colore era così bello ed intenso quanto misterioso e preoccupante.
- C’è mancato… poco… - ansimò con un ghigno amaro e quasi folle l’uomo ergendosi sulle sue gambe malferme mentre tentava di riprendere aria. Le labbra erano sottili e rosee e il naso dritto, piccolo, perfettamente in sintonia con i lineamenti della sua figura. Era elegante e delicato in ogni suo gesto, in ogni sua apparenza. Gli occhi erano attorniati da ciglia lunghe e nere e le iridi erano di un verde innaturalmente intenso.
Le sue vesti erano così strane da farlo apparire strambo e quasi ridicolo, tuttavia il suo sguardo glaciale e spiritato gli dava modo di apparire ugualmente minaccioso. Indossava una sorta di strano pantano nero, di pelle, con degli stivali del medesimo colore e di medesima fattura. Qua e là vi erano diverse rifiniture dorate e stoffa verde a ricoprire le braccia esili. Era alto e slanciato, i muscoli erano appena delineati sotto la sua pelle, per niente evidenti. A guardarlo nessuno l’avrebbe detto che fosse un guerriero.
Si guardò attorno confuso, il respiro che lentamente tornava regolare così come il suo battito cardiaco. Infine ce l’aveva fatta. Quella, ne era più che certo, era Midgard.  
 
Camminò a lungo cercando qualche luogo abitato, qualche umano cui ordinare risposte, ma nulla vide se non alberi e cespugli per miglia e miglia. Finalmente, dopo quasi un’ora e mezza di cammino a passo marziale, ecco che giunse in un piccolo paesello. Era un agglomerato di case dall’aria anonima, una piazzetta sabbiosa con una fontana apparentemente antica, e degli strani mezzi meccanici dotati di ruote nere blu e bianche. Sulla cima di queste attrezzature delle spie luminose facevano gran vista. L’essere si fermò a poca distanza dall’auto della polizia guardandosi attorno con aria contrariata ed enormemente seccata: era un posto troppo piccolo per permettergli di iniziare i suoi piani di conquista, un paese troppo piccolo ed insignificante per un grande Re come lui. Avrebbe preferito essere teletrasportato in una delle numerose metropoli di quel Regno invece che in un villaggio così misero e povero.
- Mpf… - sbuffò quindi rassegnato. Per lo meno era riuscito a partire in tempo, prima che le guardie asgardiane che lo stavano cercando lo prendessero per consegnarlo a suo fratello o, ancor peggio, suo padre. Una stretta al cuore prese al ragazzo pensando alla figura stanca del padre ma si impedì subito di pensare ancora una volta a lui. Non era suo padre, era un uomo che l’aveva rapito da piccolo dal suo mondo. Non era suo padre, era un Re ingiusto e sbagliato. Non era suo padre, ma l’avrebbe tanto desiderato.
- Mi scusi, sono un agente della polizia, vorrei farle qualche domanda.
Ad interrompere la valanga di pensieri che gli stava attraversando la mente, fu un uomo più basso di lui di una decina di centimetri, vestito con una sorta di uniforme nera e con uno sguardo serio e quasi sfrontato.
- Osi parlare così a me? Re di Asgard? – domandò subito trattenendo il respiro e rimanendo a labbra schiuse, gli occhi ridotti a fessure, in una espressione palesemente oltraggiata. E ostile.
L’agente rise a quelle sue parole con fare beffardo per poi tornare serio e fulminarlo con lo sguardo. – Qualcuno qui ha esagerato con l’alcool vedo… e non credo sia opportuno che in questo stato lei giri con quest’affare per le mani. Me lo consegni. – disse osservando il bastone dorato che, con maggior forza, l’altro strinse nella sua mano. La sommità dell’oggetto era particolarmente appuntita e poteva destare qualche sospetto o preoccupazione nell’ingenuo poliziotto che, nella sua ignoranza, non aveva idea quanto la vera minaccia fosse invece nascosta nella luminescente pietra azzurra lì trattenuta.
Per tutta risposta alle sue irriverenti e poco rispettose parole, l’asgardiano rise beffardo, sprezzante, con uno sguardo carico di sarcastica rabbia.
- Consegnarlo a te? Consegnare nelle tue sporche e deboli mani l’arma forse più potente e rara di questo intero universo? E perché mai dovrei? Un leone cederebbe i suoi artigli all’inerme topolino? – domandò con gelida ed elegante calma alla volta dell’agente mostrando un sorriso glaciale e pericoloso. All’udire la parola “arma” il poliziotto subito si allarmò e, mettendo mano alla fondina ne estrasse la pistola che subito puntò contro l’altro.
- Mi dia immediatamente quell’arma! – esclamò ansioso aggrottando le sopracciglia ed alzando la voce per sollecitare perciò i suoi compagni a scendere dall’auto e stare attenti alla situazione. L’asgardiano non gradì la mossa dell’umano e, senza scomporsi, si limitò a chinare appena il bastone in modo da puntarlo verso di lui e in un lampo di luce azzurra… lui svanì. Neutralizzato, come bruciato istantaneamente dalla luce fredda fuoriuscita dalla punta del bastone. La squadra di polizia tentò di far fuoco verso la creatura ma a nulla valsero i loro tentativi. Le loro pallottole furono disintegrate prima ancora di colpirlo e, come con un colpo di bacchetta, ognuno di loro svanì da quell’universo in un lampo di luce blu.
Dal sedile posteriore dell’auto, fra il terrore generale e l’euforia interna, una giovane donna dai corti capelli neri, con un eccitato sorriso sulle labbra… sparì.
   
*
 
 
Gli umani si sa sono famosi per tante cose nei vari Regni che compongono Yggdrasil.
La loro debolezza, la loro ingenuità -per certi versi- e malvagità -per altri-. La loro strana tecnologia, la loro ignoranza e… la capacità di comunicare anche ad immense distanze. Grazie a questa loro strana particolarità ecco che ben presto la notizia iniziò a circolare in tutto il mondo e ovunque si spargeva la voce di quanto accaduto la scorsa notte negli Stati Uniti. Uno strano uomo vestito in maniera insolita e armato di una sorta di scettro luminescente aveva ucciso una pattuglia di poliziotti insospettiti dall’arma che recava con sé.
 
Non si tratta di nessuna arma convenzionale, era come se fosse stata magia! Un attimo prima i poliziotti gli puntavano la pistola al petto e un attimo dopo un raggio di luce azzurro li ha neutralizzati ” dichiarò una delle testimoni della scena del delitto.
 
Le autorità furono tutte allertate, pattuglie e squadre di forze armate furono mandate a ispezionare e controllare la zona mentre il panico iniziò a serpeggiare fra la popolazione. Ad essere estremamente incuriositi dalla notizia, più che spaventati dall’eventuale minaccia, furono i mutanti che ormai da tempo si erano riuniti e nascosti per difendersi dalla minaccia umana. Erano visti come abomini, come pericolosi individui pronti ad uccidere e attaccare, oppure come risorse da sfruttare per far soldi in virtù delle loro capacità. In ogni modo qualcuno li vedesse loro risultavano essere oggetti e non persone. Il dolore e la sofferenza patita per anni a causa della loro natura li portò ben presto a provare una rabbia tale da portarli ad unirsi e organizzarsi per vendicarsi del dolore sofferto.
Saltellando per i corridoi della loro abitazione, la donna dai corti capelli rossi e la bellissima pelle blu giunse nella stanza del suo superiore. Non avrebbe potuto definirlo amico, come invece un tempo definiva Xavier, né tanto meno compagno. Lei, come gli altri, sapeva perfettamente che erano strumenti nelle sue mani, che lui li utilizzava per poter rivendicare i loro diritti. Lui era superiore a tutti loro e nessuno si riteneva all’altezza della sua persona o dei suoi poteri. In gran parte, tutti ne avevano timore in verità.
Magneto levò gli occhi dal libro che stava leggendo e si volse a salutare la sua sottoposta, la sua fedele e preferita.
- Mystica, sembri di buon umore quest’oggi – salutò l’uomo con fare tranquillo, l’elmo suo caratteristico sempre in testa per evitare che la sua nemesi, il Dottor Xavier, gli leggesse la mente con i suoi strabilianti poteri. La donna scrollò le spalle andando ad accomodarsi sul bracciolo della poltrona ove l’altro era seduto.
- Non particolarmente in verità; più che altro sono curiosa di sentire cosa pensi circa quel tipo che ha ucciso quei poliziotti. Credi che sia un mutante ribelle come noi? – domandò lei inclinando il capo e guardando intensamente l’altro. Lui per tutta risposta la osservò in silenzio per un attimo per poi fare spallucce e voltarsi a fissare il muro dinnanzi a sé.
- In verità, ti dico, non ne ho idea. A quanto ho letto i suoi poteri derivano da quella specie di bastone, non da sue capacità, quindi potrebbe solo trattarsi di un’arma portentosa, e non di un essere portentoso. Di sicuro però è pericoloso e sarebbe interessante poterne sapere di più. – spiegò l’uomo portando una mano al viso, strofinandosi dito indice e pollice sotto al mento regolare. La donna con i suoi movimenti estremamente sinuosi e sensuali, si alzò dalla poltrona andando alle sue spalle e chinando il viso fino a poggiarlo sullo schienale della poltrona. Le sue mani andarono a poggiarsi sotto al proprio mento mentre cristallina la sua voce giunse all’udito altrui.
- Vuoi che vada ad investigare?
- No. Andremo insieme, voglio conoscerlo di persona ed in caso, piegarlo.
La risata entusiasta ed eccitata della giovane chiuse definitivamente la discussione.


 
Angolo dell'autrice
Beh, che dire! Mi auguro che qualcuno sia giunto fino alla fine del capitolo senza chiudere prima xD
Spero che questa prima parte di storia vi sia piaciuta e 
che non sia stata pesante o noiosa e che almeno in parte siate curiosi di vedere cos'accadrà in seguito.
Bacioni, LokiSoldier -Anesthetic Sadako per i miei vecchi lettori <3
  
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