Una mattina
come le altre, uguale a quella del giorno prima, fredda. Uscendo di
casa non
potè non notare quel gelo, una sensazione a lui tanto
familiare. Ancora
ci pensava a quella storia andata male,
a quella che credeva potesse essere la storia della sua vita, il grande
amore.
E invece un mattino uguale a quello cui stava andando incontro,
quell’idillio
finì, senza motivo, senza un senso. Parole dure quelle della
sua lei quel
giorno, che lo colpirono con la forza di un maglio, lasciando di
ghiaccio il suo
cuore.
Fu proprio il
freddo a riscuoterlo da quei pensieri, e mentre piano ritornava alla
realtà si
accorse che era quasi arrivato alla stazione della metropolitana.
Avrebbe
voluto volentieri un caffè in quel momento tanto aveva
sonno, ma guardandosi
intorno capì che avrebbe dovuto aspettare di arrivare in
università per berlo.
I bar e i negozi erano tutti chiusi, e non avrebbero aperto ancora per
un paio
d’ore, e anche se fossero stati aperti la clientela non
sarebbe stata
eccezionale, il freddo era un ottimo motivo per starsene in casa,
specialmente
quando neanche il sole si azzardava a uscire dalla coltre di nubi da
cui era
coperto. Salì gli scalini della stazione e raggiunse la
banchina aspettando il
treno, che come ogni mattina sarebbe stato zeppo di persone. Infatti
appena
arrivò, le prime carrozze che gli sfilarono davanti erano
stipate di gente.
Salì sull’ultima che sembrava la meno piena, e
cominciò il suo solito viaggio
verso l’università.
Un’ora
dopo
era arrivato, ma uscendo dalla stazione della metropolitana lo accolse
il sole,
che quasi riusciva a scacciare il freddo nell’aria. Riprese
il cammino, ma
impiegò poco tempo ad arrivare perché la fermata
della metropolitana era a
cinque minuti dall’università.
Finalmente un
caffè pensò, almeno sarebbe riuscito a tenere gli
occhi aperti durante le
lezioni, ma mentre si avviava verso il bar
dell’università incrociò Andrea, un
suo caro amico che aveva conosciuto proprio quattro mesi prima, il
primo giorno
di lezione nell’aula dove facevano Sociologia.
“Ciao
Chris!
Allora come stai?” Gli disse sorridente, uno dei rari sorrisi
che sfoderava la
mattina quando non aveva troppo sonno.
“Oh
ciao
Andrea! Sto bene grazie, te invece? Come è andata in quella
redazione?”
“Bene
bene!
Mi hanno preso! Bè insomma, è una specie di
mensile su internet, ma mi hanno
fatto lasciare il numero di cellulare, e mi hanno assicurato che mi
faranno
scrivere almeno un articolo al mese!” Esclamò
felice Andrea.
“Bene,
sono
contento per te” Disse Chris, cercando di abbozzare un
sorriso.
Andrea lo
guardò bene, e dopo qualche secondo gli disse.
“Stai
ancora
pensando a lei vero?”
“Ehm,
ecco…
No, ma và figurati” Disse cercando di essere il
più convincente possibile ma
Andrea non ci cascò.
“Invece
sì
che ci stai pensando! Ascolta, tu ci hai messo tutto te stesso in
quella
storia, anzi, sei stato fin troppo buono con lei. Lei è
stata una stronza, ma
la devi dimenticare ok?”.
“Va
bene…” Ma
dalla faccia di Christian traspariva che la verità era
un'altra.
“Senti,
adesso tu non preoccuparti più. Lascia che siano le ragazze
a fare la prima
mossa, se sono interessate a te lascia che siano loro a muoversi per
prime.
Mica possono essere sempre gli uomini a rimetterci no?”.
“Hai
ragione”
Le parole di Andrea tirarono un po’ su di morale Christian.
“Ascolta
che
ore sono?” Continuò Andrea
“Sono
le nove
meno cinque… E’ tardissimo! Io vado su a Estetica,
ci becchiamo dopo?” Fece
Christian.
“Certo!
A
dopo” Disse Andrea scappando via per i corridoi.
Christian
prese le scale percorrendole più veloce che poteva per non
arrivare in ritardo.
Ma quando arrivò nel corridoio in cui si trovava
l’aula in cui doveva andare,
vide qualcosa che non avrebbe mai più potuto dimenticare.
Apparve come
un raggio di sole in una mattina d’inverno, anche se era
appena arrivata dal
corridoio in fondo. Vista da lontano, il sole che riluceva attraverso
le
finestre che davano sul corridoio la illuminava, donandole come
un’aura dorata,
come se un angelo stesse scendendo per quel corridoio, non una ragazza
normale.
Avvicinandosi
però vide che la luce aveva mascherato i suoi veri tratti.
Se possibile, da
vicino era ancora più bella: Aveva i capelli castani, occhi
color del cielo, un
angelica visione davvero. In quel momento, fu come se i suoi problemi
fossero
scomparsi: nessuna preoccupazione, si sentiva leggero e totalmente
spensierato.
Ma non fu
solo il suo viso a colpirlo, il suo corpo, le sue movenze, era tutto
perfetto.
Come un fiore che sboccia, non aveva parole per descriverla.
I suoi gesti
rivelavano però una distinta fermezza, decisione nei suoi
movimenti, non un
fragile giunco, ma un bellissimo ciliegio, meraviglioso e forte al
contempo.
Il suo
sguardo comunicava un che di insolito, mentre lei alzò lo
sguardo su di lui, fu
come se lei potesse leggere la sua mente. Era incantato da quegli occhi
di un
azzurro intenso come il mare quando è calmo.
Lui
provò un
sentimento forte che si fece spazio nel suo cuore, con la ferma
intenzione di
non andarsene più via.
Lei lo aveva
stregato, vittima di un incantesimo in cui sarebbe volentieri vissuto
per tutta
l’eternità, ma chissà se mai si fosse
accorta di lui.
Come un
angelo così bello poteva vedere uno come lui?
Come un
così
raro fiore si sarebbe lasciato avvicinare da lui?
Ma come era
apparsa ella scomparve, entrando in una classe li a fianco.
Ora lui
doveva andare, ma voleva rivederla, doveva. Sapeva che se non
l’avrebbe fatto
se ne sarebbe per sempre pentito. Così se ne
andò,con stretta in una mano la
luce della sua speranza.
Per tutto il
resto della giornata non pensò che a lei. I suoi amici lo
prendevano in giro
per la faccia da pesce lesso che aveva, ma a lui non importava.
Il tempo
passò veloce quel giorno, ma per Christian le sorprese non
erano ancora finite.
“Bene
bene,
allora ci troviamo domani tutti al bar?” Fece Serena, mentre
tutto il gruppo di
ragazzi si dirigeva verso l’uscita
dell’università.
“Va
bene!”
Risposero quasi tutti in coro.
Andrea e
Christian si avviarono verso la metropolitana, e mentre camminavano
Christian
raccontò all’amico dell’incontro di
quella mattina.
“Sai
credo di
sapere come si chiama, credo che una mia amica me la abbia presentata
un giorno”
Disse Andrea
“Davvero?
E
come si chiama?” Chiese Christian in preda alle palpitazioni.
“La
ragazza
che hai visto? Elisa mi pare di ricordare”.
Christian era
così preso dalla conversazione che non aveva nemmeno visto
Elisa, appoggiata a
una colonna dei portici appena fuori l’università,
però lei lo aveva notato e
corse da lui per parlargli
“Ciao,
ascolta...tu
eri quello che mi guardava stamattina vero?”.
“Emh...ecco...si
ero io” La sua faccia era rossissima dall’imbarazzo
“E...come
mai
mi fissavi?” Chiese lei con un aria strana
“Bè
ecco,non
che lo facessi apposta” Ma questa che domande faceva?
“E’che stavo guardando un
cartellone dietro di te...”
“E
come mai
avevi quell’aria così persa?”
replicò lei
“Sarò
stato
soprapensiero” Certo che era davvero insistente,
però era bellissima, e inoltre
non aveva un tono accusatorio ma curioso.
“Bè
comunque,
io sono Christian, piacere” disse lui con un mezzo sorriso.
“Io
sono
Elisa, piacere mio” fece lei con un sorriso che solo gli
angeli possedevano. Rischiò
ancora di fissarla e perdersi nei suoi occhi, quando si accorse che lo
stava
guardando in modo strano, allora cercò subito di cambiare
argomento.
“Tu
che corso
di laurea segui?” disse lui di getto.
“Io
sono di
scienze della comunicazione, ma anche tu vero?”.
“Come
fai a
saperlo?”
“Bè
ecco, è
che ti ho visto ogni tanto, nei posti in fondo
all’aula”.
Questo
sorprese Chris, anche perchè lui era convinto che lei non lo
avesse mai notato.
“Oh si
ero
io, mi spiace dirlo però non ti ho mai notato, strano, una
ragazza così bella”.
Non lo disse
a voce alta, ma lei lo udì lo stesso, arrossendo.
“Come?”
chiese lei facendo finta di non aver sentito.
“No
nulla,
dicevo, guarda com’è tardi, devo andare a lezione!
Te fai epistemologia?”
“No,
io
adesso torno a casa”.
“Ascolta,
ci
becchiamo in giro?” chiese lui.
“Certo,
domani
c’è economia no?”
“Si”
“Allora
ci
vediamo domani, ciao!” E detto questo si girò,
incamminandosi verso la metrò.
Gli piaceva
molto, e non negava che sperava che forse un giorno...
Guardò
verso
il cielo, e fece volare i suoi pensieri verso di lei, ovunque si
trovasse,
sperando che il vento le avrebbe portato le emozioni che provava quando
stava
con lei.
Nei giorni
che seguirono i due stavano quasi sempre insieme. Per i loro amici era
amore, e
infatti si divertivano a prenderli in giro, ma ne Christian, ne Elisa
trovavano
il coraggio per uscire insieme o per stare davvero da soli. Infatti i
loro
amici erano sempre con loro, dato che si vedevano solo in
università.
Alla fine fu
Christian a trovare il coraggio di chiederle di uscire. Quando glielo
chiese
Elisa diventò tutta rossa, ma accettò. Si diedero
appuntamento la domenica di
quella settimana alle tre del pomeriggio in piazza del Duomo.
Christian era
molto teso, ma quando la vide arrivare tutta la tensione
svanì. Era anche in
perfetto orario.
“Ciao
Chris”
Esordì lei piuttosto impacciata
“Ciao
Eli” Ma
perché devo essere così timido? Pensava lui
“Allora
andiamo?” Continuò lui
“Si
certo”
Rispose lei
Entrambi i
giovani erano piuttosto timidi, e nessuno dei due si sbilanciava
più di tanto.
Lui avrebbe voluto dirle che l’amava, però sapeva
che era troppo presto. Se
avesse fatto così avrebbe rovinato tutto, ne era sicuro. Lei
invece non
riusciva a credere di aver trovato qualcuno di così tenero,
che la capiva
davvero, insomma, qualcuno per cui rischiare davvero.
“No
dico
davvero! Ti dona molto quel maglione” Lui cercava di essere
carino, ma dalle
sue parole traspariva ciò che provava per lei.
“Ma
và, non è
vero! Lo dici apposta” Ripose lei con un sorriso.
Si guardarono
a lungo, come se entrambi dovessero dire qualcosa di importante, ma
nessuno dei
due parlava. Alla fine fu Christian a prendere l’iniziativa.
“Ascolta,
sai
quando senti di stare davvero bene con una persona?”
“Si…”
“Bè
ecco,
credo di stare provando quella sensazione adesso, qui con te”
Disse lui tutto
d’un getto.
Lei
arrossì
vistosamente, aveva capito cosa voleva dire.
“Ti
capisco,
però sai sono uscita da una brutta storia con un ragazzo e
non mi sento pronta…”
Fu come se a
Christian crollasse il mondo addosso
“Lo so
come
ci si sente, anche io ci sono passato” Lei lo
guardò quasi stupita. Questa
davvero non se l’aspettava.
“Allora
puoi
capirmi, magari tra qualche tempo…” disse lei
quasi in un sussurro
Quelle poche
parole bastarono a far tornare il colore sulla faccia di Christian. Ma
il tempo
era volato, era quasi ora di andare a casa.
“Guarda
il
sole, sta tramontando. Mi sa che dovremmo andare a casa che
dici?”
Senza dire
una parola Elisa prese per mano Christian e insieme corsero verso la
metropolitana.
Una volta
nella stazione si salutarono, un semplice bacio sulla guancia e poi
ognuno
prese il suo treno. Ma entrambi sapevano che le cose non sarebbero
state più le
stesse.
Passarono
alcuni giorni da quell’uscita in cui nulla cambiò,
nemmeno i loro amici
notarono la differenza. Ma un giorno, mentre Christian era insieme ai
suoi
amici nel piazzale dell’università…
“Ma
si, ti
dico che è cosi! Non mi credi per caso?” Chiese
Marco
“Ti
credo”
Rispose ridendo Christian
“Ascolta
Chris ma quella non è Elisa?” Disse Francesca
Quella era
proprio Elisa, ed era in compagnia di un ragazzo, che si atteggiava
come se
fosse il suo ragazzo. Vestito bene e con aria sprezzante, tutto quello
che
Christian odiava in una persona. Elisa lo vide arrivare, e prima che
Christian
potesse dire nulla, gli presentò proprio il ragazzo odioso.
“Ciao
Christian! Guarda lui è Fabio” Si vedeva che era
tesa, e che non avrebbe mai
voluto che i due si incontrassero
“Ciao
Christian” Scandì le parole con una tale aria di
superiorità che Christian
serrò i pugni per il nervoso.
“Ciao…”
Elisa
sembrava così a suo agio con questo Fabio. Christian non
poteva credere che
dopo quello che gli aveva detto quella volta, avesse già
girato pagina, considerando
i suoi sentimenti meno che zero.
“Elisa
avrei
bisogno di te, ti spiace venire un attimo?” Disse Christian.
Doveva parlarle.
Subito.
“Va
bene.
Fabio ci vediamo dopo vero?” Disse Elisa tutta in un sorriso.
“Certo
stellina, a dopo” Stellina… Questo era davvero
troppo, ma Christian si
contenne.
I due giovani
fecero due passi verso il parco dell’università.
“Ebbene
quello chi è?” Esordì lui con tono
seccato
“E’
un mio
amico, e poi a te cosa importa? Non sei mica il mio ragazzo!”
Rispose lei
stizzita
“Quello
che
ci siamo detti quando siamo usciti insieme allora non conta
nulla?” Replicò lui
“Tu
non puoi
mica fare così sai? Io parlo con chi voglio
e…” Ma chiunque che avesse visto
Elisa insieme a Fabio poco prima, avrebbe detto che non erano solamente
amici.
Forse non fidanzati, ma non amici. Qualcosa di più. Elisa
andò avanti per molto
cercando di difendersi, ma stava mentendo solo a se stessa.. Christian
le
piaceva, ma non voleva ammetterlo. Fabio aveva qualcosa in
più, nonostante non
sapesse cosa voleva dire essere teneri e dolci, cosa che Christian
sapeva bene…
Ma ad un
tratto i due si fermarono. In un angolo di quel parco riparato da una
fitta
ombra c’era qualcosa di strano. Un incredibile nugolo di
mosche girava attorno
a qualcosa.
“Christian...
Cosa c’è li?”
“Non
lo so,
adesso vado a vedere. Vuoi venire?”
“Magari
è
solo un gatto morto…”
I due si
avvicinarono piano, spaventati da quella quantità di mosche.
Erano troppe, era
quasi innaturale. Quando furono vicini abbastanza Elisa
lanciò un urlo. Quello
era un cadavere umano, di un ragazzo. Christian si avvicinò
ulteriormente, per
capire chi era. Non avrebbe mai dovuto farlo, perché
riconobbe il corpo. Quello
era Stefano, un suo caro amico. Il viso contorto in una smorfia
orribile, era
in un lago di sangue, che gli macchiava tutta la maglietta. In mezzo al
torace
c’era una macchia più scura, probabilmente la
ferita mortale, e intorno a
quella macchia, una strana striatura color ruggine.
Christian
trattenne a stento le lacrime, prese per mano Elisa, che stava
piangendo, e
corsero insieme a cercare una guardia per far recuperare il corpo.
Ci furono
indagini, ma non portarono a nulla. Si concluse solo che
l’arma del delitto era
un coltello, la cui lama era arrugginita. Furono interrogati dalla
polizia i
possibili sospetti, coloro che erano nelle vicinanze del parco al
momento
dell’omicidio, ma nessuno aveva un movente e oltretutto sul
coltello non
c’erano impronte. L’assassino era a piede libero.
Il funerale
fu celebrato due settimane dopo, e fu straziante, soprattutto per
Christian. Ma
non poteva deprimersi per sempre. Doveva andare avanti. Quindi i giorni
che
seguirono il funerale cercò di essere quello di sempre, ma
la sua era solo una
maschera. Sotto era fin troppo evidente il suo dolore.
La cosa fu
meno pesante per Elisa. Non era morto un suo amico, ma non poteva non
provare
pena per Christian, e questo la faceva star male. Fabio la riempiva di
attenzioni, ci passava molto tempo insieme, forse lo amava, ma in quel
momento
avrebbe voluto stare al fianco di Christian, consolarlo. E forse non
solo
perché era sua amica. Pensò tutta la sera ai due
ragazzi, a cosa provava per
loro, ma non seppe darsi una risposta.
All’improvviso
squillò il telefono.
“Elisa
sono
Sara! Mio dio ti prego vieni! Ti devo dire una cosa importante!
Sbrigati ti
prego, con te non oserà!” Elisa era incredula.
Cosa gli era preso a Sara?
“Sara
ma che
stai dicendo? Calmati! Tranquillizzati, e dimmi cosa sta
succedendo”.
“Non
c’è
tempo! Vieni da me! Ho paura, ho paura!”
“Sara
mi stai
facendo preoccupare! Ma che sta succedendo?”
“Elisa
vieni
maledizione! O mio dio sta entrando… Elisa…
E’ lui! E’ F…Ahhhhhhhhh!”
La linea
cadde.
“Sara!
Sara!
Rispondi!”
Ma Sara non
rispondeva.
Elisa era in
preda al panico, non sapeva cosa fare. Aveva il telefono in mano, e lo
fissava
con sguardo perso.
Lasciò
cadere
la cornetta e prese il giubbotto al volo, aprì la porta in
fretta e furia e
corse a perdifiato verso la casa di Sara, che si trovava a poche
centinaia di
metri da casa sua. La notte era fredda, e le solite ombre che la luce
dei
lampioni gettavano in strada sembravano quelle di oscuri demoni.
Arrivata a
casa di Sara, Elisa si fermò a riprendere fiato,
dopodiché si lanciò verso la
porta d’entrata. C’erano evidenti segni si scasso
sulla serratura, ma Elisa non
li notò. Guardò freneticamente in ogni stanza,
finchè entrò in cucina. Il corpo
di Sara era riverso sul pavimento, sangue dappertutto. Anche lei
accoltellata,
anche lei con la stessa striatura ritrovata sul corpo di Stefano. Elisa
si
accasciò di fianco al cadavere e pianse. A lungo. Un pianto
sommesso,
chiedendosi chi mai potesse essere stato. Dopo interminabili minuti
chiamò la
polizia, a cui raccontò, tra un singhiozzo e
l’altro, della telefonata e di
come aveva ritrovato il corpo. Altre indagini furono avviate, ma si
conclusero
come quelle del primo omicidio. Nel nulla.
Passarono
diverse settimane dal secondo omicidio, e marzo si stava concludendo
per
lasciare posto ad aprile. L’ambiente universitario sembrava
essersi ripreso da
quegli orribili avvenimenti, e tutto sembrava essere tornato alla
normalità.
Anche Elisa e Christian sembrava avessero superato la cosa. Avevano
entrambi
deciso di guardare avanti, anche perché gli esami si stavano
avvicinando.
Ma Christian
era irrequieto. Nonostante tutto quello che era successo, si era reso
conto di
amare Elisa, e non c’è la faceva più a
trattenere quel sentimento. Doveva
dichiararsi, non poteva più aspettare.
Appena fu
possibile telefonò ad Elisa, dicendole che doveva parlarle
di una cosa
importante. Si diedero appuntamento sotto casa di lei. Quando Elisa
scese
Christian era teso come una corda di violino.
“Ciao
Eli”
“Ciao
Chris”
I due si
guardarono per interminabili attimi, lui che cercava le parole giuste,
lei
preparandosi a quello che le avrebbe detto.
“Lo
sai perché
sono qui adesso, e quindi non userò giri di
parole”.
Era
tesissimo, aveva paura, ma doveva trovare il coraggio.
“Elisa
io ti
amo” L’aveva detto
“Chris
io…
Davvero mi spiace tanto ma… Io non posso dire di provare
altrettanto per te. A
me piace Fabio”
Neanche lei
sapeva da dove gli erano uscite quelle parole, ma per Christian fu
abbastanza.
Il suo cuore era stato spezzato. Un'altra volta. Non riuscì
a dire nulla. La
guardò soltanto, fissando il suo viso, indecifrabile in quel
momento, sembrava
quasi triste. Si voltò e corse via, e solo allora le lacrime
gli scesero per le
guance. Un uomo non poteva permettersi di piangere, ma in quel momento
lui
aveva perso ciò che gli dava la forza di andare avanti.
I giorni
seguenti in università Christian non fece nulla per
nascondere la sua
tristezza. I suoi amici gli erano accanto, cercavano di farlo star
meglio. Lui
era contento di avere degli amici che gli volevano così
bene, ma non c’è
la faceva a
sorridere.
Elisa
nonostante si fosse ufficialmente messa insieme a Fabio, quando vedeva
Christian la sua espressione si rabbuiava. Non riusciva a dimenticarlo.
Ma lo
mascherava bene, insieme a Fabio sembrava davvero felice.
Ma le cose
non erano destinate a rimanere calme per molto. Elisa era in coda al
bar con
Fabio, quando arrivò Giacomo, un amico di lei.
“Ciao
Eli!
Tutto bene? Oh ciao Fabio, ascolta ti dispiace se te la rubo qualche
secondo?
Le devo dire una cosa importante”
“Fai
pure”
rispose Fabio tranquillo
I due si
allontanarono per parlare con calma.
“Dimmi
Jack,
cosa c’è?”
“E’
a
proposito di Fabio. Ascolta, a me quel tipo non piace proprio per
nulla, e poi
c’è qualcosa di strano”.
“Cosa?
E
perché?”
“Bè
primo
perché ha un aria sospetta. Secondo, va bene che
è della Milano bene, ma ha
davvero troppi soldi sempre con se. E per finire l’ho visto
parlare con dei
tizi fuori dall’università che avevano tutta
l’aria di essere dei criminali”.
“Jack
smettila! Lo dici apposta!”
“Ma
Eli, lo
sai che non ti mentirei mai!” Giacomo si guardò
intorno, e vide che Fabio li fissava.
“Non
ti
credo! Vattene!” Urlò Elisa
L’amico
se ne
andò, e Elisa tornò da Fabio.
“Cosa
voleva
il tuo amico?” Chiese Fabio
“Nulla
amore,
nulla. Dai andiamo che non c’è più
fila”
Nonostante
fosse passato già qualche giorno dal rifiuto di Elisa,
Christian era ancora
triste, non riusciva a farci nulla. Ma quel giorno sembrava che tutta
l’università fosse triste come lui. Cosa diavolo
era successo?
Gli si
avvicinò Serena
“E’
morto un
altro ragazzo Chris, si chiamava Giacomo, era un amico di
Elisa”.
“Sul
serio?”
“Si,
e… Che rimanga tra
noi. Molti dicono che parla male di Fabio, il ragazzo di Elisa, proprio
davanti
a lei”.
Per Christian
era tutto chiaro, l’assassino non poteva essere che Fabio.
Era un ipotesi
azzardata, certo. Ma alcuni elementi lo confermavano. Soli pochi giorni
fa la
madre si Stefano gli aveva detto che il figlio, poco prima di essere
ucciso,
voleva dire proprio a Christian, una cosa molto importante su un
ragazzo che si
era appena iscritto in università. Guarda caso, era il
periodo in cui era arrivato
Fabio. La stessa Elisa gli aveva detto che la sua amica Sara prima di
essere
uccisa, aveva riconosciuto il suo assassino e stava per dirle il suo
nome. Era
riuscita a dire solo l’iniziale. Una F. E ora quello. Doveva
parlarne a Elisa.
La
incontrò
per caso, vicino al bar
“Elisa!
Elisa! Fermati ti devo parlare!”
“Che
vuoi
Christian?” Fece lei seccata
“L’assassino
di Giacomo…” Disse senza fiato “Quello
di Stefano e di Sara! E’ Fabio! E’ lui!”
Elisa lo
guardava incredula
“Non
osare
dire certe cose su Fabio! Può essere tutto tranne che un
assassino!”.
“Ma
non
capisci? Quello che doveva dirmi Stefano, il nome che stava per dire
Sara! E
adesso Giacomo!”
“Vattene!
Sei
un bugiardo! Non ti voglio più vedere!”
E con questo
non corse via. Per Christian era tutto così chiaro,
perché lei non vedeva la
verità?
Ma non poteva
andare alla polizia e dire che Fabio era un assassino. Non aveva prove,
né
nulla. Solo le sue sensazioni.
Christian si
trattenne in università fino a tardi, per un laboratorio di
scrittura. Quando
usci
erano le sette
di sera, e il sole era già tramontato, infatti era
già un po’ buio e le ombre
iniziavano ad allungarsi.
La strada che
percorreva passava di fianco a un cantiere abbandonato, ma non ci aveva
mai
fatto troppo caso. Quella sera avrebbe dovuto.
Ad un certo
punto si sentì tirare per il collo, una forza enorme lo
trascinò all’indietro
facendolo cadere per terra. Aveva paura. Doveva scappare, ma come? Quel
tizio
non voleva derubarlo, voleva ucciderlo, ne era certo.
L’assassino estrasse un
coltello e tentò un affondo. Christian lo evitò e
saltò all’indietro. Ma
l’assassino non mollava, cercò di colpirlo
più volte, ma Christian riusciva
sempre a portarsi fuori dal suo raggio d’azione. Col buio
Christian non
riusciva nemmeno a vedere la faccia del suo aggressore, vedeva solo la
lama del
coltello saettare avanti e indietro. Ad un certo punto
l’assassino si sbilanciò
cercando di colpire Christian. Era totalmente scoperto, e Christian
vide la sua
possibilità di fuga. Mentre l’assassino era
sbilanciato Christian gli sferrò un
pugno sulla testa, con tutta la forza che aveva. L’omicida
accusò il colpo e
cadde a terra. Mentre cadeva la luce di un lampione illuminò
il volto
dell’assassino, ma Christian si stava già voltando
e vide di sfuggita quel
volto. Corse a perdifiato verso la stazione della metropolitana. Una
volta
dentro saltò la barriera dove si timbravano i biglietti e
prese il primo treno
per casa sua che passava.. Arrivato a casa non disse nulla nemmeno a
sua madre
e si chiuse in camera sua. Il giorno dopo in università
sembrava un fantasma,
ma nonostante i suoi amici gli chiedessero cosa fosse successo, lui non
parlava. Stranamente Elisa lo cercò, forse perché
lo aveva visto in quello
stato. Ma lui la evitava, non voleva parlarle. Lei allora gli
telefonò quella
sera. Christian rispose al telefono. Elisa gli fece le solite domande
che si
fanno in quei casi. Se stava bene, se era stato ferito. Christian gli
raccontò
cosa gli era successo.
“Ero
così
preoccupata… Pensavo di averti perso”.
“Mi
prendi in
giro Elisa? Cosa vuoi dire?”
“Io…
Tengo a
te, più di quanto tu possa immaginare”.
“Elisa
ma che
stai dicendo?”
“Adesso
devo
andare, scusami… Buona notte”.
Elisa
attaccò
il telefono. Christian era incredulo, ma si addormentò con
un sorriso sulle
labbra. Ma i suoi sogni furono inquieti. Sognò del viso di
quell’assassino, che
assomigliava incredibilmente a quello di…
Il giorno
dopo si svegliò presto come al solito e si recò
in università. Avevano cercato
di ucciderlo, ma le lezioni andavano avanti lo stesso. Mentre stava
arrivando
nel piazzale principale dell’università
sentì la voce di Elisa. Si voltò di
scatto nella direzione da cui proveniva, ma oltre a lei vide anche
Fabio che
stava parlando con lei.
Christian
senza farsi vedere si mise dietro a una colonna vicina ai due, e si
mise ad
origliare la conversazione.
“Ho
detto di
no, Fabio! Non ne voglio più sapere delle tue
storie!”.
“Ma
lasciami
spiegare Elisa! Per favore…”
“Ti ho
detto
di no! Sei un dannato bugiardo, e come se non bastasse mi hai pure
ingannata!”.
“Cosa?
Ingannata? Ma cosa stai dicendo?!”
“Ah
no? E
allora la ragazza che ti stavi baciando due giorni fa? E quella con cui
sei
andato a letto, quella era solo un
“amica”?”.
“Ma
non dire
assurdità! E sentiamo, chi ti avrebbe detto tutto
questo?”.
“Me lo
ha
detto Angela, e tu lo sai bene che lei non mente alle
amiche!”.
Christian era
esterrefatto. Da una parte era inorridito dal comportamento da
doppiogiochista
che aveva avuto Fabio, dall’altra era felice
perché questo voleva dire che
Elisa non lo avrebbe più frequentato.
Fabio riprese
a parlare.
“Ascoltami
piccola, è tutto vero però credimi, me ne pento
amaramente” E fece la faccia
più pentita che potesse inventare.
Elisa
vacillò
un attimo, sembrava lo volesse perdonare.
Fabio si
avvicinò per baciarla, ma lei si ritrasse.
“No,
Fabio,
non mi posso più fidare di te”.
E con questa
frase lei si voltò per andarsene. Fabio era arrabbiatissimo,
prese Elisa per un
braccio e le mollò uno schiaffo.
“Non
è finita
qui!” Urlò Fabio
Christian non
poteva più stare a guardare, uscì si pose davanti
a Fabio.
“Lasciala
stare!” Esclamò lui
“Vattene
razza di barbone! Lei è mia!” E con ciò
tirò un pugno nello stomaco a
Christian.
Lui
incassò
il colpo e fisso intensamente Fabio. Fu come in un flashback, rivide in
un
attimo il volto del suo aggressore della sera prima. Era Fabio, ne era
sicuro.
E come se non bastasse, Fabio aveva un ampio ematoma sulla testa,
proprio dove
Christian aveva colpito il suo aggressore. Veloce come un lampo
sferrò un pugno
in faccia a Fabio. Quest’ultimo cadde,
e
mentre cadeva qualcosa gli scivolò fuori dalla tasca. Era un
coltello con la
lama parecchio arrugginita, tutta incrostata di sangue. Fabio era
davvero
l’assassino. Ora era svenuto a causa del pugno di Christian.
Quest’ultimo
chiamò la polizia dicendo che aveva trovato
l’assassino degli universitari.
L’agente al telefono, incredulo, disse che avrebbe mandato
una pattuglia
subito. Solo più tardi si scoprì il motivo di
quei omicidi apparentemente senza
un senso. Fabio spacciava droghe pesanti, e quindi uccise coloro che lo
avevano
visto spacciare. Stefano e Sara. L’omicidio di Giacomo invece
fu per mera
gelosia verso Elisa.
Christian si
girò verso Elisa, e con un sorriso le disse.
“E’
tutto
finito…”
Si vedeva che
era spaventata, ma era comunque bellissima.
“Chris…
Scusami se non ti ho creduto, scusami per tutto, davvero”.
Lui non
parlava, le sorrideva e basta
“E ti
devo
dire una cosa… Ti amo”
Christian
cinse il collo di Elisa con le sue braccia, e la baciò
intensamente, con tutto
l’amore che provava per lei.