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Autore: jake84    02/04/2008    2 recensioni
Da quando si è svegliato improvvisamente dal coma, per Scott sono cambiate molte cose.. cosa sono le voci che sente nella testa? e perchè tutti sembrano sapere qualcosa che lui non ricorda? Presto scoprirà verità che non poteva conoscere, troverà amici che non sapeva di avere... e nemici che non immaginava di affrontare..
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6

Il Maestro

Fattore K

 

 

Le porte si chiusero. Ora era di nuovo da solo. Sapeva che quando le porte si fossero riaperte avrebbe avuto le risposte che cercava. Ormai solo quello contava. Certo, i ragazzi sembravano simpatici… ma erano comunque degli estranei.

Scott aveva bisogno di capire perché quel luogo gli sembrava così familiare. E che significavano tutte quelle frasi lasciate così in sospeso? Che gli stava succedendo?

Ci siamo, ragazzi. Pensò, rivolto alle voci.

Non dovremmo essere qui, lo sai vero, jushi? Era la voce di pund.

Perché? Sto cercando delle risposte, e finalmente qualcuno mi potrà rispondere.

Stai facendo il loro gioco. Ti hanno spinto fino a qui e tu non hai nemmeno opposto resistenza!

No, ho scelto io di venire qui!

O ti sei lasciato convincere dalla bella Helen?

Sta zitto, adesso.

Che pund avesse ragione? No, non doveva pensarci. In fondo era troppo tardi. Non contava più se avesse preso quella decisione da solo o no. Ormai era lì. Se era una trappola, avrebbe cercato una soluzione.

Per un istante, un solo istante, pensò che in fondo non aveva niente da perdere. Niente esisteva, fuori di lì.

 

Le porte dell’ascensore si aprirono. Scott quasi desiderò che gar dicesse qualcosa, ma era solo in quel momento. Fece un passò e si trovò in una stanza adatta ad un presidente. Dal pavimento di moquette, ai divani in pelle, la scrivania mastodontica, le pareti costellate di quadri, alla libreria immacolata. Eppure sembrava troppo irreale per essere vero. Era solo una copertura. Come tutto quello che aveva visto fino a quel momento, anche questa stanza era sterile, precisa e funzionale.

Accanto alla grande finestra, c’era un uomo, di spalle. Fuori il panorama era completamente anonimo: si vedevano altre costruzioni come quella in cui si trovava, una strada deserta, dei prati di un verde perfetto. Ma Scott non aveva tempo per quello. Ci concentrò sull’uomo. Il suo completo sembrava impeccabile, i capelli grigi ben ordinati.

“ Lieto di rivederti, jushi.”

Scott si immobilizzò. Non sapeva cosa significasse, ma solo pund, tora e gar lo chiamavano in quel modo.

“ Chi sei?”

“ Mi chiamano Maestro, o Capo. A volte Boss. Non tengo molto alle etichette.”

Quel tipo non gli piaceva. Già dalla voce, dal movimento della sua testa. Scott aveva tutti i sensi allerta. Nella sua testa stava succedendo qualcosa. Le voci si stavano agitando. Le chiamò per nome, ma non risposero.

“ In un certo senso” continuò il vecchio. “Potremmo dire che se voi sei siete fratelli… io sono vostro padre.”

Scott cadde in ginocchio, la testa tra le mani. Gli sembrava stesse esplodendo. In un istante sparì tutto, la stanza, il vecchio, il mondo intero. Il dolore era ovunque.

Vai via, andiamocene di qua! Strillò pund.

No! Voglio delle risposte!

Idiota, qui non le troverai! Stai solo…

La voce di pund si perse nel frastuono.

 

L’uomo, il maestro, non si mosse affatto. Attese che si rimettesse in piedi poi continuò: “ Contavamo di riaverti nella squadra, Scott. Ci hai fatto penare non poco.”

“ Io… non sono in nessuna squadra! Voglio sapere che sta succedendo qui. Vengo aggredito su un pullman, vengo prelevato da un’agente… finisco qui dentro e tutti dicono di conoscermi!” urlò quasi Scott.

“ Era tutto organizzato. Ian ti stava sorvegliando. La rapina era una messa in scena. Ti volevamo qui, Scott. Ancora non capisci quanto tu sia importante, ma suppongo che sei venuto fin qui per scoprirlo, non è vero?”

Scott non rispose. Non gli era difficile credere che quella rapina fosse fittizia.

“ Non ricordi niente, vero?” chiese ancora il vecchio.

“ Cosa dovrei ricordare?” Un’altra fitta alla testa, proprio in mezzo agli occhi. Questa volta fu quasi più forte di prima.

“ Avresti parecchio da ricordare.” Il maestro si voltò lentamente. Lo fissò negli occhi. Era quello lo sguardo! “ Per esempio che in questa stanza, quasi cinque anni fa, tu sei morto.”

Scott sentì mancargli il respiro. Lasciò cadere ogni barriera, aprì la bocca senza voler dire niente. E in quel momento tutto cambiò.

 

Un urlo disumano gli esplose nella testa. Sentì qualcosa che gli squarciava il petto. Urlò, senza nemmeno accorgersene. Non capì niente di quello che stava succedendo. Sentiva pund che urlava… e anche tora. Sentì il mondo rovesciarsi e perse l’orientamento.

Si alzò in piedi senza aver intenzione di farlo. Fece un passo. Poi capì.

Fatti da parte, jushi!

Era gar! Aveva preso il controllo del suo corpo! E Scott si fece da parte, troppo confuso per sapere cosa fare.

Si avvicinò alla scrivania. Sentiva la rabbia di gar bruciargli la pelle. Afferrò la scrivania e la scagliò contro la parete, come se fosse di carta. “ Ci rivediamo, bastardo!”

“ Vedo che ci sei anche tu, gar”

Gar si lanciò in avanti per afferrarlo, quando tora gridò:

no è un’illusione! È sulla destra, contro il muro

pund! Prendilo! Tuonò gar.

Pund apparve all’improvviso e la mente di Scott si paralizzò. Era un fantasma! Non poteva distinguere le sue fattezze, era evanescente. Sembrava indossare degli stracci che pensavano da ogni parte, ma era impossibile capire altro. In una mano stringeva una katana.

Un attimo dopo vide il maestro contro il muro, nel punto che aveva indicato tora. Era come apparso dal nulla. Era spaventato.

Colpiscilo!

La spada di pund gli trafisse un braccio. Il maestro urlò. Gar rise. In un attimo gli fu addosso.

“ È la tua ora bastardo! Ho aspettato questo momento da molto più di una vita!” lo afferrò per la gola e lo sollevò contro la parete.

Il maestro cercò di divincolarsi, ma la stretta era troppo forte. Riuscì a sussurrare qualcosa. “Scott… Scott… ascoltami…”

“ Taci!” tuonò gar.

“ Se mi… uccide… non saprai mai… la verità”

Che devo fare? Urlò Scott, ma solo nella sua mente.

“ Ritorna… in te… scaccialo! Non farlo… decidere… per te…”

Scott si concentrò con tutte le due forze. Gli era venuta un’idea. Era folle, certo, ma ormai la follia sembrava la norma lì dentro. Dimenticò tutto il resto. I rumori, le voci, gli odori. Tutto. E all’improvviso si trovò di nuovo nel suo caffé. Era sempre la stessa ora, un tardo pomeriggio primaverile. Con un enorme sforzo, costrinse le voci a presentarsi lì. Erano di nuovo sedute dietro di lui.

No! È un assassino, un mostro! Ti userò per i suoi scopi e poi ti ucciderà! Lo ha già fatto anche con te! Urlò pund

Lasciaci andare, jushi.

No! Voi non siete niente! Voglio delle risposte e le avrò a modo mio!

Ti ha già ucciso una volta! Come puoi fidarti ancora!? Era tora. Aveva ragione. Ma non gli serviva saperlo.

Improvvisamente la stanza cambiò. Divenne una prigione. Tre brande, le sbarre di ferro.

Aspetterete qui.

Disse semplicemente. Era ora di tornare.

 

Ritornò in sé dopo qualche minuto. Era a terra, doveva essere svenuto. Del maestro non c’era traccia. Si alzò e si guardò intorno. Provò l’impulso di mettere a posto la scrivania, ma non lo fece. Nella sua testa le voci tacevano e stavolta era un bene. Non avrebbe mai immaginato che fossero capaci di tanto!

Sentì il rumore di una porta che si apriva e si voltò subito. Era un uomo sulla trentina, in un completo grigio molto professionale. Più che un agente sembrava un agente immobiliare.

“ Io sono l’agente Resk. Tu devi essere Scott. Ho dato un’occhiata alla tua cartella prima di venire. È la procedura.” Spiegò l’agente. Poi lanciò un’occhiata alla scrivania che era finita contro la parete.

“ Mi sa che sederci alla scrivania sia fuori discussione. Che ne dici del divano?” disse, sfoggiando un mezzo sorriso. No, non sembrava affatto un agente.

Si sedettero sul divano. Quello era ancora più strano. Sembrava una discussione così formale.

“ Dov’è il Maestro?”

“ Non saprei. Sono qui da sette anni e non l’ho mai visto.” Disse l’agente Resk.

“ Ma era qui qualche minuto fa! Ci ho parlato! Ho… sì comunque era qui.”

L’agente sorrise. “ Era una proiezione. Solo l’ennesima prova, suppongo. Il maestro ci ha lasciati molti anni fa. Ora non sappiamo dove si trovi. Ma non ti preoccupare, ha i suoi modi per mettersi in contatto con noi.”

Scott aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse. Aveva davvero pensato che il Maestro si fosse fatto aggredire così facilmente?

“ Ad ogni modo, siamo qui per parlare di te. Avrai molte cose da chiedermi, suppongo.”

 

“Sono già stato qui?” chiese Scott.

“ Sei arrivato qui cinque anni fa. Sei arrivato insieme a Helen, Iago, Ian e Karen. Sei stato il caso più eclatante degli ultimi anni.”

“ Un caso?” gli sembrava irreale parlare con uno sconosciuto che sapeva così tante cose su di lui.

“ Secondo i medici eri malato, ma non hanno mai capito che malattia fosse. Ma essendo orfano, non hai certo avuto il parere di molti specialisti. Il punto era che non eri affatto malato. Il tuo corpo stava reagendo al fattore K.”

L’espressione di Scott bastò per rendere chiaro che non aveva mai del fattore K.

 

“ Avrai visto in tv o almeno avrai sentito parlare di persone che riescono a fare calcoli a mente di decine di cifre… oppure di gente che riesce a ricordare tutto dopo una semplice occhiata. Il fattore K è un gene che permette di sviluppare una determinata abilità in modo a volte sorprendente.

“Ma finora non sappiamo da cosa derivi questo gene. Non è ereditario. Sembra svegliarsi spontaneamente in determinati individui.

“ A volte gli effetti sono praticamente inconsistenti. Maggiore resistenza, vista migliore… niente di eclatante. Questi sono i casi di livello 0. Gradualmente si assistono a fenomeni più o meno interessanti. Fino ad arrivare agli agenti. In loro il fattore K ha raggiunto un livello a cui è difficile nascondere gli effetti. Un ragazzo che con un pugno può schiantare un’auto in moto oppure una ragazzina che rimane sott’acqua per più di cinque ore non sono cose che passano inosservate.

“ Se sono fortunate, queste persone incontrano noi e scelgono di seguirci. Se non lo sono, be’… diventano un problema.”

Era abbastanza chiaro. Pazzesco, ma chiaro.

“ Anche io sono un agente, in questo senso?” chiese.

“ Non proprio. Tu e gli altri cinque ragazzi che conosci siete… fuori scala, per così dire.”

“ Che significa?”

“ Che le vostre capacità vanno ben oltre lo sviluppo delle potenzialità del corpo e del cervello umano. Voi siete in grado di manipolare la materia e chissà cos’altro.”

“ Siamo solo noi sei a poterlo fare?”

“ Il Maestro sapeva farlo. Sa farlo tutt’ora. Ma non sappiamo quanti ce ne sono come voi. Voi sei vi avevamo sotto controllo da molto tempo, dalla comparsa dei primi sintomi.”

 

“ Ma stavamo parlando di te. Ti portarono qui che eri quasi morto. Negli altri ragazzi lo sviluppo del fattore K non aveva portato conseguenze fisiche. Nel tuo caso, per qualche motivo, le funzioni vitali stavano rapidamente svanendo. I nostri medici provarono delle tecniche mai sperimentate prima, ma fu tutto inutile.

“ Nel laboratorio dove stavano cercando di curarti accadde qualcosa di inconcepibile. In qualche modo, hai ucciso diciotto uomini, prima di cadere a terra morto.”

 

“ Com’è possibile che io sia morto? Ci deve essere un’altra spiegazione.”

“ Sì, ci sono diverse ipotesi. Ma quel giorno, eri morto davvero. Il tuo cadavere fu deposto con tutti gli altri. Fu il Maestro a ordinare di riportarti in laboratorio. Tenemmo in attività il tuo corpo… il tuo cadavere potremmo dire. L’encefalogramma rimase piatto per quattro anni. Poi ti svegliasti e chiedesti da mangiare.” L’agente rise, e Scott avrebbe riso con lui, se non fosse stato troppo scosso da quello che stava sentendo.

“ Con questo il mio ruolo è concluso.” Disse l’agente, alzandosi in piedi.

“ Un attimo! Ho ancora un sacco di domande!”

“ Prova a farne una.”

“ Perché dovrei restare qui?”

“ Perché lì fuori c’è qualcuno che ti cerca. Che cerca quelli come te. Quelli come noi. Ed è meglio non farsi trovare impreparati da quella gente. Domani comincerai l’allenamento. Divertiti, Scott. Qui non è così male come sembra.”

  
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