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Autore: DearMag    07/10/2013    0 recensioni
Mentre il treno viaggia, velocissimo, guardiamo la nostra vecchia vita che si allontana, e siamo solo io e lei, com'è giusto che sia.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                     3. Ritratto



Febbraio.


Io disegno. E' così che libero la mia anima: matita e carboncino, un foglio, e il cuore che si fa più leggero.
Di solito ritraggo donne: reali, inventate o perfette sconosciute avvistate al supermercato.
Il corpo di una donna è ciò che di più armonioso possa esistere, fatto di linee dolci, leggere.
Scruto i loro lineamenti affascinato, come un poeta, come un amante: ci sono quelle esili, spigolose, e quelle più formose, che sanno di casa. Ogni donna racchiude, nell' involucro del proprio corpo, un segreto ammaliante, ogni donna può essere amata, spogliata con gli occhi, come faccio io quando le studio e le ritraggo sui miei inutilissimi fogli di carta.
Guardo il foglio davanti a me, sulla scrivania, e la ragazza in questione ha occhi dolci, ma decisi: due buchi neri fondi come pozzi, pronti a risucchiarti e farti ammattire come il canto delle sirene di Odisseo. Il suo viso è piccolo, spigoloso, è un viso di volpe, candido e bellissimo. Ha un corpo minuto, i seni piccoli, le clavicole e le creste iliache sporgenti. E' molto magra e abbastanza bassina.
Questa ragazza è bellissima, malinconica, nostalgica. E' reale. L'ho incontrata due giorni fa, sull'autobus, mentre tornavo a casa dalla libreria in cui ho trovato lavoro: erano le 19:30 e faceva davvero tanto freddo, ma il mezzo era talmente pieno che al suo interno si scoppiava letteralmente di caldo. Nonostante il trambusto, sono riuscito a trovarmi un posto a sedere e, levatomi il cappotto, ho ripreso a sfogliare il romanzo che sto leggendo in questo periodo: Caos Calmo di Veronesi.
Poi ho alzato lo sguardo, giusto un secondo, e una piccola figura è entrata nel mio campo visivo: era lei. Bella, cupa, seduta davanti a me con lo sguardo basso di una che non sa se riuscirà ad arrivare a fine giornata. Dev'essersi sentita un po' osservata, perché ha alzato gli occhi anche lei, incrociando i miei. Ho cercato di scappare da quei buchi neri, ma vi sono rimasto incollato, come uno stupido.
E' stata lei a tornare a guardarsi i piedi dopo un po', imbarazzata, curiosa forse. Allora l'ho scrutata, e sapevo già che sarebbe finita in bianco e nero su uno dei miei fogli, guardando i suoi lunghi capelli rossi raccolti in uno chignon disordinato e le sue infinite lentiggini, mi perdevo in complessi pensieri senza coda, senza destinazione.
Allora ho raccolto il mio zaino e ne ho tirato fuori la tavoletta di legno per appoggiare i fogli, l'album, la matita e la gomma e ho cominciato a fare di lei, del suo corpo, un primo schizzo. Proprio come l'inizio di una storia d'amore, io disegnavo l'inizio dei suoi tratti.
Nel frattempo non mi ero accorto che lei era tornata a guardarmi e, incuriosita, mi fissava mentre la ritraevo. Quando l'ho notato l'ho guardata allarmato, temendo di averla offesa o di sembrare un folle maniaco che disegna ogni donna che vede, ma a quel punto lei mi ha sorriso, ed è stata una delle immagini più dolci che io abbia visto nella mia vita, il sorriso di una che ha appena passato l'unico momento bello della giornata.
"Posso vedere?" mi ha detto.
Quando ho sentito la sua voce sono rimasto pietrificato, era cristallina, mi ha ricordato il suono dell' acqua di un ruscello che scorre, ero di nuovo perso dietro ai miei pensieri.
"Ehm, sicura? E' ancora una bozza, uno schizzo"
"Sì dai, sono curiosa."
"Ok" Le ho mostrato il disegno, con una paura folle nel cuore. Paura di cosa poi? Di deludere qualche sua aspettativa, di non essere all'altezza, come sempre.
"Sono io vero?" Nei suoi occhi c'era una luce, un lampo di malizia, di divertimento.
"Sì, in realtà sì... non prendermi per un maniaco. Io disegno, disegno ciò che trovo bello, ciò che non voglio dimenticare, non importuno mai le mie "vittime"" ho detto ridendo e implicitamente facendole capire che la trovavo bellissima e avrei voluto rivederla, almeno sulla carta.
"Wow, sono lusingata, davvero. Poi disegni proprio bene, complimenti!" e mi ha sorriso di nuovo.
"Grazie, ma fidati che da finito sarà molto meglio, poi adesso che ti conosco posso inserire qualcosa in più di te nel ritratto."
"E come potresti, scusa? Non sai nulla di me in fondo, nemmeno il nome."
"Beh, conosco il suono della tua voce, il modo in cui parli, in cui sorridi, in cui ti muovi. La gente non vede tutto questo nei disegni, ma io sì. Di solito non conosco le donne dei mieri ritratti, quindi invento io una storia per loro, con te non ce ne sarà nemmeno bisogno, sarà tutto vero. Comunque, ad ogni modo, com'è che ti chiami?"
"Aspetta che devo riprendermi da questa cosa bellissima che hai appena detto. Funziona con tutte quelle con cui ci provi? Sono proprio curiosa" Mi ha detto ridendo. "Comunque sono Mia, piacere."
"Mia" Ho ripetuto. "Chissà perché non mi stupisce"
"In che senso?"
"Così, a pelle, ti si addice tanto, tantissimo. Magari un giorno ti spiegherò anche perché"
"Ah, mi lasci in sospeso, bravo. E tu, signor maniaco-disegnatore-folle, come ti chiami?"
"Daniele."
"Molto bello." ha detto, poi mi ha sorriso di nuovo e ha aggiunto "Senti, Daniele, io alla prossima scendo, però sono curiosa di sapere come viene il disegno, del resto non mi era mai capitato di essere la Musa di qualcuno, quindi ti lascio il mio numero e quando l'avrai finito dovrai farmelo vedere, ok?" Allora ha preso una piccola agendina rossa dalla sua borsa grigia di pelle e ne ha strappato un foglietto su cui ha scritto in nero il suo numero.
"Grazie, ti farò sapere presto" e le ho sorriso, in un modo in cui non sorridevo da tanto, con una qualche speranza, e ora che ci penso devo esserle sembrato anche piuttosto stupidò. Va beh.
Comunque alla fine lei è scesa e si è allontanata nel buio di Febbraio verso una meta a me sconosciuta. Chissà se qualcuno la aspettava a casa, un fidanzato, i genitori, un'amica, oppure era sola, sperduta come mi era sembrata appena l'ho vista.
Ora sono qui che la guardo ritratta sulla carta, è venuta bene, è proprio un bel disegno, ma non le rende giustizia, e mai gliela renderà.
Compongo il numero sulla tastiera.
"Ciao, sono Daniele, il maniaco dell' autobus, volevo dirti che ho finito il disegno, lo sto guardando proprio ora.
Non è bello come te, ma ti somiglia molto. Fammi sapere se vuoi vederlo (o vedermi).
A presto, Dani."
Scrivo e cancello questo messaggio cento volte. Ma che cazzo mi prende? Sembro una stupida quindicenne alla prima cotta! Alla fine glielo mando, pensando che se risponde o no è lo stesso, ma non è vero, perché nella mia vita c'è bisogno di una come lei, una che mi scuota un po', che mi faccia sentire di nuovo come se avessi un futuro davanti, e non solo nebbia.
Penso ai suoi capelli, ai suoi denti bianchi, ai suoi occhi fondi. Penso che certe persone ti entrano nelle ossa, fin da subito, fin dal primo sguardo. Il colpo di fulmine può lasciarti attonito, steso per terra sconvolto.
Allora ciao straniera, lascia che io mi fidi di te, lascia che ricominci a sperare di poter vivere, di poter davvero stare in questo mondo, anche solo per farti vedere questo cazzo di disegno.
Ciao bellezza nostalgica, cos'è che ti tormenta? Cosa ti fa tenere gli occhi bassi?
Ma soprattutto: ci credi all'amore a prima vista o devo ripassarti davanti?

  
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