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Autore: Codivilla    08/10/2013    13 recensioni
Si dice che non sempre nella vita sia tutto rose e fiori.
Per Mya Mercer, giovane e unica figlia di Anthony Mercer, pare proprio che invece sia così. Bella, intelligente e ricca grazie alla società di proprietà della sua famiglia, la Mercer Pharma Inc., vive nel lusso dorato della New York benestante. Talentuosa musicista e cantante, allieva modello alla Juilliard School, la sua unica preoccupazione è l'esibirsi sempre al meglio alle serate di gala organizzate da suo padre. Legato sentimentalmente a lei, c'è William Spencer, facoltoso imprenditore londinese e maggior finanziatore della società stessa. Integerrimo e compìto come solo un Inglese sa essere, dotato di un innato charme e savoir fare, è d'altro canto ambizioso per natura e stacanovista sul lavoro, tanto da trascurare spesso tutto il resto, Mya compresa.
Tutto nelle loro vite sembra cambiare, in un battito di ciglia, quando una improvvisa tragedia farà da entr'acte ad una serie di inaspettate scoperte.
«Mya aveva tutto quello che una donna potesse desiderare: bellezza, talento, e l'amore incondizionato di un uomo che la chiamava 'Mimì' con la raffinatezza degna di un principe delle fiabe».
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I - Prèlude

Un Preludio è generalmente un brano piuttosto breve,
collocato all'inizio di una composizione,
o di una sua parte.


 

Respiri. Ansiti affannosi nella penombra di quella stanzetta umida. A far luce sullo squallore del posto, solo un’acciaccata luce al neon che ronzava, sommessamente, accendendosi e spegnendosi in continuazione, rendendo ancor più spettrale l'ambiente spoglio e malandato.
Mya non percepiva altro che quel ronzio unito al ritmico sibilare dell’aria che oltrepassava le sue narici, fin dentro i polmoni, per poi trovare un varco d’uscita fra le sue labbra. Fredda, tanto da graffiarle la gola già provata dalle inutili grida d’aiuto che aveva emesso fra le lacrime. Respiri sincroni con i battiti frenetici del suo cuore, che rimbombavano cupi nel petto. Le pareva che potesse esplodere da un momento all’altro.
Dette uno strattone nell’ennesimo tentativo di sciogliere i lacci che le imprigionavano i polsi. Sapeva già che sarebbe stato vano, testimoni ne erano le escoriazioni dolenti che marchiavano la pelle diafana, al di sopra delle mani, nel punto in cui il cuoio era più stretto.
«Inutile agitarsi tanto, piccola Mya».
Nuovi respiri, alle sue spalle, più lenti e rilassati. Quella voce era melodiosa e pacata, allegra come se lui si divertisse un mondo. Passi pesanti accompagnavano l’incedere del suo rapitore verso di lei. Si accasciò impotente, rilassando le spalle e le braccia intrappolate dietro lo schienale della sedia alla quale era legata ormai da ore.
Sentì le sue mani sfiorarle la pelle del collo e scendere poi sulle spalle, lentamente, sopra la stoffa della camicia di seta bianca, fino ai fianchi. Come un amante che abbracciasse la sua donna. Una donna legata e incapace di reagire. Avrebbe desiderato voltarsi, per guardarlo in faccia, per vomitargli addosso tutto l’odio che provava nei suoi confronti; ma non poteva far altro che starsene lì, tesa come una corda di violino, un giocattolo nelle sue grinfie. Ma nonostante lui fosse alle sue spalle, lei si immaginava con esattezza l’espressione che lui aveva sul volto, in quel momento. Un ghigno di vittoria, come quello che aveva sfoggiato quando, ore prima, lei si era risvegliata già intrappolata, trovandoselo di fronte.
Lui si mise a giocherellare con le corde che le stringevano la vita, bloccandola tenacemente alla sedia, e avvicinò le labbra al suo orecchio.
«Potrei anche liberarti. Ma non sarebbe più un bel gioco, poi» sibilò, suadente.
Mya deglutì, serrando le palpebre. Si costrinse a non pensare a quello che sarebbe successo, e alle mani di lui che adesso accarezzavano il suo ventre, sfacciate ed arroganti.
«Bastardo. Mi fai schifo» disse soltanto, in un filo di voce roca.
Lui ridacchiò mordendole l’orecchio. Lei si ritrasse istintivamente, scostando il capo.
«Una ragazza di classe come te non dovrebbe esprimersi in questa maniera, piccola Mercer».
Un rapido sibilo metallico fendette l’aria. Sul collo, all’altezza della carotide, Mya percepì improvvisamente il freddo della lama di un coltello che premeva sulla sua pelle. I battiti del suo cuore accelerarono, finché divenne impossibile distinguerli l’uno dall’altro. Trattenne il fiato. Le labbra tumide e rosse, socchiuse, tremavano adesso senza che potesse far nulla per fermarle.
«All’inglesino dispiacerà sapere che ti ho dato una bella ripassata, prima di farti fuori».
Quella voce era adesso soltanto un lieve mormorare, basso, pacato, ma intriso di una sorta di perversa eccitazione. La pressione della lama si fece leggermente più forte e minacciosa.
«E credimi, farò di tutto perché lui lo sappia».
Un brivido percorse l’intera lunghezza della sua schiena quando lui le morse nuovamente l’orecchio, respirando sul suo collo e sfiorandone la pelle con la lingua.
Mya singhiozzò sommessamente.
Un’ultima lacrima le rigò la guancia, spegnendosi sulle sue labbra.
 

 

 
ANGOLO AUTRICE:
Una nuova storia che ho iniziato a scrivere di getto.
Un prologo che immagino nessuno si aspettasse data la trama della storia.
Spero di riuscire a creare qualcosa che possa interessare
ma soprattutto di riuscire a mettere insieme tutte le idee che ho in testa!
Il racconto è romantico ma... chissà.
Chi vivrà, vedrà.

Vi lascio recapiti vari per contatti/insulti/complimenti (?)/rotture di scatole:
Pagina Facebook: Codivilla Vicariosessantanove Efp
Gruppo Facebook: La Canonica del Vicario
Ask: Chiedi e (forse) ti sarà detto

Alla prossima e grazie a chiunque passi di qui.


 

      


 
   
 
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