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Autore: Gavriel    08/10/2013    1 recensioni
Apollonius e Celiane. Dall'odio viscerale all'amore assoluto, passando per guerra, amore e morte.
Lui era lì, in ogni battaglia: a volte compariva davanti al sole, con le ali possenti come ad abbracciare l’astro, e discendeva terribile sul campo; altre volte era al comando dello schieramento , e ordinava l’assalto con le sue vesti cangianti, coi i capelli in un turbine di fuoco. E Celiane lo cercava ogni volta, quasi con disperazione. Lui d’altra parte faceva sempre in modo di trovarsi nelle vicinanze dell’umana che lo aveva ferito, col feroce desiderio di una vendetta.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Apollo, Apollonius, Celiane, Gen Fudo, Toma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Doppio Taglio
Non si era ancora rimarginato. Quel taglio sul suo avambraccio stava diventando una piaga: non era bastato il suo prana, ne quello del villaggio che aveva predato lungo la strada. Maledetta umana! Quel solco nella sua carne era il marchio di un’onta che non era mai stato costretto a sopportare. Si ritrovò sotto l’Albero, aveva fatto attenzione a non farsi vedere da nessuno e si era rifugiato tra le sue fronde come faceva da quando riusciva a ricordarsi. Apollonius si leccò la ferita; il contatto cutaneo della sua schiena contro la corteccia dell’albero lo rendeva consapevole della febbrile attività vitale all’interno di esso. Contemplò la sua mano, la pelle sui polpastrelli, piena di recettori di prana e per un attimo accarezzò l’idea di sottrarre dell’energia sacra dall’albero, ma non l’avrebbe mai fatto.
Vide sotto di lui il suo compagno, ma non lo chiamò.
 
 
 
Il giorno dopo Celiane si era dimessa quasi del tutto: a parte un dolore diffuso su tutto il corpo, probabilmente a causa dell’intensità degli sforzi, stava benone. Anzi, secondo il medico del campo doveva ritenersi fortunata. Quella mattina la dedicò alle celebrazioni funebri degli uomini del  capitano Hanilej, mentre il pomeriggio restò nel laboratorio ad osservare Gen che smontava i due velivoli angelici da guerra che avevano abbattuto il giorno prima. Non parlarono, a parte qualche scambio di battute sul fatto che era molto più facile prendere una navicella che non un essere alato: nella mente della donna c’erano ancora le scene del combattimento con quel diavolo rosso. Che sconfigge senza voltarsi un soldato addestrato, che ingaggia un combattimento con lei, senza riuscire a sconfiggerla.
Il secondo duello, poi sembrava aver conferito a Celiane ancora più popolarità: nessuno sembrava fare caso al fatto che non solo non aveva ucciso nessun angelo ma ritornato, lui aveva giocato con lei come un’orca assassina gioca col cadavere di una foca prima di mangiarlo. Inoltre la cerimonia funebre del mattino era stata straziante: vi aveva partecipato come principessa De Alisia, a fianco di suo padre e a suo fratello minore, circondata dai ministri. Nessuno di loro aveva avuto perdite tra le ottantaquattro vittime del giorno precedente, nessuno mostrava l’attenzione dovuta alle anime di coloro che li avevano salvati. Hanilej  aveva tenuto un discorso, ma non lo aveva ascoltato: nella sua mente erano ancora vive le immagini dei due cavalieri morti davanti a lei, immagini che rivivevano nei volti di tutti  bambini che stavano accompagnando le salme dei loro padri al cimitero.
-Vuoi un pezzo?
Gen le stava porgendo un pezzetto di pandolce, lo aveva visto quella mattina al corteo, era morto un suo compagno di addestramento. Celiane accettò il cibo e fece posto al ragazzo, si rese conto che dopo dieci anni passati fuori casa un sacco di cose erano accadute senza di lei, e che forse la persona che stava sbocconcellando il pandolce vicino a lei era completamente diversa dal bambino che aveva lasciato tempo addietro: i suoi capelli corvini, i lineamenti decisi e tesi in un’espressione grave che non gli aveva mai visto addosso.
-Dobbiamo raffinare la nostra tecnologia
Era l’unica cosa che gli era uscita da un’ora a quella parte.
-Per proteggere coloro che amiamo
Gen sollevò lo sguardo su di lei, si mise in bocca l’ultimo pezzo di pandolce e saltato giù tornò al lavoro. Celiane lo seguì con lo sguardo: ogni istante in cui l’angelo massacratore avesse speso giocando con lei sarebbe stata una vita i più per le persone che Gen amava, per il suo popolo.
 
E così fu. Tornarono ancora, ogni pochi giorni, come se aspettassero che gli abitanti di Alisia si rimettessero un po’in sesto. La strategia angelica rimaneva pressoché invariata col protrarsi delle settimane, il che anche se favoriva Gen e Celiane nelle manovre di abbattimento velivoli, non faceva nessuna differenza per gli sforzi che facevano le truppe davanti alla terribile infallibilità angelica. Lui era lì, in ogni benedetta battaglia: a volte compariva davanti al sole, con le ali possenti come ad abbracciare l’astro, e discendeva terribile sul campo; altre volte era al comando dello schieramento , e ordinava l’assalto con le sue vesti cangianti, coi i capelli in un turbine di fuoco. E Celiane lo  cercava ogni volta, quasi con disperazione: ogni secondo poteva fare la differenza per uno dei soldati . Lui d’altra parte faceva sempre in modo di trovarsi nelle vicinanze dell’umana che lo aveva ferito, col feroce desiderio di una vendetta: appena scendeva sulla terra localizzava la navicella degli umani e aspettava il suo attacco.
 Come si trovavano incrociavano le lame, menavano fendenti, nei momenti di stallo si scambiavano occhiate ansanti; Celiane cercava di evitare i colpi più letali: il suo corpo era spinto fino al limite per lo sforzo continuo si muoveva cercando di tenere il ritmo con un avversario instancabile, fino a che di punto in bianco, come se richiamato da un segnale invisibile di ritirata, si dileguava verso la volta celeste assieme ai suoi.
Il campo di battaglia rimaneva deserto, eppure pieno di corpi. Ogni volta le madri e le mogli che non avevano visto i loro cari rientrare ritornavano a cercarli, a controllare ogni salma, a piangere. La principessa, quando non troppo stanca aiutava a caricare i corpi, controllava che ci fosse qualche ferito, ma niente, gli angeli non lasciano mai niente a metà.
  
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