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Autore: gaia1986    08/10/2013    1 recensioni
Rivisitazione della storia del Port-to-Port killer.
Tony viene rapito dal killer che lo vuole trasformare in un suo adepto in quanto lo ritiene un suo fratello. Leon Vance, Ray Cruz e Philip Davenport saranno nel mirino dei due.
Gibbs, Ziva e il resto del team, nel frattempo, cercheranno di fermarli e farenno di tutto per riuscire a riportare Tony a casa, ma lui non sarà più lo stesso. Questa situazione avrà ripercussioni su tutto il team e sul rapporto tra Tony e Ziva, ma anche con Gibbs. Cosa succederà tra i Tiva? E con Gibbs? Riusciranno a tornare alla normalità? Sta a voi scoprirlo leggendo.
Nella storia compariranno anche la dottoressa Rachel Cranston, EJ e il suo team, Fornell e Sacks.
Buona lettura.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO CINQUE
UFFICIO DI VANCE
Gibbs si sedette al tavolo da riunione di Vance, con Tobias Fornell dell’FBI, Thomas Malloy della CIA e Janet Evans della Sicurezza Nazionale. Gibbs notò che Vance sembrava sconvolto. Erano andati oltre al profilo di Cobb e al suo background. Gibbs notò che Vance sembrava alla deriva durante la riunione. «I CD lasciati da Cobb, del suo...» Gibbs poté per un attimo notare il disgusto comparire sulla sua faccia «...del suo addestramento dell’Agente DiNozzo, sono stati analizzati e gli esperti ritengono che il Segretario Davenport, l’Agente Ray Cruz e io siamo soggetti a rischio. Loro credono che lui stia trasformando DiNozzo in un assassino come lui» spiegò Vance «Cobb ha rancori personali con tutti noi e da alcuni frammenti delle conversazioni che ha avuto con DiNozzo è plausibile che stia programmando DiNozzo per uccidere l’Agente Cruz»
«L’FBI sta prendendo le redini dell’indagine principale» disse Fornell «Avremo bisogno di tutte le prove raccolte finora»
«L’Agente Cruz è stato assegnato al lavoro d’ufficio a Langley finché non sarà risolta la situazione» affermò Malloy della CIA.
«La Sicurezza Nazionale è qui per garantirvi tutto il supporto possibile» aggiunse Evans.
«Quando l’Agente DiNozzo verrà trovato, voglio che sia preso vivo. Lui è una vittima e pretendo che gli sia garantito tutto l’aiuto di cui avrà bisogno per un suo pieno recupero» disse Vance.
Gibbs guardò Vance e annuì. Aveva apprezzato il fatto che Vance volesse proteggere DiNozzo.
«Faremo del nostro meglio» assicurò Fornell.
«È stato raccomandato ad ogni obiettivo di aumentare la propria sorveglianza» affermò Vance.
«L’FBI può offrire ulteriore sorveglianza, se occorre» aggiunse Fornell.
«Agente Fornell, perché non concludiamo qui questa riunione?» chiese Vance.
«In poche parole, noi coordineremo questa indagine da qui» dichiarò Fornell «Verrà creata una Task Force guidata da me. Troveremo Cobb e porteremo DiNutzo a casa»
«Congratulazioni per la Task Force» si complimentò Malloy.
«Vi aiuteremo in ogni modo possibile, Fornell. Tutto quello che devi fare è chiedere» aggiunse Evans.
«Tutto quello che ci occorre, per ora, è la documentazione completa raccolta dall’NCIS, compresi i CD» dichiarò Fornell.
«Vai da McGee giù nel bullpen. Lui si farà dare da Abby tutto quanto. Lei non rinuncerà facilmente. Ha preso la scomparsa di DiNozzo molto sul personale» gli spiegò Gibbs.
«Posso immaginarlo» sorrise Fornell.
«Bene, allora, questa riunione è conclusa» proclamò Vance «Gibbs resta qui ancora un momento» disse Vance.
Dopo che Vance rilasciò tutte le misure di sicurezza, Fornell, Malloy e Evans raccolsero i loro documenti, si alzarono ed uscirono dall’ufficio. Gibbs si sedette e aspettò che Vance iniziasse a parlare. «Voglio che sia la tua squadra a occuparsi della mia sicurezza» disse «Questo vi permetterà di continuare a cercare DiNozzo e se lui si dovesse far vedere, conto su di te per prenderlo vivo»
«20-4-7?» domandò Gibbs.
«Esatto» rispose Vance.
«Bene, ti proteggeremo Leon, te e la tua famiglia. E riporteremo a casa DiNozzo» disse Gibbs.
«Sono più preoccupato per la mia famiglia che per me, ricordatelo!» esclamò Vance.
«Ti senti in colpa, Leon?» chiese Gibbs.
«Giusto un po’, Gibbs» rispose Vance «Tutto questo si basa su qualcosa che ho ideato io»
«Non sentirti in colpa, Leon, non è colpa tua» disse Gibbs «Potrai anche averla ideata tu, ma altri l’hanno rovinata e trasformata in uno strumento»
«Eppure» replicò Vance «è nata da me. Cosa c’era di sbagliato in me per pensare di creare l’Operazione Frankenstein? Stavo cercando troppo di impressionare le persone, quando avrei dovuto preoccuparmi di più di quelli su cui avrebbero applicato quel protocollo!»
«Era una teoria, Leon. Quando è stata messa in atto, cos’hai pensato?» gli chiese Gibbs.
«L’ho odiato. Volevo che il programma fosse eliminato, ma non avevo voce in capitolo» rispose.
«Lo odi ancora?» domandò ancora Gibbs.
«Si» rispose lui.
Gibbs si alzò. «Sei un brav’uomo, Leon»
«Non ne sono più tanto sicuro, Gibbs» disse Vance.
«Fidati di me, Leon. Tu sei un brav’uomo» rispose Gibbs.
 
BULLPEN
C’era una telecamera del traffico nei pressi della fattoria. McGee aveva creato un programma che lentamente, ma inesorabilmente aveva individuato la prima macchina che era stata ripresa da quella telecamera mentre proveniva dalla fattoria tre giorni prima del loro arrivo e poi l’aveva monitorata con ogni telecamera del traffico, ogni telecamera a circuito chiuso e ogni telecamera della polizia conosciute. Era stato un processo lento e faticoso e non era nemmeno sicuro che quella fosse la macchina di Cobb e Tony. "Eppure vale la pena tentare" pensò.
Ziva lo fissava mentre lui era intento a lavorare al suo PC. Conosceva abbastanza bene McGee, tanto da capire che stava diventando sempre più emozionato. Doveva aver trovato qualcosa. Sperava davvero che lui avesse trovato qualcosa.
«McGee, stai bene?» gli domandò.
«Starò meglio» le rispose per poi mostrarle un ampio sorriso. Ora lei era sicura che lui avesse scoperto qualcosa.
«Hai trovato qualcosa» gli disse iniziando ad agitarsi pure lei.
«McGee, hai trovato qualcosa?» domandò allora EJ.
«Datemi qualche secondo» rispose McGee.
«Mai fare aspettare le signore McGee» disse Gibbs entrando nel bullpen con un caffè appena preso «L’ho imparato da una delle mie tante ex mogli» Gibbs si sedette e guardò McGee. McGee guardò il suo capo. «Cos’hai trovato McGee?» domandò Gibbs.
«C’era una telecamera del traffico, non lontano dalla fattoria. Ho preparato un programma...» McGee iniziò a spiegare quello che aveva fatto.
«McGee, voglio le informazioni, non la descrizione di come sei arrivato ad esse» disse Gibbs brusco.
«Ok capo» rispose McGee «Ho seguito – si alzò in piedi con il telecomando in mano e cliccando su esso fece comparire l’immagine di un SUV nero sullo schermo – questo SUV attraverso le camere del traffico, quelle della polizia e le telecamere a circuito chiuso da quando ha lasciato la fattoria, fino al Kentucky» spiegò.
«Targa, McGee, a chi appartiene?» domandò una Ziva su di giri.
«Era del nostro proprietario morto della fattoria» rispose sorridendo McGee.
«Quelli sono Cobb e DiNozzo» disse Gibbs «Bel lavoro, Tim. Hai decisamente trovato qualcosa»
«Sono andanti in Kentucky dove?» chiese EJ.
«Ho perso il SUV dalle parti di Mayfield, Kentucky, una cittadina rurale nel Kentucky occidentale» rispose McGee.
«Bene, prendete l’attrezzatura. Abbiamo una pista» ordinò Gibbs «Comunico al Direttore che dovrà avere un’altra scorta per un giorno o due»
 
CAPANNO IN KENTUCKY
Cobb rise quando portò le pizze a Tony per la colazione. Negli ultimi cinque mesi che lo aveva avuto con sé, aveva notato che Tony aveva perso almeno una ventina di Kg. Sembrava più magro e più forte di quanto non fosse prima. Oltre a demolire il vecchio Tony aveva bisogno di riplasmarlo e renderlo forte abbastanza da fare il lavoro che lo attendeva. C’era quasi. Cobb era sicuro che Tony fosse già pronto in quel momento, ma con un altro paio di settimane era sicuro che avrebbe portato Tony all’esatto livello a cui lo voleva portare.
«Mi piace molto questa pizza» disse Tony.
«Goditela! Te la sei guadagnata, fratello» disse Cobb «Oggi lavoreremo sulla tua capacità di sparare. Ricorda che dovresti sempre essere in grado di uccidere usando un solo proiettile. Non te ne occorrono due. Il secondo proiettile non è altro che un di più»
«Capito» replicò Tony, mentre finiva la sua prima pizza. Cobb rise vedendo come si stava gustando quelle pizza. Certo, lo aveva nutrito praticamente con soli fagioli per tre mesi.
«Dobbiamo parlare di quello che accadrà dopo che avrai ucciso Vance. Ti servirà una strategia d’uscita e dovrai farti strada fino qui uccidendo – disse Cobb, mentre prendeva una mappa e gli indicava lo stato di New York – al nostro lato delle Cascate del Niagara. Da lì si riesce ad entrare facilmente in Canada per poi sparire»
«Il nostro lato delle Cascate del Niagara» annuì Tony «E tu?»
«Io ne devo uccidere due, per cui mi potrebbe servire più tempo rispetto a te. Prendi una camera al Great Falls Motel e aspetta. Quando poi arriverò, fratello, potremmo iniziare a guadagnare grazie alle nostre capacità»
«Huh?» disse Tony, guardandolo confuso.
«Le nostre capacità di uccidere gli uomini cattivi» chiarì Cobb.
Tony annuì e iniziò a mangiare la seconda pizza. Per qualche ragione la mente di Tony iniziò a pensare a dei film. All’improvviso gli vennero in mente alcuni film di Frank Sinatra, soprattutto uno, The Manchurian Candidate. In un momento di lucidità gli vennero in mente il complotto e il lavaggio del cervello subito dall’assassino. Era lui il Manchurian Candidate?
«A cosa stai pensando, fratello?» chiese Cobb.
Tony sorrise e disse: «Mi chiedevo se potrei avere più pizza»
Cobb rise. «Penso che potrei andare in città a prenderne dell’altra. Qualche altra richiesta oltre alla pizza?» disse Cobb.
«No solo la pizza» rispose Tony «È così buona»
 
MAYFIELD
Mayfield, Kentucky, era una piccola cittadina della provincia americana, il che voleva dire che era il tipo di posto in cui Leroy Jethro Gibbs si sentiva a casa. Non appena lui e la sua squadra arrivarono in città a bordo della loro Dodge Charger, comparve un sorriso sulla sua faccia. Mayfield gli ricordava Stillwater.
«Ci fermeremo qui per la notte, Gibbs?» chiese EJ che era seduta in uno dei sedili posteriori.
«C’è un hotel» rispose «Pensavo avremmo potuto trovare lo sceriffo locale, mangiare e in mattinata iniziare a setacciare la zona»
«A me va bene, Capo» disse Mcgee che era seduto accanto ad EJ.
«Io sono disposta a cercarlo stasera» disse Ziva.
«Abbiamo bisogno di riposo» replicò Gibbs.
«Non sono stanca» rispose Ziva. Gibbs scosse la testa, mentre svoltava l’angolo.
Cobb stava guardando fuori dalla finestra della gastronomia locale. Aveva appena comprato le pizze e si stava preparando a lasciare il negozio quando aveva visto la Charger con Gibbs, Ziva, EJ e McGee. Un sorriso truce gli arricciò le labbra. Era arrivato il momento di agire.
Una volta che la macchina era fuori dalla sua visuale, corse al Ford Pick Up che scambiato per il SUV. Tornando al capanno, trovò Tony seduto in un angolo ad aspettarlo. Quando Cobb entrò nel capanno, Tony lo guardò.
«Dobbiamo mettere in azione il nostro piano ora» gli comunicò Cobb. Andò in camera da letto e tornò con due zaini. Uno lo lanciò a Tony, facendogli cenno di aprirlo. «Dentro ci sono 15.000$, una Glock .22, due caricatori, un passaporto con un’identità falsa, due carte di credito e un cambio di vestiti» disse « tempo per noi di iniziare a punire qualche uomo cattivo, fratello»
Tony si alzò. Era solo più il guscio dell’uomo che era, ma quell’uomo esisteva ancora dentro di lui. Tony si mise lo zaino sulla spalla destra. «Mi sento di sentire notizie sulla morte di Vance» disse Cobb.
«Le sentirai» rispose Tony.
«Muoviamoci, fratello» disse Cobb.
 
CAPANNO
Gibbs e Ziva furono i primi ad entrare nel capanno. Le loro pistole cariche, pronti a coprirsi le spalle a vicenda. EJ era entrata subito dopo seguita da McGee. Il capanno era vuoto.
«Maledizione» esclamò Gibbs «Setacchiamo il capanno per le prove»
I quattro uscirono dal capanno e andarono verso la macchina. Gibbs aprì il bagagliaio e ognuno prese la propria attrezzatura, per poter setacciare il capanno. Per un’ora fotografarono, imbustarono ed etichettarono prove mettendo sottosopra il capanno.
«Capo, ho trovato qualcosa di strano» disse McGee.
Gibbs si diresse verso l’angolo dove poi si inginocchiò. Con la torcia McGee stava evidenziando qualcosa inciso nella parete.
«Dice Capitano Bennett Marco» lesse McGee.
« qualche capitano della Marina che Tony conosce?» chiese Ziva.
«Avvio una ricerca per questo nome» disse EJ.
«Non perdete tempo» sorrise Gibbs.
«Tu sai chi è, Capo?» chiese McGee alzandosi.
«Si, so chi è. Il Capitano Bennett Marco era il personaggio interpretato da Frank Sinatra nel film The Manchurian Candidate» disse Gibbs.
«Non è il film in cui i Cinesi fanno il lavaggio del cervello ad un soldato per fargli uccidere un candidato alla presidenza?» chiese McGee. Gibbs annuì.
«Che significa?» domandò EJ.
«Significa che DiNozzo sa che gli è stato fatto il lavaggio del cervello e sta cercando di conservare il suo vero io. Sta combattendo la programmazione» disse Gibbs con un sorrisetto.
Ziva annuì. Era ancora Tony, o per lo meno da qualche parte dentro di lui c’era ancora il vero Tony.
«Dobbiamo tornare a Washington» proclamò Gibbs.


NdA:
Ecco qui un altro capitolo....
Riusciranno Gibbs e i suoi a salvare Tony in tempo?!
Alla prossima...
Gaia
  
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