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Autore: Teyra Five    08/10/2013    7 recensioni
Il mondo è diviso in quattro: la terra dei Vampiri, quella dei Licantropi, quella dei Maghi ed, infine, degli Umani.
Elsa è un vampiro, è stata trasformata all'età di cinque anni dal capo dei Vampiri, Samuel, ed ogni volta che guarda nei suoi occhi le sembra di averlo già conosciuto.
Da secoli durano sanguinose guerre tra le quattro razze e solo pochi ne sanno il vero motivo e Samuel non vuole rivelarlo ad Elsa.
Perchè? Cosa nasconde il capo dei Vampiri? Cosa lo lega al passato di Elsa?
Dal capitolo XIII:
Il giovane si accomodò accanto alla ragazza prendendole una mano baciandola. Lei tremò, sentiva i brividi.
Ormai erano tanti mesi che si conoscevano, uscivano di nascosto, parlavano di tutto e di più. Era abituata a sentire le labbra di lui sulle sue mani, ma ogni volta sentiva sensazioni nuove, come se fosse sempre per la prima volta.
Il ragazzo la guardò negli occhi regalandole un sorriso, un raggio di luce.
-I vostri occhi mi ricordano l'oceano. L'oceano di Elisaveta -le disse.
-L'oceano? Ma i miei occhi sono marroni!
-Oh, Lisa, l'oceano non si misura in base al colore, ma in base alla profondità del cuore.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XIII- l'oceano di Elsa

La giovane donna stava camminando lentamente, attenta al lunghissimo abito di colore lilla.
Le foglie secche cadevano per terra, sembrava che danzassero in aria. Gli alberi erano nudi, spogli. Il cielo era limpido, non c'era neanche una nuvoletta. Era autunno. Alla ragazza non piaceva: le sembrava che
 tutto morisse.
Quella stagione, di solito, le ricordava la tristezza, ma quel autunno era il periodo più felice della sua vita.
Sotto un albero c'era una panchina di legno. La ragazza si sedette guardando il suo accompagnatore il quale le sorrise.
-Mi piace la primavera -disse lei- Tutto rinasce. Ogni pianta, ogni foglia su ogni albero, ogni fiore. E a voi?
-Avete ragione. -sorrise l'uomo.
-Adoro i fiori, vorrei fare giardinaggio perchè vorrei essere io a curare le mie piante, a farle crescere. Ma mia madre dice che è il compito dei nostri servi.
-Io ho il giardino tutto mio, penso che vi piacerà.
-Vorrei tanto vederlo.
Il giovane si accomodò accanto alla ragazza prendendole una mano baciandola. Lei tremò, sentiva i brividi.
Ormai erano tanti mesi che si conoscevano, uscivano di nascosto, parlavano di tutto e di più. Era abituata a sentire le labbra di lui sulle sue mani, ma ogni volta sentiva sensazioni nuove, come se fosse sempre per la prima volta.
Il ragazzo la guardò negli occhi regalandole un sorriso, un raggio di luce.
-I vostri occhi mi ricordano l'oceano. L'oceano di Elisaveta -le disse.
-L'oceano? Ma i miei occhi sono marroni!
-Oh, Lisa, l'oceano non si misura in base al colore, ma in base alla profondità del cuore.



Mi girava di nuovo la testa.
Quei ricordi, cos'erano?
Perchè quelle voci mi sembravano così tanto familiari?
Non riuscivo a vedere i volti delle due persone, ma mi sembrava di conoscerle.
Strinsi la testa fra le mani. Dovevo proteggere Samuel.
Lui si era alzato, deciso a combattere lo stesso, ma sapevamo entrambi che la sua situazione era critica, grave. La ferita era grande e non si rimarginava, i suoi vestiti erano zuppi di sangue l'dore del quale, però, non mi distraeva. Gli avevo detto di sedersi, che ci avrei pensato io, ma lui mi guardò male, con il suo tipico sguardo ''Ma-che-cavolo-stai-dicendo?'', ma non ci avevo badato, ignorandolo.
I licantropi erano concentrati sui due maghi. Se la cavavano abbastanza bene, ma forse avrei potuto, in qualche modo, migliorare la situazione.
Misi le dita in bocca per fare un fischio, ma alla fine ne uscì fuori un suono strano simile a quelli che fanno le galline.
Si voltarono tutti verso di me.
-Ci sono anch'io -dissi.

Alcuni lupi continuarono ad attaccare Alex e Diana, gli altri si avvicinarono a me. Strinsi forte i pugni, sentivo l'energia scorrere tra le vene. Potevo farcela, dopotutto ero considerata una Thunder. E poi, anche Sam mi aveva detto che avevo le sue stesse capacità solo che dovevo svilupparle. Ora ne avevo l'occasione.
I lupi mannari cominciarono a saltare su di me, ma riuscivo a schivarli, erano lenti. Ma non potevo fuggire per sempre, prima o poi avrei finito l'energia. Un licantropo tentò di avvicinarsi a Samuel che gli ringhiò guardandolo con i suoi occhi rossi. Faceva paura perfino a me.
Mi voltai di colpo. Il lupo ch'era davanti a me diventò cenere. Una fiamma enorme l'aveva inghiottito. C'era una puzza incredibile di fumo, infatti una nuvoletta grigia era ancora in aria.
Chi era? Samuel? No, non avrebbe potuto, era troppo stanco. I maghi? No, erano ancora occupati a combattere dall'altra parte della stanza e qui non avevano neanche guardato.
Chi?
-Chi? -sussurrai facendo la domanda a me stessa.
-Tu -rispose Sam, pallido, bianco come il latte.
-Io? E come ho fatto? -chiesi stupita.
-Elsa, stai attenta, non ora... -mi rispose, faceva fatica persino a parlare. Lo guardai con dolcezza non tormentandolo più con le mie stupide domande.
Solo che quella non era una stupida domanda.
Dovevo sapere come avevo fatto, così avrei potuto usare quella tecnica per combattere, visto che le altre non conoscevo. Era grazie ad un pensiero, un'emozione, un gesto? Cosa?
Avevo tantissimi licantropi su cui fare esperimenti, perciò mi voltai, come prima, e il lupo accanto a me prese fuoco.
Era lo sguardo, lo sguardo incendiato. Avevo capito come si faceva.

Diana se la cavava alla grande con i suoi poteri magici: riusciva a spostare gli oggetti con solo pensiero, per esempio. Infatti, spostò un licantropo facendolo cadere per terra, così forte da fare un buco nel pavimento. Riusciva a proteggere sia se stessa, sia Alex. Lui, invece, combatteva con la spada tradizionale dei maghi: era solo un lungo bastone di metallo con la punta d'argento, fatta apposta per daneggiare le cellule dei lupi.
Alex era cambiato dall'ultima volta, sia fisicamente, sia nella tattica. Aveva i capelli castani più lunghi, la frangia tagliata male spesso gli ricadeva sugli occhi che ora sembravano smeraldo, Il suo sguardo era sicuro, non come di quel ragazzino incerto che avevo incontrato a Magùs.
Ovviamente non era nulla in confronto al mio capo.

Lo difendevo con tutta me stessa allontanando chiunque. Se non pensavo al poco di energia che mi rimaneva, mi sembrava di averne ancora all'infinito.
I licantropi, ormai, erano rimasti in pochi e, comunque, erano sfiniti pure loro. Così, pensai di aver contribuito abbastanza ed andai verso Samuel che stava sempre peggio e peggio.
-Non migliora? -mi chinai su di lui.
Non rispose, sorrise solo. Non avrebbe mai e poi mai detto che stava male, anche se stesse sul punto di morire, troppo orgoglioso.
Riuscii a farlo alzare in piedi mettendo il suo braccio sulle mie spalle e tenendolo per la vita, non era poi così pesante. Avevo intenzione di spostarmi un pò da lì, così avrei potuto medicarlo un pò, ma non in quel caos.
Ci spostammo in un angolo del corridoio e appoggiai Samuel alla parete.
Il sangue dei vampiri era anche un antidoto: si poteva mettere sulla ferita un pò del liquido rosso che amavamo tanto, e aiutava a rimarginarsi, ma non per i tagli gravi come quelli di Samuel. Dubitavo fortemente.
Comunque, mi graffiai il braccio e feci scorrere il sangue sulla ferita di Sam, sperando che aiutasse almeno un pochino.
Con l'altra mano gli accarezzai la guancia fredda e pallida, il contatto con la sua pelle mi procurava brividi.
-Grazie... -sussurrò accennando un sorriso.
Ma come può dirti ancora grazie? E' solo colpa tua se ora non riesce neanche ad aprire bocca. Sei solo un'incapace! Non sai fare nulla, neanche proteggere se stessa, figuriamoci gli altri! Ma sei la vergogna di tutti i vampiri! Grazie ti dice anche? Ma per favore. E' solo colpa tua se si è ridotto così, solo perchè sei sempre distratta, solo perchè non ascolti mai, solo perchè...
''Basta!" -urlai alla mia mente che non voleva star zitta. Automaticamente, sentii i miei occhi inumidirsi, pieni di grosse lacrime.
Scoppiai a piangere, come una bambina.
-Elsa, che c'è? -chiese Sam preoccupato stringendo forte la mia mano, ma le lacrime continuavano a scendere lungo le guance.- Rispondi...
-Io...io...è tutta colpa mia...se fossi stata più attenta...
-Oh, stupida Elsa...-disse sorridendo e mi prese il volto fra le mani. Eravamo a pochi centimetri di distanza, stavamo respirando la stessa aria -Lo sai che sono venuto qui per proteggerti.
-Sì, ma...
-Niente ma. Forza, non abbiamo ancora finito qui -disse sciugandomi le lacrime.
-Okay, cosa de...
-Shh -mi interruppe- Senti dei passi? Preparati.
Aveva ragione, sentivo perfino l'odore di quei disgraziati licantropi. Mi alzai avvicinandomi all'angolo, ma era vuoto. Controllai per bene, annusando l'aria. Il licantropo era lì, ma non riuscivo a vederlo. Mi girai e sentii la carne strapparsi. Abbassai lo sguardo alla mia pancia: il lupo mi aveva traffitto con i suoi artigli.
Abbandonò il mio corpo che cadde a terra. Non ero in grado di muovermi, mi faceva male ogni muscolo. Misi la mano sulla ferita, sanguinava parecchio. Le forze mi lasciavano, gli occhi si chiudevano. All'improvviso mi sentii stringere, una forte energia ardeva accanto a me. Era forte, arrabbiata, incontrollabile, si espandeva da tutte le parti, come le fiamme che distruggevano ogni cosa che incontravano.
Erano le mani di Samuel a stringermi così forte. Mi prese fra le braccia e l'ultima cosa che vidi era il licantropo colpito dal fulmine.

 

        Angolo d'autrice       
Ciao, eccomi qui, ho continuato a scrivere, siete contenti?
Lo so, probabilmente ora sarete in quattro gatti a leggermi, ma mi basta.
Non ho voluto scrivere nel testo, ma ve lo spiego qui:
Elisaveta è un nome russo, può essere scritto sia con la che con la z nell'alfabeto italiano. Questo nome ha anche un'abbrevviazione, Lisa. Non sono due nomi diversi, in Russia sono la stessa cosa, solo che il primo è più colloquiale, mentre il secondo si usa in famiglia, amici ecc.

Vi ricordo l'altra storia, Raccoglitrice di anime, se avete voglia di leggerla la troverete nella mia pagina.

Mi piacerebbe che lasciaste una piccola recensione.
Sono disponibile a leggere le storie degli altri, se avete voglia scrivetemi.

A presto,

Myrtus.
  
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