Sono consapevole di aver fatto tanti errori, ma abbiate pietà di me. Non ho avuto modo di correggerla.
Spero vi piaccia, un bacio :))
Alone.
Solo.
Non hai nessuno, Louis.
Disperatamente.
Ti ha lasciato anche il ragazzo che ami solo, Louis. Harry se ne è andato. Per sempre.
Solo.
Solo, Louis, solo. Per un mese, un anno, tre anni, una vita. Ormai sei solo. Brucerai nell’inferno…solo.
-Basta!- urla mettendosi le mani nei capelli.
Le parole di suo padre continuavano a rimbombargli nelle orecchie.
Quelle parole piene di odio, di sofferenza, di disprezzo.
Ma infondo, aveva ragione suo padre.
Ormai Louis era rimasto solo.
Senza un padre, senza una madre, senza le sue sorelle, senza i suoi amici, senza lui.
La parte più importante della sua vita.
Lo aveva lasciato solo, nella depressione e nella tristezza.
Nel momento in cui aveva più bisogno di lui. Nel momento in cui stava morendo.
Morendo dentro.
Harry se ne è andato perché?
Perché il loro amore non era accettato.
Quei due si amavano...eccome se si amavano.
Quei due si scrutavano, timidi
imbarazzati, alla stazione, per le strade di Doncaster o in qualche pub della zona.
Quei due depositavano silenzi, immensi silenzi ma I loro sguardi si regalavano poesie eterne.
Quei due iniziavano a conoscersi e ad innamorarsi di confessioni e parole mancate.
Quei due si stringevano forte, si proteggevano, nella notte, nella luce, all'alba, al crepuscolo.
Quei due si baciavano senza timori o vergogna sulla terrazza davanti al mare, nel parco di fronte la scuola, sotto la pioggia, contro il vento...nulla importava.
Quei due erano troppo giovani per amarsi e combattere contro il mondo, insieme si, ma pur sempre contro il mondo.
Quei due per una serie di sfortunati eventi dovettero allontanarsi, rinunciare l'uno all'altro e scappare via.
Quei due si regalavano tristi addii. Facevano l'amore per l'intera notte, si dicevano:"...per sempre" piangevano, si urlavano:" Ti amo..." e poi scappavano via.
Quei due credevano sarebbe stato facile ritornare alle proprie vite, ricominciare a sognare senza vedere il volto dell'altro sul proprio cuscino e senza immaginare i propri corpi l'uno a sciogliersi nell'altro.
Quei due si sbagliavano,
Quei due soffrivano
Quei due si ferivano e poco a poco morivano di speranze e mancanze.
Quei due si amavano.
-Louis? E’ pronta la cena. Per favore, almeno stasera, visto che è il mio compleanno, potresti scendere?-
Louis spalanca gli occhi quando sente la voce della sorella e un brivido gli percorre la schiena.
Si alza dal letto e si avvicina alla porta.
-Louis?-
Lui non risponde, appoggia un mano sulla porta e chiude gli occhi.
Non vedeva la sua famiglia da più di due settimana.
Andava di nascosto a prendersi da mangiare e per fortuna aveva il bagno in camera almeno non doveva uscire spesso dalla camera.
Sua sorella, sospirò e Louis la sentii che scendeva le scale.
Restò per cinque minuti attaccato alla porta.
Sentì perfettamente quello che disse Lottie alla madre.
-Non mi ha risposto. Ma l’ho sentito che si avvicinava.-
La madre non rispose. Mise i piatti a tavola, compreso al posto di Louis.Ormai lo faceva sempre.Ormai lo faceva sempre.
E sperava sempre che Louis scendeva per mangiare con loro, come una volta.-Mamma, io sono preoccupata. Perché voi li avete separati?-
-Non possono stare insieme.-
Louis si staccò dalla porta, sentendo le lacrime agli occhi. Si chiuse in bagno e guardò lo specchio oscurato.
Aveva messo un telo nero sopra.
Non voleva vedere il suo riflesso distrutto.
Le cicatrici sul volto che si era procurato da solo.
Sul polso, sulle gambe e sulla pancia.
Non voleva vedere niente del suo corpo.
Non voleva vedere il mostro che era diventato.
Ma, allungò la mano e tolse le spille dal muro in modo che il telo scendesse libero.
Louis sobbalzò e fece dei passi indietro.
Le occhiaie, gli occhi stanchi e grigi, le labbra screpolate, la barba folta e lunga, i tagli sulla faccia. Uno sullo zigomo, uno sotto al labbro e un altro sul collo.
Perfetto insomma.
Uscì dal bagno in fretta. Non voleva più vedere il suo riflesso.
Prese il suo cellulare da sopra al comodino e lo accese. Lo aveva spento due settimane fa.
Da quanto Harry se ne era andato via.
Lontano da lui, lontano da tutti.
Più di 100 chiamate perse dai suoi amici e dal padre. 235 messaggi sempre dei suoi amici e 43 messaggi in segreteria.
Eliminò tutto. Non voleva leggere niente.
Si appoggiò al letto e fissò l’immagine del blocco schermo. Lui ed Harry insieme, mano nella mano, sorridenti, tre settimane prima.
Con la mano tremante mette il codice ‘220910’ lo sblocca e l’immagine di home gli fa mancare il respiro. Loro due che si baciano. Un bacio casto, semplice.
L’ultimo bacio. L’ultima volta che ha toccato quelle labbra, l’ultima volta che ho assaporato la sua lingua, l’ultima volta in cui abbiamo fatto l’amore, l’ultima volta in cui ci siamo amati.
Senza accorgermene inizio a piangere ed entro nei messaggi.
Vado su ‘Hazza’ e rileggo i messaggi risalenti a due settimane fa.
Da: Louis.
A: Hazza.
Dove sei? Ti sto aspettando al parco da più di dieci minuti. (5 p.m.)
Da: Louis.
A: Hazza.
Harry? Mi rispondi? Oggi è il nostro anniversario…dove sei? (5.30 p.m.)
Da: Louis.
A: Hazza.
Harry mi sto preoccupando…dove cazzo sei? E’ un’ora che ti aspetto. E’ successo qualcosa? (6 p.m)
Da: Louis
A: Hazza.
Amore? Harry… (6.15 p.m)
Da: Louis.
A: Hazza.
Io me ne vado. Stammi bene. Non mi cercare più, è finita. (7 p.m)
Da: Louis
A: Hazza.
Ti prego, rispondi. Ti amo, ti perdono. Torna. Ma rispondi. (8 p.m)
Da: Hazza.
A: BooBear.
Mi dispiace. Mia madre mi ha mandato via. Sono partito. Scordati di me. Sono lontano da te.
Ricordati, ti amo e ti amerò per sempre.
Ti prometto che ritornerò, un giorno, ritornerò.
Ti amo.
Il tuo Hazza xx.
Piange leggendo l’ultimo messaggio di Harry e continua a piangere leggendo i suoi messaggi quel giorno, fino alle cinque di notte.
Tutti messaggi non letti, sprecati.
Tutti messaggi insignificanti.
Voleva scrivergli.
Da: Louis.
A: Hazza.
Mi manchi. Ti amo.
Buttò il cellulare sul letto e si alzò dal letto. Aprì la porta. Aveva intenzione di cenare con la famiglia. Dopo tantissimo tempo.
Scese piano le scale, mantenendosi al muro per non cadere. Attraversò il soggiornò poi aprì con cautela la porta della cucina. Sbirciò e vide le sue sorelle intende al mangiare il dolce e sua madre lavare i piatti. Nessuno si era accorto di lui.
Spalancò la porta e alla madre gli cadde il piatto da mano. Andò in frantumi ma non ci fece caso.
Louis si andò a sedere al suo posto, prese la forchetta e iniziò a mangiare ormai la pasta fredda che la mamma gli aveva preparato.
Lottie piano si avvicinò al fratello e lo baciò sulla guancia.
Louis sorrise e l’abbracciò scoppiando a piangere.
-Ehi, non preoccuparti. Ci sono io. Harry ritornerà. Dai tempo al tempo.- sussurrò Lottie accarezzando la schiena del fratello.
Sembrava lei la maggiore.
Si staccò ed anche le altre sorelle lo abbracciarono.
-Guardati, fai schifo.-
La madre parlò sedendosi sulla sedia, di fronte a lui.
Louis continuò a mangiare, evitandola.
-Eri così felice, cosa ti è successo?-
-Mi hai tolto la vita. Ecco. Che bisogno c’è di vivere ancora quando una parte di te se ne è andata lontano da te e non sai neanche dove? Come ti sei sentita quando papà ti ha lasciato?- sussurrò Louis in risposta.
La madre rimase spiazzata.
-Ma Louis mi sembri un bambino di nove anni che ha un enorme cotta per Harry. Non è successo niente tra voi due. E niente succederà.-
Louis ci rimase malissimo.
Non pensava che la madre pensava queste cose su di lui ed Harry.
Forse l’aveva capito quando lei e i genitori di Harry hanno deciso di dividerli.