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Autore: Prinzesschen    03/04/2008    1 recensioni
Quando amare è complicato e perdonare lo è ancora di più, l'unica strada da seguire è quella indicata dal cuore, libero dalla razionalità che a volte pone barriere apparentemente insormontabili...Ed è proprio questo che la protagonista di questa storia dovrà imparare...ad amare e perdonare...vi prego siate clementi è la mia prima ff!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nuov cap

Ciao!!! Nuovo capitolo! Stavolta è un po' piccolino ma spero vi piaccia lo stesso! Prima di lasciarvi voglio ringraziare windsturm per aver recensito...ma adesso buona lettura e mi raccomando recensite! Baci

Il tragitto in taxi per Giulia era stato una tortura per diversi motivi:

1 c’era traffico e ci avevano messo quasi un’ora

2 già aveva la nausea e la testa le girava, ma quell’autista guidava come uno che avesse bevuto più di lei!

E 3 era sola e si sentiva troppo indifesa…voleva il suo Bill con lei!

Arrivata davanti alla porta di casa si rese conto di non avere le chiavi…le chiavi erano dentro la borsa e lei l’aveva scordata al locale!

Fermò il taxi che stava per ripartire e dopo avergli spiegato il problema si fece riportare alla festa.

Per arrivare ci volle almeno un’altra ora, perché le strade continuavano ad essere intasate.

 

Arrivata davanti al locale sentì la testa pulsarle forte a causa della musica.

Si intrufolò in mezzo alla folla per raggiungere il divano dove poche ore prima era seduta con Bill: era vuoto e così si apprestò a prendere la borsa e a dirigersi verso l’uscita, ma lo spettacolo che le si presentò agli occhi la pietrificò: in un angolo nella penombra Bill era avvinghiato ad una ragazza e a giudicare dai movimenti e dalle facce dei due non stavano solo abbracciandosi. Lei lo fissò e una lacrima le rigò la guancia trascinando con sé il mascara e la matita nera.

Lui si accorse che qualcuno lo fissava e istintivamente alzò lo sguardo. Non appena vide Giulia sbiancò staccandosi dalla ragazza a cui era avvinghiato e ricomponendosi.

Lei non riuscì a sostenere lo sguardo del ragazzo e scappò via correndo più che poteva.

Non prese il taxi, continuò solo a correre, perché era quello che voleva.

Voleva scappare da lui e scappare dal dolore, ma quest’ultimo la inseguì e presto le lacrime cominciarono a fluire come un fiume in piena e lei corse ancora più veloce.

Non voleva tornare a casa, perché sapeva che di li a poco sarebbe tornato anche  Bill e non voleva vederlo, non ce l’avrebbe fatta a guardare in faccia la persona che l’aveva tradita.

Corse per un tempo che non riuscì a definire, finchè stremata non si sedette davanti ad una fontana e abbracciandosi le gambe, rimase li, ferma a fissare il vuoto. Non poteva far a meno di ripensare alla scena di Bill che la tradiva.

Rivedeva un’altra ragazza avvinghiata a lui, lui avvinghiato ad un’altra ragazza e le loro espressioni appagate…era troppo, troppo!

Non ce la faceva più a pensare a lui…non voleva…perché sapeva che finché lui era tra i suoi pensieri, le lacrime sarebbero continuata a scendere senza tregua.

Suo malgrado rimase tutta la notte in quella posizione piangendo, finché alla prime luci dell’alba smise di piangere, non perché il dolore fosse cessato, ma perché non aveva più lacrime da versare.

Capì che sarebbe comunque dovuta tornare a casa e che avrebbe dovuto affrontare Bill.

Sapeva cosa gli avrebbe detto, avrebbe pronunciato le uniche parole che le avrebbero permesso di continuare a vederlo tutti i giorni senza urlargli contro tutto il suo rancore.

Camminò a lungo finché non arrivò davanti alla porta di casa che lentamente aprì.

Bill scattò dalla poltrona sulla quale era seduto. Era vestito come la sera prima, segno evidente che non aveva dormito, e gli occhi erano gonfi e arrossati quasi come quelli della ragazza.

“Giulia io…scusami…perdonami…sono un coglione….lo so…non ho scusanti….ma…t-ti prego…” la implorò abbracciandola.

Lei non rispose all’abbraccio, rimanendo immobile, lo allontanò e senza guardarlo negli occhi, con sguardo freddo e distaccato così come la voce, disse:

“La colpa di tutto questo è mia, sono stata solo una povera illusa e posso biasimare solo me stessa…è stato uno sbaglio fin dall’inizio ed io sono stata come tutte le altre… l’avventura di una notte, e questo dovevo rimanere… l’errore è stato illudermi di essere diversa…scusami tu…” e così dicendo lo oltrepassò e andò a chiudersi in camera sua.

Si sdraiò sul letto abbracciando le proprie gambe piegate contro il petto e dietro le quali aveva seminascosto il viso sul quale erano tornate a scorrere prepotenti e traditrici altre innumerevoli lacrime.

Sentì una mano poggiarsi sull’altro lato della porta e piano piano scivolare verso il basso accarezzando il legno freddo e poi dei singhiozzi. Capì che Bill si era accasciato davanti alla sua porta e che, come lei, piangeva.

Poi sentì dei passi e un voce roca per il sonno chiese: “E’ tornata, vero?”

E un altro singhiozzo di Bill valse più di una risposta esplicita.

Bill, stavolta è colpa tua e lo sai!” gli disse Tom.

“Ti avevo avvertito che con lei dovevi stare attento…lei non è come le altre…lei non può essere solo un gioco!”

“Lo so Tomi lo so! E oddio se potessi tornare indietro! La seguirei a casa e non rimarrei a quella cazzo di festa! Non berrei tanto da perdere la testa…e…non la tradirei!” fu la disperata risposta.

“Ma non si può tornare indietro Bibi…adesso alzati e vai a darti una sistemata…Gus e Georg non devono capire niente.

“Non ce la faccio Tom…io senza di lei non sono niente!”

Bill devi farlo…ora alzati su!” e lo aiutò ad alzarsi per poi trascinarlo lontano dalla porta e Giulia non potè più sentire le loro parole, ma solo indistinti mormorii lontani.

Non riusciva a perdonarlo…si sentiva troppo male…il cuore le faceva male…era rotto in mille minuscoli pezzi e ricomporlo non sarebbe stato facile….solo il tempo può guarire queste ferite.

  
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