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Autore: elegh    08/10/2013    7 recensioni
- L'amore arriva quando meno te lo aspetti. -
L'amore era arrivato e quando ne avevo più bisogno.
Ma ero pronta per tutto quell'amore che stavo ricevendo?
Forse lo ero, ma la paura di essere lasciata sola di nuovo era tanta.
Non volevo soffrire, non ancora.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- The match.
Per la prima volta ero veramente decisa nel fare qualcosa. Quel ragazzo mi aveva veramente colpito e non volevo rovinare tutto se fosse successo qualcosa, parlo fantasticando. Ripresi in mano uno dei due biglietti, guardai il giorno e l'orario. Era proprio quel giorno, alle tre di pomeriggio. A quel punto non ero più sicura di andarci, volevo andarci ma non ero pronta. Dovevo chiedere consiglio ad Andrea, solo lei avrebbe potuto aiutarmi. Però, c'era un pensiero che non riuscivo a togliermi dalla testa. Perchè proprio io? Perchè io gli interessavo? Non riuscivo a spiegarmelo. Mai, e dico mai, nessun ragazzo mi aveva mai notato. Perchè lui sì? Da una parte ero felice di interessare ad un ragazzo ma da un'altra parte non capivo, non capivo come poteva essere successo. E poi, un calciatore, famoso. Non mi si filava nemmeno il più sfigato della scuola. Dovevo smetterla di pensare, dovevo solamente agire. Finite le ultime tre, strazianti, ore di matematica uscii per raggiungere Andrea fuori dalla scuola per parlare della partita.

Appena la vidi le corsi incontro.
- Ehi, come mai vai così di fretta? - mi chiese confusa.
- Dobbiamo parlare di una cosa importantissima. - risposi come se fosse una questione di vita o di morte.
- Ok, calmati e raccontami! - affermò cominciando a farsi strada verso la fermata dell'autobus.
La bloccai prima che oltrepassasse la strada. Per sbaglio le feci cadere lo zaino.
- Quando Gonzalo mi ha riportato il quaderno, dentro c'erano due biglietti per una partita. - le raccontai.
- Questo è un appuntamento. - urlò tutta eccitata.
- Lui giocherà. - dissi sconcertata dopo ciò che aveva appena detto.
- Ah, e allora con chi ci andrai? - mi domandò.
- Con te, con chi altri. - risposi passandole uno dei due biglietti.
- Che dolce, grazie. E quand'è la partita? - mi chiese guardando il biglietto.
- Oggi, alle tre. - risposi con aria turbata.
- Oggi? Bene, non ho niente da fare. Sei pronta? Manca un'ora! - esclamò raccogliendo lo zaino.
- Non lo so. - asserii con lo sguardo nel vuoto.
- Andrà tutto bene, dai. - disse confortandomi.

Ero troppo nervosa, avevo lo sguardo nel vuoto con la preoccupazione di quello che poteva succedere, delle brutte figure che avrei potuto fare. Non ero pronta, non lo ero per niente, ma Andrea riuscì a convincermi. Mi prese per il braccio e andammo alla fermata dell'autobus dove avremo preso un altro autobus per andare allo stadio. Andrea doveva trascinarmi, diventavo ogni secondo più nervosa. L'autobus giunse alla fermata prima dell'orario prefissato e non potevamo fare altro che prenderlo anche se ci avrebbe portato allo stadio in anticipo. Arrivate davanti allo stadio ci fermammo all'entrata dove controllavano i biglietti. Aspettammo dieci minuti.

- Andrea, sei sicura di volerci andare? Se non vuoi andarci possiamo tornare a casa. - dissi indietreggiando.
- Stai scherzando? Non voglio assolutamente perdermi questa partita, torna qui. - disse a voce alta portandomi davanti a lei.
Arrivammo al controllo dei biglietti.
- Buon pomeriggio, mi fa controllare il biglietto? - chiese il controllore.
- Sì, tenga. Siamo in due. - risposi indicando Andrea che salutò il controllore.
- A posto. Per la tribuna, sapete dove dovete andare? - domandò il controllare porgendomi i biglietti.
- La tribuna? Non è il posto dove vanno tutti i ricchi? - gli chiesi.
- Una specie. - rispose sghignazzando.
- E non possiamo usare questi biglietti per dei posti meno, come dire.. meno importanti? - gli domandai.
- Mi dispiace signorina ma i biglietti sono quelli e non può cambiarli. - rispose dispiaciuto.
- Ma sei scema Elena? La tribuna andrà benissimo! - affermò Andrea prendendo i due biglietti.
- A me la tribuna non va bene. - dissi con sicurezza.

Sarà strano ma a me la tribuna non andava bene. Non volevo sembrare quella che se ne approfittava, so che era un regalo di Gonzalo ma rimaneva il fatto che la tribuna non mi piaceva. Mancava mezz'ora all'inizio della partita ed io ero bloccata lì, con la gente dietro di me che imprecava, ma poco mi interessava. Fortunatamente mi venne in fretta un'idea.

Strappai dalle mani di Andrea i biglietti e mi girai verso le persone che avevo dietro in fila.
- Sentite, ho due biglietti per la tribuna. Qualcuno vuole cambiarli con i suoi? - urlai sventolando i due biglietti.
- Elena, smettila. - disse Andrea abbassando il mio braccio.
- Andrea, so quello che faccio! - affermai riportando il braccio in aria.
- Si vede. - sussurrò.
Presi i primi due ragazzi che avevo davanti agli occhi e feci lo scambio.
- Per cosa sono questi biglietti? - chiesi ad uno dei due ragazzi.
- Per i distinti, si vede bene. - rispose.
- Davvero? - gli domandai.
- Sì, puoi chiedere anche al controllore. - asserì il ragazzo.
Mi girai per vedere cosa diceva il controllore. Il controllore annuì.
- Perfetto, grazie per i biglietti. - ringraziai i due ragazzi.
- Grazie a te, non siamo mai stati in tribuna. - disse l'altro ragazzo.
I due ragazzi corsero dentro allo stadio. Ero molto soddisfatta.
- Elena, ma che hai fatto? - chiese Andrea facendo finta di piagnucolare.
- Ho fatto quello che era giusto. - risposi, ancora, con decisione.

Entrammo allo stadio e ci facemmo aiutare da un altro controllore per trovare i posti che erano scritti nei biglietti. Trovati, ringraziammo il controllore e ci sedemmo ai nostri posti. Si vedeva benissimo e mi sembrava di vedere già Gonzalo, si stava allenando con la squadra e fortunatamente non era riuscito ancora a vedermi. Era tutta un'altra persona in campo, era diverso da come lo avevo visto a scuola, e quasi non lo avevo riconosciuto. 

- Hai visto cosa abbiamo appena perso? - chiese Andrea indicando la tribuna davanti a noi.
Alzai lo sguardo e guardai. 
- Dai Andrea, qui è più bello e e possiamo vedere meglio. - risposi mettendole una mano sulla spalla.
- Dici sul serio? Qui è tutto sporco. - disse con aria schifata.
- Non è sporco, è vissuto. - le feci notare.

La guardai e sembrava veramente arrabbiata. Si alzò, mi guardò e urlò 'Gonzalo'. Gonzalo la sentì e si girò verso di noi, salutò entrambe poi mi guardò e sorrise, io ricambiai il sorriso.  In fondo, non eravamo poi tanto lontane dal campo. Appena tornò ad allenarsi feci risedere Andrea per urlarle contro ma mi mise una mano sulla bocca e mi disse che lo aveva fatto per il mio bene, certo come no. Alla partita mancava sempre meno, Andrea tirò fuori il telefono perchè voleva cercare una cosa. Io mi guardavo intorno per vedere com'era lo stadio, a volte buttavo l'occhio in campo per vedere Gonzalo, notavo che lo faceva anche lui verso di me. Andrea mi fece guardare il telefono, le chiesi cosa dovevo guardare e mi indicò il punto dove dovevo guardare. Stava guardando la pagina di Gonzalo su wikipedia, e voleva farmi vedere la sua età. Aveva venticinque anni, non potevo crederci, lo guardai un'ultima volta mentre si stava allenando. Il suo sguardo si incrociò col mio e mi sorrise.

Il tempo passò e la partita cominciò. Di calcio me ne intendevo, alcune cose le sapevo e non era difficile capire ciò che dicevano i tifosi accanto a me. Andrea era impaurita, non sapeva come sarebbe potuta finire quella giornata. Ogni tanto la guardavo e ridevo, era esilarante vederla in quello stato. Gonzalo partiva da titolare e sembrava fosse l'attaccante perchè era sempre davanti agli altri suoi compagni, quindi. Inizialmente aveva fatto gol la squadra avversaria, che poi era la città in cui vivevo, il Bologna. I tifosi del Napoli, la squadra dove giocava Gonzalo, però non si erano persi d'animo, tanto meno i calciatori. Dopo una decina di minuti dal gol, fece gol un compagno di Gonzalo, Hamsik credo. La curva dei tifosi del Napoli fece un caos assurdo. Non mi dispiaceva poi tanto per il Bologna, l'avevo trovata sempre una squadra con tifosi pieni di sè. Al gol esultai anche io e Andrea mi guardò male. 

Passò il primo tempo. Avevano quindici minuti per riposarsi, così tornarono negli spogliatoi. Passarono in fretta anche quei quindici minuti. Tutti i giocatori rientrarono in campo per cominciare il secondo tempo della partita. Cominciò il secondo tempo, il tempo passava e arrivarono agli ultimi minuti di gioco. Un altro compagno di Gonzalo gli passò la palla, partì. Partì e arrivato all'altra parte del campo si ritrovò faccia a faccia con il portiere della squadra avversaria, riuscì a superare anche lui e fece gol. Un bellissimo gol. 
In quel momento Gonzalo si fece male proprio perchè stava cercando di fare gol. La curva del Napoli scoppiò in delirio, Gonzalo cercò di raggiungerla, nonostante il male. Poi tornò in campo e finirono la partita. Vinse il Napoli, grazie al gol di Gonzalo. I giocatori del Napoli rimasero un po' sul campo per andare a ringraziare i tifosi, poi Gonzalo si voltò verso di me indicandomi e mandandomi un bacio. Oddio. Andrea ed io uscimmo subito dallo stadio ma un signore ci fermò, ero preoccupata. Allo stadio la gente non è tutta buona e tranquilla. Disse che era in conto per Gonzalo e che voleva vedermi. Mi portò davanti allo spogliatoio dei giocatori, vidi uscire tantissimi giocatori, tutti quanti mi salutarono. Poi, finalmente, uscì Gonzalo.

- Ciao, scusa se ti ho fatto aspettare. Non volevo fare la figuraccia dell'altro giorno. - disse ridendo.
- Quale dici? - chiesi cercando di ricordare.
- La prima volta che ci siamo visti, quando puzzavo. - rispose con imbarazzo.
- Ah, non preoccuparti. Anche io puzzo, a volte. - asserii.
Mi guardò per qualche secondo e gli sorrisi.
- Posso dirti la verità? - mi domandò.
- Certo, dimmi. - risposi incuriosita.
- Dal primo momento che ti ho visto mi sei piaciuta, ma non so come potrebbe continuare perchè tornerò a Napoli.  - mi confidò.
- Anche tu mi piaci. - sussurrai con lo sguardo basso.
Mi guardò ancora e sorrise. 
- Vuoi darmi il tuo numero? Così ti chiamo. - mi chiese.
- Certo. - risposi scrivendogli in un foglietto il mio numero di cellulare.
- Ti chiamerò. - promise.
- Lo so. - finii.

Non avevo mai confessato i miei sentimenti così apertamente, a nessuno. Ma con lui mi sembrava diverso, lui riusciva a rendermi più sicura di me. La conversazione finì con un suo bacio sulla mia guancia. Ero diventata tutta rossa. Non avevo mai provato dei sentimenti del genere. Sì, avevo avuto delle cotte, ma quella mi sembrava qualcosa di più serio e non potevo lasciare perdere. Non mi interessa se abitava lontano, mi piaceva ed era quello che contava.
Lo salutai. Gonzalo si fece strada, si girò verso di me per l'ultima volta per sorridermi poi raggiunse i compagni al pullmann. Io tornai da Andrea. Era stata la giornata più bella della mia vita e difficilmente l'avrei dimenticata.
   
 
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