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Autore: Flam92    09/10/2013    3 recensioni

- Anja –
Tre anni prima . . .
Basta, me ne vado, sono arrivata al limite della sopportazione . . . È questo che ho ottenuto per essermi sacrificata all’inverosimile?! Il fatto che tra meno di un decennio sarò morta e sepolta, la donna che mi ha dato la vita mi ha insultato in ogni lingua conosciuta e non, e che devo lasciare tutto e tutti per andare oltreoceano?
- Loki –
Un anno prima . . .
In una cella, di nuovo!! Maledizione, odio stare qui dentro, mi manca l’aria, non posso muovermi . . . almeno mi hanno levato quel dannato bavaglio. Uff . . . che cosa dovrei fare per i prossimi due secoli? No, se non esco prima di qui finisce che divento pazzo sul serio.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTA DI INIZIO CAPITOLO: Non sono solita farle, ma a volte potrei fare un’eccezione… Questa è per consigliarvi una soundtrack per il capitolo: “Save Me”, dei Nickelback, di cui fa parte la citazione nel POV di Anja. Credo che questa canzona renda bene l’atomosfera che si respira, soprattutto per lei. Buona lettura, ci leggiamo nelle N.d.A.!
 
CAPITOLO 7: “Solo per i tuoi occhi violetti…,
ovvero Dèi sull’orlo di una crisi di nervi”
 
- Anja –
 
All I need is you
Come please, I'm callin'
And all I scream for you
Hurry, I'm fallin', I'm fallin'
 
         Si sente sollevare. È un gesto delicato, gentile; chiunque sia la persona che la tiene in braccio, cerca di causarle il minor dolore possibile.
Ogni respiro è un’agonia, come se migliaia di pugnali affilatissimi le squarciassero il petto.
 Buio. Buio nero e profondo come pece, in cui si spegne il suo ultimo bagliore di coscienza, mentre altri tremiti la fanno sussultare.
         La sua mano stringe convulsamente un pezzo di stoffa, morbido al tatto, come se aggrappandosi potesse in qualche modo resistere alla pesantezza che la trascina giù nella sua stretta, sempre più forte ogni momento che passa.
 Non lasciarmi andare, non lasciarmi andare... non sa nemmeno se lo pensa o lo dice ad alta voce. Il buio la reclama di nuovo.
         C’è del movimento, intorno a lei, movimento e voci concitate, ma, da dove è lei, percepisce solo echi ovattati. Chissà dov’è, poi.
         Le fa male ovunque, per ogni gesto, anche piccolo, stilettate di dolore si diffondono in tutto il corpo. Qualcosa le punge l’incavo del braccio, mentre una mano fresca le sfiora la fronte. Istintivamente si aggrappa a quella mano, di nuovo quel desiderio incessante, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare.
È tutto buio, adesso, fuori e dentro di lei. È tutto tranquillo. Che sia questa, l’anticamera dell’altro mondo?
 
         - I suoi valori ?-
- Stabili, dottore, sia la pressione che il battito sono a norma –
- Bene, e la temperatura? –
- 38,7°C, in discesa –
- La ringrazio, ora vada pure –
Rumore di voci ovattate riscuote Anja dal sonno; le sue palpebre tremolano, quindi si aprono. Deve sbatterle un paio di volte, però, prima di riuscire a mettere a fuoco il viso chino su di lei.
- Dott... Dottor Banner? – chiede con un filo di voce, talmente sottile da non essere quasi udibile. Ha la voce roca, graffiante, come se avesse inghiottito tonnellate di sabbia.
- Oh, meno male che si è ripresa! Come si sente, mia cara?- le risponde sollevato, asciugandosi la fronte con un fazzoletto.
- Come se mi fosse passato sopra un elefante... –
Banner sembra preoccupato... chissà che brutta cera devo avere... Dio, mi sento uno straccio.
- Beh, ha avuto davvero una brutta crisi, per un attimo abbiamo temuto il peggio. Si riposi e dorma, Dio solo sa quanto le serve adesso-
L’ultimo pensiero coerente, prima di cedere al meritato sonno, è colmo di gratitudine per il buon dottore.
 
         Liebe Gott, che mal di testa... mi sta spaccando in due... e che freddo... e questi cosi nel naso? Mi danno fastidio, devo toglierli...
Il suo respiro rantolante è la prima cosa che sente, non appena si sveglia, quindi si guarda intorno, per cercare di capire dove diavolo si trova. Ricorda solo di essere andata nella sala riunioni, hanno discusso di... qualcosa, che non rammenta, e che si è accasciata, tossendo; la sensazione di stoffa tra le mani e una mano fredda che la sfiora sono altri punti fissi, pochi, in verità, in mezzo a quella nebbia vorticante che sono i suoi pensieri. L’odore pungente del disinfettante e dei “bip” insistenti le fanno capire di essere in infermeria.
         - Smetti di agitarti, finiresti col peggiorare le tue condizioni, già pessime, peraltro.  E qui tubicini che hai nel naso, a quanto dice Banner, devono restare dove sono-
Questa voce fredda e suadente, sempre carica di disprezzo e comando...
- L- Loki? Cosa mi è successo? -
- È successo che sei un’idiota e hai rischiato di morire sul serio- risponde il dio in modo asciutto, alzandosi e entrando nel campo visivo della ragazza. Anja chiude gli occhi, affondando ancora di più la testa nel cuscino.
Quando li riapre, il dio è ancora lì, ai piedi del letto: ha le braccia incrociate sul petto e uno sguardo astioso negli occhi verdi.
E quell’alone rosso sulla sua camicia? Sembra... non lo so...
         Cerca di raddrizzarsi e mettersi a sedere, sdraiata com’è sta cominciando a mancarle il respiro. Dopo qualche tentativo infruttuoso, Loki sbuffa rassegnato e la solleva in posizione semiseduta. Alza le mani, che le tremano in modo incontrollato; serra di scatto i pugni, stringendo spasmodica il lenzuolo. Non le piace mostrarsi debole, né sentirsi tale; soprattutto, e irrazionalmente, non vorrebbe essere in queste condizioni davanti a Loki.
- Grazie – dice Anja in un soffio, mentre lui si limita a fare spallucce. – Perché ti lasciano stare qui?- gli chiede dopo qualche attimo, confusa.
- Hai mangiato qualcosa, da quando sei qui?- Loki glissa sulla domanda che lei gli ha posto, non sembra averla minimamente sentita, o averci prestato attenzione.
- Non molto, a dire il vero... ma non ho granché fame, ultimamente –
         Il dio la fulmina con un’occhiataccia degli occhi verdi, ora taglienti e freddi come raffiche di vento artico. Per Anja è troppo da sopportare, si sente quasi in colpa, ma non sa perché; rabbrividisce, sente dolori ovunque, come quando da bambina prendeva l’influenza. Loki si avvicina e le mette addosso una spessa coperta; Anja sussulta quando la mano del dio le sfiora il mento: è così fredda... questo le fa squillare un campanellino in testa, ma è ancora troppo confusa per capire quale sia.
Osserva Loki uscire dalla stanza: cammina in modo misurato, a passi tranquilli, con le mani incrociate dietro la schiena, i lineamenti distesi che nascondono più di quanto mostrino.
 
         All’infermiera che è entrata a controllarla ha chiesto uno specchio, per vedere con i suoi occhi come sia il suo aspetto. Sospettava di non aver una bella cera, ma l’immagine riflessa riesca comunque a sconcertarla.
Mein Gott (*), persino un cadavere vecchio di tre anni ha un aspetto migliore del mio…
Si osserva con attenzione: il colorito terreo, le guance scavate, profonde occhiaie scure le circondano gli occhi, le labbra sono tirate ed esangui, solo gli occhi sono come al solito, attenti e vigili. Un vociare in corridoio la distrae dal suo impietoso riflesso.
         - Non potete entrare! Quella ragazza ha bisogno di risposo! Le domande possono aspettare – ok, questo è Banner...
- Dobbiamo sapere cosa le è successo e chi è questa donna!! – sbotta Stark impermalito.
- Ha ragione Banner, aspettare un altro po’ non farà male a nessuno – Rogers... sempre a far da pacere.
- Basta!! Sono ordini del generale, se la ragazza è sveglia e parla può anche rispondere alle domande. Dottore, apra la porta, per favore. – e la Romanoff li batte tutti...
         Anja si mette a sedere non appena tutta la truppa al completo, meno i due dèi nordici -chissà che fine hanno fatto- entra nella stanza, che ora sembra decisamente troppo affollata.
- Si sente bene?- Anja sorride alle parole di Bruce, è sempre così gentile e premuroso, quando si tratta di aiutare qualcuno.
- Sì, sto meglio, grazie... anche se ho male ovunque. –
- Quindi immagino possa rispondere a qualche domanda – la Vedova inarca un sopracciglio, evidentemente presuppone una risposta affermativa.
Anja annuisce e attende con pazienza che le chiedano ciò che vogliono sapere.
         - Prima cosa: Blackwood non è davvero il suo cognome, giusto?-
- No, infatti. È Schwarzwald, in realtà, ma ho pensato fosse una buona idea cambiarlo quando mi sono trasferita qui da Berlino, tre anni fa-  la Romanoff annuisce, prendendo nota su un blocchetto che si è portata appresso.
- Quindi è davvero lei! – interviene Banner, come se avesse avuto una qualche illuminazione – Schwarzwald, ha detto?! Come la donna implicata nel caso che ha fatto scalpore?! Ricordo che hanno chiesto a tutte le grandi menti di lavorare alle analisi per capire cosa fosse…-
- Quale caso e che scalpore?- lo interrompe Barton, un’espressione perplessa in viso -È per caso l’episodio cui si accennava in quell’articolo che Stark ci ha mostrato?-
- Se permette, dottore, a questo rispondo io- Anja alza una mano, fermando Banner con un cenno, poi riprende – vi ho detto che mi sono trasferita qui tre anni fa e che lavoravo all’Interpol. Bene, il motivo per cui l’ho fatto è perché in servizio mi hanno... contaminato, diciamo così, con una tossina sperimentale che mi provoca delle crisi, l’ultima delle quali l’avete vista anche voi... e, per capire cosa fosse, tutte le menti migliori di questo mondo l’hanno studiata, senza venire a capo, però. Ma immagino aveste già un’idea, se il signor Stark vi ha mostrato quell’articolo-
         Il silenzio che è improvvisamente calato nella stanza porta via le ultime parole della ragazza, mentre ognuno dei presenti assimila la notizia. Sono sconcertati, li capisco, quando me l’hanno detto, anche io ho reagito così... prima di tirare giù tutti i santi e gli dèi, conosciuti e non… ma devo conviverci io, non loro, perciò spero non mi mostrino compassione o pietà... sarebbe devastante.
- Che cos’è, esattamente, quella schifezza?- Stark dà voce alla domanda che tutti si stanno ponendo, sperando, Anja, almeno, di avere una risposta.
- Parrebbe una qualche forma geneticamente potenziata del batterio della TBC, ma non ne sono del tutto certo, non ho mai visto nulla di simile. Credo anche – aggiunge il dottore, dopo aver riflettuto un momento – che non abbiamo trovato una cura perché, ormai, è diventato simbiotico con la ragazza. È come se lei facesse da incubatrice ai batteri, in un certo senso –
         Anja reclina la testa contro i cuscini, passandosi le mani sul viso e massaggiandosi le tempie, quindi chiede – Quanto?- Una domanda secca, una singola parola, che porta con sé un milione di significati.
- I polmoni hanno perso circa il 25% di funzionalità globale in tre anni, quindi... se continua di questo passo, fra tre anni la funzionalità sarà del 50%, ma non basterà per... – Banner si torce le mani, nervoso, quindi si asciuga la fronte con un fazzoletto – per permetterle di vivere-
- Lo immaginavo, ma grazie per essere stato onesto con me. Lo apprezzo molto.-
- Come fa?! Come fa ad essere così tranquilla, sapendo che le resta così poco tempo?!- le chiede Rogers, perplesso e anche allarmato, guardandola dritta in viso.
- Perché l’ho sempre saputo, Capitano, sapevo di avere i giorni contati da quando mi hanno dato la ferale notizia, perciò ho smesso di piangermi addosso molto tempo fa. Non posso farci nulla, se non rassegnarmi e cercare di godermi ciò che mi resta.-
- Ragazza mia, sei da ammirare per il tuo sangue freddo – Stark si rivolge a lei, sinceramente colpito, glielo si legge negli occhi – al tuo posto, io avrei sbroccato-
- E l’hai fatto eccome, Stark...- aggiunge la Vedova Nera, accompagnata da un generale scoppio di risa.
- Ora, se non vi spiace, vorrei riposare un po’. L’emicrania non mi dà tregua.-
Il gruppo annuisce e lascia la stanza, cercando di fare meno rumore possibile. Anja sospira, appoggiata ai cuscini, e fissa un punto imprecisato della stanza, meditando sul fatto che, adesso che sanno, non la lasceranno andare tanto presto.
Ma sì, in fondo potrebbero non essere tanto male, come compagnia . . .
 
- Thor –
         Quando ha visto la ragazza accasciarsi a terra, tossendo e sputando sangue, Thor per un attimo ha temuto il peggio, mentre il fratello si dirigeva verso di lei. Invece, in un inaspettato moto di gentilezza e altruismo, ha sollecitato le cure per quella ragazza e perdipiù l’ha portata di persona in infermeria, senza permettere  ad altri di toccarla. Se a Thor avessero raccontato questo fatto anche solo qualche mese prima, lui di certo si sarebbe messo a ridere, sostenendo che l’unica persona importante per Loki è Loki stesso. E invece adesso pare non sia più così.
         D’accordo, forse è presto per cantare vittoria, però credo che le premesse siano buone… forse non ho prestato abbastanza attenzione al carattere della ragazza, magari mi sarei accorto prima del buon effetto che sta avendo su mio fratello… A proposito, che fine ha fatto? È da quando Anja è stata male, ore fa, che non l’ho più visto.
         Forte di questo pensiero speranzoso, Thor si dedica ad un “passatempo”, per così dire, che aveva accantonato dall’infanzia, ovvero, la caccia al fratello scomparso, considerato che Loki ha sempre avuto l’innata capacità di sparire senza farsi notare e ricomparire in modo altrettanto inosservato. Un incubo, per il Dio del Tuono, che per questo motivo passava giornate intere coi patemi d’animo.
Dopo aver girovagato per un notevole lasso di tempo, finalmente trova il moro che è tutto intento a fissare il cielo grigio ferro fuori dalle vetrate della plancia di comando.
         - Qual buon vento, Thor?- gli domanda, senza voltarsi né cambiare posizione.
- Mi stavo chiedendo che fine avessi fatto… - risponde il biondo, incrociando le braccia al petto e mettendosi a fianco dell’altro.
- Ma non solo questo ti angustia, vero? Tu vuoi sapere perché non sono scappato sfruttando il parapiglia generale- commenta Loki in tono neutro.
Thor si limita ad annuire, ben sapendo che è impossibile o quasi nascondere qualcosa a Loki: dopotutto, l’inganno è la sua natura ed è sempre stato molto bravo a capire le persone, due punti che lo rendono un avversario pericoloso e difficile da battere.
- La risposta è semplice: non posso – aggiunge, sempre con voce piatta.
Thor strabuzza gli occhi, basito. Oh, andiamo, questa menzogna è persino più grande di te…
- Come sarebbe, non puoi? Ti ho visto fuggire da prigioni ben più sicure di questa… e hai pure i tuoi poteri intatti, anche se nessuno sa come mai-
         Loki gli scocca un’occhiata infastidita, talmente fugace che l’altro pensa quasi di averla immaginata, ma poi sospira rassegnato.
-Sei forse sordo? Non posso andarmene di qui, ma non ne capisco il motivo. C’è qualcosa che mi costringe a trovarmi la ragazza tra i piedi. Motivo per cui mi interessa che non muoia anzitempo –
- Sei rimasto da lei per tutto questo tempo?!- Thor si stupisce sempre di più ogni momento che passa, considerato che un comportamento del genere da parte del moro è davvero atipico – Però nessuno ti ha visto… - obietta alla fine.
         Questa volta Loki si volta a guardarlo, l’espressione carica di sufficienza e disprezzo che riserva sempre e solo al Dio del Tuono, per poi sbottare – Secondo te, se mi riesce di ingannare la vista di Heimdall, quanto potrà mai essere difficile ingannare questi esseri inferiori e la loro patetica tecnologia?! Persino il più stupido dei pentapalmi ti batte in astuzia! –
- D’accordo, hai ragione tu – accondiscende Thor – la mia era una domanda fuori luogo. Ma perché preoccuparti tanto per lei, quando non hai mai reputato gli umani degni della tua attenzione?-
Loki soffoca un altro sbuffo, prima di rispondere con un sogghigno divertito – Oh, speri davvero di potermi battere al mio stesso gioco? Illuso. La ragazza continua ad essere la mia moneta di scambio, ho tutto l’interesse che rimanga in salute finchè non potrò andarmene di qui. Fatti bastare questa risposta, perché non avrai altro da me-
         Per tutti gli dèi, fratello, quando ti ci metti sei davvero impossibile… e fai sempre di tutto per farti odiare, in modo da poter attaccare la gente a parole… ma ancora non mi spiego tutto questo rancore verso di me… nemmeno io sapevo delle tue origini, non puoi farmene una colpa… e neppure mi sono mai accorto di averti messo costantemente in ombra, e di questo mi dispiace, anche se non so fino a che punto il mio dispiacere possa appianare i nostri conflitti.
- E invece come hai fatto a fuggire da Asgard? Non avresti potuto, quei ceppi ti bloccavano i poteri- gli domanda quindi Thor, incapace di sopportare troppo a lungo quel pesante silenzio tra loro.
         Loki poggia le spalle alla vetrata e si volta a guardarlo, le braccia incrociate sul petto e il viso inespressivo, a dispetto di fugaci lampi di rabbia che passano veloci nei suoi occhi smeraldini. Socchiude le palpebre, soppesando la domanda.
- A questo non so dare risposta – ammette in un sussurro – avrei potuto liberarmi, certo, ma ci sarebbe voluto molto più tempo e questo discorso che si morde la coda lo staremmo facendo ai due lati della porta di una cella. Qualunque forza sia intervenuta per liberarmi e mandarmi su questo sputo di mondo di sicuro è di gran lunga superiore agli stessi dèi. Riferisci questo ai tuoi amichetti terrestri, considerato che ti usano come loro personale piccione viaggiatore –
- Io credo invece – interviene Thor, per una volta pesando le parole – che tu abbia una mezza idea di ciò che sta succedendo, ma che non vuoi dirlo per motivi che non so spiegarmi –
- Oh, ma allora qualcosa hai in quella tua testa dura… - un sorriso senza allegria gli storce le labbra sottili – E sia, premierò questo tuo lampo di genio: so per certo che alla base di questa storia ci sono eventi lontani dalla comprensione dei più. E per rispondere alla tua prossima domanda, la ragazza è meno noiosa di altre sue simili. È l’unico motivo per cui ho deciso di averci a che fare-
Dopo avergli scoccato un ultimo sguardo infastidito, Loki ritorna a fissare le nubi oltre i vetri, chiudendosi di nuovo nel suo freddo mutismo.
         Thor decide quindi di andare a cercare qualcuno dei suoi compagni per parlare di ciò che gli ha detto il fratello. Quando si tratta di mettere zizzania e confondere le persone, non c’è creatura nell’universo che regga il confronto con il Principe cadetto di Asgard.
 
         - Point Break, che ci fai da queste parti? Litigato ancora col Piccolo Cervo?-
Stark, esuberante come suo solito, lo accoglie col tipico sorriso strafottente che gli ha visto altre volte. Banner, invece, se ne sta rannicchiato in una poltroncina del laboratorio con un grosso tomo in mano.
- Ho appena parlato con Loki – esordisce con un sospiro, appoggiandosi al muro – e cercavo di capire il motivo dietro le sue azioni. Stranamente, per una volta non abbiamo finito col litigare-
Stark inarca un sopracciglio, scettico; Banner, invece, posa il libro e ascolta interessato.
- Scusa tanto, Point Break, ma sei davvero sicuro che il tuo caro fratellino adottato pensi prima di agire?-
- C’è sempre un fine dietro le sue azioni, uomo di metallo- replica asciutto il dio –aspettate che vi racconti ciò che mi ha detto, poi mi direte-
         Per i dieci minuti successivi non vola una mosca nel laboratorio; i due scienziati sono sempre più perplessi, mentre vengono a conoscenza del comportamento atipico di Loki. Perché sul fatto che sia anomalo, sono tutti d’accordo.
- Mi rendo conto che possa essere strano, però considerate la faccenda da questo punto di vista – commenta Banner, dopo aver riflettuto un momento – e se Loki avesse davvero trovato qualcuno che reputi suo pari? Fateci caso, Anja è l’unica persona con la quale non ha ancora litigato, se si esclude il loro… ehm… rumoroso chiarimento. Barton mi ha detto che sono volate parole pesanti. Senza contare che lei gli ha tirato uno schiaffo ed è ancora viva-
- Ipotesi interessante, dottore, ma nemmeno con te Loki si è mai messo a litigare…-
- Stark, non credere che mio fratello si sia dimenticato di quello che succede quando Bruce si arrabbia –
- Thor ha ragione, Tony – approva sommessamente Banner – oh, avete poi visto Barton che fine ha fatto? Sembrava parecchio seccato, quando gli ho parlato –
         Thor guarda i due con notevole perplessità: è in momento come questi che si odia perché gli viene quasi da dare ragione a Loki, per quanto riguarda la stupidità umana.
- Ah, giusto! Barton e la Romanoff hanno scommesso venti dollari che uno dei membri della simpatica coppia le avrebbe prese dall’altro. La Romanoff ha scommesso sulla bambolina e ha vinto- l’espressione gongolante di Stark la dice lunga su quanto la cosa lo diverta.
         I tre uomini si guardano per un attimo, salvo poi scoppiare in una grossa grassa risata, al pensiero di Loki che prende un ceffone in pieno viso.
- Quindi secondo voi – domanda Thor, ritornando serio – Anja potrebbe davvero aver attirato l’attenzione di mio fratello?-
- Stando così le cose, biondone, direi proprio di sì; fermo restando che non so sino a che punto ciò possa essere una buona notizia-
 - Concordo con Tony – asserisce Banner di rimando – e probabilmente se n’è accorto anche Fury, che quei due paiono essere complici… nel senso che filano d’amore e d’accordo come lo sciroppo d’acero sui pancakes. Sicuramente ci chiederà di tenerli d’occhio, anche se non sarà facile-
- Devo darvi ragione, amici. Conosco Loki e so che è imprevedibile, ma anche la ragazza deve esserlo, altrimenti mio fratello non ci perderebbe tempo. Me lo ha detto lui stesso… beh, più o meno- conclude, leggermente imbarazzato.
Bah, chi ci capisce è bravo… nemmeno loro sono riusciti a venirne a capo… Umpf, l’ha vinta Loki anche questa volta.
 - Un’ultima cosa, Thor: idee su come Bambi sia qui e non dove dovrebbe essere? –
- Nemmeno lui lo sa con certezza – risponde il dio adombrandosi – ma è convinto che ci siano forze molto più potenti di noi in gioco. Sempre che lo voglia, vuoterà il sacco quando sarà certo di come si sono svolti i fatti-
 
- Loki –
         Sono passati tre giorni dalla crisi di Anja, tre giorni durante i quali Loki non ha fatto altro che rimuginare, maledicendo una volta di più il Fato, che gli ha messo nuovamente i bastoni tra le ruote. Il Fato e le dannate domande di Thor, che ha decisamente scelto il momento sbagliato per riscoprire la perduta intelligenza.
Era un piano semplice, il suo, voleva scambiare la ragazza con la sua libertà e un’eventuale rassicurazione – perché le promesse, lui, non le ha mai fatte per non doverle mantenere – che nessuno l’avrebbe più visto su quel pianetino minuscolo per un bel pezzo.
         Invece no, qualcosa doveva necessariamente andare storto e ora il Dio degli Inganni cammina come una furia avanti e indietro per la stanza –esattamente come aveva detto ad Anja di non fare, realizza – arrovellandosi per trovare una via d’uscita da questo empasse.  Perlomeno la ragazza non è qui, così posso ragionare in pace, senza essere distratto. Se solo fosse noiosa come chiunque altra delle sue simili…
 Frustrato, decide di farsi una doccia, non prima d’essersi assicurato di essere solo in quella stanza e con la porta ben chiusa. In un impeto di genialità, la ragazza ha chiesto che solo loro ne avessero accesso, onde evitare, per dirla con parole di Anja, “di avere visite inopportune, sia per l’ora, sia per il momento, senza contare che bussare prima di entrare è sinonimo di buona creanza.”
Non ricorda di preciso che cosa abbia spinto la ragazza a fare quella richiesta, coronata peraltro da una litigata coi fiocchi tra quest’ultima e il direttore, lite che il dio si è goduto dalle retrovie e, per una volta, parte del divertimento sono stati i salaci commenti di Stark, oltre alla faccia meravigliosamente sconvolta del capitano Rogers.
         Non sa quanto tempo è passato da quando è entrato in bagno, ma la prima cosa che nota uscendo è Anja sdraiata sul letto, con indosso una canotta e un paio di calzoncini, tutto rigorosamente in grigio, i lunghi capelli scomposti tutt’attorno a lei, la ben nota –dannatissima- collana che brilla sul petto. Dorme, ma il suo non è un sonno sereno, lo vede dal viso tirato e smunto. Evidentemente ha finito di fare qualunque cosa stesse facendo. Non si parlano nemmeno molto, dal giorno prima della sua crisi, ma tutto sommato pare che a entrambi vada bene così.
         Eppure ci sono tante cose che vorresti chiedermi... lo so, però non osi e non capirne il motivo mi indispone parecchio. Il dio le mette una coperta addosso, vedere quel corpo agile e flessuoso lo distrarrebbe troppo dai suoi pensieri, che peraltro con riesce a convogliare da nessuna parte. Irritato dalla latitanza della logica che lo ha sempre distinto e accompagnato, risolve che forse un po’ di sonno potrebbe essergli d’aiuto.
 
         Tre volti. Tre volti muti e ghignanti sembrano ricordargli ad ogni passo che prima o poi tutti gli dèi cadranno, lui compreso. I volti delle Norne, di coloro che tessono l’arazzo del destino nel segreto delle radici dell’Albero dell’Universo. Gli indicano con mani scheletriche il pericolo all’orizzonte, una nube nera incombente in cui trascinerà tutti coloro che gli stanno attorno, la ragazza più degli altri ne sarà coinvolta. Come ad averli evocati, quegli occhi grigi illuminano la piana desolata e fredda dove si trova il dio...
 
         Una mano si posa sul suo viso. In un impeto di paura, terrore puro e folle, ribalta chiunque l’abbia toccato sul divano, bloccandolo col proprio peso e allo stesso tempo stringendo la gola dell’intruso. Non lo vede realmente, i suoi occhi, di solito così acuti, sono offuscati dagli strascichi dell’incubo, la sua mente è ancora ottenebrata.  L’intruso fa resistenza e lui stringe ancora di più, finchè una voce flebile comincia a farlo rinsavire.
         - L-Loki... lasciami... andare... – conosco questa voce, un pensiero coerente che fluttua nel caos della sua mente. Allenta un poco la stretta, cercando di mettere a fuoco il viso sotto di lui. Uno schiaffo sonoro lo aiuta a riprendere il contatto con la realtà. La voce è più chiara, adesso.
- Brutto... idiota... non... respiro... – Loki lascia la gola di Anja, ora l’ha capito, e schizza verso l’altra parte del divano, il fiato corto e il cuore che martella nel petto.
La ragazza si mette a sedere, massaggiandosi il collo e cercando di respirare profondamente per riaversi dallo spavento.
         Il dio si nasconde il viso tra le mani, turbato dall’incubo e ancor più dagli occhi della ragazza, che lo stanno fissando impietosi, lo sa, lo sente. Il martellare incessante del suo cuore nel petto sembra quasi fargli male.
- Cosa ti è successo? Non mi sembri il tipo da uccidere la gente nel sonno-
Una domanda secca, schietta, che vuole una risposta altrettanto diretta, solo che Loki non sa quale sia.
- Non lo so... – le dice infatti – io... credo di aver avuto... un incubo, o qualcosa di simile- Non ha il coraggio di guardare Anja in viso, ha paura di quello che potrebbe leggere nei suoi occhi di ametista. Persino la sua voce ha perso la solita baldanza, riducendosi ad un pigolio flebile e tenue.
         Un fruscio sommesso gli fa capire che la ragazza è vicino a lui, ora; gli posa le mani sulle sue e le fa scorrere via dal volto del dio, che però rimane stolidamente puntato verso il pavimento. Una volta di più la ragazza gli prende il viso tra le proprie mani delicate e lo costringe a guardarla.
- Guardami. Ascoltami. Se non vuoi dirmi che ti succede, non farlo, non voglio costringerti. Però, penso anche che se qualcosa ti sconvolge tanto da toglierti il sonno e da spingerti a cercare di strangolarmi, forse dovresti parlarne- Gli fa scorrere con gentilezza i pollici sulle guance, cercando di riportare la calma dove ve n’era sempre stata. Mani delicate come quelle di Madre, quando ero piccolo...
         E qualcosa si spezza dentro di lui, sente il riverbero di quella coriacea corazza, con cui aveva isolato i suoi sentimenti da tutto il resto, che si frantuma, crepa dopo crepa, e crolla in un tintinnio di schegge appuntite, che sembrano lacerargli il cuore e  riempirlo di sensazioni sconosciute.
         - Coraggio, cerca di dormire un po’. Sono qui con te, per te, se ne hai bisogno – gli dice Anja, sempre con voce carezzevole, tirandoselo addosso mentre si sdraia di nuovo sul divano. Una coperta li copre entrambi e Loki abbraccia la vita sottile della ragazza, nascondendo il viso nei capelli di lei, la fronte poggiata sulla sua clavicola.
Anja gli accarezza gentilmente i capelli, il peso leggero e rassicurante dell’altra mano sul collo del dio, mentre lui si aggrappa a lei con più forza, incurante del fatto che possa farle male. Ha bisogno di un porto sicuro che lo ripari dai suoi incubi sempre più ricorrenti. Ho paura anche io, Anja, non immagini quanta... e non so più controllarla.
 
         Un clangore tremendo sveglia sia Loki sia la ragazza; entrambi si catapultano giù dal divano a velocità folle, col cuore in gola.
Fissano basiti la porta, o meglio, quel che ne rimane dopo che Thor, con la sua grazia  elefantina, l’ha divelta con un sol colpo di Mjolnir.
- Per gli Inferi!! Ma costa così tanto bussare e non svegliare la gente quando dorme?!  Che cosa vuoi, Thor?- abbaia acido il Dio degli Inganni.
- La ragazza sta bene?-
- Sto benissimo, biondo col martello, però la prossima volta potresti bussare, per favore? Ci eravamo appena addormentati... – Ma tu guarda, l’espressione con gli occhi dolci, Thor ci cadrà di sicuro. È così pateticamente prevedibile...
         Infatti il dio del tuono esce dalla stanza prodigandosi in scuse e inchini, non da ultimo sistemando alla meglio la porta mezza distrutta.
Loki alza gli occhi al cielo, seccato dall’intrusione; Anja invece continua a spostare lo sguardo da lui alla porta e dalla porta a lui, perplessa.
- Ma Thor è sempre così? Cioè, voglio dire...-
- Poco delicato, rumoroso, goffo e molesto? – conclude Loki per lei – Sì, sin da quando eravamo bambini. Oh, ma perché pensano che menta come respiro e che qualunque cosa faccia abbia secondi fini?! Che gli Inferi se li portino, tutti quanti!-
         Il Dio dell’Inganno sbotta adirato, tirando un forte pugno al muro e lasciandoci l’impronta; dopo un attimo di silenzio imbarazzante, gli occhi di Loki si fissano su Anja, che distoglie rapidamente lo sguardo e si affretta a piegare la coperta rimasta sul divano. C’è uno scintillio freddo e crudele, ora, in quegli occhi di smeraldo, affilati come lame.
- Loki...- esordisce la ragazza, titubante – va tutto bene?-
- No, sciocca mortale, lasciami in pace!-
È un’occhiata di puro odio quella che il dio scocca alla ragazza, un odio antico, dirompente e mai sopito dallo scorrere dei secoli. Un odio talmente profondo da annegarci dentro.
- VATTENE!! – urla poi Loki, esasperato dall’espressione spaurita e triste della donna – Vattene da qui subito!-
La ragazza scappa via, veloce come il vento, un’espressione stravolta stampata sul viso pallido.
         Corri, corri, stupida ragazzina, corri via dal mostro, come ti hanno insegnato a fare... non avrei dovuto lasciare che le distanze si riducessero sino a questo punto. Quella ragazzina deve temermi, sa che il lupo alla fine morderà quando l’occasione gli sarà propizia… ma perché non temi il lupo e ti ostini ad avvicinarti a lui?! Non illuderti di potermi cambiare, donna di Midgard, nessuno può, perché gli dèi sono immutabili come il tempo.
         Loki fa un respiro profondo, cercando invano di recuperare la sua antica calma, che sembra essere andata in pezzi solo poche ore prima, quando ha quasi strangolato la ragazza mentre questa dormiva. Prende a camminare con ampie falcate nervose su e giù per la stanza; si sente una belva in gabbia, costretto a sopportare una donna la cui presenza ha demolito le sue certezze una per una e impietosamente, pedissequamente, lo ha costretto a guardare in faccia tutti i suoi demoni.
         Che cosa vogliono le Norne da me? Perché lei, poi... e il pericolo all’orizzonte, cos’è? Cosa potrebbe mai essere? Vecchi nemici che tornano alla carica? Non sarebbe strano, ne ho collezionati parecchi, in effetti. Mi vogliono morto quasi ovunque, a cominciare dagli occupanti di questa fortezza volante. Tutti mi giudicano e mi hanno giudicato a priori, la mia fama mi precede... una volta ne sarei stato felice, ora non so se sia un bene o un male, che sia la mia fama a parlare. Certo, ho fatto cose che molti ritengono riprovevoli, ma erano utili ai miei scopi, non ha senso rimuginarci sopra. No, ci deve essere altro sotto. La ragazza non l’ha fatto, è stata... cosa? L’unica che non mi abbia guardato con disprezzo, c’era solo curiosità in lei. Ma c’è qualcosa che non quadra, non l’avevo mai vista prima che cominciassi a fare quei sogni e ad avere quelle visioni...e il pericolo all’orizzonte, sembra quasi venire da un luogo oscuro, freddo, come ci si aspetta che io sia, del resto. Pericoloso, amorale, oscuro e freddo, perché sono un mago e la magia non ha posto nella splendente Asgard... quanto odio avere doti da preveggente. È questo il motivo per cui nessuno dovrebbe vedere il futuro o suoi stralci, confonde solamente le idee.
         Loki sa che quella notte non dormirà, una volta di più saranno riflessioni e timori a tenergli compagnia nelle lunghe ore buie che precedono l’alba. Si rende conto che prima o poi dovrà parlare con Thor di quelle visioni, non può fare altro, e questa consapevolezza fa ribollire in lui secoli di rabbia, dolore e sconfitte, costretto dai tiri mancini del Fato a chiedere aiuto quando non lo vorrebbe. È una sorta di partita a scacchi col destino, quella che sente di stare giocando, ma sa già a priori che la sua vittoria, perché è certo che arriverà, avrà un prezzo talmente alto che lui non è del tutto certo di voler pagare, non questa volta, almeno. Una volta di più, tuttavia, si rende conto che non ha mai avuto davvero scelta in questo senso.
         Ha deciso: lascerà che passi ancora qualche giorno, per vedere fino a che punto la ragazza ne è coinvolta, e quanto abbia colto, di quel che sta succedendo. Se anche una misera mortale non dorme sonni tranquilli, significa che quel pericolo annunciato si sta avvicinando a folle velocità.
Qualunque cosa stia arrivando dall’orizzonte nero, verrà per lui, ne sente la certezza nelle ossa e nel profondo di quel grumo gelido che è la sua anima, solo che in questo caso la rabbia, il dolore e l’odio potrebbero non bastare per fronteggiare ciò che il futuro gli riserva. Sa che non sarà piacevole e questa volta ha bisogno di qualcuno al suo fianco, da solo non è certo di poter vincere.
 
 
N.d.A.
 
(*) Mein Gott = Mio Dio
 
E rieccoci col consueto appuntamento! Ancora un capitolo lungo lungo, ma spezzarlo in due avrebbe solo confuso le idee, perciò non vogliatemene! Inizialmente il POV di Thor non era previsto, però ci stava e mi si è scritto da solo… e contrariare il biondo con annesso martello non è una buona idea XD
Titolo del capitolo: è una specie di parodia dei titoli di “007- Solo per i tuoi occhi” -visto che Loki ormai ce li ha come fissa, mi sembrava un titolo azzeccato,  e di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” (lo so, sono fissata coi film… XD )
Se c’è qualche medico o aspirante tale che legge, prenda con beneficio del dubbio quello che dico a proposito della malattia di Anja – mi serve per necessità di trama.
Capitolo che solleva un sacco di domande, me ne rendo conto, ma ormai siamo praticamente nel vivo della storia, perciò abbiate fede, tutti i dubbi verranno poi chiariti! – fila a nascondersi dietro Hulk per paura di ritorsioni-
Angolo dei ringraziamenti : a Erika_00 e Alexien per le loro recensioni sempre acute e lusinghiere – vi voglio bene :’) -, a akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 per averla inserita nelle preferite e a Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, La_Polly  e Luna_Bella per averla messa nelle seguite, e inoltre a Feelings e Zakurio per averla inserita nelle ricordate.
Come sempre, aspetto le vostre recensioni, siano esse positive o negative, basta che ci siano!
Un bacio grande grande, la vostra Mòrrigan <3
 
  
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