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Autore: MomoHope    09/10/2013    2 recensioni
Lei è una ragazza come tante, odia essere al centro dell'attenzione.
Lei ama osservare la gente intorno a se e immaginare come potrebbe essere la loro vita fuori da quella stazione che ogni giorno li vede arrivare e partire tutti insieme.
Quella stazione che è testimone di amori nati e di amori finiti.
Lui è un ragazzo come tanti.
Beh, di lui si sa veramente poco o quasi nulla.
Lei sa solo che prende la sua stessa corriera al ritorno.
Che quella corriera sia la testimone di un nuovo amore?
Dal primo capitolo:
‘Sono una ragazza semplice, sono me stessa, ma posso essere anche te, quella vicina di casa che conosci da una vita, la ragazza che prende sempre il tuo stesso autobus, potrei essere chiunque.'[...]
‘E’ un ragazzo semplice, è semplicemente se stesso, potrebbe essere il tuo compagno di banco, il tuo migliore amico, il ragazzo per cui hai una cotta, anche lui come me potrebbe essere chiunque.'
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Momo's Space
Hola chicas! :3 Eccomi qui con un nuovo capitolo! :3
Spero vivamente che vi piaccia! E se volete fatemelo sapere. u.u

Vorrei ringraziare tutte voi che leggete la storia, che l'avete inserita tra ricordate/seguite/preferite vi amo tutte! :3 
Spero di avere anche io la stessa fortuna di Tea, anche se per ora io continuo a vedere solamente da lontano il "mio" Ricky...(non so nemmeno se ve ne frega ma vabbeh u.u)
Che altro dire, vi lascio il link del gruppo (che poverino avevo trascurato) e vi lascio alla lettura del capitolo! 
Baci 
Momo :3


 


Capitolo 8
 
“Tea mi raccomando! Vedi di farlo morire!” Ridacchia Ann all’uscita da scuola.
“Tu sei completamente scema mi sa! Sarà lui a farmi morire.” Le dico ridendo. Mancano solo pochi minuti al nostro incontro in stazione. Arriviamo li delle navette e con molta calma io e le altre aspettiamo quella navetta che sicuramente si fermerà davanti a noi.
“Tea ti abbiamo già detto cosa devi e non devi fare, quindi vedi di fare la brava!”
“Mad so benissimo cosa devo fare non ti preoccupare! Cercherò anche di non sembrare una morta di fame, sperando sempre che il mio bel stomachino non decida di farsi sentire in momenti sconvenienti, in quel caso dovreste rimproverare lui!” Dico buttandola sul ridere.
“Fai la seria per un momento. Stiamo parlando del tuo primo appuntamento! Con il ragazzo che ti piace da un anno, oserei aggiungere! Quindi vedi di comportarti bene!” Esclama Em enfatizzando il tutto con il movimento delle mani. Quante volte, ancora, dovranno ripetermi le stesse cose? È da tutta la mattina che continuano a dirmi cosa devo fare, come mi devo comportare, cosa non devo fare e chissà che altro.
“Non è che vi siete tutte coalizzate contro di me? Comunque sta arrivando la navetta, ci conviene prenderla se non vogliamo arrivare in stazione in ritardo!” Dico avviandomi verso il veicolo che ormai si è fermato, davanti a noi.
“Ammettilo che non vedi l’ora di arrivare in stazione da lui, a noi puoi dirlo lo sai!” Sorride Ann, facendomi l’occhiolino.
“Quanto sei simpatica Anastasia, eh?”
“Tea non chiamarmi così lo sai che mi dà fastidio!”
“Tu però continui a chiamarmi Tea, quindi siamo pari.”
Dieci minuti: mancano solo dieci minuti. Dieci minuti e lo rivedrò, rivedrò i suoi occhi che mi piacciono tanto, risentirò il suo profumo che ieri sono riuscita a sentire solo per pochi minuti, rivedrò il suo sorriso che mi paralizzerà, ne sono sicura. Anche ora che ci sono così vicina non riesco a crederci, mi sembra tutto un sogno. Un sogno che sta per diventare realtà. Quante notti ho pensato, ho sognato di poter uscire con lui, di poter parlare e scherzare con lui e ora… e ora tutto sta per realizzarsi. Sono felice, credo anche di non aver mai sorriso così tanto, anche se rimane il solito sorriso ebete che mi compare quando lui è nei miei pensieri.
“Tea.” Em mi risveglia dai miei pensieri.
“Dimmi.” Sorrido.
“Sei così persa da non esserti accorta che siamo già arrivate!” Dice incominciando a ridere e ci metto un po’ a capire.
“Cosa? Stai scherzando vero? Oddio devo muovermi! Vedi di scendere veloce su, su.” La spingo verso il corridoio della corriera, facendola quasi scontrare con altri studenti.
“Calmati un momento! Mamma mia quanta fretta che hai ragazza!” Mi sfotte sorridendo e riuscendo a passare dopo aver sorriso a un ragazzo. Sfotti, sfotti mi vendicherò ben.
“Non sfottere e muoviti! Poi vorrei vedere te al mio posto!”
“Di certo non sarei come te!”
“Certo perché saresti peggio!” Le dico facendole la linguaccia e seguendola finalmente fuori dalla navetta.
“Mi raccomando, ricordati quello che ti abbiamo detto.” Dice Ann prima di abbracciarmi. “Ci vediamo domani, vedi di scrivermi stasera, voglio sapere com’è andata.”
“Buona fortuna piccola Tea.” Dice Mad abbracciandomi.
“Domani ci racconterai tutto nei dettagli. Ciao e ricordati di non inviare vibrazioni negative.” E anche Em come le altre mi abbraccia lasciandomi una pacca sulla schiena.
“Ragazze mi state salutando come se dovessi partire per la guerra.” Scoppio a ridere. “Ci vediamo domani.” Dopo averle salutate mi incammino verso il bar, cercando di non farmi prendere sotto dalle corriere o dai bus che sono, aimè sempre di fretta. Mi guardo un po’ in giro cercandolo tra tutte quelle persone, ma non riesco a trovarlo.
Dove cavolo sei finito?
Prendo il cellulare per vedere se mi ha mandato qualche messaggio, ma non me ne segna nessuno da leggere, piano piano mi avvicino al bar, pensando che sia già arrivato e che mi stia aspettando.
“Ehi dove vai?” sobbalzo sentendo la sua voce così vicina, mi giro e cavolo se è bello.
“Stavo andando al bar, non ti avevo visto e avevo pensato fossi già lì.” Riesco a dire con il poco fiato che sono riuscita a inspirare.
“Ti avevo visto scendere dalla navetta e avevo pensato di venirti incontro.” Che dolce, credo che non riuscirò ad arrivare a fine giornata, morirò sicuramente prima.
“Dio non ti ho visto proprio! Ero un po’ persa, scusa.” Dico imbarazzata al massimo. Il bello è che lo stavo pure cercando! Mamma mia sono messa malissimo.
“Tranquilla non fa niente!” Sorride obbligando a perdermi a guardare il suo sorriso, che bello che è quando sorride, gli si illuminano gli occhi di una luce diversa che li rende ancora più belli. Per non so quanto tempo, il mio unico pensiero va a quanto lui sia bello. Credo che se qualcuno dovrebbe disegnarmi adesso avrei la faccia da pesce lesso, gli occhi a cuoricino e mille fiori e cuoricini che mi svolazzano attorno. Non mi accorgo nemmeno che aveva iniziato a parlare tanto ero presa dai miei pensieri.
“…ti va?” mi risveglio che ormai è troppo tardi, cavoli che cosa ha detto adesso? Ma si può essere più sfigate?
No dimmi te se dovevi essere così scema.
Senti non offendere, ti vorrei ricordare che tu ed io siamo una cosa sola, cara coscienza!
Ah non me lo ricordare.
Ma guarda te!
Smettila di perdere tempo con me e torna dal tuo bello!
“Ehi Althea, ci sei?” Dice facendo muovere una mano davanti al mio viso. Che bella figura di merda.
“Sì, scusa e che non ero riuscita a capire cosa avevi detto.” Dico o meglio sussurro mentre le mie guance prendono colore.
“In quel caso non ti devi vergognare a chiedermi di ripetere sai? Non mordo giuro!” Dice ridendo. Sì, però se ti metti a ridere e a guardarmi così è difficile che io riesca a mantenere la concentrazione! La tua risata è ipnotica, perché devi essere sempre così bello? Non importa cosa tu stia facendo perché saresti bello e irresistibile comunque, non è giusto.
Althea dovrai combattere contro quella risata, quei sorrisi e quegli sguardi per tutto il pomeriggio quindi vedi di mantenere la calma. Fai sempre respiri profondi e vedrai che tutto andrà per il meglio.
Respiro profondamente e torno a concentrarmi sulle sue parole.
“Beh comunque ti avevo chiesto se ti andava di andare a prendere una pizza.” Mi perdo a osservare le sue labbra che mi portano a ricordare la loro morbidezza sulla mia guancia, mi portano a ricordare quel semplice e casto bacio che mi aveva dato ieri. Dannazione non ne faccio una giusta. Perché ogni cosa di lui deve farmi perdere la lucidità?
“Oh… sì certo, per me non c’è problema.” Dico riprendendo almeno in parte le mie facoltà mentali.
“Bene! Incamminiamoci allora, se non vogliamo morire di fame.” Incomincia poi a camminare verso il Corso.
“E dove vorresti portarmi?” Gli chiedo sorridendo, focalizzando tutta la mia attenzione sulle mie scarpe.
“Conosco una pizzeria un po’ nascosta, ma che fa una pizza davvero ottima.”
“Guarda che mi fido, eh!” dico ridendo e rialzando lo sguardo verso di lui.
“Non ti preoccupare, sono sicuro che ti piacerà e mi adorerai per averti fatto conoscere quel magnifico posto.” Tranquillo ti adorerei anche se mi portassi in mezzo a un campo di barbabietole. Accantono questo pensiero sorridendo mentalmente alla veridicità di quelle parole.
“Magnifico posto? Addirittura?” Dico prendendolo un po’ in giro. Ora devo solo continuare a restare calma, frenare quegli stupidi pensieri e respirare profondamente. Credo di potercela fare, non potrà essere così difficile, no?

 

 
Dopo aver preso il gelato ci siamo incamminati verso i Giardini, per cercare un posto tranquillo dove sederci e gustarci in santa pace il nostro gelato. Trovo un posto non molto in vista sotto un albero e decido che quello sarà il posto perfetto, lo raggiungo in pochi passi.
“Io mi piazzo qua.” Dico buttando lo zaino sull’erba e distendo la felpa per poi sedermici sopra, vedo lui seguirmi senza dire niente per poi buttare il suo zaino accanto al mio e sedersi vicino a me. Rimaniamo ancora per un po’ in silenzio. Da parte mia un silenzio carico di parole inespresse, di imbarazzo e incredulità. Da parte sua non saprei dire, sembra così tranquillo che fatico a capire a cosa stia pensando. Ripenso al pranzo, alla fine quella pizzeria si era davvero rivelata un posto magnifico, la pizza poi era davvero buonissima, avevo preso due tranci che equivaleva a metà pizza, perché sì, là due tranci erano davvero enormi, ma di certo non posso lamentarmi. Ripenso a quei sorrisi e sorrido di rimando, nascondo poi questo sorriso mangiando una cucchiaiata di gelato alla nutella. Lo sento soffocare una risata e mi giro verso di lui. “Che c’è?”
“Hai uno sbuffo di cioccolata sul naso.” Lo guardo sconcertata, è impo… Non finisco nemmeno di pensare che mi spalma lui il gelato sul naso.
“Ma allora!” Dico ridendo. “Se volevi la guerra potevi dirlo subito! E anche se mi secca sprecare questa bontà…” non finisco la frase che già gliene ho spalmato un po’ su tutta la guancia. “Così impari.” Dico orgogliosa di me stessa.
“Io non te ne ho messo così tanto.” Dice facendo la faccia da cucciolo.
“Nemmeno io te ne ho spalmato tanto!” Sogghigno, ok forse ho un po’ esagerato, ma mi sono solo vendicata.
“Mi sento tutta la guancia appiccicosa ora.” Dice continuando a fare la faccia da cucciolo bastonato.
“E io il naso.” Dico facendo la sua stessa faccia. Lo vedo avvicinarsi piano, mi sorride e io credo di star per morire non può farmi quel sorriso, non può semplicemente attentare alla mia sanità mentale a soli dieci centimetri dal mio viso. Respira, Althea ricordati di respirare. La fai facile tu. Si avvicina ancora di più e ora posso sentire il suo respiro sul mio viso, ho lo sguardo fisso sul suo così ipnotizzante, le guance incominciano a scaldarsi e a colorarsi di un rosso sempre più acceso ne sono certa. Rimango a fissare i suoi occhi e li vedo abbassarsi sul mio naso per poi rialzarsi subito sui miei, vedo un leggero sorriso sulle sue labbra, si avvicina ancora di poco e con un semplice bacio mi toglie il gelato dal naso. Si allontana di poco e io riprendo a respirare affannosamente, puntando poi lo sguardo sulla coppetta di gelato ormai sciolto. Rilassati sembra che tu abbia fatto una corsa di mille metri. La fai sempre facile tu, troppo facile, maledetta coscienza che non sei altro. Piano piano il mio respiro si regolarizza e io trovo finalmente il coraggio di rialzare lo sguardo, il suo sembra non essersi mai spostato da me, è lì fermo che mi fissa e mi sorride con la guancia ancora sporca di gelato. Mi scappa un sorriso a quell’immagine, è così bello anche con la guancia sporca. “Dovrei avere dell’acqua nello zaino.” Dico prendendo lo zaino e cercando la bottiglietta, che ovviamente si era andata a nascondere sotto i libri e l’astuccio. “E cosa vuoi farci scusa?” Alzo lo sguardo e vedo che mi sta guardando perplesso e scioccato.
“Volevo toglierti il gelato dalla guancia.” Arrosisco tirandola fuori.
“Ah. Già pensavo che volevi buttarmela addosso.” Dice scoppiando a ridere. Continuo a guardarlo perplessa.
“Che scemo.” Prendo anche un fazzoletto. “Vieni qui dai che ti tolgo tutto quel gelato dalla faccia.” Si calma un po’ e incomincia a riavvicinarsi a me.
“Va bene mammina.” Dice facendo la voce da bambino.
“Ho detto io che sei scemo.” Dico bagnando poco il fazzoletto per poi passarlo piano sulla sua guancia. Sento il suo sguardo su di me, ne sono certa, la pelle delle mie guance sta andando a fuoco, tanto che ci potrei benissimo cuocere sopra delle bistecche.
“Sei tanto carina quando arrossisci sai? Ti rende una persona così vera.” Dice a bassa voce continuando a guardarmi, alzo lo sguardo fermando la mano a mezz’aria. Sono sconvolta e imbarazzata, tanto.
“G-grazie.” Dico abbassando lo sguardo di nuovo sulla sua guancia per controllare di non aver lasciato nessun residuo di gelato. “Fatto.” Dico non trovando più nessuna traccia di gelato.
“Grazie mamma.”
“Idiota.” Dico tirandogli una sberla sul braccio ridendo.
“Cosa hai detto?” Dice cercando di fare una voce arrabbiata e offesa.
“Chi? Io? Nulla perché?”
“Piccola strega. Ora vedi chi è l’idiota.” Si butta a capofitto sui miei fianchi e incomincia a farmi il solletico. Inizio a ridere e ora l’idiota sembro io, continua a torturarmi i fianchi senza accennare a smettere.
“Ba-basta t-ti p-p-pre-go!” Cerco di dire tra le risa.
“Umh…non so, potrei anche smetterla, ma solo se mi darai un bacio.” Dice serio, ma con un luccichio di divertimento nello sguardo. Ho sentito bene? Lo guardo allibita e credo che se ne accorga perché mi guarda in modo preoccupato. “Ehi ci sei?” Dice cercando di rimettermi con i piedi per terra. “Guarda che il bacio io lo intendevo sulla guancia…anche se non so cosa poteva esserci di male…”
“S-scusa. I-io non so, sono solo rimasta spiazzata da quello che hai detto. Non me lo aspettavo ecco.” Dico arrossendo e abbassando lo sguardo.
“Non volevo turbarti.”
“E infatti non lo hai fatto.” Dico alzando immediatamente lo sguardo. “E che è tutto così nuovo per me, non mi erano mai capitate situazioni del genere con altri ragazzi e quindi mi hai spiazzato con quella frase, te l’ho detto.” Dico incassando la testa tra le spalle. Rimane fermo a fissarmi, stavolta sembra lui quello spiazzato. Non capisco cosa ci sia di così strano, ogni volta che dico a qualcuno, anche non necessariamente in modo esplicito, che non ho mai avuto ragazzi questo qualcuno mi guarda come se non possa essere possibile, certe volte penso che secondo loro io sia un alieno.
“Non fare quella faccia, non è colpa mia se non ho mai avuto ragazzi o se non sono mai uscita con qualcuno.” Dico esasperata dal suo silenzio.
“E che mi sembra strano, sei una bella ragazza non ci credo che nessuno abbia mai fatto il primo passo o non ti abbia mai chiesto di uscire.”
“E invece devi crederci.” Dico, mi avvicino poi al suo viso e gli lascio un bacio sulla guancia. Mi guarda sorpreso e non posso non scoppiare a ridere.

Guardo l’ora e noto che, stranamente, la corriera è in ritardo. Sbuffo.
“Tutto ok?”
“Sì, tranquillo e che la corriera è in ritardo come sempre.” Sbuffo ancora.
“E ti dispiace così tanto rimanere un po’ di tempo in più con me?” Dice guardandomi triste e intenerendomi Scuoto la testa e sorrido.
“No che non mi dispiace. L’avevo detto io che eri scemo.”
“Non prendermi in giro.” Dice imbronciandosi, sembra proprio un pupetto carino e coccoloso.
“Che tenero non sei quando fai questa faccina.” Gli dico prendendo le sue guance e stritolandole un po’ come farebbe mio padre.
“Ahia, così però fai male.” Dice prendendo le mie mani tra le sue e allontanandole dalle sue guanciotte.
“Come sei delicato.”Lo prendo in giro facendoli una faccia altezzosa.
“Comunque sono stata bene questo pomeriggio, quindi non paranoiarti troppo.”Gli sorrido e lo vedo ricambiare.
“Anche io sono stato bene questo pomeriggio con te.” Si avvicina e mi tira per le mani che tiene ancora tra le sue.
“Ragazzi è arrivata la vostra corriera.” Ci dice il controllore di terra, ci giriamo contemporaneamente verso di lui, l’uomo ci guarda sorridente e ci indica la corriera alle nostre spalle. “Vi conviene andare se non volete perderla.”
“Perderla sarebbe il male minore.” Sussurra Ricky. Mi giro verso Ricky e lo vedo guardare truce quel pover’uomo e non posso fare a meno di ridere.
“Ricky dobbiamo andare.” Gli dico sussurrando, non mi risponde, ma si gira a guardarmi per poi mollare una mia mano intrecciando le dita dell’altra tra le mie. Arrossisco a quel contatto che mi sembra così intimo e insieme ci incamminiamo verso la corriera.
“Dopo di lei prego.” Dice facendo un leggero inchino, lasciando la mia mano per farmi passare prima di lui.
“Grazie mille, cavaliere.” Sorrido salendo quei tre scalini e prendendo posto nei primi posti che trovo liberi, poco dopo sale anche lui sedendosi vicino a me.
“Posso appoggiare la testa sulla tua spalla? Sai, sono stanco.” Mi dice facendo quella sua solita faccia da cucciolo.
“Va bene.” Gli dico sorridendo.
“Grazie.” Risponde sorridendo anche lui. Cavoli nonostante sia passato un pomeriggio ancora non mi sono abituata al suo sorriso, e non credo riuscirò ad abituarmici mai. Mentre appoggia la testa sulla mia spalla sento partire le prime note di Firefly di Ed Sheeran alla radio.

I fell in love next to you
Burning fires in this room…


Mi giro piano verso di te e ti guardo appoggiato alla mia spalla e non posso non sorridere nel sentire quelle parole. Ti guardo alzare il viso per guardarmi e sorridermi ed è in quel momento che capisco che ormai sono completamente fottuta.
  
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