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Autore: cold_fire    09/10/2013    3 recensioni
dal capitolo 9:
Ero sempre stata una ragazza forte, non avevo mai pianto dopo la morte di mia madre, ma quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non avevo pianto alla morte di mia madre, al coma di mio padre, al suo risveglio, al trasloco improvviso, al tumore di Cecilia, agli anni passati come vittima sotto il potere che adesso faceva di Cindy (la nuova moglie di mio padre) la capo famiglia, non avevo pianto ai maltrattamenti subiti da Matteo e nemmeno davanti al suo amore violento e non ricambiato mi ero soffermata per sprecare lacrime. Ma non Roberto, non lui… e non Elisa, non lei! Come avevano potuto… il mio ragazzo e la mia migliore amica... adesso avevo solo la danza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 7
Cosa accadrà poi?
 
 
They don’t know about
the things we do
They don’t know about
The I love you’s
(they don’t know about us – One Direction)
 
 
Salutai con un gesto della mano Elisa, che faceva lo stesso con un sorriso stampato sul volto dall’interno della sua bellissima e costosissima Range Rover, regalo di compleanno dei suoi genitori. Entrai in casa di corsa e salutai rapidamente mio padre e Cindy, quest’ultima che stava cucinando in cucina e che nemmeno si accorse di me, troppo concentrata a non bruciare la frittata che avremmo dovuto magiare per pranzo. Salii al piano superiore ed andai in camera mia. Mi spogliai in fretta e mi misi dei pantaloncini e la comoda maglietta del pigiama. Mi buttai sul letto e presi il telefono. Un messaggio da Roberto.

Ciao amore, cm va? 6 già tornata a casa? –R

Sto bn, sn appena tornata a casa ma nn t preoccupare x me, tu cm stai? –C

Sto bn, dai. Mi manki troppo. –R

Tu no, nn mi manki per nnt. No dai skerzo, ade devo andare, ci vediamo doma a scuola. Ciao. –C

Ok, ciao –R

Pochi messaggi che mi fecero subito il buon umore. Non sapevo cosa fare, non sapevo nemmeno perché non volevo messaggiare con Roberto. Forse perché sapevo che avremmo finito con parlare del mio incontro con Matteo. Insoddisfatta mi cambiai di nuovo e andai in bagno per andare a farmi una bella doccia, in modo da far scivolare via tutte le mie preoccupazioni. Devo ammettere che funzionò alla grande. Una volta uscita tutti i miei pensieri erano evaporati insieme all’acqua calda sciogliendomi i nervi e facendomi quasi dimenticare tutto il dolore che provavo ai fianchi, alle gambe o al collo. Andai in camera mia con i capelli tirati in una coda mal fatta e l’asciugamano attorno al corpo. Rimisi gli stessi vestiti comodi che mi ero tolta poco prima. Andai nella mia piccola biblioteca personale e presi un libro a caso dagli scaffali. Lessi il titolo. Ragione e sentimento – Jane Austen. Era uno dei pochi libri che non avevo ancora letto, benché sapevo esattamente di cosa parlava. Lo rimisi al suo posto. Non volevo leggere un libro su una storia d’amore che finiva in un modo secondo me deprimente, nonostante la realtà dei fatti presentati (spazio autrice: con tutto il rispetto nei confronti di Jane Austen ovviamente, essendo io stessa un’amante dei suoi libri).Tornai a cercare una lettura un po’ più facile con un lieto fine. Non ne trovai nessuno che non avessi letto, dunque rinunciai. Presi una sedia e ci salii in piedi per riuscire ad aprire la botola che stava sul soffitto. Salii le scale e mi ritrovai nel mio “rifugio segreto”. Mi sedetti su una poltroncina che si trovava proprio imparte ad una finestrella. Guardai fuori perdendomi nell’osservare il cielo in tutto il suo splendore. Pensai che, probabilmente, se avessi avuto un libro da leggere, la mia vita sarebbe rimasta perfetta per sempre…
 
Elisa’s pov
 
Ho appena mandato il messaggio, dovevo dirglielo, non potevo più trattenermi. Gli ho detto tutto… cioè… glielo dirò. Spero che almeno domani a scuola voglia parlarmi…

Cosa devi dirmi Lillina? –R

Te lo poxo dire doma a scuola? –E

Adoravo quando mi chiamava Lillina…

Tutto a posto? Hai x caso litigato con Claire per un paio di scarpe? XDXDXD –R

No… magari fosse per un paio d scarpe… -E

Tutto a posto? Ehi? Ke c’è ke non va? -R

Ti spiego tutto a scuola, tu però promettimi di non dire niente a Claire –E

Ok… così però mi spaventi… ci vediamo doma –R

Ok, a doma –E

Non potevo farcela… dovevo stringere i denti…
 
Claire’s pov

Mi alzai svogliatamente dalla sedia della mia scrivania mettendo in stand-by il computer. Scesi con molta calma le scale ed entrai in sala da pranzo. La scena che mi si presentò davanti era a dir poco rivoltante. Cindy teneva in braccio la piccola Maria e la guardava con aria sognante intanto che le sussurrava parole dolci all’orecchio intanto che mio padre la cingeva per i fianchi e teneva appoggiato il mento nell’incavo del suo collo e stava zitto fissando una Maria sorridente come non mai. Che. Schifo. Manco fossero una di quelle famigliole felici delle pubblicità, ricche, sorridenti, e soprattutto, con un figlio solo. “ehi, famiglia! Dove è la cena?” chiesi. E’ già, esistevano le famiglie delle pubblicità e le famiglie delle pubblicità con una complicazione. La mia famiglia faceva parte del secondo genere, e la complicazione ero io. E ne ero estremamente felice. Non so perché, ma mi piaceva essere una complicazione. Sapere che mettevo in difficoltà gli altri mi rendeva, in un certo senso, felice. Sapevo che nessuno a questo mondo ha il coraggio di affrontare di faccia le complicazioni e la vita stessa. Il quadretto familiare si ruppe improvvisamente quando si resero conto di avere una seconda figlia. “noi abbiamo già cenato, Claire…” iniziò mio padre “oh, chiaro. Va bè, io esco. Provo a vedere se Elisa a già cenato. Buona serata. Tranne te piccola Maria, perché io ti odio” dissi con il tono più naturale che mi uscì. Visto che mio padre non reagiva mentre Cindy stava per scoppiare decisi di andarmene senza aspettare le urla che riuscii a sentire intanto che ero a metà della rampa di scale che portava al piano di sopra. Oh… ma ‘fanculo tutti quanti. Entrai in camera mia e mi gettai sul letto con il cellulare all’orecchio intanto che facevo partire una chiamata ad Elisa “ciao Eli? Come stai?” chiesi quando la sentii rispondere con un mugolio “bene te? Che hai?” disse con la voce impastata dal sonno. Ma come poteva dormire? Erano le otto di sera! “mi chiedevo se avevi già mangiato, sai… la famigliola felice ha già cenato e non ha pensato di avvisarmi” “mi dispiace teso… ho già cenato e non ho voglia di uscire stasera. Sorry. Ci vediamo domani a scuola, ok?” “sì… ciao” dissi chiudendo la conversazione. Mi sarebbe toccato uscire a cena da sola. Pace e amen. Presi la mia borsa, il cellulare, le chiavi di casa e il portafogli. Senza salutare uscii sbattendo la porta sperando che capissero che ero uscita e mi incamminai tra le fredde stradine di quel piccolo paese che era diventato casa mia da tre anni. Raggiunsi la pizzeria più vicina, la preferita da me e Elisa, e vi entrai senza esitazioni. C’era una fila lunga ma decisamente più corta del solito. Mi sedetti su una poltroncina in un angolo e presi una delle solite riviste datate 2008, sfogliandola per la milionesima volta in tre anni. Quando mi accorsi che la fila era del tutto sparita tranne che per un cliente seduto al bancone decisi di alzarmi e di andare ad ordinare “ciao, vorrei il solito grazie” dissi sbrigativa guardando intensamente il termometro sperando che riuscisse ad arrivare almeno ai quindici gradi. Un colpo di tosse mi distrasse dal mio scopo irraggiungibile. Mi girai e notai che il cameriere mi guardava con aria interrogativa. “pizza margherita con farina integrale e poca mozzarella. E una bottiglietta di acqua minerale… il solito” dissi con aria ovvia “ok” disse semplicemente lui e si allontanò. Quando tornò con il mio ordine lo riconobbi “aspetta un attimo! Ma tu non sei quello… quello nuovo? Ehm… Filippo giusto?” chiesi un po’ imbarazzata per essermi dimenticata per la seconda volta il suo nome “sì, sono io. Tu sei Claire invece” cavolo… lui si era ricordato il mio nome! Che figura di merda… “sì. Esattamente. Ma tu non ti eri mica trasferito in questi giorni?” chiesi “sì, perché?” “no, è solo che mi sembra strano che avessi già trovato un lavoro.” Dissi divertita “non mi ci è voluto gran chè” “se tutti riuscissero a trovare lavoro in fretta quanto hai fatto te penso che la parola crisi non esisterebbe” dissi io ridendo “probabile” rispose lui con un sorriso a fior di labbra. “certo, certo, Filippo. Parla con tutte le persone che vuoi, tanto i tavolini si puliscono da soli è in cucina c’è un esercito di chef a mia disposizione” disse Frank da dietro Filippo. Frank era il proprietario della pizzeria, eterno rompipalle e inguaribilmente senza immaginazione (di fatto la pizzeria si chiamava “Frank”) “ehi, ci stai già provando con Claire? Fai tutto quello che vuoi, basta che se rompete lei viene comunque qui a prendere la pizza. Se no ti licenzio, questa ragazza e la sua amichetta Elisa costituiscono il 20% del tuo stipendio” disse lui, ridendo. Filippo mi salutò con la mano intanto che tornava al lavoro. Finii in fretta la mia pizza e dopo aver pagato e scambiato due parole con Frank mi incamminai verso casa contenta di aver trovato un nuovo amico. Era ovvio, quella giornata non poteva andare meglio.
 
Il mattino seguente mi svegliai stranamente felice e decisi di iniziare al meglio quella giornata. Cercai di essere gentile con Cindy e anche con la piccola Maria. Tutti sembravano sbalorditi da quei gesti così gentili ma non ci feci troppo caso. Presi la mia cartella ed uscii di casa diretta verso scuola. Fuori dai cancelli trovai Roberto che mi stava aspettando come al solito mentre Elisa era in ritardo, come al solito. Gli andai in contro e lo baciai, felice di come avevo iniziato quella giornata.
 
Elisa’s pov

Cavolo, se non sono riuscita ad arrivare a scuola prima di Claire giuro che mi incazzo. Devo parlare urgentemente con Roberto. Sono quasi arrivata a scuola quando li vedo così teneri che mi arrabbio con me stessa per essere innamorata del ragazzo della mia migliore amica. Li guardo cercando di non far sfuggire le lacrime e con il tono più disinvolto che riesco ad ottenere mi avvicino a loro e dico “ehi, non siate così zuccherosi. Ne voglio un po’ anch’io, sapete che sono golosa.” Dico usando le mie fantastiche fossette. Ancora non ci posso credere. Basta far finta di niente, e con Roberto ci parlerò alla fine della scuola.
 
 
Sciao!!!!!!!!!! Come va? Io benisimo perché personalmente adoro questo capitolo, soprattutto perché si riesce a capire qualcosa della storia di Elisa e Roberto. Spero che anche a voi piaccia. Ringrazio RiccioLilli, Loulou24 e tutte le lettrici silenziose di questa storia! Dovrei anche dirvi che dal prossimo capitolo la storia si farà più interessante e da maniaca dell’ordine quale sono, ho già pronta la scaletta e per ora è risultata 24 capitoli. Spero di non avervi annoiate, baci,
SuperSavo
P.S. scusate per eventuali errori ma sono di fretta, prometto di ricontrollare appena posso
  
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