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Autore: I_love_books    10/10/2013    2 recensioni
Mary Elisabeth odia tutto, dal suo nome alla sua vita, perfino i suoi tanto amati fratelli che oramai vede come un ostacolo, così, in seguito ad una proposta di matrimonio che non ha intenzione di accettare, si imbarca per il Florida. Si traveste da ragazzo e si rifugia in un campo militare.
La storia è ambientata durante la Grande Guerra
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
Capitoli:
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9 Scelte e nuove emozioni

 

-…Riponete le armi…Ora!- una figura si ergeva imponente dalla porta.

Mary, ancora le braccia alzate, intanto cercava di riconoscere il suo salvatore, ma non ce ne fu bisogno, perché egli si lanciò letteralmente in avanti ad abbracciarla.

-Bimba mia, bimba mia…- continuava a ripetere sottovoce.

Bimba mia? Era da anni che non veniva chiamata così, da quando sua madre se ne era andata. Ma allora…

-Papà? Papà, sei tu?- mormorò incredula.

L'uomo si allontanò di poco da lei per guardarla in faccia. Aveva gli occhi venati dalle occhiaie pieni di lacrime, ma sembrava stesse per scoppiare dal sollievo.

-Sono arrivato in tempo fortunatamente…- mormorò.

-No, fermo, non capisco, io…come…perché?…- lo fermò. Era completamente confusa. Come era possibile?

-Sì, forse è meglio che ti spieghi. Ragazzi…sgomberate subito- e tutti i soldati, perplessi, uscirono.

Jacob Harris si prese una sedia e aprì la bocca per cominciare il suo discorso, ma Mary lo anticipò -Vorrei solo capire una cosa, prima: lo sapevi?- domandò, nervosa.

-Ma certo che lo sapevo, e fin dal primo giorno. Come può un padre dimenticarsi di sua figlia? Ma dico io… Solo…non volevo cacciarti in altri guai. Non mi sembra che tu sia in una buona posizione, non trovi?- chiese infine, ironico.

-Già…- commentò lei sovrappensiero -Ah…Come…come sta Oliver?…- disse, la voce tremante. Era almeno un anno che non sapeva niente di lui e la nostalgia si era fatta strada dentro di sé.

-Oliver? Quel meraviglioso ragazzo che ti fa da fratello? Sta benone! Mi ha scritto da poco e mi ha comunicato di dirti che è fiero di te e del tuo sfrontato coraggio, che gli manchi, ma soprattutto che ti vuole tanto bene. Ah…ed ha aggiunto di dare un ceffone da parte sua al povero Elliot- aggiunse infine.

Mary sorrise all'idea. Che cosa non era capace di dire il suo fratellone… -Digli di star tranquillo, l'ho già fatto…-.

Suo padre sorrise brevemente.

-…Papà…devo sapere una…- aspettò qualche secondo -…cosa. Posso?- e quando fu incoraggiata con lo sguardo continuò -Dovremo andare in guerra? Voglio dire…con le armi e tutto? E le navi? E…-

Lui la guardò con un'espressione serissima -Sì, ci andremo, ma tu no.-

-Ah, io no…COSA? Vorrai scherzare, non è vero? Non posso non andarci, voi…voi avete bisogno di me, sono…sono soltanto il fuciliere più abile in tutto il campo…gli altri si fidano di me e…-

Il comandante la guardò, scurendosi lievemente in viso -Davvero? E dimmi, si fideranno ancora di te quando sapranno chi sei? Quando scopriranno che un loro amico li ha imbrogliati per tutto il tempo?- era certo di avere la vittoria in pugno.

-Sì. Mi sono confidata con uno di loro e mi ha creduto. E io credo nella sua sincerità-.

Eric, da là sotto, era senza parole. Dopo tutto quello che gli aveva detto, dopo averla accusata ingiustamente e dopo essersi nascosto al suo posto, lei aveva fiducia in lui?

-Anzi, posso presentartelo?- disse infine. Si alzò e aiutò ad uscire il ragazzo dalla botola.

Harris era senza parole -D-Davies? C-che ci fai tu qui? Ma…Ah…Ora tutto si spiega…È per questo che sei rimasto lì, nel parco, alla festa. C'è mancato poco che non ci lasciassi la pelle là, imprudente di un ragazzo…-

-…Papà, grazie per averlo difeso…- intervenne Mary facendo gli occhi dolci -…Ora posso andare in guerra con voi?-

-Non se ne parla nemmeno, la guerra non è cosa per una donna…- riprese il discorso da dove lo aveva lasciato.

-E perché? Perché per un uomo lo è? Allora?- quasi gli urlò addosso. Era una cosa immorale e insensata -Qual è la differenza, mi piacerebbe tanto saperlo! Non…Non può essere…Perché…? NON È GIUSTO, ECCO! Io…-

Era incredibile, davvero incredibile. Ma esisteva qualcuno che credesse nella forza delle donne?

-Stammi a sentire, Mary. Io comprendo molto bene il tuo desiderio di essere uguale a tutti i ragazzi che sono in questa caserma, ma tu non capisci che combattere è una cosa seria- con una mano, il comandante guidò il viso della figlia orientato verso il pavimento fino a farsi guardare negli occhi -Distrugge, oltre che esternamente, anche l'interno delle persone. Sopravvivere ha un costo enorme: uccidere. Chiunque, uomo o donna che sia, preferirebbe morire piuttosto che tenersi i ricordi di qualcuno ammazzato per mano sua. Per questo non voglio che tu venga con noi.- disse infine suo padre, scuro in volto.

-Ma papà, io…- sospirò -Posso almeno tornare a Londra per stare con Oliver?- chiese, lo sguardo basso.

L'uomo la baciò sulla fronte teneramente -In qualunque modo vada, spero che la battaglia non ci sia mai. Potrai comunque stare nel campo liberamente e senza nasconderti, sarai sotto la mia protezione. Nessuno ti farà niente-.

Subito dopo salutò Eric ed uscì.

-Ti va di stare un po' fuori?- le chiese lui.

In tutta risposta, l'altra annuì incerta e si incamminarono mano nella mano.

Aveva paura ad uscire. A farsi notare. Ad essere se stessa.

Avvertiva i suoi capelli pesarle stranamente sulle spalle. Non era affatto abituata a sentirli e, in un certo senso, le davano fastidio.

La luce del caldissimo sole di Giugno li avvolse.

Mary iniziò a sudare, ma non era di certo per colpa del calore estivo.

Aveva ancora addosso la divisa da colonnello e questo la fece preoccupare ancora di più. Tutti conoscevano di vista il nuovo sostituto di Johnson, infatti avrebbero potuto facilmente collegare le due persone per scoprire che si trattava della stessa, identica, ragazza stupida e sprovveduta che credeva di farsi una vita da libera.

Cominciava già a notare degli sguardi non poco curiosi provenienti da ogni direzione. Odiava sentirsi osservata. Sussurrò al ragazzo accanto a lei -Ti prego, andiamo via di qui, non ce la faccio-

Lui le bisbigliò -D'accordo, ma prima dobbiamo trovare Jake prima che spifferi tutto a tutti.

-Che differenza fa ormai?- chiese lei, a voce un po' più alta, guardandosi intorno terrorizzata. Già parecchie dita la stavano indicando.

-Ehi, ma quello…-

-Davies!-

-No, chi c'è vicino al lui?…-

-Aspetta…-

-Eccolo!- urlò improvvisamente Mary -Jake è laggiù!- lo aveva visto scappare, confondendosi con la folla.

-Dai, andiamo- e corsero verso le mura della caserma, più veloci che poterono.

Si erano già inoltrati nel fitto bosco ed era sempre più difficile vederlo.

Lei inciampò su un ramo per terra e si graffiò la mano -Ah!-

Eric si fermò di colpo e si precipitò ad aiutarla -Va' via, se ne sta andando- gli gridò lei.

-Ok- e sparì tra gli alberi.

L'altro non era molto lontano. Si era appostato accanto ad un albero per il fiatone.

-Jake!- lo chiamò il ragazzo -Fermati!-

Ma quello scalò il muro e lo oltrepassò.

-Oh, accidenti!- se lo era fatto sfuggire per così poco…

Tornò subito indietro a soccorrere la ragazza, i palmi delle mani sporchi di sangue scuro.

-N-non è niente, fidati- mormorò Mary. Le parole erano uscite tremanti dalla sua bocca, a causa del dolore lancinante che le provocava il taglio netto.

-Deve fare male…- disse Eric piano. Si inginocchiò vicino a lei sostenendole la schiena con la mano. La sua voce era ridotta ad un sussurro.

-Sì…- il suo bisbiglio si sentiva appena.

Non si era mai sentita così. Non era la solita sensazione di caldo che avvertiva quando lo baciava.

C'era qualcos'altro in quel momento.

Il dolore alla mano non era niente rispetto a quello che c'era all'altezza dello sterno.

Era come se il cuore, battendo violentemente, volesse scappare dal suo costato per qualche inspiegabile ragione.

Al contatto con il petto di Eric, Mary poté pensare che il ragazzo stava provando la stessa cosa.

Anche lui sembrava pervaso da un martellare incessante.

La mano dietro la schiena di lei tremava.

La ragazza alzò lo sguardo.

Gli occhi azzurri di lui sembravano persi nei suoi.

Ogni suo battito di ciglia durava anni.

Con la mano che non la manteneva le scostò delicatamente dei capelli che le erano scivolati sulla fronte.

Al contatto con le sue dita, la pelle del viso iniziò a bruciare.

Eric si chinò su di lei, le labbra semichiuse, mentre con il braccio la stringeva a sé.

Non la baciò subito, ma le sfiorò con tocco leggerissimo prima la bocca e poi il resto, arrivando fino al collo, dove fu interrotto per il reclinare della testa della ragazza, presa dai sospiri.

Non resistette oltre.

Quel bacio era diverso dagli altri, quasi accennati. Sembrava traboccare di passione.

Tenendo le dita fra i capelli fini, senza staccarsi dalle sue labbra, lui prese a sbottonarle la rigida casacca blu, asola dopo asola.

Anche lei fece lo stesso con l'uniforme grigia, facendo attenzione alla ferita sanguinante sulla mano. Non sapeva neanche perché lo stava facendo, sembrava controllata da una forza irresistibile, che non la faceva ragionare.

Slacciare la casacca implicò molto tempo, ma ad Eric non importava. In quel momento l'unica cosa a cui pensava era mantenere il contatto con lei, non lasciarla per nessun motivo.

Intanto si accorse di essere rimasto a torso nudo.
Fu solo dopo essere arrivato ad aver aperto completamente la camicia bianca, che il ragazzo si rese finalmente conto di cosa stava facendo.

Se avesse continuato avrebbe rotto il profondo legame che c'era tra di loro, che avevano costruito insieme.

La amava, lo aveva capito solo in quel momento, ma se non fosse stato ricambiato?

Se le emozioni che provava per lei non fossero state le stesse da parte della ragazza?

In quel caso l'avrebbe solo insultata e lei lo avrebbe odiato per averle fatto questo.

Anche se lei lo avesse amato si sarebbero dovuti dividere, forse per sempre, a causa della guerra, oppure avrebbero dovuto dimenticarsi.

-No-

 

Mary si fermò immediatamente, come colpita da una scarica elettrica -S-scusa, n-non dovevo…I-io…- la sua voce era rotta dalla vergogna.

La guardò. Le sue guance si erano accese di un rosso fuoco, mentre si riallacciava la camicia.

-I-io non so c-cosa mi sia accaduto, davvero, non…- provò a dire, ma dalla sua bocca uscivano solo mezze parole.

-Non preoccuparti, è colpa mia- disse debolmente Eric, lo sguardo basso -Ho iniziato io, non avrei mai dovuto coinvolgerti in questa storia…-

Si sentì osservato.

Dopo attimi interminabili…

Lei si alzò -Eric, cos'è successo tra me e te?- chiese lei immobile, la casacca ancora aperta.

Si vergognava ancora di più nel fare questa domanda, ma aveva bisogno di sapere cosa fosse quel desiderio irrefrenabile che aveva sentito poco prima.

Lo guardava dall'alto al basso e lo vide mordersi il labbro.

A quella domanda, il ragazzo non seppe trovare una risposta, o meglio, lui la sapeva.

Il problema era lei.

Come accidenti faceva a spiegare ad una ragazzina quello che avrebbe potuto fargli se non si fosse controllato?

Non poteva farlo, non ne aveva il diritto, né se la sentiva. Avrebbe aspettato.

Prese la propria giacca e a passo sostenuto se ne andò.

  
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