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Autore: koopafreak    11/10/2013    3 recensioni
I primi avventurosi approcci genitoriali nella solitaria famiglia Koopa. Ludwig passa in vantaggio.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bowser, Ludwig Von Koopa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ormai era chiaro a tutti: Bowser non aveva polso come genitore e il suo regime eccessivamente permissivo non avrebbe fatto altro che ritorcerglisi contro alla fine della fiera. Aveva comunque dato prova di essere un padre incredibilmente affettuoso e onnipresente nella vita di suo figlio per coprire lo spazio vuoto di una seconda figura nel solitario nucleo familiare. Di fatto i due erano diventati praticamente inseparabili e, quando le cose filavano lisce tra lui e Ludwig, era sempre un glorioso spettacolo osservarli passo passo nella loro simbiotica complicità. Bowser lo portava con sé ovunque andasse e Ludwig dal canto suo lo esigeva, o avrebbe fatto piombare le nuvole giù dal cielo a furia di piagnistei se il suo volere non fosse stato rispettato.

Quella mattina soleggiata e priva d'impegni (sommato alle implacabili insistenze del koopolotto) avevano persuaso il sovrano a portarlo a zonzo per i giardini reali e fargli sperimentare la consistenza dell'erba e della terra viva sotto le zampine. Ludwig non gradì e tentò di riarrampicarsi nello spazio protetto dell'abbraccio paterno.

« Prima o poi dovrai pur camminare da solo. E se non ti eserciti, le piante dei piedi non si abitueranno mai » gli spiegò il genitore, cercando di convincerlo che del suolo ci si potesse fidare.

Ricevette in riposta uno di quei versetti peculiari che il cucciolo, di ben altra opinione, esternava solo quando si impuntava su qualcosa o era molto contrariato o entrambe le cose.

Avendo cominciato a nutrire le prime titubanze sull'approccio diretto verso mondo fuori dalle mura sicure di casa, il piccolo aveva deciso di proseguire nell'impresa solo dalla sua legittima postazione di vedetta che però suo padre sembrava volergli negare per i motivi insulsi esposti prima.

Bowser vide scoraggiato i tratti facciali del principino incresparsi nella solita espressione di indignato disappunto che preannunciava l'incombente boato di infelicità. Eccola proprio lì, inequivocabile: le sopracciglia si aggrottavano in protesta; la bocca segnava un arco perfetto verso il basso e le narici si dilatavano insieme al torace raccogliendo tutta l'aria possibile, mentre lo sguardo più ferito che Madre Natura avesse mai plasmato con le sue mani lo trapassava da parte a parte come una lama. Meno tre, meno due, meno uno...

Il drago sconfitto si piegò davanti alla minaccia e accontentò il koopolotto una frazione di secondo prima che il tenue uggiolio sconsolato si avviasse nella sua climax, acquistando qualche chilotone. Ludwig si accomodò ridacchiando sulla sua spalla e deridendo dall'alto l'erba fastidiosa che non poteva raggiungerlo ormai.

« Se è vero che i figli prima imparano a parlare e prima contestano tutto quello che dici, tu sai fare di meglio » commentò asciutto Bowser.

Il pargolo non parve nemmeno prestargli udienza e con un ditino indicò un cespuglio di piante piranha poco lontano che li scrutavano incuriosite, tentando di sporgere le teste bulbose oltre il recinto chiuso a doppia mandata. Al suo schiocco di dita, un soldato si affrettò a portar loro delle strisce di carne essiccata da lanciare (un po' come si fa al parco col pane alle anatre) e le mandibole dentate si animarono eccitate sugli ondeggianti fusti spinosi. Due contendenti cominciarono a litigare in una sorta di tiro alla fune per la stessa ambita strisciolina e Ludwig rise divertito, stendendo un braccino verso la mano del padre per reclamarne almeno una. Bowser gliela consegnò senza obiezioni, convinto che l'intenzione del piccino fosse di gettarla alle piante, ma si ritrovò costretto a chiederla indietro non appena l'altro se la mise in bocca come fosse un bastoncino di liquirizia.

« No, Lud. Non è per te » lo ammonì cercando di acciuffarne con gli artigli l'estremità ancora visibile.

Da quando i primi dentini stavano finalmente spuntando, Ludwig aveva il vizio di mordere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro per lenire il prurito delle gengive, compreso il Re stesso. Un ringhio possessivo fu l'unica risposta che questi ottenne.

« Emmolla! » Riuscì a ripescare la carne secca all'ultimo secondo, prima che il koopolotto la inghiottisse per dispetto e rischiasse di strozzarcisi, troppo piccolo per poter masticarla a dovere ed ammorbidirla.

Ludwig cercò subito di rimpossessarsene, ma Bowser fu più veloce e con un movimento fluido la devolse alla prima pianta piranha in prossimità, tracciando un filo di saliva dalla bocca del cucciolo a quella del vorace vegetale che non si fece problemi a fagocitarla felice. Subito partirono le proteste inarticolate ma comunque chiare per il suo gesto. Il sovrano sospirò seccato abbassando il capo, buttò le ultime strisce di carne alle altre piante che sibilarono di contentezza e pose fine alle indignate lagnanze avvicinando la mano al musetto del cucciolo che vi si avventò sopra, apparentemente placatosi davanti a qualcos'altro da rosicchiare con comodo.

Il problema era risolto, ma un pensiero costante teneva occupata la coscienza del Re mentre continuavano la loro passeggiata: suo figlio era ormai sufficientemente grande per provare a formulare qualche parola di senso compiuto e muovere i suoi primi passi senza il sostegno degli arti anteriori, ma nessuno dei due traguardi era stato ancora raggiunto. Eppure Bowser continuava a nutrire l'assoluta certezza che Ludwig avesse un potenziale assai maggiore rispetto a un koopolotto comune e gli sguardi che spesso gli rivolgeva se osava cercare la sua collaborazione alimentavano in lui il sospetto che lo stesse serenamente prendendo per i fondelli. Ebbene, se per il momento i tentativi di correggere il suo modus ambulandi erano preclusi, si sarebbe concentrato sull'espressione del vocabolario che il cucciolo indubbiamente possedeva ma che si ostinava a mantenere tacito. E in tutta sincerità il sovrano in fondo agognava come non mai di sentirgli finalmente pronunciare quella parola magica che aspettava da tempo.

Si cercò un angolino tranquillo e lontano dagli sguardi curiosi di soldati e domestici per accomodarsi a terra col cucciolo ancora aggrappato alla sua mano. Lo staccò come una ventosa e lo mise seduto sull'altro palmo all'altezza del grosso muso. « Che ne dici di provare a parlare un po' per oggi? » propose velando le sue speranze nel tono.

Ludwig lo guardò per un secondo, forse incredulo forse annoiato, e sbadigliò mettendo fieramente in mostra i dentini sporadici ma ben affilati. Un solo incisivo spuntava al centro del labbro superiore, avendo aumentato di una decina di punti il fascino infantile che aveva definitivamente sopraffatto ogni domestica della residenza reale.

« Se sarai bravo ti do un dolcetto. »

Il cucciolo inclinò leggermente il musetto tondo considerando il negoziato. Continuò a fissarlo immobile, invitandolo ad impegnarsi un po' di più.

« Due dolcetti? » Bowser si sforzò di non alterarsi. Come al solito doveva ridursi a pregare.

« … »

« Va bene. Tre, ma dovrai meritarteli. »

Ludwig annuì con un sorrisetto fin troppo sicuro di sé, fomentando ancora una volta le certezze paterne sul comportamento ingannevole del piccolo che sapeva parlare, semplicemente non voleva per tenerlo sulle spine fino all'ultimo: Bowser ci si sarebbe giocato la corona.

« Proviamo con qualcosa di semplice. Di' “papà”. »

Il cucciolo insistette nella sua silente contemplazione e il padre cominciò a irritarsi. Nessuno riusciva a farlo sentire un citrullo meglio della sua stessa prole di nemmeno qualche mese di vita.

« Andiamo, apri la bocca e dillo. Lo so che ne sei capace » lo incoraggiò. « Paa-paaah » scandì quella sola sillaba ripetuta due volte, ma che aveva più valore di qualunque altra cosa al mondo.

« ... »

« Lud, provaci almeno. Dai, è facile! Guarda come faccio io: paaa-paaaahh » ripeté mettendoci l'anima in quella che era la parola più facile mai esistita e che doveva sudarsi per conquistarsela.

Un koopolotto qualsiasi si sarebbe trovato in balia della fase della lallazione e non avrebbe tenuto la bocca chiusa un secondo nel continuo sperimentare dei suoni che sapeva emettere e comporre, prima in un gioco e poi nel vero uso delle corde vocali, ma Ludwig non era affatto un koopolotto qualsiasi. Sapeva perfettamente cosa suo padre desiderasse e sapeva ancora meglio come sfruttarlo a proprio vantaggio.

Bowser iniziò rapidamente a stancarsi dei soliti sguardi che gli arrivavano dal fronte opposto e, soccombendo alla prima deludente sconfitta, tentò con un altro termine. « Okay, non importa » disse facendo finta di nulla mentre dentro urlava. « Di' “Bowser”. » Quest'ultimo, in quanto Bowser, non si rese conto di star logicamente complicando l'impresa per il cucciolo scegliendo una parola più lunga nella sua fallace carriera di insegnante. « Baaauseerrrr » strascicò le lettere per mostrargli la tecnica.

« Ba? »

« Quasi, prova di nuovo. » Finalmente parve ricavarci qualcosa.

« Baa. » Ludwig doveva aver stabilito di aver appreso abbastanza per quel giorno e mosse la codina congratulandosi con se stesso, chiudendo lì il discorso a senso unico e già pregustando i dolcetti che si era guadagnato.

Bowser si maledisse per essere di nuovo caduto nell'errore di aver nutrito false speranze. « Non puoi lavartene le mani proprio adesso! Finisci il lavoro, Lud. Lud! Lud, mi stai a sentire?! » fase due quasi superata.

Il cucciolo sembrava aver concentrato tutto il suo interesse su una farfalla che volteggiava sopra la testolina blu, incurante dell'umore del Signore del Male ed accaparrandosi tutte le attenzioni del koopolotto per ghermirla tra le zampine e possibilmente masticarla. Nel corso dei goffi ma determinati tentativi di cattura si ribaltò inavvertitamente all'indietro giù dal palmo del genitore che lo riagguantò al volo con un ringhio di impazienza.

« Andiamo, non puoi mollare tutto così. » Inevitabilmente la sua voce passò dal disappunto alla supplica.

Sì che poteva.

« Oh, per mille folgori. Ci rinuncio con te. »

« Ba. »

« No, bah lo dico io. » Non riuscì a persuaderlo a spiccicare una parola completa nemmeno il giorno dopo e quello dopo ancora.

C'era un che di profondamente astuto nel koopolotto approfittatore che andava ben oltre l'immaginazione del re, i cui tentativi di riprendere da dove avevano lasciato passarono candidamente ignorati ogni volta. Alla fine il sovrano si rassegnò di fronte all'evidenza che Ludwig si sarebbe degnato di parlare solo quando ne avesse avuto voglia e non perché glielo stava chiedendo lui.

Una sera in particolare i soldati presenti nella sala del trono seguitavano a scambiarsi occhiate confuse e preoccupate dietro le loro picche, mentre dal seggio reale giungeva il rumore basso e costante della voce del loro temibile padrone. Dall'angolazione sbagliata si avrebbe potuto cadere nell'inganno che Bowser stesse avendo una tranquilla conversazione con se stesso, ma guardando più da vicino sarebbe stato possibile scorgere il koopolotto seduto sul bracciolo a rosicchiare qualcosa e replicare disinteressato con monosillabi, apparentemente incoraggiando il padre che sembrava rispondergli a sua volta. In ambo i casi, era parecchio strano lo stesso.

Uno dei koopa venne infine convinto ad avvicinarsi con uno spintone deciso da parte del resto delle guardie, restando sempre più perplesso e intimorito ad ogni passo verso il suo enigmatico sovrano.

« Ba? »

« Già. Triste, non è vero? È impossibile trovare gente che sa fare il proprio lavoro di questi tempi. Non è che mi lamento, meglio questo di niente. Certe di quelle volte mi vien voglia di appenderli alla parete come salami, ma sono sempre troppo buono. »

« Ba. »

« Mi hai letto nel pensiero. »

« Ehmm... Sire? » Racimolando tutto il suo coraggio, la recluta trovò l'ardire di parlare, ma rimpianse immediatamente di essersi addentrata nel raggio di azione del drago non appena ricevette uno sguardo molto duro per essersi intromessa con cotanta indelicatezza.

« V-volevo solo chiedervi... Riuscite a capire quello che vi sta dicendo? » sputacchiò fuori la domanda sperando di non venir castigato per la sua impudenza.

« Chi? »

« Il Principino Ludwig. » Evitò per un soffio di aggiungere un esasperato “chi se no?!” che avrebbe potuto rivolgere a chiunque altro, ma sicuramente non al mastodontico (e potenzialmente folle) sovrano che gli sedeva davanti e lo torreggiava di diverse spanne.

« Ah, lui? » Questi girò il grosso muso per un secondo verso il soggetto in questione, scrutandolo indecifrabile, per poi riportare lo sguardo sul koopa che stava sudando freddo. « Non ne ho idea. »

« Baa. »

« Non sta parlando con te, Lud. »

Il soldatino si levò di torno ancora più confuso di prima, una volta congenato con un cenno distratto di una mano artigliata, e tornò in fretta a informare il gruppo di mandare qualcuno a chiedere consiglio al fido Kamek, in nome della salute mentale del re. Lo stesso venne di conseguenza spedito a forza nel laboratorio del consigliere e balbettando gli narrò dell'intera scena.

« Nulla di cui preoccuparsi » lo rassicurò lo stregone senza alzare gli occhi dai suoi alambicchi.

« Ne siete sicuro, signore? A me non ha fatto questo effetto... Forse dovreste parlargli. » Evidentemente si era spinto troppo oltre nel dare consiglio a un suo superiore, perché l'occhiata che ricevette in risposta non trasmetteva affatto apprezzamento per le sue ansie.

« Non è ancora il momento, soldato. Se hai consigli da sperperare, allora usali sapientemente per smacchiare i resti dello sfacelo che avete combinato giorni fa in mensa. Ci sono ancora tracce visibili sul soffitto e due mani in più faranno certamente comodo. » Detto ciò, lo invitò a chiudere la porta prima di andarsene e spargere la voce che non intendeva essere disturbato per altre sciocchezzuole del genere.

Anche se non vi era poi così lontano, Bowser non era ancora cotto a puntino. Il conto alla rovescia era ufficialmente iniziato e Kamek gli avrebbe dato un'altra settimana al massimo.


Nota d'autrice:

Ludwig: 273 – Bowser: 0

  
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