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Autore: idrilcelebrindal    11/10/2013    4 recensioni
Seguito de "L'Erede di Durin"
Kili e Miralys stanno insieme da un mese e, dopo tante traversie e momenti difficili, tutto sembra finalmente andare per il suo verso. Ma una nube minacciosa compare all'orizzonte e minaccia i loro progetti di matrimonio: le rispettive madri. A causa di una ruggine vecchia di oltre un secolo, le due volitive signore sembrano intenzionate a creare problemi al giovane Re di Erebor ed alla sua compagna. E ancora: Ori alle prese con una nana ninfomane, Dàin che rivela doti di scrittore satirico, una truppa di cortigiani indolenti, un nano molto raffinato, una spia poco fedele... anche dopo la Riconquista, la Montagna Solitaria è un posto molto interessante!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dìs, Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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11. La Corona dei Corvi
11. La Corona dei Corvi

Dìs si asciugò furtivamente una lacrima, indietreggiando di un passo per nascondersi dietro la grande mole di Dwalin che le stava a fianco. Lui la vide e le prese una mano, mettendosela sul braccio e dandole piccoli colpetti rassicuranti, mentre le sorrideva benevolmente.
La Nana non avrebbe potuto essere più sorpresa se le fosse comparso davanti Mahal in persona.

“Cos’è andato di traverso a mamma, che voi sappiate?” chiese Gràin a mezza voce.
“Perché, le è successo qualcosa? A me sembra la stessa di sempre,” rispose Nàin. Il fratello sospirò, poi, pazientemente, fece notare a Nàin che di solito la loro madre, pur essendo poco trattabile, non sembrava un drago sputafuoco con il mal di denti. Nàin ridacchiò.
“Io non ci vedo molto di diverso dal solito. Quando guarda me, sembra sempre un drago con il mal di denti!”
Lois intervenne, sbuffando.
“Ma voi non ascoltate mai i pettegolezzi?”
“No,” rispose Nàin sinceramente stupito.
“Io di solito sì, sono molto istruttivi,” ribattè Grain, “ma questa volta mi sfugge qualcosa. A proposito, che fine ha fatto il caro fratellino? Forse ha qualche cosa a che fare con il malumore di mamma?”
“Sì e no” rispose Lois. “Effettivamente Eldris non ha gradito di dover essere accompagnata nella sala, davanti al più grande assembramento di personalità importanti dopo l’Ultima Alleanza, dal cugino Nàr, che si avvicina ai trecento anni e fatica a reggersi in piedi; il quale, oltre tutto, indossava un vestito il cui colore faceva a pugni con quello di lei. Pare che Elder  non si senta bene; secondo la mia cameriera, gira voce che abbia avuto una lezione di scherma dal cugino Dwalin.”
Nàin fischiò, mentre Gràin si strozzava con la propria saliva.
“Ma è impazzito? E’ un miracolo che sia ancora vivo!”
“Mamma finirà il lavoro iniziato da Dwalin…” rise Nàin.
“Però hai detto ‘sì e no’, Lois,” rammentò Gràin. “Cosa intendevi?”
“Hai visto Dìs, marito mio? E’ la madre dello sposo.”
“Lo so che è la madre dello sposo, e l’ho vista beni…” Gràin spalancò gli occhi. “Ma non era… cosa.. allora lei…” guardò il sorriso malizioso della moglie e gli angoli della bocca gli si sollevarono; poi si piegò in due, colto da un irrefrenabile attacco di risate, tra le occhiate di riprovazione dei suoi vicini.
“Qualcuno mi spiega perché ride…?” fece Nàin in tono lamentoso.

Il più assoluto silenzio era caduto nella sala.
Sulla piattaforma c’era ora Balin, in qualità di più anziano esponente della Casa di Durin. Tutti gli altri discendenti di Durin erano schierati in semicerchio. Dalle profondità di Erebor cominciò a risuonare, ritmicamente, il rumore del martello che batte sull’incudine. L’acustica era tale che il suono raggiungeva ogni angolo della maestosa sala.  Tutto intorno alla  piattaforma, con un rumore di pietra che  striscia sulla pietra, si aprirono cavità in cui ruggiva il fuoco, e contemporaneamente, tutte le lampade si spensero, finchè il salone fu illuminato solo dalla luce rossastra del fuoco.
“Onoriamo i nostri antenati,” gridò Balin, nel silenzio; e la sua voce fu come un richiamo nella notte.
“Durin il Senzamorte!”
“Onore a lui!” risposero i presenti. Un torcia sfolgorò nell’oscurità; un guerriero completamente armato emerse dal buio, percorse lentamente la sala e si fermò alle spalle di Balin. L’anziano cerimoniere proseguì nominando tutti i Re discendenti di Durin; e quando veniva pronunciato ogni nome, si accendeva una torcia ed un nuovo guerriero si aggiungeva a quelli già schierati dietro Balin.  Il martello continuava a risuonare dal buio, e sembrava provenire da mille direzioni e da nessuna. Così per Thrain I, che portò i nani ad Erebor per la prima volta;  per Thror, e poi…
“Thorin II, Scudodiquercia, che ci ha riportati a casa!” una torcia si incendiò proprio sopra la piattaforma, illuminando un ultimo guerriero con una sfolgorante armatura; e un cerchio di torce rischiarava ormai il centro della sala. 

Dal semicerchio dei Durin si vide emergere un’alta figura.
Avanzò e salì sulla piattaforma, fermandosi a pochi passi da Balin; lì si girò a fronteggiare i presenti. Tutti videro che portava a tracolla il fodero di una spada. La sua voce si levò alta e sicura, giovane ma senza età.
“Sono Kili, figlio di Jeli, principe di Erebor,  della stirpe di Durin per mezzo di Dìs, figlia di Thrain, figlio di Thròr! Rivendico il trono dei miei antenati!” Nel silenzio assoluto,  si udì il rumore di una spada che veniva sguainata;e  i presenti videro che la spada nelle mani del giovane Nano era quella elfica che aveva ucciso Bolg. Il fuoco accendeva sulla lama  scintillante intensi bagliori.
“Qualcuno contesta il mio diritto ed il mio potere?”
Dopo pochi secondi di  silenzio, fu Balin a dare la risposta rituale.

“Tuo il diritto, tuo il potere! A nome di tutti, io, il più anziano della Casa di Durin, lo attesto e lo sostengo!”

In quel momento, dai ranghi dei Durin si fece avanti Dìs, che reggeva su un cuscino la Corona dei Corvi. Recuperata aul campo di battaglia di Azanulbizar dopo la morte di Thròr, era stata nascosta dalla famiglia nelle Montagne Azzurre, ed affidata alla custodia di Dìs. La Nana l’aveva portata con sé fino ad Erebor.  Kili posò il ginocchio a terra, e Balin gli pose  in capo la corona.
“Alzati, Kili della stirpe di Durin, Re sotto la Montagna!” Il giovane Re si alzò e si voltò; tutti i Nani nell’immensa sala con un unico movimento, piegarono il ginocchio davanti a lui, mentre i presenti di altre razze rendevano omaggio secondo le loro usanze.  Kili sorrise, e si levò un oceanico applauso.

Il giovane Re indicò loro di alzarsi, e poi sollevò una mano per chiedere silenzio.
“Gente di Durin! Questo è l’inizio di una nuova Era! È  l’inizio del nostro ritorno alla grandezza! Erebor sarà di nuovo il più potente Regno dei Nani della Terra di Mezzo!”
Un altro boato di applausi e urla lo interruppe.
“Questo sarà un nuovo regno! E come primo atto del mio Regno…” tese una mano verso Miralys, nel semicerchio dei Durin come le competeva. Lei lo guardò, un po’ disorientata, ma Dìs fece qualche passo verso di lei.
“Vai da lui, forza! Ha ancora qualcosa da fare…”
Miralys la guardò ancora perplessa ma fece come le aveva detto: si avvicinò al marito e prese la mano che le veniva tesa.
“Da moltissimo tempo Erebor non ha una Regina. Ed anche quando l’aveva, non è mai stata  tradizione che avesse un ruolo ufficiale. Le cose cambieranno. Quindi…”
Si guardò un attimo intorno e trovò, a pochi passi, una sorridente Bleis che reggeva un cuscino.
“Amore,” sussurrò “non sorprenderti troppo, d’accordo?”
“Amore,” sibilò lei in risposta “avresti potuto avvisarmi…” poi lo guardò; lui sorrideva nel suo solito modo irresistibile e lei e non potè fare a meno di ricambiare.
Kili prese dal cuscino di Bleis una fascia d’oro e smeraldi e la pose sui riccioli biondi della sua sposa; poi la prese per mano e la fece voltare verso il pubblico.
“Ammirate la Regina di Erebor!”
Fra gli applausi, in mezzo ad un oceano di visi festanti, Miralys riuscì a ignorare l’unica persona che non sorrideva. Eldris aveva l’espressione di chi aveva appena addentato un limone particolarmente aspro.

Il banchetto fu di quelli che vengono ricordati per generazioni. Lunghe file di tavoli affollavano tutto lo spazio disponibile,  e scricchiolavano sotto il peso delle cibarie: Bombur aveva superato se stesso ed ora, a capo tavola, si godeva i frutti delle sue fatiche, senza per questo perdere di vista l’andamento del banchetto. Una squadra di giovani aiutanti si occupavano di eseguire i suoi ordini e di tenerlo costantemente rifornito di viveri… senza mancare di approfittarne loro stessi, da bravi Nani.
Il vino e la birra scorrevano a fiumi, e nello spazio circolare in mezzo ai tavoli, chi voleva ballava al ritmo di un’orchesta i cui membri si davano spesso il cambio, per non perdersi nemmeno una delle innumerevoli portate.

Dori e Nori, fianco a fianco, osservavano il fratello minore, costantemente assediato da un nugolo di giovani nane. Il più anziano stava quasi per soffocarsi con la birra.
“Ma… ma… non capisco! Cos’è successo al mio piccolo Ori..? Così timido, innocente, e…”
“Innocente non lo è più di certo!” ridacchiò Nori, che aveva superato meglio la sorpresa. Del resto era un uomo di mondo, e dopo una breve ma seria chiacchierata con il fratello minore si era reso conto che Ori non correva il rischio di diventare vittima di qualche disavventura. “Lo abbiamo sottovalutato, credi? Tutta la parte maschile della Montagna si chiede ‘ma cos’ha lui che io non ho?’ Evidentemente quelle femmine lo sanno!”
“Ma… ma… ma lui non sta con…”
Nori gli mise una mano sul braccio, attirando la sua attenzione su un movimento repentino alla sua sinistra.  Gleis si era alzata con aria decisa dal suo posto a tavola e si era avviata verso il gruppo formato da Ori e dalle sue ammiratrici. Mani sui fianchi, si fermò a circa due metri di distanza e disse qualche parola, che i due fratelli non riuscirono a cogliere. Le nane si sparpagliarono come uno stormo di oche inseguite da un cane, mentre Gleis infilò la mano sotto il braccio di Ori e lo condusse via. Sul viso del piccolo nano era comparsa un’espressione estasiata.
“Per Durin! Sembra che gli abbiano regalato tutto l’oro di Smaug!” bofonchiò Dori, tra il sorpreso e il disgustato.
“Di sicuro Gleis è più divertente di tutto l’oro del mondo…” disse Nori con uno strano tono distratto.
“Sarà anche così, ma insomma… chi avrebbe pensato che… sembra ieri che lo tenevo in braccio! Ah, come passa il tempo, vero, Nori?... Nori?”
Dori si voltò, ma nel breve spazio di una frase, suo fratello era sparito.
Sospirò e tornò a cercare consolazione nella sua birra.

“Vieni,” sussurrò Miralys, “voglio fare qualcosa.”
Kili la guardò stupito.
“Adesso?”
“Sì. La festa sta andando avanti benissimo, possiamo sparire per qualche momento. Non possiamo aspettare, questi fiori appassiranno, e in qualche modo… non mi sembra giusto.”
Si alzarono rapidamente, ed uscirono, sorridendo e salutando con la mano.
“Ah… ragazzi!” sospirò Balin, attaccando l’ennesimo boccale di birra.

“Ma dove vuoi andare?” chiese il giovane Re.
“Vedrai.” Miralys lo prese per mano e lo guidò attraverso corridoi e scale, sempre più giù. Alla fine, la destinazione fu chiara, e Kili tacque commosso.

Come sempre, le torce ardevano nella cripta. I due giovani avanzarono, sempre tenendosi per mano, fino alla tomba di Fili. In silenzio, Miralys posò il suo bouquet sul petto dell’immagine sul sarcofago, poi indietreggiò di due passi.
“Vorrei tanto averti conosciuto,” disse. “Mahal non ha voluto che ciò accadesse, ma sono sicura che mi puoi sentire.” Kili, appena dietro di lei,  con il cuore in subbuglio, sentiva le lacrime bruciargli gli occhi.
“Volevo dirti che puoi stare tranquillo. Mi prenderò cura di lui con tutta me stessa; so che non smetterà mai di sentire la tua mancanza, e che questo vuoto non potrà mai essere colmato… ma ti prometto che gli darò tutto il mio amore, e lo aiuterò a ricominciare a vivere.”
Si interruppe; due braccia forti l’avevano avvolta, e si trovò stretta al petto del marito. Kili chinò il capo sulla sua spalla, accostando la guancia alla sua, e Miralys sentì le labbra di lui coprirla di piccoli baci.
“Tu mi hai già ridato la vita,” sussurrò il giovane Re, “senza di te… non oso pensare cosa sarei.”
Lei si girò nel cerchio delle sue braccia, e lo strinse a sua volta, senza parlare.
Ed improvvisamente, Kili lo avvertì: una brezza leggera, un lieve sentore di fumo di pipa…una presenza, dietro di lui, così familiare… resistette alla tentazione di voltarsi, chiuse gli occhi ed affondò il viso nella chioma profumata della sua sposa.
Io sono con voi, fratellino, sempre e dovunque.

Era  tardi, ormai. Miralys e Kili avevano raggiunto gli appartamenti reali, seminando con decisione un codazzo di Nani annebbiati ed ubriachi. Nelle sale inferiori la festa sarebbe continuata a lungo, finchè anche gli ultimi irriducibili non avessero gettato la spugna… o fossero finiti loro stessi gettati sotto un tavolo.
Kili si appoggiò alla porta.
“Uffh! Finalmente è finita! Non ne potevo più… giuro che se domani qualcuno si presenta qui prima del tardo pomeriggio, finisce nelle segrete!”
Miralys ridacchiò. Si stava già liberando dei gioielli, non era abituata a portarne di così importanti. Passò quindi all’acconciatura.
“Aspetta, ti aiuto,” disse Kili, “adoro scioglierti i capelli.” L’impresa non fu delle più facili, ma alla fine, dopo aver eliminato un numero di forcine che Kili stimò sfiorare il centinaio, i riccioli di Miralys ricaddero liberi sulle sue spalle. Lui si fermò  a guardarla, incantato.
“Com’è possibile che diventi ogni giorno più bella? Dovresti essere esausta, io mi sento a pezzi, invece tu sei radiosa.”
Le circondò la vita con un braccio, dirigendosi verso la camera da letto.
Qualcuno era passato da non molto. L’ambiente era illuminato da lunghe candele profumate, tipicamente elfiche, e decorato di fiori. Su un tavolino, due bicchieri di delicatissimo cristallo intagliato ed una bottiglia.
“Ehi… che bella sorpresa!” disse Kili.
“Hai ragione, questi fiori sono bellissimi.”
“Veramente mi riferivo all’idromele.”
Miralys rise, ma seguì Kili fino al tavolino. Il giovane Re prese la bottiglia e fece per versare il liquore nei bicchieri, ma all’improvviso si immobilizzò.
“Che c’è?” chiese lei, aggrottando la fronte. Avanzò per vedere cosa stava guardando Kili.
Sul tavolino, tra i due bicchieri, era posato un piccolo oggetto che brillava debolmente alla luce delle candele. Con gesti estremamente controllati, Kili posò la bottiglia ed allungò una mano verso l’oggetto; Miralys si accorse che le dita di suo marito tremavano leggermente. Subito preoccupata gli si avvicinò e gli posò una mano sul braccio.
“Cosa succede, amore? Cos’è quell’oggetto?”
Kili trasse un profondo respiro, poi chiese, con voce alterata:
“Quando sei venuta qui per l’ultima volta, Mira? L’hai mai visto?”
“Qualche ora fa, quelle scarpette mi stavano uccidendo, così le ho cambiate. Non c’era nemmeno iil tavolino.”  Miralys guardò l’oggetto che brillava nella mano di Kili: era un fermaglio per capelli, d’oro, semplice, evidentemente maschile, decorato con delle rune che lì per lì non riuscì a leggere.
“L’ho fatto cercare… Oìn mi disse che non l’aveva addosso, quando… quando lo ha pettinato. Avevo pensato che l’avesse tolto per indossare l’elmo, ma nella nostra stanza non c’era… non ricordo assolutamente se l’aveva quando… certo non ho controllato!”
Kili era sconvolto. Pallidissimo, senza fiato, guardava con gli occhi sbarrati quell’oggetto, che aveva visto per l’ultima volta a disciplinare una chioma bionda, molti mesi prima.
Miralys ascoltava, altrettanto scossa. Vedeva ora che le rune formavano il nome di Fili; e che l’oggetto era identico a quello di mithril che Kili portava abitualmente, che recava inciso il suo nome.
“E’ come il tuo…” Kili annuì.
“Sì… abbiamo spesso avuto oggetti uguali, lui d’oro, io di mithril. Lo zio teneva alle tradizioni. L’oro è per il  principe ereditario, il mithril per la famiglia reale. Era scomparso… l’ho fatto cercare per mesi, alla fine ho pensato che l’avesse perso sul campo di battaglia…”
Si guardarono allibiti.
“L’avranno trovato e te l’hanno riportato,” azzardò Miralys.
“Ma chi, e come, dove? Perché restituirlo adesso?”
“Beh, non deve essere difficile scoprire chi ha lasciato qui questo oggetto, le guardie fuori sapranno certo chi è entrato.”
Senza una parola, Kili uscì a parlare con le guardie; al suo ritorno aveva uno sguardo serio.
“Allora?”
“Nessuno… dopo di te non è entrato nessuno, tranne due ragazze elfiche in compagnia di Bleis, con tavolino, fiori, candele…”
“Bleis avrebbe riconosciuto questo oggetto, ne sono sicura. Non possono essere state loro.”
Kili aprì le braccia e Miralys si strinse a lui. Lo sentiva tremare leggermente; poi il giovane Re trasse un profondo sospiro.
“Non faremo nessuna ricerca,” sussurrò. “Se la spiegazione emergerà da sola, bene. Altrimenti… “
Lo considererò un regalo di nozze, Fee.
 
NdA Allora! Piaciuta l’incoronazione? Che fatica inventarsi qualcosa di originale! Ero stufa del solito “Dio me l’ha data e guai a chi me la tocca!”
  
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