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Autore: Rowena    11/10/2013    2 recensioni
Ha portato lui Lauda in Ferrari. L'ha visto crescere e diventare la stella della scuderia, con il titolo mondiale dell'anno scorso. Ed ora è rimasto lui a ripartire, in questa maledetta domenica, mentre il suo compagno lotta tra la vita e la morte in ospedale.
Tre mesi infernali dal punto di vista di Clay Regazzoni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clay Regazzoni, Niki Lauda, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Attendere in ospedale è snervante per chiunque, ma quando è il campione del mondo a finire sotto i ferri per ustioni tanto gravi, nessuno riesce a stare fermo.
L'unica che finora ha avuto il permesso di entrare per il momento è Marlene, che esce soltanto per fissare tutti con uno sguardo rabbioso come a intimare di non avvicinarsi troppo. I medici non osano ancora pronunciarsi, ma la signora Lauda ha già messo in chiaro che non ha intenzione di ammettere nessuno nella stanza del marito se non i parenti – senza preoccuparsi troppo di nascondere che non è neanche molto entusiasta della presenza della famiglia di Niki.
Capita, quando l'uomo che ami è abituato a lottare contro le tradizioni e le aspettative legate al proprio cognome per inseguire il proprio sogno, al punto di dover indebitarsi per guidare una monoposto. I parenti che si sono rifatti vivi quando Niki ha ricominciato ad avere successo non le sono simpatici.
È una donna incredibile, Marlene. Clay la fissa in silenzio, tenendosi al di là del separé di vetro che divide le camere dei grandi ustionati dal corridoio, e lei sostiene il suo sguardo con fermezza ogni volta che esce per aggiornare il fratello di Niki su come procede l'intervento dei medici.
Quando la porta si apre, i rantoli del campione spezzano un silenzio greve, ma solo per caricare di altra angoscia i presenti.
Camminare in circolo non aiuta. I compagni della Ferrari nemmeno. Audetto è giù a tenere a bada i giornalisti, che non sembrano disposti ad abbandonare il pronto soccorso. Luca sta usando il telefono pubblico sul piano per conferire con il Commendatore e discutere la strategia per le prossime gare, man mano che ci sono aggiornamenti sulla salute di Niki.
“No, per ora è stabile ma delira, febbre alta… Ha i polmoni pieni di esalazioni di benzina, è un casino” lo sente dire Clay dal fondo al corridoio. “Ho controllato il regolamento, non possiamo mettere sotto contratto un nuovo pilota fino a settembre, e non abbiamo sostituti in scuderia che possano già gareggiare.”
Se lo sentisse Marlene, sarebbe morto. Clay scuote la testa e torna verso il vetro, anche se non può fare a meno di tenere le orecchie tese per cogliere il resto della conversazione. “Reutemann? Ti piace? Ha fatto molto bene nella scorsa stagione, lo so, ma quante gare ha concluso quest'anno? Sono poche, tre, ed è andato a punti solo in una di queste, senza nemmeno arrivare al podio. Ne sei convinto, Enzo? Lo so che sei tu il capo, non fare lo stronzo con me” continua Luca scaldandosi un poco, prima di abbassare subito il tono della voce. Le suore che prestano servizio come infermiere potrebbero cacciarlo fuori per molto meno.
È una bella lotta tra teste di cazzo, pensa Regazzoni scuotendo il capo, mentre cerca di ricordare cosa ha fatto Reutemann nella stagione. I dati commentati da Montezemolo sembrano corretti, anche se l'anno scorso Carlos è arrivato terzo in classifica, davanti a Hunt e a lui stesso. Un rivale che potrebbe rivelarsi molto scomodo, anche se non è ancora il momento di pensarci.
Marlene appare dalle scale accompagnata da un prete, brutto segno. Clay si chiede se Niki sia d'accordo, se preghi, se sia religioso. In tre anni non ne hanno mai parlato, è una questione troppo intima. Conoscendo il suo partner, che non vuole neanche parlare di fortuna in pista, è difficile crederlo capace di rivolgersi a Dio per chiedere una vittoria.
Inoltre, gli pare di ricordare che i Lauda si sono sposati in municipio, senza pompa magna né invitati, altro segno dello scarso interesse religioso di Niki.
Se il sacerdote è lì, dunque, le cose sono davvero gravi.
“Marlene…” dice quando la donna gli passa accanto.
“Clay, adesso no” lo zittisce lei sgarbata, prima di sospirare e rilassarsi un attimo. Un cenno al prete per indicargli la camera di suo marito, così da rimanere sola con il pilota. “Sono in balia di questa banda di sciacalli e dei medici che si esprimono in termini incomprensibili, per cui adesso no, ti prego. Se torno a essere gentile con te, crollerò a piangere come una sciocca. E Niki…”
“Ti sgriderebbe come una bambina, lo fa anche con me” conclude per lei il pilota, sorridendo appena. “Volevo solo dirti che non sei sola. Se posso darti una mano, ne sarei ben felice.”
“Grazie, ma… So che vuoi stare vicino a Niki, ma non sono sicura che lui voglia farsi vedere nello stato in cui si trova al momento. Non hai visto le sue ustioni, sono terribili, e da quello che mi dicono i medici sono la cosa di cui non dovrei preoccuparmi.”
Clay annuisce, comprendendo cosa angustia la donna, e cosa vuole dire. “Lui non vuole farsi vedere debole, mai, lo so. Allora rimango finché non si sveglia, d'accordo?”
“Va bene. Gli dirò che sei qui, comunque” acconsente Marlene, prima di indurirsi di nuovo. “E di' a quello stronzo del tuo capo che non potrà vederlo almeno finché non sarà dichiarato fuori pericolo, mi sono spiegata? Non voglio discorsi di contratti, di corse o di stupidi punti nella sua stanza.”
Clay sospira, sapendo che questo sarà possibile solo per poche ore. Marlene, come la maggior parte delle mogli dei piloti, conosce l'interno dei box e delle scuderie quasi esclusivamente dai racconti di Niki. Prima che s'incontrassero a quella festa in Trentino, le sue conoscenze della Formula 1 erano limitate alla vita mondana di certi personaggi carismatici, come Hunt, o Andretti… O lui stesso, che non ha mai disdegnato party e bisbocce.
Deve ancora capire che, se i piloti sono definiti gladiatori da alcuni cronisti, non è solo perché sono prestanti e si sfidano in un gioco potenzialmente mortale: è anche per la rapidità con cui un campione può essere deposto e dimenticato, se perde il favore del patron della scuderia e nessun altro lo ingaggia.
Vorrebbe spiegarle che uomo è Ferrari e che, anche se si comporta da stronzo qual è, rifiuta di assistere ai gran premi da quando ha perso alcuni dei suoi piloti negli anni '50 ed è stato accusato di averli messi volontariamente in pericolo. E che la scuderia è un po' una strana forma di famiglia molto esigente, un gruppo con tante pretese, che offre solo di rado seconde occasioni, e che anche se si sta già cercando un rimpiazzo tutti sono preoccupati per la salute di Niki e si augurano che si riprenda completamente e in fretta. Marlene però non ha bisogno di questi discorsi adesso, ma solo di un amico che annuisca e si occupi della vita professionale del marito mentre questo lotta per non morire.
“Riferirò a Luca che fai molta più paura di Enzo Ferrari, è un argomento che non si può sindacare” dice in un blando tentativo di scherzo, più a se stesso che alla donna.
Anche se non sa quanto a lungo potrà servire.
Lei annuisce e richiude la porta, creando di nuovo una separazione fisica tra la vita privata di Niki e il mondo che lui ha scelto come sua professione. Chissà se il campione aveva previsto questo protocollo d'emergenza, col suo essere calcolatore…
Pensando alla famiglia del suo compagno, Clay non può fare a meno di pensare alla propria. Maria Pia è a casa con i bambini, e lui deve chiamarla: non se l'è sentita di telefonarle dai box, l'atmosfera era così cupa che gli ha impedito di fare il numero.
Non che l'ospedale in cui il suo partner lotta per la vita sia un luogo allegro, ma ora la presenza così forte della morte lo spinge a ringraziare per non essere lui in un letto di degenza.
E ora che Luca ha finalmente smesso di litigare con il Commendatore, il telefono è libero.
Compone rapidamente il numero di casa, e quasi non sente nemmeno il primo squillo che la comunicazione è già agganciata.
“Maria Pia?”
“Eccoti, finalmente! Abbiamo seguito il gran premio, stai bene?”
“Io sì, non stare in pena, ho solo un gran mal di testa per tutte quelle rotazioni su me stesso”, commenta con leggerezza. “Non rientrerò tanto presto: sono in ospedale, per Niki.”
“Ah, già” il tono di sua moglie si fa subito più freddo, senza neanche provare a nascondere quanto Lauda non le piaccia, nemmeno in un frangente tanto delicato. “Pensi che ce la farà?”
Il bollettino medico non servirebbe, e Clay è stanco di sentire giudizi sul destino del suo amico: “Non lo so, ma è parecchio malconcio.”
Lunga pausa, troppo lunga.
“Maria Pia?”, ripete il pilota, allontanando anche la cornetta dall'orecchio come a verificare che funzioni ancora.
“Ci sono ancora”, dice lei quasi sbuffando. “Ha davvero provato ad annullare la corsa? Lo hanno detto al telegiornale.”
Clay annuisce automaticamente, senza pensare che la moglie non può vederlo, così riassume rapidamente cos'è accaduto prima della partenza.
“Aveva paura, e ragione; la pista era spaventosa”, conclude con un tono stanco. Quanto pagherebbe per poter apparire a casa, accanto alla sua donna, buttarsi con lei sotto la doccia e poi a letto. La giornata si sta rivelando massacrante e infinita, e da solo non ce la può fare.
“Ora almeno la Ferrari tornerà a concentrarsi su di te.”
Clay si passa una mano sugli occhi; anche per questo ha rimandato la telefonata a casa, in realtà. Sua moglie è furibonda per come viene trattato in scuderia, e lui lo capisce: quando Ferrari lo ha contattato, il contratto che gli ha proposto lo vedeva come numero uno del team, e lui ha richiesto di portarsi dietro Niki come secondo. Ma ora che il campione è Lauda, la sua posizione si è fatta più precaria, e l'ingegnere tende a dare poco affetto a chi non porta a casa vittorie e punti importanti.
“Non è questo il momento per discuterne” sussurra nella cornetta a chiedere rispetto per il suo partner in fin di vita.
Maria Pia sospira a casa: “Va bene, è stato inappropriato, ma vorrei vederti di nuovo come pilota di punta, è un crimine?”
Sì, vorrebbe rispondere Clay, se ciò richiede la morte di Niki. Ci sono piloti che sacrificherebbero tutto per un titolo mondiale, ma lui non è mai stato tra questi. Il suo rapporto con il compagno di scuderia è fondamentale per correre, anche se questo gli ha rubato la prima piazza.
“Non ti ho chiamato per parlare di lavoro”, replica con più freddezza di quanto vorrebbe, “ma per sentire te e i bambini, e farvi sapere che sto bene.”
“Ho mandato i ragazzi a giocare fuori, il tuo incidente li ha turbati.”
“Ma se è stato una sciocchezza, in confronto a quello di Niki!”
Il pilota prevale sul padre, come spesso accade. Per questo non parla mai dei suoi incidenti, in famiglia. Sa che le persone a lui care si spaventeranno sempre a ogni sua sbandata, a ogni testacoda, e che a nulla varranno le sue rassicurazioni su quanto sia stato stupido ciò che gli è capitato, per cui in genere evita di litigare.
“Sono i tuoi figli, Clay, è ovvio che si preoccupino per te e non per il grande Niki Lauda”, lo rimbecca Maria Pia un po' acida. “Anche se Gianma gli fa tanti auguri per una pronta guarigione.”
Gian Maria. Il pensiero del suo piccolo ferrarista di nove anni, candido e di buon cuore, lo commuove. Anche se questa telefonata sta diventando sempre più assurda.
I Lauda non piacciono molto a sua moglie, che non sopporta soprattutto il rigido codice di condotta che Niki si autoimpone nella vita: le dà fastidio che non abbia neanche mai provato a legare con la famiglia Regazzoni, o che non condivida un pasto o una serata con il compagno di squadra e sua moglie. I primi tempi alla BRM, Maria Pia invitava spesso Niki a cena, per fare nottata com'erano soliti quando i bambini erano a casa coi nonni, e rimaneva male a ogni rifiuto.

Non sei tu, cara, è che Mays e Berthon per questa stagione hanno ingaggiato un robottino che va a letto alle nove e si alza alle cinque, con gran scorno dei meccanici.

Sono giù passati tre anni, ma Maria Pia si è legata al dito l'atteggiamento freddo di Niki nei suoi confronti, e non perde occasione per lamentarsi. In questo è molto simile a Hunt, pensa Clay. Sua moglie sperava di lasciarsi Lauda alle spalle, tornando in Ferrari, ed era incredula quando lui ha chiesto di poter tenere il suo secondo anche a Maranello.
Per coronare l'incredulità con un gran te l'avevo detto che quello puntava a farti le scarpe, quando Niki ha vinto il mondiale.
“Ascolta, rimango qui finché le condizioni di Niki non si stabilizzano”, cerca di chiudere Clay, sentendo il telefono pesantissimo. “Passerò la notte qui in albergo, a questo punto, e domani verrò a casa.”
“E quanto ti fermerai? I test a Maranello riprendono quando, martedì?”
“C'è da capire cosa vuol fare il Commendatore, la riassegnazione del gran premio di Spagna a Hunt non gli è andata giù, e con la FIA che ancora non si è pronunciata sulla Gran Bretagna… Temo voglia fare un colpo di mano”, spiega abbassando la voce Clay. Luca non approverebbe fughe di notizie, neanche con i familiari.
Se fosse solo per la Spagna, il pilota riterrebbe il suo patron un pazzo, ma anche quel mulo di Enzo Ferrari sa che non avrebbe senso fare tanto clamore per diciotto millimetri di larghezza, anche se la questione ha tenuto a lungo Hunt sulle spine, rendendogli più difficile concentrarsi, come hanno dimostrato i due ritiri successivi. La Gran Bretagna è una questione diversa: Hunt non aveva diritto di tornare in pista con la macchina riparata, ma gli è stato permesso solo perché correva in casa, un favoritismo fastidioso per chiunque, non solo per il computer Niki Lauda. Anche perché ci sono piloti, come lo stesso Clay, che non hanno mai occasione di sfruttare lo stesso vantaggio, non avendo una corsa nel proprio paese d'origine.
E l'arroganza di Hunt e le sue pretese di essere nel giusto, quando la questione viene sollevata, farebbero venire voglia a chiunque di infilargli la macchina ufficiale su per il culo. Seguita dal muletto.
Maria Pia però scarta la possibilità del ritiro per protesta, certa che sia una follia troppo pericolosa: “Se Ferrari fosse furbo, ti metterebbe dietro un pilota senza ambizioni dirette che faccia da tappo per Hunt e gli altri… Farebbe gareggiare te per il titolo mondiale.”
“Sono troppo indietro, Maria Pia, con sedici punti e una sola vittoria finora non vado da nessuna parte. Posso solo aiutare per la classifica costruttori.”
“E se la Ferrari sarà di nuovo la scuderia numero uno al mondo, sapranno chi ringraziare.”
“Ora devo andare”, taglia corto notando che Marlene ha accompagnato fuori dalla stanza il prete. “Ti faccio sapere se ci sono novità. Dai un bacio ai bambini da parte mia.”
E riaggancia, senza riuscire a dirle quello che prova, senza sciogliersi. Marlene ha ragione: se chiunque di loro cederà adesso alla stanchezza e all'ansia, sarà una notte lunghissima.
Hanno fatto presto, si trova a pensare. La situazione sembra diventare sempre peggiore.
“Ha perso conoscenza?”, le domanda quando il sacerdote si è accomodato vicino hai parenti, cercando di capire perché sia stata imposta a Niki l'estrema unzione.
“No, è sempre sveglio. È sempre stato sveglio”, ripete incredula passandosi una mano sui capelli. Il suo chignon sembra sul punto di crollare, come tutti in sala d'attesa.
Clay rabbrividisce, chiedendosi se davvero la forza di volontà del suo partner sia infinita: “Fa paura anche in questa situazione.”
La donna annuisce in silenzio, poi lo lascia di nuovo fuori dalla sala interna, e va a sedersi vicino al fratello di Niki. I dottori poco dopo sfilano dalla camera, spiegando che bisogna attendere che le condizioni del paziente si stabilizzino, in un senso o nell'altro, per intervenire ancora. Hanno fatto tutto il possibile, dicono, bisogna soltanto attendere.
Ci vogliono ancora alcune ore perché il medico di guardia chiami Marlene e riferisca le prime parole comprensibili del campione del mondo dalla sua partenza sul Nürburgring.
Niki ovviamente non si smentisce mai, e dedica il suo primo pensiero al prete, mandandolo al diavolo con termini più coloriti.
Sono ancora vivo, gli fa sapere. Un messaggio per tutte le persone che sono lì, e non soltanto.
Il sacerdote si alza: incredulo e pallido per la scortesia di quello che credeva un moribondo, lascia la sala d'attesa, probabilmente offeso a morte. Luca lo segue e scende le scale con lui, forse per assicurarsi che non rilasci dichiarazioni prima del tempo, forse per comunicare di persona la notizia che il campione del mondo sembra fuori pericolo.
Marlene non se ne accorge nemmeno, è già corsa nella stanza del marito, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
“Ci avrei giurato che non avrebbe gradito il prete”, commenta sotto ai baffi Clay, senza parlare a nessuno in particolare, scuotendo la testa per nascondere le proprie lacrime.
Che faccia da culo, quello stronzetto.







Angoletto dell'Autrice: Buongiorno a tutti, eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo! Fanno la loro prima apparizione Marlene e, riprendendo una delle scene più epiche del film a mio parere, Niki, anche se ci vorrà ancora un po' di tempo perché sia partecipe in maniera più attiva nella storia.
Sui personaggi "inventati", che non ci sono nel film: ho cercato più informazioni possibili sulla famiglia di Regazzoni, e ho trovato un'intervista abbastanza recente rilasciata da Maria Pia in memoria di Clay in cui ammette che Lauda non le piaceva molto per il suo stile di vita solitario e poco comunitario con il resto della squadra, ma soprattutto perché lo riteneva un ingrato nei confronti di suo marito. Mi sembra una donna tosta e molto concentrata sulla famiglia, anche per le notizie sul trattamento spietato che ha riservato all'altra donna di Clay dopo che è morto. Comunque, senza fare gossip, vado avanti.
Uno degli aspetti che si sono visti di meno nel film è sicuramente la scelta della Ferrari di boicottare il mondiale post-Germania per il favoreggiamento di Hunt in GB, con la mancata partecipazione al GP d'Austria. Trovo curioso che Howard si sia concentrato sulla questione della Spagna, che effettivamente fa abbastanza ridere, e non sulla Gran Bretagna, dove Hunt fu palesemente avvantaggiato dal giocare in casa (e la protesta della Ferrari fu anche più legittima), ma forse non faceva abbastanza sensazione, o minava l'immagine di figo di Hunt, non so. XD
Qualcuno mi ha chiesto cosa fosse il muletto, nelle recensioni: è la macchina di riserva, che però è soggetta a regolamenti speciali e non si può utilizzare in gara se non in specifiche condizioni. In GB Hunt ebbe un incidente al primo giro proprio con Regazzoni (che prima tamponò involontariamente Lauda stesso, sigh, e poi Laffite. Clay, non eri agli autoscontri!): gara fermata e ripartita, Hunt venne riammesso con la macchina riparata, cosa improponibile per il regolamento, e per compromesso Clay e Lafitte rientrarono in gara col muletto, salvo essere poi squalificati durante la corsa, mentre Hunt fu lasciato correre e vincere. Mi viene facile immaginare Enzo Ferrari trasformato in un drago sputafuoco in quella situazione, sul serio.
Spero che le mie note non siano troppo pedanti, io amo la F1 e amo documentarmi per le mie storie, e così condividere quello che ho scoperto, però mi auguro di non diventare noiosa. Nel caso ditemelo, che non mi offendo!
Alla prossima settimana,

Rowi
   
 
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