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Autore: Hyrim    11/10/2013    2 recensioni
Il famosissimo romanzo di Alessandro Manzoni portato in scena come spettacolo di beneficenza da attori provenienti da tutto il mondo... Ovviamente le rispettive nazioni saranno lì, pronte a vegliare su tutto, pronti a risolvere qualsiasi problema...
Ma se il problema fosse proprio il mancato arrivo della compagnia?
Come faranno a mandare avanti la serata?
Beh, molto semplice: copione alla mano, un bel respiro e pronti ad affidarsi alle loro capacità interpretative e alla giusta direzione di Germania!
L'unico problema è... conoscono la storia? O ancor peggio, conoscono le parti degli altri compagni?
Riusciranno a salvare la serata seguendo il copione o improvviseranno?
Avanti! Lo spettacolo deve continuare!
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Camminava, il nostro Renzo F. Jones, per le strade della sua amata Lecco. Un’andatura che univa una visibile tristezza ad un’altrettanto evidente rabbia in uno strano strusciare di piedi lo trascinava avanti per la sua via, mentre nella mente riecheggiavano ancora stampate a fuoco le parole del curato Roderich Abbondio, impresse a fuoco nella sua testa.
Tornando dunque con la mente a quel colloquio, e più ci pensava più gli sembrava strano.
L’accoglienza fredda e confusionaria del curato, quel suo parlare stentato e allo stesso tempo impaziente, quei due occhi viola che continuavano a fuggire ad ogni tentativo di creare contatto visivo da parte del del giovine, ma soprattutto quel suo accennare a chissà quale gran complicazione senza però mai spiegarla chiaramente né tantomeno definirla… Tutte queste cose facevano pensare a Renzo che ci fosse sotto qualcosa di più grosso e di decisamente diverso da quello che il curato aveva tentato di fargli intendere.
Più di una volta il ragazzo aveva pensato di tornare indietro e mettere una volta per tutte Roderich alle strette.
Aveva appena deciso di farlo davvero quando alzando gli occhi vide Elizaveta Perpetua.
Ora, che il povero Renzo F. Jones non fosse poi un ragazzo così sveglio non c’è da intendere oltre… ma non era davvero così tardo da non cogliere al volo quell’occasione.
- Good morning, Pertpetua! Pensavo che quest’oggi avremmo festeggiato insieme… -
- Mah, quel che Dio vuole, mio povero Renzo. -
Rispose la donna dai lunghi capelli castani alzando gli occhi al cielo.
Renzo era assolutamente certo che sapesse qualcosa.
- Fetemi un piacere… Il curato ha fatto un’enorme confusione con certe ragioni che io, confesso, non conosco. Potreste spiegarmi voi meglio se… -
- Oh! Vi par forse ch’io sappia i segreti del Signor Austria!? –
“Segreti” … A Renzo era ormai chiaro che ci fosse sotto qualcosa. Era bastata anche soltanto quella parola, così si era già messo all’opera per scoprire il resto.
- C’mon, dude! We’re friends… Ditemi quel che sapete. Aiutate questo povero figliuolo! –
- Igen, Igen, ma non posso dir nulla perché… Ehm! Non so nulla! Non so assolutamente nulla!
Tuttavia… Quel che posso assicurarvi che il buon Signor Austria non vuole assolutamente far torto a nessuno. Né a voi, né a… - E qui ci fu una breve pausa – Nessun altro. –
L’Ungherese restò qualche secondo in silenzio. Sembrava come… preoccupata.
- lui non ha affatto colpa, mio buon Renzo. –
- Dunque ditemi, Perpetua! Chi dovrebbe avere questa colpa? –
- Vi dirò soltanto che il mio padrone è innocente. Lui non è come quei furfanti… Prepotenti… Birboni… Uomini senza alcun timor di Dio!!! –
- C’mon, dude. Tell me who. –
- Ah! Voi vorreste farmi parlare, eh!? Ma non posso parlare perché… Non so niente! Ve l’ho detto che non so niente! Perciò… Nem. Tempo perduto per entrambi. –
Così dicendo, si spicciò a scomparire dalla sua vista in tutta fretta e chiuse l'uscio. Renzo, rispostole con un saluto, tornò indietro pian piano, per non farla accorgere del cammino che prendeva; ma, quando fu fuor del tiro dell'orecchio della buona donna, allungò il passo; in un momento fu all'uscio di don Abbondio; entrò, andò immediatamente verso il salotto, dove l'aveva lasciato, lo trovò, e corse verso lui, con un fare decisamente adirato.
- So!? Chi è quel prepotente!? - disse Renzo, con la voce d'un uomo che è ormai deciso d'ottenere una risposta precisa - Chi è quel prepotente che non vuole ch'io sposi Lucia!? -
 - W-Was? Wer… Was?? - Balbettò il povero sorpreso, con un volto fatto in un istante bianco e floscio, come un cencio caduto fuori dalla cesta del bucato. E, pur brontolando, spiccò un salto dal suo seggiolone, per lanciarsi all'uscio. Ma Renzo, che doveva aspettarsi quella mossa, e stava all'erta, vi balzò prima di lui, girò la chiave, e se la mise in tasca.
- Ah! ah! Dude…  parlerà ora, signor curato? Tutti sanno i fatti miei, tranne che me. Voglio saperli, dammit, anch'io. Come si chiama costui!?
- Renzo! Renzo! Per carità, badate a quel che fate; pensate all'anima vostra!!
- Penso che lo voglio saper subito, sul momento -. E, così dicendo, mise, forse senza avvedersene, la mano sul manico del coltello che gli usciva dal taschino.
- Misericordia! - Esclamò Austria, con voce fioca. Il suo viso che diventava sempre più bianco.
- I wanna know. -
- Wer… vi ha detto...!? -
- Nope. Non più fandonie. Parli chiaro e subito. -
 - Mi volete morto!? -
- Voglio sapere ciò che ho ragion di sapere!! -
- Ma se parlo, son morto! Non vi importa la mia vita!? -
-  E’ proprio because I care… che le consiglio di parlare NOW. –
 Quell’ «ora» fu proferito con una tale energia, l'aspetto di Renzo divenne così minaccioso, che Roderich Abbondio non poté più nemmeno supporre la possibilità di disubbidire.
- Mi promettete… mi giurate… - Disse - Di non parlarne con nessuno, di non dir mai...?
 - I promise that, se lei non mi dice subito subito il nome di colui… -
A quel nuovo scongiuro, il povero Signor Austria, col volto, e con lo sguardo di chi ha in bocca le tanaglie del cavadenti, proferì: - Er ist Don… -
- Don…?? - Ripeté Renzo, come per aiutare il paziente a buttar fuori il resto; e stava curvo, con l'orecchio, chino sulla bocca di lui, con le braccia tese, e i pugni stretti all'indietro.
- Er ist Don Rodrigo!! –
Ci furono momenti di silenzio.
poi il viso di Renzo si contrì in un’espressione mista fra il dolore e la rabbia.
- Ah cane!! - urlò Renzo. - E come ha fatto!? Cosa le ha detto per... -
- Wie!? WIE!? - rispose, con voce quasi sdegnosa, don Abbondio, il quale, dopo un così gran sacrificio si sentiva in certo modo divenuto un creditore. - Come eh? Vorrei che fosse toccato a voi, come è toccato a me, che non c'entro per nulla; che certamente non vi sarebbero rimasti tanti grilli per la testa, caro il mio Americano!! –
 E qui si fece a raccontare, con colori terribili, il brutto incontro; e, nel discorrere, accorgendosi sempre più di una grande collera che nascondeva anche a se stesso, e che fin allora era stata nascosta come si doveva,  avvolta nella paura. Vedendo poi che nello stesso tempo Renzo, tra la rabbia e la confusione, stava immobile, col capo basso, continuò allegramente: - Avete fatto una bella cosa insomma! Un tiro mancino del genere a me!! Ad un uomo bene educato! Al vostro curato… In casa sua!! In luogo sacro!! Avete fatto una bella prodezza! Ciò ch'io vi nascondevo per prudenza, per vostro bene! E ora che lo sapete!? Vorrei vedere che mi fareste!! Mein Gott!! Non si scherza! Nein!! Non si tratta di torto o di ragione, si tratta di forza! E quando, questa mattina, vi davo un buon parere... Was!? Subito nelle furie! Io avevo giudizio Für mir und für dir!! Aber… come si fa!? Aprite almeno. Datemi la mia chiave… -
- Posso aver sbagliato, it’s true… - rispose Renzo, con voce addolcita verso don Abbondio, ma nella quale si sentiva il furore contro il nemico scoperto - Posso aver sbagliato, ma si metta la mano al petto, e pensi a come posso stare io… -
E così dicendo, si era tolto la chiave dalla tasca, ed era andato ad aprire. Roderich gli andò dietro, e mentre Renzo girava la chiave nella toppa,  gli si avvicinò con volto serio e ansioso, alzandogli davanti agli occhi le tre prime dita della mano destra, come per aiutarlo anche lui dal canto suo
- Giurate almeno... Bitte. – Gli disse.
- Posso aver fallato; e mi scusi, - rispose Renzo, aprendo, e disponendosi ad uscire.
 - Giurate... - replicò don Abbondio, afferrandogli il braccio con la mano tremante.
- …Posso aver sbagliato. - ripeté Renzo, muovendo qualche passo lontano da lui, per poi prendere ed uscire di colpo. Austria che fu costretto ad afferrarsi allo stipite della porta per non veir trascinato in terra tanta era la forza con la quale si era aggrappato.
Ripreso l’equilibrio… Ed un respiro di un ritmo decente, si adoperò a recuperare i suoi occhiali caduti in terra nello scossone e a pulirli con un fazzolettino candido come il suo viso paonazzo.

- P-Perpetua!!! Perpetua!!! - gridò don Abbondio, dopo avere invano richiamato il fuggitivo. Perpetua non rispose.
Molti avvenimenti erano cambiati… ma ancora una volta Roderich Abbondio non sapeva proprio come avrebbe fatto.
- …
Scheiße.-
Sibilò sotto voce poi, il fazzolettino che andava sotto gli spalancati occhi viola, ad accogliere le lacrime di terrore che gli avevano cominciato a bagnare il candido viso.
  
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