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Autore: Crona Lunatica    11/10/2013    0 recensioni
con questo principio convive Alexa Delini, e sarebbe facile se lei non fosse in realtà una vampira. Per questo, ha deciso di vivere nutrendosi di anziani in fin di vita alleviando così le loro pene, ma cosa succede quando uno di questi la morde?
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ stata una giornata orribile. Stavo leggendo un libro sul dondolo in giardino, quando il nonno, che stava potando la siepe, si è sentito male. Sono subito corsa a chiamare zio Giovanni, stava lavorando nei campi, quindi attraversai il prato a rotta di collo per arrivare prima alla piana. Lo zio ha lanciato a terra il rastrello ed è corso a casa, dove nonno Leonida giaceva a terra.
Subito abbiamo avvisato i soccorsi; e poche ore fa si sono portati via il nonno. Non so cosa gli sia successo, ma temo che sia grave. Ho così tanta paura! Da quando i carabinieri hanno arrestato i miei genitori il nonno e lo zio si sono presi cura di me, non voglio rimanere da sola; conosco la sorte dei figli dei malviventi: assistenti sociali! Io sono felice nella fattoria del nonno, non voglio andarmene. Oh, ma in fondo forse la colpa è di papà. Se non avesse lasciato acceso il telefono mentre scassinava quella stupida teca al Santa Giulia…Be’ a quest’ora non sarebbero dove sono. Ho sentito la porta aprirsi, che sia zio Giovanni?
 
19 novembre 2009, da qualche parte nel mare nei pressi di Lampedusa.
Dalla murata di una nave un giovane marinaio osserva il mare piatto come l’olio.
Quando sognava di fare il marinaio non aveva certo immaginato di diventare una specie di tecnico tuttofare a bordo di una nave hi-tech che non aveva nulla di esotico.
“Aspetta che riesca a raggiungere una buona posizione a bordo di questo computer galleggiante e io me ne vado! Altro che nave da carico, diventerò capitano di una nave da crociera, e passerò alla storia, sissignore, come il capitano del Titanic, be’ forse non proprio come lui, ma…” interrompe il flusso di pensieri notando una piccola imbarcazione che galleggia nella loro direzione. << Ci risiamo, un altro barcone di immigrati>> sospira. Quella povera gente fa chilometri e chilometri tra terra e mare vendendo tutto ciò che ha per comprarsi un passaggio nei ricchi paesi europei, prima fra tutti, l’Italia. Senza sapere a cosa vanno incontro si dirigono in un paese dove sperano di trovare una migliore prospettiva di vita, almeno prima di conoscere il pietoso stato di cose in cui vige. << Hei!>> grida il marinaio correndo dal capitano. << Cosa c’è?>> <>
<< Non possiamo certo lasciarli in mare a marcire, spero solo che quei poveracci non si siano trascinati una qualche malattia>> risponde il capitano; nonostante il carattere irascibile e piuttosto brontolone, Marco Doni, non è senza cuore, anzi. Ma l’attuale situazione del suo paese lo rende nervoso e gli fa temere in particolare per la sorte dei suoi due figlioletti. Il barcone fa acqua da tutte le parti, così vengono calate in acqua delle scialuppe per recuperare le persone a bordo; ma non appena i soccorritori si accostano alla barca rimangono come folgorati.
Il marinaio che ha scorto la barca si fa il segno della croce, mentre uno dei compagni sbianca in volto; sulla bagnarola sono ammassate almeno una trentina di persone morte. << Controlliamo che ci siano dei sopravvissuti>> dice qualcuno, ridestatosi dallo sbigottimento prima degli altri. I marinai si danno da fare e controllano i corpi ad uno ad uno. << Hei!>> esclama uno ad un tratto << Questa è ancora viva!>>. I marinai tirano un sospiro di sollievo. La sopravvissuta è una giovane donna sui vent’anni, ma nonostante i vestiti stracciati e il viso sporco i presenti notano immediatamente qualcosa di strano in lei. Non è un’immigrata come tutti gli altri, nonostante la sporcizia infatti ha un incarnato molto pallido, inusuale per le popolazioni dell’Africa settentrionale. “Più che una libica, sembra una dell’Est Europa” pensa il marinaio che le tiene sollevata la testa.
<< Portiamola sulla nave, prima che ci lasci le penne>> dice e detto fatto che la ragazza viene trasportata nell’infermeria di bordo.
 
E’ Natale! Il nonno è guarito nonostante l’infarto gli abbia lasciato la bocca storta. Ma l’importante è che sia vivo. Le zie fanno a turno per mantenere in ordine la casa e occuparsi di nonno Leonida, dal momento che zio Giovanni non può e io non riesco a sollevarlo dalla poltrona. Non mi dispiace, infondo ora i miei parenti hanno un motivo in più per stare insieme, oltre all’organizzare nuove rapine. Spero che vada tutto bene!
Quando mamma e papà avevano deciso il loro ultimo colpo volevano usare i soldi del ricavato per andare a vivere ai Caraibi. Quanto sognavo quel momento! Vivere in una bella casetta in riva al mare e passare le mie giornate a fare castelli di sabbia e bagni nel mare, e le ore più calde distesa su un’amaca a leggere un libro sorseggiando una bibita ghiacciata.
E avremmo potuto permetterci tutte le attrezzature necessarie per tenere il nonno con noi, magari con un medico personale…Ma ora sto divagando. Questi sono solo sogni infantili, e i miei genitori ora non possono più badare a me almeno per i prossimi trent’anni. Non è giusto! Non vedranno mai quanto sono abile come borseggiatrice! Anche il nonno ha cominciato così, e così rubò il cuore della nonna.
Lei era la figlia di un uomo possedente il titolo di conte e con un sacco di soldi, il nonno un giorno cercò di rubarle la borsa, ma non aveva fatto i conti con la caparbietà della nonna, che teneva sempre una borsa con il fondo rinforzato da una barretta di ferro per resistere agli aggressori.
Così aveva steso il nonno, immaginati la scena! Ma vedendo che era un ragazzo poco più grande di lei e dopo averci parlato, non ebbe il cuore di denunciarlo, così cominciarono a frequentarsi e ben presto diventarono una coppia di ladri inafferrabile! Magari fossi come la nonna, riusciva a disinnescare qualunque allarme, e il nonno? Che abilità! Con zio Giovanni, i tre avevano poi messo su la fattoria con il ricavato delle rapine (e dopo dieci anni di carcere). Che bei momenti dovevano essere!
Mio fratello mi racconta, o meglio mi raccontava spesso di come era bello qui con nonna Teresa. Peccato non essere nata allora!
Sotto l’albero di natale ho trovato un passepartout che apre qualunque serratura e un libro di Maurice Leblanc. Non potevo essere più contenta. Poi questa mattina, ho partecipato alla messa nella cappella della prigione con i miei genitori e ho fatto loro vedere il cappello di lana bianca che zia Francesca ha fatto per me. La mamma si è commossa vedendomi e lei e papà mi hanno abbracciato calorosamente. Spero tanto che li rilascino per buona condotta! O almeno agli arresti domiciliari, devono essere presenti alla mia maturità.
 
  
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