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Autore: ShanHoward    11/10/2013    1 recensioni
…e l’unica cosa che riuscii a dirle fu “mi raccomando se mai incontrassi i Muse…pensami”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo” mi rispose sorridendo…ormai rassegnata alla mia ossessione per loro.
Come potevo immaginare che quel giorno sarebbe stato più vicino di quanto pensassi???
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I need your love
 

Durante la notte cambiai posizione circa un miliardo di volte a causa di Matt, che non riusciva a stare fermo un solo attimo. Una volta tirava la coperta, un’altra mi rubava il cuscino, quella dopo ancora dormiva a braccia e gambe aperte.
Mi chiesi come diavolo facesse mia sorella a dormirci tutte le notti; perfino Buster o Teddi erano meno caotici.

Il mattino dopo, fui svegliata dal bussare alla porta. Inizialmente non volli alzarmi ma poi in qualche modo riuscii a sfilarmi dalle coperte ed andai ad aprire.


“Ehy, scusa se ti ho svegliata”
“Tranquillo Ethan è tutto ok” risposi
“C’è Matt per caso?” chiese
“Oh, si. Però dorme. Vuoi un caffè o un thè nel frattempo?” risposi facendolo entrare
“Un caffè grazie”


Chiusi la porta e ci accomodammo in cucina.


“Allora, a cosa ti serve Matt?” chiesi mentre preparavo il caffè
“Mi ha chiamato ieri per sapere del suo autista, visto che siamo nello stesso albergo”
“Ah, già”


Dieci minuti dopo, Chris apparve bussando al finestrino e gli feci cenno che la porta era solo accostata. Lui entrò e si sedette al tavolo dopo aver salutato entrambi.


Così gli raccontai la disavventura della sera prima e di come Matt avesse occupato il posto di 35 persone. Rise di gusto, fino a quando gli chiesi se gentilmente poteva andare a svegliarlo. Tentativo che si rivelò inutile; infatti qualche  minuto dopo, dalla porta spuntarono solo lui e Dom.  Si sedettero entrambi al tavolo con Ethan, discutendo su quello che avevano in programma di fare.


Nel frattempo io andai di là in camera a tentare di svegliare Matt. All’inizio provai scuotendolo leggermente; poi provai ad alzare il volume della voce; poi ancora gli tolsi le coperte di dosso ma niente di niente. Finché tentai il colpo finale…


“Matt, perdonami  mi è caduta la Glitterati!!!” dissi con voce allarmata
“Oddio! Dove, come, quando e perchè?” urlò alzandosi di scatto
“Finalmente ho la tua attenzione!” sorrisi
“Non farmi mai più uno scherzo del genere” disse respirando a fatica
“Scusa Matt, non ti sei svegliato con nient’altro”
“Prima il pianoforte, ora la Glitterati. Dico, ma sei fuori di testa?”
“Coraggio, renditi presentabile. Ti cerca Ethan”


Dopodiché tornai in cucina dove si parlava del recupero di tutta la roba lasciata nei camerini la sera precedente. Mi sedetti sulle gambe di Dom, e raccontai quello che era successo a me con quell’agente. Circa quindici minuti dopo, spuntò Matt con ancora il viso assonnato, si versò del caffè e andò a sedersi.


“La tua ragazza è un mostro” esclamò verso Dom che mi guardò scettico
“Gli ho detto che mi era caduta la Glitterati”
“Uuuuh. No, amore. Questo proprio non dovevi dirglielo”
“Ok, ma non capisco tutta quella rabbia”
“La rabbia è perchè ti sei presa la libertà di scherzare su una cosa importante!”
“Era per farti svegliare, Matt!”
“La prossima volta non farlo allora!!!”
“Se proprio vuoi parlare di libertà, un certo individuo a notte fonda ha preso e si è intrufolato sotto le coperte del nostro letto senza nemmeno chiedere il permesso” risposi calma
“Ok. Ok. Hai vinto tu”
“Non è questione di vincere Matt. Ho provato a svegliarti in tanti modi ma senza successo”
“Hai ragione, ho esagerato” … “Vieni qui” aggiunse allargando la braccia.


Mi sporsi sul tavolo per abbracciarlo, dopodiché ognuno andò a prepararsi per la piccola sosta allo stadio; per poi ripartire con i bus alla volta di Atlanta. Così Matt seguì Ethan per recuperare le chiavi, e ci dammo appuntamento nel cortile un’ora dopo.
Poi salimmo in macchina diretti a recuperare gli indumenti di scena che per via della nottata di festeggiamenti, erano rimasti lì. Entrammo tutti insieme e una volta recuperata la felpa ed il cellulare uscii dal camerino lasciando spazio a Matt, Chris e Dom.


“Bene! La ritrovo ancora qui”
“Oh, cavolo!” esclamai incrociando lo sguardo dell’agente
“Non le è bastato ieri sera?” chiese
“Veramente…”
“Stavolta non c’è nessun artista per cui eludere la sorveglianza” disse alterandosi
“No, no. Mi è bastato essere stata buttata fuori. Grazie mille!” risposi
“Appunto perchè l’ho fatto una volta, potrei farlo di nuovo”
“Questo perchè lei non ha voluto ascoltarmi per nessuna ragione”
“Non ho intenzione di ascoltarla di nuovo. Anzi, mi stavo chiedendo…”
“Si?”
“Mi chiedevo quale fosse il motivo per cui è di nuovo qui, oggi”
 

“C’è qualche problema?”  disse Dom, con il resto del trio al seguito
“Mi scusi signor Howard; stavo parlando con la signorina”
“Si, lo vedo” rispose
“Non si preoccupi la allontano io!”
“Ah, dunque era lei l’imprevisto di cui parlava ieri sera” incalzò Matt
“Si. Si. Proprio lei. Una vera e propria seccatura” ribatté


Nessuno rispondeva o aggiungeva altro, così l’agente continuò il suo monologo.


“Voleva passare a tutti i cosi; probabilmente il pass che aveva era anche falso. Diceva che doveva assolutamente entrare, che se aveva un pass doveva esserci un motivo. Sono una persona molto rigida nel mio lavoro, e non sopporto gli impostori ed i bugiardi; così ho fatto in modo che sparisse.  E volete sapere il pezzo esilarante? Sosteneva che fosse la fidanzata del signor Howard” concluse ridendo a più non posso.
“Immagino, immagino. E come se ne è liberato?”  chiese Matt
“Oh, l’ho fatta portare via da due miei collaboratori; è stata portata fuori dalla struttura e lasciata lì. Ma evidentemente non ha recepito bene il messaggio visto che si è ripresentata” disse vantandosi.
“Lei e altri due collaboratori, giusto?” proruppe Dom
“Si, io e altre due persone”


Attese circa cinque minuti, prima di riprendere a parlare.


“Bene, credo che la prossima volta che torneremo a Washington non avremo bisogno né di lei né dei suoi collaboratori, dei quali a proposito, voglio conoscere i nomi”
“Ma…veramente…”


Non gli fece nemmeno terminare la frase, che subito si affiancò a me ignorando l’agente.


“Andiamo, piccola” disse dopo avermi dato un bacio
“Ma…ma…” disse verso Chris
“Mi spiace ma è così” rispose lui
“Dunque è veramente la fidanzata! Oh mio Dio che figura!!”


Sia Matt che Chris fecero spallucce all’agente, e lo invitarono a calmarsi quando tentò di richiamare la nostra attenzione, che ormai eravamo fuori dallo stadio.


“Signor Howard? Signor Howard?”
“Lasci stare, non penso sia disposto a parlarle in questo momento” lo rincuorò Matt


Così facendo salirono in macchina e salimmo tutti sul nostro bus, per raggiungere Atlanta. Un viaggio lunghissimo ma molto divertente, erano comunque diverse ore di viaggio senza fermarsi un attimo. 
Io non vedevo l’ora di arrivare, nonostante mi stavo divertendo da morire con loro; però avevo voglia di vedere ogni cosa di ogni luogo in cui restavamo per qualche giorno. E li ad Atlanta avrei avuto tre giorni di tempo per curiosare in giro, insieme a quei tre cialtroni che in fatto di curiosità erano imbattibili; e per battere me che sono curiosa dalla nascita, ce ne voleva.


Arrivammo dopo svariate ore, durante le quali i ragazzi si cimentarono seriamente in diverse partite di poker, accompagnate ovviamente da imprecazioni varie e scherzi di vario genere; mentre io di tanto in tanto leggevo o scambiavo qualche messaggio con Spencer e Kelly che mi chiedevano ogni giorno il resoconto dettagliati dei rispettivi compagni.


Arrivammo così nel tardo pomeriggio quasi spossati ma comunque con quel briciolo di energia che predomina quando si sa di voler ficcanasare ovunque.
Tom telefonò a Matt per dirgli di prepararci, perchè la nostra giornata da turisti, più per me che per loro, sarebbe iniziata la sera stessa. Così Matt e Chris andarono a prepararsi nei loro bus e prendere tutto ciò che poteva servire dato che da quello che avevo potuto intuire, non saremmo tornati a cena.


Infatti come volevasi dimostrare, seguii i ragazzi con Tom e Ethan al seguito, per mezza Atlanta; ma purtroppo per visitare alcune strutture avremmo dovuto attendere il mattino seguente. Perciò riuscimmo solo a vedere la struttura sportiva degli Atlanta Hawks, ovvero la squadra di basket dell’ NBA, e quella di football americano, ovvero gli Atlanta Falcons.


Più tardi, sotto l’attenta supervisione di Tom, cenammo in un ristorante veramente sofisticato, con un menù infinito, discutendo di ciò che avremmo fatto il giorno seguente.


Così verso l’1:00 del mattino tornammo a dormire, preparandoci psicologicamente per la mattinata di fuoco che era già stata programmata. L’unica cosa che programmai io, fu quella di svegliarmi con tranquillità per le 8:00 e prepararmi in tempo per le 9:00…
Ma ovviamente un mostriciattolo dai capelli sparati, la felpa e un paio di pantaloncini che non vi starò nemmeno a descrivere, che corrispondeva al nome di Matthew Bellamy, si piazzò alle 7:00 davanti il finestrino della camera urlando a squarciagola.


“Ehy…ragazziiiii…su, svegliaaa”
“Dio, Dom. Giuro che te lo uccido!” sbuffai


Sorrise andando ad aprirgli la porta.


“Allora? Siete pronti?” urlò
“No, Matt. Non lo vedi?” rispose Dom notando lo strano abbigliamento
“Stellinaaa, forza è tardi!” disse spalancando la porta
“Matt, sono le 7:00” mugugnai.


Mi tirò a forza giù dal letto blaterando che mi avrebbe sorvegliata passo dopo passo mentre mi preparavo. Perfino mentre mi lavavo i denti era lì impalato sulla porta a fissarmi, mentre io ridevo della sua tenuta stile boyscout…eh Matthew Bellamy, come avrei fatto senza di lui!!!


Uscii dal bus ancora più assonnata di prima e con l’ulcera alle stelle quando mi resi conto che Chris stava ancora dormendo; ma stranamente se la cavò con mezzora. Dopodiché iniziai a camminare barcollante mentre Matt dava ordini.


“Coraggio pigrona!”
“Ho sonno, qualche problema?” risposi
“No, no…dai stellina, stiamo per visitare l’enorme acquario che entrambi aspettavamo di vedere”
“Lo so, lo so. Devo solo ingranare”


Una volta arrivati a destinazione, sembravamo due bambini che andavano per la prima volta ad una gita scolastica; sottobraccio che parlottavamo fitti fitti. Dom e Chris che rinunciarono a capirci dopo circa dieci minuti. Passavamo da un acquario all’altro ridacchiando come due idioti cronici. Ed il culmine della scemenza arrivò quando dal negozietto del posto, Matt comprò ad entrambi un souvenir: un portachiavi a forma di pesce ed in più per me un peluche. Sorrisi all’istante quando si presentò.


“Tieni stellina”
“Grazie Matt, non dovevi” dissi
“Invece si, non posso farti regali?”
“Oh, certo che puoi. Ma non è che devo preoccuparmi?” chiesi
“No, no. Prendile come delle scuse per ogni volta che ti faccio arrabbiare” sorrise


Uscendo dall’acquario, lanciò uno sguardo complice nella direzione di Dom che in risposta gli sorrise.


“Adesso ti portiamo in un posto che ti piacerà molto” disse Matt
“Ah, si?” chiesi curiosa
“Matt mi ha illuminato ricordandomi che Atlanta è la patria della coca cola” disse Dom
“Oddio!!!” urlai strappando un paio di risate ad entrambi
“Sei contenta?” chiese Matt
“Assolutamente si…ti voglio bene Bells” lo abbracciai
“Anche io tesoro. Wow era una vita che non mi chiamavano più così” sorrise.


Ci incamminammo solo noi tre, perchè Chris, Ethan e Tom c’erano già stati più di qualche volta e volevano vedere altro. Fu comunque un’esperienza da mozzare il fiato, avevo le vaghe fattezze di una bambina in una fabbrica di caramelle. Mi avvicinavo ad ogni cosa con estremo interesse. E nonostante ci fossero già stati, Dom e Matt si comportavano allo stesso modo.


Più tardi, dopo essere tornati ed aver pranzato, ci accomodammo nella sala video di Chris per vedere un film che io non ascoltai nemmeno, addormentandomi sulla poltrona in braccio a Dom. Quando più tardi mi svegliai, erano tutti in cucina.


“Ehy, dormigliona”
“Ciao ragazzi” sorrisi “che fate?”
“Stavamo parlando di quello che faremo stasera” rispose Matt
“Uhm,  bene”
“Volevamo andare in qualche locale del centro” disse Dom
“Divertitevi allora”
“Solo noi però” proruppe ancora Dom
“Meglio così, Dom. Primo, sai che non sono amante di quei posti; secondo non ci tengo a vedere altre…come definirle… “ballerine” strusciartisi addosso e terzo non devo sempre starti dietro. In senso  buono si intende. Non sono nessuno per dirti di non poter passare una serata in pace con i tuoi amici” risposi abbracciandolo
“Va bene ma non farti rodere dalla gelosia, però” ripose
“Non mi sembra che ti stia facendo una scenata” dissi staccandomi
“No, no. Assolutamente. Ma so che lo sei” disse sorridendo
“E mi sembra anche giusto, ma non sono ossessiva”
“Giusto”


Era tutto un botta e risposta, e gli altri ci seguivano in silenzio non sapendo cosa aspettarsi.


“E poi quello più geloso sei tu signor Howard”
“Non è vero…solo il giusto” sentenziò
“Va bene, va bene”
“Io geloso? Ma lascia perdere. Magari lo sono, ma di certo non faccio sceneggiate epiche. Sei tu quella che ha dato in escandescenze la sera della premiazione!!!”


Mentre Dom si alterava pronunciando questa frase, Matt senza farsi sentire da noi altri, sussurrò nell’orecchio di Chris.


“Cavolo, la premiazione no!”


Io rimasi sconcertata dalla sua risposta, e cercai di mantenere un contegno tale da non fare in modo di creare altri litigi o scene imbarazzanti. Matt, Chris ed Ethan erano fermi immobili ognuno nei propri pensieri e nelle proprie considerazioni.


“Se la pensi cosi…”
“Certo! E questa sera che ti piaccia o no, io andrò in quel locale, berrò e ballerò quanto voglio e con chi voglio”
“Va benissimo! Fa come credi” risposi col cuore in fiamme
“Bene, io e te non abbiamo più nulla da dirci”


Inerme fra loro, trattenni a stento le lacrime mentre venivo lasciata definitivamente da un Dom che non era assolutamente quello di cui mi ero innamorata.


“Cinzia viene con me stasera” ci interruppe Chris
“E dove?” chiesi io
“Mentre tu vagavi per Atlanta, io sono andato in giro e ho preso due biglietti per gli Avenged Sevenfold”
“Cosa? Sono qui ad Atlanta?” urlai di gioia
“Si bambolina” disse mostrandomi i biglietti
“E chi sarebbero questi Avenged Sevenfold?” chiese Dom
“Una band, ovvio” rispose Chris
“Si, fino lì c’ero. Volevo sapere chi ci fosse”
“Ah, solo Synyster Gates” disse a bassa voce


Mi fulminò con lo sguardo dalla testa ai piedi, e poi si rivolse a Chris.


“Solo Synyster Gates…quel Synyster Gates?”
“Si, Dom. Quel Synyster Gates” rispose


Io nel frattempo andai a prepararmi ignorando le urla di Dom. Non avevamo più nulla da dirci, che bella illusione che era stata però. Almeno potevo dire di essere stata la ragazza di Dominic Howard  per qualche mese. Misi in una valigia le mie cose e le lasciai nel bus di Matt.
Gli altri due nel frattempo discutevano ancora da Chris, e quando entrai la scena era ancora molto accesa.


“Non se ne parla Chris, tu non la porterai da quel chitarrista” urlava
“Li andiamo solo ad ascoltare”
“Non mi importa! Ho detto di no!”
“Avanti Dom, sarà per poco tempo”

“Andiamo Chris!” mi intromisi
“Tu non vai da nessuna parte” urlò stritolandomi il polso
“Dom, mi fai male”
“Hai capito cosa ho detto?”
“Dom, ti prego…mi stai facendo male” mugugnai
“Tu resterai qui!!!”
“Ti prego…ti prego…” piansi
“Dom, lasciala!” urlò Chris


Mi lasciò di colpo spaventandomi a morte, non l’avevo mai visto così. Tirai su col naso ed uscii di corsa non volendo restare lì un minuto di più.


“Dom, ma che ti è preso?” chiese Chris calmo
“Non voglio che conosca quel Gates”
“Dom, ascolta. Ti voglio bene, sei uno dei miei migliori amici ma…non riesco a capire la tua reazione, l’hai veramente spaventata. Non ti ha mai dato modo di dubitare di lei, perciò ti chiedo…anche se l’hai lasciata così su due piedi…vuoi ancora che faccia parte della tua vita?”


Ci pensò su qualche minuto…ma ormai Chris ed io eravamo andati via.

Nel bel mezzo del concerto Chris ricevette un messaggio.

Sms: ha portato le sue cose da Matt
Sms: l’hai lasciata Dom, che ti aspettavi?
Sms: nulla, solo…non lasciarla sola
Sms: hai paura che se ne vada via?
Sms: no, non voglio che altri me la portino via


Chris sorrise…con un po’ di difficoltà era riuscito a far capire a Dom che se per tutto quel tempo ero stata con lui, significava che non mi importava in alcun modo degli altri.


Finito il concerto, lo ringraziai di cuore. Ed il caso volle che mentre stavamo camminando per tornare nei bus, incontrammo gli Avenged Sevenfold al completo che chiesero a Chris se conoscesse qualche posto carino dove andare. Da bravo gentiluomo gli rispose accuratamente e inoltre disse loro che io li adoravo e che provavo una profonda ammirazione per Synyster.
Questo scatenò, foto varie ed autografi e fummo invitati al loro party per la sera successiva. Chris rispose che ci saremmo andati subito dopo il concerto. Poi tornammo nei bus e io andai a dormire da Matt.
Caddi in un sonno profondissimo e non mi resi conto praticamente di nulla.


Il mattino seguente Dom bussò freneticamente alla porta, dopo che Chris gli aveva fatto il resoconto della serata.


“Matt! Matt apri!!”
“Dom…che succede?”
“Dov’è?” … “Ho detto, dov’è?” disse con l’intento di farmi una sfuriata
“Di là, sta dormendo ancora”
“Hai dormito con lei?”
“Se lo avessi fatto lo sapresti, comunque no”


Dom entrò di corsa, aprendo lentamente la porta della camera e inginocchiandosi ai piedi del letto.
Ripensò al discorso fatto con Chris e si maledisse per la sua testardaggine.
Io dormivo a pancia in giù con il viso verso la porta, ignara di quello che stava accadendo. Mi accarezzò i capelli mentre dormivo beata, fermandosi all’istante quando notò il livido che mi aveva procurato lui stesso.


“Guarda cosa gli ho fatto” disse a Matt
“Si, l’ho visto” rispose lui
“E tutto per uno stupido concerto”
“Di sicuro c’è altro Dom. Devi solo capire cosa”
“Sono troppo preoccupato. Sono sempre allerta”
“Lo so”
“Ho sempre paura di ciò che possa accadergli. Ho troppi, troppi pensieri”
“E allora elaborali e parlagli”
“Sono sicuro che non vorrà vedermi”
“Hai voluto rompere tu. Ma comunque sarà costretta a vederti stasera al party degli Avenged”
“Dove scusa?”
“Alla festa degli Avenged, hanno incontrato Cinzia e Chris per caso e siccome sono stati gentili con loro e non ci considerano un gruppetto da strapazzo, allora siamo stati invitati al loro party post concerto”
“Ok, ok. Va bene” disse arrendendosi


Mi stampò un bacio sulla fronte, chiudendosi la porta alle spalle.


“Coraggio va a prepararti. Tom vuole che siamo li appena pronti”
“E lei? Resterà qui tutto il giorno?” chiese Dom
“Probabilmente si…non credo ce la faccia a vederti. Ieri sera è stato tragico farla addormentare”
“Io e la mia stupida boccaccia spara cazzate”
“Dai Dom, non pensarci”


La giornata andò avanti tra milioni di prove, cambi di scalette, d’abiti da indossare e decisioni riguardo le scenografie. Il tutto tra la mi assenza più totale barricata nel tour bus e Dom che si agitava in continuazione volendo sapere cosa stessi o non stessi facendo. Continuava a torturarsi con milioni di pensieri, e con la paura di come avrei reagito io quando avessi saputo che Chris era riuscito a sfilare un invito in più, mentre io ero al telefono.


Così tra tira e molla, arrivò il concerto, a cui non volli andare, e poi la festa alla quale mi presentai insieme a Tom, che con l’appoggio di Matt e Chris, stava facendo di tutto per farmi tornare con Dom.


Per ovvie ragioni logistiche, avevano potuto affittare solo l’ultimo piano dell’albergo ed il terrazzo. Ovviamente il “soltanto” era molto sarcastico data l’immensità di quell’hotel.


Salutai tutti i componenti e li presentai a Tom, che molto ammirato stringeva una mano dopo l’altra. Tutti rigorosamente vestiti eleganti, data la compostezza dell’albergo.


Dopo circa un’ora, ecco spuntare i Muse al completo che cercarono di non incrociare il mio sguardo, nel caso avessi voluto ucciderli.


Poco più tardi, presi da parte Chris pretendendo delle spiegazioni, ed infatti mi disse che Dom quella sera avrebbe voluto tentare di rimediare in qualche modo, ma riuscii ad alterarmi anche con lui. Non volevo in alcun modo che finisse tutto di nuovo in un litigio grossolano nel quale io finivo puntualmente in lacrime e lui avrebbe sfoderato la sua aria altezzosa. Non volevo illudermi che magari le cose sarebbero potute tornare come prima, per poi rendermi conto che non sarebbe stato così. Non sarei riuscita a sopportarlo.


Tra una chiacchierata e l’altra la serata trascorreva in fretta e furia e senza problemi, ma quando Synyster venne a chiedermi se mi stavo divertendo, Dom sparì dalla circolazione.
Poi sistematicamente sparirono anche Matt e Chris, per poi ricomparire con facce affrante implorandomi a turno di andare a parlare con Dom, ma la mia risposta era sempre no, anche quando mi dissero che era lui che voleva parlarmi.


Verso l’1:30 del mattino, mentre parlavo con Chris e Matt, il proprietario dell’hotel  ci informò che un certo “Dominic Howard” stava dando in escandescenze all’interno della piscina sul terrazzo, urlando contro chiunque lo volesse fermare, e dicendo di voler parlare solo con me.


Così, sbuffando, salii sul terrazzo, pregando il proprietario di lasciarci soli per qualche minuto. Mi rassicurò che a quell’ora la piscina era chiusa, perciò non sarebbe arrivato nessuno. 


Chiusi la porta e mi avvicinai piano piano alla piscina.
Lui era all’interno, con l’acqua che gli arrivava a metà petto, i capelli stravolti, la cravatta sciolta per metà, una bottiglia di Champagne abbandonata sul bordo. Ma la cosa che mi indusse a parlargli, fu che aveva le mani sul viso e stava piangendo.


“Dom” dissi avvicinandomi lentamente


Dopo qualche secondo alzò il viso asciugandosi le lacrime; poi tirò sul col naso e rimase a fissarmi, gli occhi rossi e il volto distrutto.


“Perché piangi?” gli dissi col tono che si usa con i bambini
“Perché sono una persona inutile” mugugnò
“Perché dici questo?”
“Guardami…non faccio altro che rovinare le cose con te. Quando c’è un momento perfetto o semplicemente passiamo una bella giornata, ecco che rovino tutto. Per cosa poi? Per una stupida gelosia del cavolo!” disse riprendendo a piangere e frantumandomi il cuore in mille pezzi più di quanto già non fosse.





“E ora voglio e devo dirti tutta la verità…Ci sono notti in cui non riesco  a dormire o a prendere sonno subito. Ho la mente invasa da troppe cose”
“Che genere di cose? Paure, preoccupazioni?”
“Entrambe. Sono preoccupato per te; preoccupato da quando mi hai confessato la tua paura per i fulmini; preoccupato da quando Ethan ti gira intorno; preoccupato da quando mi hai detto di aver passato una settimana intera su quel terrazzo solo per essermi vicina in qualche modo. Ma ho anche paura. Ho paura di questa cosa fra noi perchè come ben sai non sto con una donna per più di una notte; ho paura di deluderti; ho paura di dire l’ennesima cosa sbagliata; ho paura di svegliarmi la mattina e non trovarti lì vicino a me; ho una fottuta paura che io riesca ad allontanarti; ho paura che tu smetta di amarmi…e non voglio, perchè ne ho bisogno…ho tanto bisogno del tuo amore…”
“Dom…” dissi sull’orlo del pianto anche io. Faceva malissimo vederlo così.
“Mi hai stravolto la vita, in un modo inspiegabile” … “Vieni qui”


Tolsi le scarpe e non mi importò nulla del vestito nuovo o dei capelli.


“Dom è gelida”
“Ti prego” mi supplicò


Entrai in acqua trattenendo il respiro e cominciando a rabbrividire quando scendendo l’ultima scaletta, l’acqua arrivò fino alla base del mio collo.


“E’ stata una giornata orribile senza di te” ammise
“Mi hai lasciata Dom, non sarei venuta comunque”
“Però dal tuo chitarrista ci sei corsa”
“E’ sposato Dom” dissi avvicinandomi
“Sposato?”
“Si”


Si aprì in un sorriso fra quei lacrimoni che gli solcavano le guance.


“Perché non l’hai detto?”
“Ti ripeto che mi hai lasciata, non ero più tenuta a dirti ogni cosa” ammisi
“Io non ti ho lasciata…io non ti lascerò mai!!!”


Poi, lentamente si avvicinò a me, sollevandomi il mento verso di lui.


“Fai l’amore con me…ti prego…” … “dimmi che tornerai con me!”


Mi presi qualche minuto, osservandolo con attenzione; dopodiché presi il suo viso tra le mani e cominciai a baciarlo nonostante il contrasto fra l’acqua e la temperatura esterna mi facesse tremare tutto il corpo.
Delicatamente mi prese in braccio, sollevandomi il vestito e non smettendo per un solo attimo di baciarmi.


“Dimmi che mi ami” disse mentre lo stavamo facendo
“Ti amo” risposi ansimante
“Quanto mi ami?”
“Da morire” risposi


In quel lasso di tempo, buttammo via rancori e ripensamenti, paure e film mentali, gelosie e discussioni. Mentre raggiungevamo entrambi il culmine del piacere, mi strinsi ancora più forte a lui tirando i suoi capelli; e lui nello stesso momento mi morse una spalla trattenendo un grido.


Guardandolo poi negli occhi, capii che veramente qualcosa in lui era cambiato.
Ci staccammo lentamente andando a sederci sul bordo della piscina; mi prese la mano avvicinandola alle sue labbra.
Fissandolo mentre compiva quel gesto, mi resi conto che tutto quello che mi aveva raccontato lo aveva stravolto notevolmente sotto tutti gli aspetti. Poco dopo, poggiò la testa sulle mie gambe rivolgendomi lo sguardo. Era tornato tutto a posto, glielo leggevo negli occhi.


Tornati a “casa” ci infilammo nel letto, e guardandolo crollare nel sonno nel giro di dieci minuti, lo baciai e per me il mondo poteva anche finire lì.

Quanta poesia poteva esserci in quell’uomo? Se ne fossi stata capace avrei potuto scriverci una trentina di album. I primi dieci sul suo viso, perennemente attento a ogni cosa lo circondasse. I secondi, sui suoi occhi che per me avevano pianto, avevano mostrato rabbia e gelosia, ma anche rimprovero e complicità. Gli ultimi, sul suo sorriso che di qualunque genere fosse, da quello canzonatorio a quello che in determinate circostanze rivolgeva solo a me, mi riempiva il cuore e l’anima in ogni attimo della mia esistenza…

   
 
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