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Autore: Hadi    11/10/2013    2 recensioni
[Pov Lovino] [OOC-Itacest (accennate GerIta & SpaMano)- L'incesto non è descritto, ma è fortemente sottinteso. Rating arancione per le tematiche trattate.]
Io ero così debole.
Quando lo baciai, lo feci con la consapevolezza di non voler trasmettere affetto, o amore, ma solo puro desiderio di possederlo. Baciai mio fratello sapendo di essermi caricato sulle spalle un peso che non avrei più potuto abbandonare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC | Avvertimenti: Incest
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La speranza è una fibra piccola, impalpabile, fragile. Basta un alito di vento e scompare, lontana. Questo basterebbe a far morire un uomo, ma no; ci aggrappiamo al ricordo.
Continuiamo a sperare perché in passato la speranza c’era, e non ha importanza la ferocia con cui è stata strappata via.

A me sorrise.
Quella mattina, quattordici marzo, ero stato io a svegliarmi prima di Feliciano, per sfuggire alla prigionia dei suoi baci.
Sarei stato capace di ignorarlo una giornata intera, forse due, ma poi? Cosa avrei fatto?
Gli avrei parlato; no, non l’avrei fatto.  Non avrei dovuto farlo.
Avrei sperato che capisse da solo che quel giochetto doveva terminare. E che fuggisse e mi liberasse.

Mancavano una ventina di minuti e sarebbero state le otto. Andai in cucina, a prendere qualcosa per fare colazione, e vi trovai mia madre.

Mi preparò un caffè, per poi dirmi che presto sarebbe uscita.
Non sarei rimasto da solo con Feliciano; sarei dovuto uscire anche io.

Fare l’amore con Feliciano mi appagò completamente; le sue labbra, il suo corpo, il suo profumo, tutto, era diventato parte di me. Amavo vederlo sorridere, e non riuscivo a trovare pace se non nell’ascoltarlo, mentre mi raccontava tutto ciò che gli era capitato, ciò che aveva visto o fatto.
Di chi altro mi sarei potuto innamorare, se non di quel ragazzino perfetto?

Capii che Dio mi aveva donato l’opportunità di amarlo per sempre, incondizionatamente, poiché era mio fratello. Dio ci aveva legati nel vincolo di sangue, avrebbe fatto sì che Lovino e Feliciano Vargas sarebbero sempre stati uniti, in qualche modo.

Il mio ruolo era quello di essere fratello di Feliciano.
Con torbido, schifoso ma rassicurante dispiacere, scoprì che il ruolo di amante spettava a qualcun’altro.
Io non avrei dovuto baciarlo, ma mi sarei dovuto sedere sul divano, accanto a lui, per sentirmi raccontare del suo primo amore. Avrei dovuto accettarlo, avrei dovuto assicurarmi che gli uomini pronti a provarci con lui fossero degni di Feliciano. 
Avrei dovuto viziarlo quando mamma non ne fosse stata in grado.

Sapevo che, adesso, il mio obiettivo non era più affondare in lui, ma afferrarlo per la mano per vivere con lui situazioni di semplice amore fraterno.

Ricominciare sarebbe stata dura, ma ce l’avrei fatta.


Questi erano i miei pensieri, mentre sorseggiavo il caffè, distrutti presto dalle parole di mamma.

«Lovino, ascoltami.»

Alzai lo sguardo sul suo; era seduta al tavolo, stringendo tra le mani la tazza di caffè.

«Io voglio trattarti come un uomo adulto, perché è ciò che sei.»

Non le risposi; mi sedetti al tavolo, di fronte a lei, incuriosito dalle sue parole. Non ci aveva scoperti; siamo sempre stati previdenti. Quello era certo. Non avrei dovuto preoccuparmi.

«Sai che Feliciano vuole iscriversi all’Accademia delle Belle Arti... Lo avrebbe fatto quest’anno se...»
«...Se avessimo avuto abbastanza soldi. Sì.»
«Ecco... Almeno tu, perché non ti trovi un lavoro? Non vuoi andare all’Università, almeno prova a trovare qualcosa...»
«Ma ci sto provando, mamma!»
«Promettimi che ti impegnerai di più! Sai bene che, a me, il lavoro non va molto bene...»

Mi voltai, seccato. È vero, avevo smesso di cercare lavoro da un paio di settimane, ma francamente, pensavo di aver trovato qualcosa di più interessante. Non volevo che mia madre mi considerasse uno sfaticato, o cose del genere, ma odiavo anche essere ripreso non appena abbassavo la guardia.


«Non mi va di pesare su Feliciano. Lui sta mettendo dei soldi da parte, ma non mi sembra giusto che sia lui a pagarsela. Non ti chiedo di pagargliela tu, ma almeno, con due stipendi, potrei mettere qualcosa da parte...»

Sbuffai, poggiando bruscamente la tazza sul tavolo.

«Hai ragione, ma’. Vedrò di trovare qualcosa.»

Ovviamente un solo stipendio non sarebbe mai bastato alle esigenze di tre persone.
Il mio lavoro sarebbe stato un sacrificio per la famiglia, per la bella e pura unione familiare.
Avrei espiato così i miei peccati: sarei stato fuori tutto il giorno a cercare lavoro, impedendomi di vedere Feliciano.  La sera non lo avrei considerato.
Tutto questo si sarebbe sciolto, cancellato, lasciando vivo solamente il profumo dell’amore come atto più puro e alto dell’uomo,  e non come mera carne.
















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Essere riuscita a pubblicare questo capitolo è stato un miracolo per me. Fra studio, lavoro, palestra e altri impegni personali non riesco a stare molto al PC. Non ho abbandonato nessuna lettura; spero di riprendere la mia attività qua su EFP con frequenza dopo questo periodo un po' così.
Vi ringrazio per aver letto, davvero :)
Ci sentiamo presto,
Alla prossima
Hadi

   
 
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