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Autore: Beear_    12/10/2013    1 recensioni
Nothing like us è una storia particolare su una ragazza particolare.
Leona ha avuto un passato difficile, infelice, e non ha ancora superato i traumi che ha avuto. Ha perso la fiducia in sè stessa e, anche, la voce.
Nel quartiere girano voci, miti, sulla causa di ciò, ma nessuno sa la vera versione della storia. Nemmeno Eva, la sua migliore amica, che si è presa cura di lei quando ne aveva bisogno.
A risollevare la sua vita sarà un ragazzo riccio, che le ricorderà il padre.
Ci saranno eventi felici, allegri, ma anche tristi, e soprattutto, strani, che nessuno sa spiegarsi, se non lei.
I fantasmi del passato torneranno anche nel presente, ma, come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Non ti preoccupare. Io, comunque sono Harry Styles.- si presentò, con un sorriso dolce.

Non mi porse una mano, forse sapeva che io non avevo contatti con nessuno, se non Eva.

-Tu sei Leona, giusto?- domandò. Annuii, ancora una volta.

Sentivo qualcosa dentro di me, stava nascendo qualcosa di strano.

I suoi occhi brillarono, mentre incontravano i miei.

-Allora Leona, hai fame? Di la stanno facendo una bella cenetta.- disse con un sorriso. Esitai.

-Se vuoi, stiamo lontani dal fuoco. Prendo io il cibo e ci mettiamo lontani, okay?- disse premurosamente.

Un sorriso riconoscente e in qualche modo dolce mi comparve sulle labbra.

Era un mio modo per accettare.

Iniziammo a camminare verso l'accampamento e vidi il fuoco da lontano.

Non riuscivo a staccare gli occhi dal grande fuoco che divampava al centro del campo e sentii l'ansia crescermi in petto.

Harry mi coprì gli occhi mettendomi le mani davanti, ma senza toccarmi.

Respirai di nuovo, grata di quel gesto.

Mi asciugai in fretta gli occhi e mi voltai, coprendo quella vista.

-Vado e torno.- disse con premura. Sorrisi riconoscente, e lui ricambiò, mentre correva a prendere la cena.

Io, intanto, raggiunsi la macchina, dove mi sedetti con le spalle al fuoco.

-Leona!- urlò Eva.

Forse, vedendomi rannicchiata su me stessa, credeva avessi una crisi.

Mi sentii abbracciare da dietro, ma la scossi via con gentilezza.

Sorrisi, a indicarle che stavo bene. Sospirò tranquillizzata, mentre si accasciava accanto a me.

-Pensavo avessi ceduto...- mormorò visibilmente sollevata. Scossi la testa, con una risatina.

Con le mani, mi tirai su i capelli e feci dei boccoli, indicando il riccio.

Capì.

-Harry?- domandò lei, con un sorriso beffardo. Avvampai distogliendo lo sguardo da lei e lei rise, seguita poi da me.

-Eccomi qua signore.- annunciò Harry, con i piatti in mano. Sorrisi raggiante, mentre si sedeva accanto a me.

Mi passò il piatto e iniziai a mangiare, dopo avergli concesso un sorriso di riconoscimento.

Divorai tutto lentamente, mentre Eva e Harry parlavano del più e del meno, facendomi ridere e sentire a mio agio.

-Leona, ti dispiace se vado? Ho un po' di freddo...- chiese Eva. Sorrisi tranquillamente, incitandola ad andare con un cenno della testa. Sorrise e mi diede un bacio sulla guancia, poi se ne andò al caldo del fuoco.

Guardai e guardai il fuoco, come a chiedergli se volesse andare anche lui.

-No, io rimango qua.- rispose alla mia domanda muta. Annuii e mi strinse nelle spalle, cercando di riscaldarmi.

In quel momento, desiderai non avere quella paura del fuoco.

Sentii qualcosa di caldo che mi veniva posato sulle spalle e sobbalzai, girando la testa.

C'era Harry a poco da me, che mi stava sistemando la sua felpa calda sulle spalle.

Mi rannicchiai dentro, annusando il suo odore.

-Sembri Biancaneve.- si lasciò sfuggire.

Il mio sguardo si fece lontano, con un sorriso amaro sulle labbra.

Mi ricordai di quando mio padre mi chiamava così.

Già, in realtà ci assomigliavo.

Piccola, magra, capelli corvini, carnagione chiara, occhi marroncini e labbra rosee e carnose.

Ero il suo ritratto, soprattutto da bambina.

-Mio... Padre... Mi chiama così.- sussurrai, con un groppo in gola. Sentii le lacrime agli occhi, ma le cacciai indietro.

Voltai la testa.

La mia voce doveva aver sconcertato e sorpreso Harry, perchè per un attimo parve assente, perso.

Gli passai una mano davanti alla faccia scherzando. Lui ridacchiò e io con lui.

-Pensavo... Cioè, dicevano fossi muta.- ammise. Sospirai, scrollando le spalle.

-Non...c'è...nulla... da dire.- sussurrai lentamente, scandendo ogni parola a fatica.

Non parlavo spesso, non c'era nulla da dire e io non volevo sprecare parole e fiato inutili.

Annuì, ma sapevo che non poteva capire a pieno.

Mi sdraiai a guardare le stelle, come facevo con mio padre. Mi infilai nel sacco a pelo e arricciai i piedi, mentre si doveva ancora scaldare. Harry mi imitò.

Lo guardai con aria interrogativa.

-Se non ti dispiace, rimango.- spiegò. Esitai, poi annuii.

Avvicinammo i sacchi, in modo che mi potesse sentire bene.

Se parlavo, lo facevo piano, in un sussurro, e lentamente. Di sicuro non avrebbe sentito se fossi stata lontana da lui.

Era strano, parlare davvero dopo tanto tempo di balbettii biascicati e insicuri.

Non so perchè, ma con Harry, in qualche modo mi sentivo bene e al sicuro.

Di sicuro una cosa ridicola da dire solo al primo giorno che lo conosci. Ma in qualche modo mi faceva sentire così.

-Non ti piace parlare molto, quindi.- constatò. Annuii come conferma e lui con me.

-Bene, perchè odio le persone che parlano troppo.- ammise. Scoppiai a ridere e lui con me.

-Vai al liceo?- domandò.

Annuii, ancora una volta.

Iniziò a farmi domande banali alle quali rispondevo con cenni del capo, per conoscermi meglio, alle quali rispondeva anche per sè. Avevamo abbastanza punti in comune.

Evitò domande sulla famiglia e intuii che non avesse avuto neanche lui una bella esperienza.

-Hai degli hobbie?- domandò, voltando la testa nella mia direzione. Esitai, poi annuii. Non sembrò sorpreso.

-Cioè?- domandò ancora. Presi un respiro profondo, prima di parlare.

-Scrivo.- dissi soltanto.

-Wow, davvero? E cosa?- chiese, visibilmente curioso. Scrollai le spalle, cercando di essere indifferente.

-Tutto, me.- risposi a monosillabi. Per fortuna, capì.

-Hai mai fatto leggere le tue storie a qualcuno?- domandò. Scossi la testa.

-Sarei il primo, quindi? Cioè, se me le lasciassi leggere, ovvio.-

Annuii, divertita in un certo senso del suo disagio.

-Spero allora, un giorno, di poter avere questo privilegio.- disse divertito anche lui. Scrollai le spalle con nonchalance e lui ridacchiò, seguito da me.

Parlò ancora un po', poi io sbadigliai.

Una folata di vento mi fece rabbrividire di freddo. Mi strinsi nella felpa di Harry, ma ebbi freddo comunque e mi maledissi per non aver portato qualcosa di più caldo.

Poi, pensai al borsone che aveva preso Eva  uscendo da casa e mi alzai, diretta verso il bagagliaio. Sperai che fosse ancora lì e, per fortuna, era ancora così. Lo aprii e iniziai a cercare qualcosa di caldo sotto gli occhi di Harry, incuriositi dalla mia ricerca.

Trovai una coperta di lana e la presi, ritornando nel mio sacco a pelo.

Che brutta idea il campeggio d’inverno, pensai.

Feci un cenno a Harry, offrendogli la coperta e lui la accettò con un sorriso. Dovemmo avvicinarci ulteriolmente per condividerla, ma non mi dava fastidio, e men che meno a lui.

Mi sdraiai a guardare il cielo in silenzio.

Non c’erano le luci della città, era tutto buio, fatto eccezione per il fuoco acceso vicino al campo e ad una piccola torcia accanto a noi.

L’aria era limpida, il vento scompigliava delicatamente i capelli, facendomi rabbrividire leggermente.

Immaginai che la brezza fossero le mani carezzevoli di mia madre, delicate, soffici e amorevoli, quando mi dava la buonanotte.

Un sorriso leggero, dolce e istintivo mi si formò sulle labbra, senza che me ne accorgessi.

Poi, mi venne un attacco.

Non avevo preso i miei sonniferi, non li avevo portati insieme a me.

Harry si accorse dell’attacco e mi strinse a lui, come aveva fatto prima Eva.

-Ssh, ssh. Che succede? Tranquilla.- sussurrava, dondolando avanti e indietro leggermente.

Mi aggrappai al suo braccio che mi teneva per la vita, nel panico.

-I sonniferi.- biascicai, nel panico.

Non potevo dormire senza di essi. Non potevo, non volevo e non ci riuscivo.

-Calma, vado a vedere se Eva li ha portati.- mormorò dolcemente, staccandosi dall’abbraccio.

Esitai a lasciarlo, perchè il suo abbraccio mi faceva sentire al sicuro, protetta, mi calmava come neanche quello di Eva riusciva a fare. Ma lo lasciai. Mi vergognavo a trattenerlo.

Annuii e lui corse da Eva. Sperai non glielo chiedesse in pubblico.

Tornò poco dopo, con una scatoletta in mano. Sospirai sollevata e presi la mia bottiglia d’acqua, pronta a perdere i sensi per la notta.

Quando feci per prenderla, Harry esitò a darmela. Corrugai la fronte, capendo che voleva dire qualcosa ma era combattuto se dirla o no.

-Parla.- sussurrai, incitandolo. Sospirò e si mise seduto accanto a me.

-Leona, quei cosi non ti fanno bene. Perchè per una notte, solo oggi, non provi a dormire senza? Solo oggi, una sola prova. Se va male, li prenderai.- parlò.

Inorridii all’idea degli incubi e Harry dovette capirlo dalla mia faccia.

Mi prese una mano, guardandomi negli occhi.

-Non avere paura, non rifiutare. Sii coraggiosa, prova. Poi, mi potrai prendere a botte se non funziona, mi puoi anche ammazzare, promesso.- ridacchiò.

Riuscì a scapparmi un sorriso, ma non ero del tutto convinta.

I miei incubi mi perseguitavano sempre, a volte anche da sveglia.

Era come se giocassimo a nascondino e loro erano sempre lì, dietro l’angolo, pronti a saltare fuori.

Ripensai poi all’abbraccio di Harry, che mi aveva calmato in poco tempo.

Lo fissai, mentre mi accarezzava con il pollice le nocche.

Sentii i brividi lungo la schiena e le farfalle nello stomaco.

Senza dire nulla, lentamente, mi avvicinai a lui e poggiai la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi.

Lui capì cosa intendevo e si stese, avvolgendomi con le sue braccia . Sentii il caldo del suo corpo avvolgere il mio e le farfalle iniziarono a invadermi lo stomaco.

Avvicinai i sacchi a pelo e sistemai la testa sul suo petto.

Ridacchiando, spostò i miei capelli che gli erano finiti in faccia. Risi con lui, poi nascosi  la faccia nella sua spalla.

-Dormi tranquilla, ci sono qui io.- sussurrò, stringendomi e cullandomi dolcemente.

Sorrisi leggermente con gli occhi chiusi, ripensando che così faceva anche mio padre.

Lentamente, riuscii a calmarmi e a convincermi, in qualche modo, che avrei dormito bene.

Sentii che parlava, ma non capivo cosa diceva, nè se era riferito a me.

Ero in un piacevole stato di trance, tra la veglia e il sonno.

Lui mi cullava, mentre io ero aggrappata al suo busto, con la testa nascosta nella spalla.

Poi, senza accorgermene, mi addormentai.

Quella fu la prima notte, dopo tanto tempo, senza incubi.

**Spazio Autrice**

Salve gente, grazie per aver continuato a leggere :3 spero il capitolo vi sia piaciuto e che la trama vi intrighi ahah 
Spero non ci siano errori, ma, in caso ci fossero, per favore comunicatemeli.
A una recensione continuo
Alla prossima xx

 
  
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