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Autore: Mignon    12/10/2013    3 recensioni
Saranno cinquanta piccole e semplici storie su Harry e Draco.
Per strappare un sorriso e far lavorare la fantasia.
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40/50
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Più contesti
Capitoli:
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#21 ORA
 
Un altro rintocco, un’altra ora passata.
Sirius non sarebbe più tornato.
Attraversò l’entrata di Grimmauld Place, trovando una mano tesa verso di lui.
Le piccole vene blu spiccavano sotto la pelle diafana, la prese delicatamente intimorito dalla delicatezza che emanava.
Sirius non sarebbe più tornato, ma lui era a casa.
 
 
#22 ACQUA
 
L’oscurità rotta solo dall’incantesimo lanciato da Silente, che illuminava quel bacile colmo di dolore. Dolore che si disegnava sul volto emaciato di quell’uomo che continuava a bere quel liquido maledetto.
Calice dopo calice, goccia dopo goccia.
Il silenzio penetrante, in cui spiccavano i lamenti del grande mago; lamenti che si propagavano per tutta la grotta. Il suono che rimbalzava su quelle pareti rocciose e sconnesse, per tornare alle sue orecchie e rimpiangere ciò che stava facendo.
Il bacile ormai vuoto, vuoto come gli occhi azzurri del vecchio, ormai vitrei.
«Acqua» ti ridesti e lo guardi, tornando con il pensiero in quell’umido luogo.
«Acqua» ti implora. Ma i tuoi incantesimi non funzionano. Ormai capisci ciò che devi fare.
Ti avvicini alla distesa nera, scivolando appena sugli scogli, cercando un appiglio invisibile.
Accosti leggermente il calice alla superficie che s’increspa.
Sai cosa sta per succedere. Lo sai perché ogni notte ti ritrovi lì. Quell’incubo ti perseguita, i suoi occhi azzurri che si contrappongono al buio di quella grotta.
Questa volta nessuna mano ti afferra. Quel freddo arto non tocca la tua pelle.
Ti alzi traballante, le ginocchia reggono lo sforzo a fatica. L’acqua trasborda dal calice, ma riesci ad avvicinarti a lui e poggiarglielo sulle labbra.
E di nuovo capisci; senti delle mani delicate sulle tue spalle, calde ed accoglienti.
Draco è lì con te, in quell’incubo ormai tramutato in sogno.
Nessuno morirà di nuovo quella notte.
Apri gli occhi è lo vedi, addormentato e indifeso.
Tutto ad un tratto senti che la vita è un po’ meno amara.
 
 
#23 CASA
 
«L’ha scelta la Granger. Weasley non potrebbe mai avere così tanto gusto.»
Il fatto che ormai da cinque anni passavano il Natale a casa di Hermione e Ron non faceva differenza a Draco, che puntualmente sottolineava il fatto che la casa in cui vivevano era fin troppo lussuosa – mai allo stesso livello della loro, ovviamente – e troppo di buon gusto.
Poco importava che Harry non lo ascoltasse più e che non si trovasse nemmeno accanto a lui mentre pronunciava la frase.
 
 
 
#24 ORSO
 
«Spiegami» Pansy brandiva quel povero orso di peluche come un’arma, sventolandolo sotto il naso di Draco, ormai vergognosamente rosso.
«Deve averlo dimenticato la Granger» balbettò una scusa poco convincente ma che sembrò placare la curiosità dell’ex-Serpeverde.
Glielo strappò dalle mani con finta indifferenza, sistemandogli il ciuffo di peli scuri sulla testa.
L’adagiò sul suo cuscino trascinando l’amica per un braccio, fuori dalla camera.
«Glielo renderò quando torna qui per cena» liquidò il discorso e si chiuse la porta alle spalle.
Non avrebbe mai ammesso a Pansy che Potty gli faceva compagnia quando Harry era in missione con gli altri Auror.
 
 
 
 
#25 INCHIOSTRO
 
Odiava il lavoro d’ufficio. Lo annoiava dover firmare tutti quei rapporti e scrivere lettere ai vari componenti del Ministero che pretendevano informazioni ma non si scomodavano a prendere l’ascensore per scendere di un piano. Fare l’Auror gli piaceva ma odiava restare rinchiuso tra quelle quattro mura.
In tutta quell’insoddisfazione, però, aveva trovato un lato positivo. Amava tornare a casa con le dita sporche d’inchiostro e trovare Draco pronto a commettere un omicidio o intento a minacciarlo delle cose più disparate se avesse toccato o sporcato qualcosa.
Amava il suo broncio e si divertiva a cercare di lasciare impronte di inchiostro nero o rosso sul viso del suo fidanzato.
L’ennesima giornata era terminata e lui già si pregustava il piccolo rito.
«Draco, sono a casa.»
 
#26 BELLO
 
Mi avvicinavo al suo volto, da quella breve distanza potevo vedere ogni piccolo dettaglio delle sue iridi da dietro le lenti. Anche se avessi tolto gli occhiali, avrei potuto ripercorrere il suo volto a memoria. Avevo rinchiuso ogni minimo ricordo in modo da poterne attingere ogni qual volta ne avessi bisogno.
Lui non si scomponeva più di fronte alla mia indecisione, sapeva che avrei rinunciato alla razionalità e mi sarei nutrito di lui, fino all’ultima goccia.
Era un rito.
Io alzavo la mano e lui mi veniva incontro, per poi sorridere gentilmente e sfiorarmi le labbra.
Accarezzavo la sua guancia; la sua pelle morbida era un’ossessione.
 
«Sei così bello, Draco…»
 
E lo è. Lo è ancora di più vestito di grigio, come i suoi occhi, qui affianco a me, mentre infila l’anello al mio dito con la mano un po’ tremante e promette di restarmi vicino fino alla fine dei nostri giorni.
 
 
#27 MAGIA
 
Sopra a quello sgabello con la nuova divisa addosso si sentiva finalmente un mago a tutti gli effetti. Sua madre impegnata a comprare i libri al Ghirigoro, stava costudendo la sua nuova bacchetta.
Biancospino e corda di cuore di Drago.
Stava immaginando tutti i tipi di incantesimi che i suoi genitori gli avevano insegnato e che finalmente avrebbe potuto compiere, quando il campanello posto sopra la porta del negozio trillò facendolo tornare alla realtà.
Un altro ragazzino era stato fatto accomodare vicino a lui e non poté fare a meno di osservarlo.
Era il suo contrario, con quei capelli scuri e spettinati si contrapponeva alla sua immagine ordinata e perfetta che rimandava lo specchio davanti a lui.
Era disorientato, gli occhi verdi guizzavano ai lati della stanza colma di tessuti, per poi seguire i movimenti della donna impegnata a prendergli le misure.
Sentiva di essere vicino a quel ragazzino, più di quanto suo padre gli avrebbe mai permesso di essere.
Sapeva di dover rivendicare il suo posto una volta arrivato ad Hogwarts, per tenere alto l’onore del cognome che porta.
Quel giorno conobbe solo il nome di quel ragazzino accompagnato dall’inutile guardiacaccia: Harry.
Harry e basta.
E anche lui, un giorno, sarebbe diventato Draco, Draco e basta.
Quel lontano giorno in cui non aveva accettato la sua mano era ormai superato.
Ora si ritrovavano di nuovo in quel negozio, sette anni dopo.
Sua madre non stava custodendo nulla, Hagrid non stava aspettando nessuno.
Quel giorno, dopo aver comprato le nuove divise, diverse solo per i colori di appartenenza, sarebbero andati via insieme.
Finalmente mano nella mano.
 
 
#28 AMORE
 
«Io non ti ho mai chiamato “amore” e mai lo farò!» paonazzo e colmo d’ira, Draco si allontanò dalla cucina, andando a rinchiudersi il bagno.
Harry si alzò dalla sedia e cominciò a mettere ordine sul tavolo in cui avevano appena finito di pranzare.
 
Lo chiamava Amore tutte le volte che litigava con il tostapane e chiedeva il suo aiuto.
Lo chiamava Amore tutte le volte che non trovava la sua camicia preferita e aveva una riunione importante.
Lo chiamava Amore dopo essersi rotolato con lui tra le lenzuola.
Lo chiamava Amore tra un bacio e l’altro.
Lo chiamava Amore quando lo guardava mentre apriva quei piccoli regali che ogni tanto gli portava.
 
Mentre i piatti si lavavano da soli, Harry pensò che la sua lista sarebbe potuta continuare all’infinito. L’orgoglio di Draco pure.
La porta cigolò appena e il biondo furetto riapparse, andando verso Harry di nuovo accomodato sulla sedia.
«Ho esagerato prima, scusa amore
Harry lo accolse tra le braccia, soffocando una risata e deciso a godersi quei piccoli momenti d’inconsapevole tenerezza.
 
 
#29 CALDO
 
C’erano delle notti di Gennaio in cui nemmeno il grosso piumino riusciva a scaldarlo e di lanciare un incantesimo nemmeno se ne parlava.
La bacchetta giaceva sul comodino e tirare fuori il braccio dalle coperte significava passare la mezz’ora successiva a tremare prima di riuscire a prendere la mira.
Per ovviare a quel problema la sua mente geniale aveva escogitato un piano.
Aspettava che Harry prendesse sonno, stanco e distrutto dalle ore passate in Accademia per diventare Auror, e piano piano si levava tutti i vestiti, facendo attenzione a non alzare troppo le coperte e far entrare quello sbuffo d’aria gelida.
Dopodiché cominciava a baciare la nuca dell’ex-Grifondoro, già nel mondo dei sogni e impegnato in una sinfonia nasale degna di un uomo della stazza del professor Lumacorno.
Quando le sue mani fredde arrivavano sotto alla maglia del pigiama della sua povera vittima, quest’ultimo emetteva un piccolo grido rauco e apriva gli occhi di scatto.
Tutte le volte si voltava verso di lui pronto a gridare qualcosa di irripetibile, senza mai riuscirci. Quando Harry si accorgeva che il suo subdolo fidanzato era già privo d’indumenti, a lui non restava far altro che seguirlo.
Poco importava a Draco che la mattina seguente Harry avesse gli occhi circondati da occhiaie… lui era riuscito a scaldarsi.
Inoltre, poco importava che Draco non sapesse che la colpa dei suoi attacchi di freddo fosse proprio Harry, che lasciava le finestre della camera sempre leggermente aperte.
 
 
#30 LACRIMA
 
Nel viso di suo figlio era racchiuso tutto il suo amore e tutte le sue rinunce.
Accarezzare quelle piccole guance rosa, perdendosi in quel profumo dolce e impalpabile che hanno i bambini, gli fece tornare alla mente tutta la sua vita.
Se in quel momento era seduto lì, in quella poltrona scomoda e mangiata dal tempo, era solo per quel piccolo uomo.
Non riusciva ad alzare lo sguardo e sopportare quello di Asteria. Stanca e felice per aver dato alla luce Scorpius, convinta che quel figlio fosse l’incoronazione del loro amore.
Draco lo amava già, ma non riusciva a provare lo stesso sentimento anche per quella povera donna.
Avrebbe voluto essere catapultato nel suo sogno, con il piccolo tra le braccia ma seduto nel comodo divano di casa sua, con Harry accanto.
Aveva dovuto dirgli addio.
Non era stato abbastanza forte da mettere fine alla sua finta e costruita vita. Di nuovo, come in tutti i passati momenti, era stato un codardo.
Aveva vinto la sua paura.
Nove mesi prima, davanti alla sua porta, come un estraneo. Mentre lui lo guardava, con gli occhi neri dalla rabbia, trattato come il più infimo degli amanti.
Voleva dirglielo, raccontargli di come la sua vita sarebbe stata migliore con lui al suo fianco, lo voleva con tutto il suo cuore, ma è stato proprio lui ad abbandonarlo, mentre Harry gli chiudeva la porta in faccia, per l’ultima volta.
Non si ricordava nemmeno quanto era rimasto immobile lì davanti, non curante delle persone che passavano in quel pianerottolo e potevano vederlo ferito ed indifeso.
Poco gli importava, tornato con la mente in quella stanza, che sua moglie lo stesse chiamando perché gli occhi grigi di suo figlio si erano aperti, per colpa di quella lacrima caduta dai suoi occhi proprio sulla guancia che stava accarezzando poco prima.
Tutto il suo amore lo avrebbe donato solo a Scorpius, ora e per sempre.
  
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