[ BILL ]
“Dobbiamo
trovare un
bel bocconcino appetitoso per Gustav.” Dichiara Tom,
addentando un trancio di
pizza come se fosse a digiuno da mesi.
“Pensi
non si nutra
adeguatamente?” domando, la schiena appoggiata alla tonda
pancia di Iwen, che
siede dietro di me con aria molto tediata. Come lo capisco.
Io, lui,
Tom e Georg
siamo spaparanzati sul divano a guardare The Wedding Planner, in cerca
di
spunti interessanti per il nostro progetto estremo, con una teglia di
pizza
gigante davanti e una scorta epocale di coca cola e birra.
La cena
ideale.
Anche se
sono quasi
le undici e tecnicamente quella che doveva essere la nostra cena giace
miseramente
carbonizzata nel lavandino. Causa della combustione una certa Karin, che
ha
telefonato a Georg nel bel mezzo della cottura e lui ha dovuto per
forza andare
a parlare nell’altra stanza, abbandonando così lo
spezzatino sul fuoco. Tutto
questo per dare il benservito a Karin in dieci sillabe nette.
Sta di
fatto che ora
ce ne stiamo qui a strafogarci beatamente di deliziose schifezze, anche
se
l’intrattenimento è a dir poco scadente.
Anzi,
questo film è
una noia, se proprio lo devo dire.
J.Lo e il
suo
fondoschiena latino dovrebbero fare visita a qualche palestra, di tanto
in
tanto, giusto per evitare di obliare ogni altra cosa che tenti di
apparire
sullo schermo assieme a loro.
“Ma no, scemo!” sbotta Tom, con un rutto dalla
straordinaria finezza. “Una
ragazza!”
Georg
apre una
lattina a caso e ingurgita una lunga sorsata di birra.
“Ce
l’ha già una
ragazza,” ricorda a Tom. “È proprio
questo il nostro problema, ricordi?”
“Per
questo dobbiamo
trovargliene una nuova!” rincara Tom, accalorato.
“In questo film il
protagonista sta per sposarsi, ma alla fine salta tutto
perché si riscopre
innamorato della ragazza che gli ha organizzato il
matrimonio!”
“Ecco,
grazie, mi
hai rovinato il finale.” Si lamenta Georg.
“Gustav
non si
innamorerà mai di Leila!” sentenzio saggiamente.
Adoro puntualizzare ovvietà.
Il
grugnito ironico
di Tom si sovrappone ad uno strillo isterico proveniente dalle casse
dell’home-theatre: J.Lo ha un tacco incastrato in un tombino
e sta per essere
investita da un cassonetto in discesa libera.
“Non
intendevo
Leila.”
“E
di Tari tanto
meno.” Mi permetto di osservare, urtato dal ricordo
raccapricciante del pietoso
stato in cui versava l’immagine di quella poverina.
“Gente,
sveglia,”
biascica Tom a bocca piena, i piedi graziosamente appoggiati al
tavolino. “Il
film era solo una metafora per farvi capire il mio
ragionamento.”
“Il
tuo cosa, scusa?”
“Chiudi
quella fogna,
Georg!
Forse – e dico forse – però Tom non è proprio un deficiente completo. Non ha tutti i torti, infondo. Magari se Gustav trova una ragazza più adatta a lui, rinsavisce e si rende conto di quello che sta facendo, vale a dire un’immane cazzata.
C’è anche da dire che se è riuscito ad arrivare fino a questo punto, probabilmente ha qualche grosso problema da risolvere a monte. Tipo: se fosse sadico e non lo sapesse? Il sadismo spiegherebbe la perversione del suo stare bene con Michelle. E anche il fatto che si alzi di prima mattina per fare le flessioni.
Dai, nessuna persona normale farebbe mai l’una o l’altra cosa, figuriamoci entrambe!
Sto cominciando a sbocconcellare la mia seconda fetta di pizza quando il telefono comincia a squillare.
“Rispondete.” Dico, voltandomi verso Georg e Tom. Georg a sua volta si volta verso Tom.
“Rispondi.”
Senza scontarci un sonoro ruggito di lamentela, Tom allunga alla cieca la propria mano verso il telefono che gli sta accanto ed attiva il vivavoce.
“Chi è che rompe i coglioni?” ringhia nel bel mezzo della masticazione.
Viva la cortesia. Se è la mamma è fritto: l’ultima volta che l’ha beccato a sputacchiare volgarità, gli ha tagliato un rasta. Fortunatamente ci vede di rado, o Tom sarebbe condannato a restare pelato per il resto della propria vita, e secondo me anche per quelle future.
“Tom, tagliati la lingua.” replica seccamente la voce di Gustav.
Mmm, devo parlare alla mamma di quest’alternativa ai rasta.
Con un gesto rapido tolgo l’audio al film, incuriosito da questa chiamata..
Che cavolo vuole a quest’ora?
“Ciao, Gugu!” salutiamo Georg ed io all’unisono. Il diretto interessato ci manda serenamente a faci fottere.
“Hai interrotto il nostro momento di solenne raccoglimento spirituale, lo sai?” fa Tom, deglutendo mezzo trancio in una volta.
“Se tutto va bene,” sbuffa Gustav. “Siete in panciolle sul divano a divorare pizza davanti ad un film stile Matrix.”
Ci fermiamo tutti e tre a fissare per un paio di secondi lo schermo della tv su cui campeggia un primo piano abbastanza sconvolto di miss Lopez e ci guardiamo con un certo imbarazzo. Sarebbe uno scoop da record se un giornalista ci beccasse adesso: ‘I Tokio Hotel si danno alle commedie romantiche in compagnia di un coniglio rosa gigante!’
Tom dovrà lavare il bagno per un mese per averci convito a sorbire questa schifezza su dvd.
“Ne hai beccate due su tre.” Si complimenta Georg, ma è inutile che facciamo finta di niente, è virilmente umiliante sapere cosa in realtà stiamo guardando.
Improvvisamente mi viene in mente che, mentre noi ci abbuffiamo, c’è qualcun altro che non ha ancora avuto la cena.
“Ragazzi,”
piagnucolo, nella speranza che uno dei due mi dia retta.
“Qualcuno dovrebbe
sfamare Elvis.”
“Chi
è Elvis?”
interviene Gustav, curioso.
“Il
nostro criceto.”
Rispondiamo noi tre all’unisono.
“Voi
non avete un
criceto.”
“Sì
che ce
l’abbiamo,” asserisce Georg. “Bill ed
Iwen l’hanno adottato.”
“E
chi è Iwen?”
chiede Gustav. “No, aspetta,” ci ripensa subito
dopo. “Non lo voglio sapere.”
Tom
sorride beffardo
al telefono, e non vedo perché dovrebbe, visto che tanto
Gustav non lo può
vedere.
“Allora,
a che
dobbiamo l’onore di una telefonata notturna?”
“Tom,
sono le
undici, non le tre del mattino,” Da come lo dice, sembra che
Gustav sia sull’orlo
di una crisi di nervi. “E non è con
mia nonna che sto parlando, ma con il settantacinque percento della
band che crede
che la notte inizi all’alba.”
“Va
bene, va bene,”
lo zittisce Georg, abbandonandosi sulla morbida spalla di Iwen mentre
sgranocchia popcorn (nello specifico, fatti con il mais avanzato dal
primo
pasto di Elvis in questa casa). “Ora dicci cosa
vuoi.”
“Ho
scordato di
dirvi che domani ho gli assaggi della torta nuziale
e…”
Torta? Ha
detto
proprio torta? Credo che darò una breve tregua a questa
guerra contro il
matrimonio. Solo per domani mattina, un armistizio a fin di bene.
“E
hai pensato di
invitare anche noi, perché ci vuoi bene e sai che ci farebbe
tanto piacere
venire!” Esclamo, commosso, ma il mio entusiasmo viene
smorzato senza pietà.
“No.”
“Allora
vuoi che
veniamo a spiaccicare il bel visino di Michelle in una delle
torte?” sghignazza
Tom, prima che qualcuno possa fargli chiudere il becco. Gustav esita,
probabilmente chiedendosi quanto abbiamo bevuto e se ci siamo limitati
a
quello.
“Cosa?”
“Ehm…
No, niente,”
si corregge Tom in fretta. “Cancella.”
“Volevo
solo
avvisarvi che probabilmente arriverò un po’ in
ritardo allo studio.” Ci
comunica Gustav.
Mi sento
un tantino
offeso. Non può farci venire l’acquolina
così e poi mandare tutto in fumo come
nulla fosse!
Cerco di
rivolgermi
a lui con disinteressato distacco, pieno di dignitosa indignazione.
“Quindi
ora oseresti
riattaccare senza invitarci a questi assaggi?”
“Era
quello che
contavo di fare, sì.” Risponde lui, affatto
impressionato.
Accidenti.
“Siamo
i tuoi
testimoni!” protesta Georg, tirandosi su per rivolgersi
direttamente al
telefono. Devo spiegare a questi due che non abbiamo la videochiamata.
“E basta con questa stupida scusa!”
“Dai,
Gugu, portaci!”
lo supplico soave. “Faremo i bravi!”
“Sì,
certo,” Gustav non
è per niente persuaso. “E Tom è
gay.”
Tom salta
subito su,
punto nel vivo.
“Hey!”
“Daaai,
Gustaaav!”
pigolo, implorante, sporgendomi al di sopra delle gambe di Georg e di
mio
fratello, affacciandomi sul mobile del telefono per parlare
direttamente
nell’uscita del vivavoce.
Giunge
una lunga
pausa dall’altro capo, presumibilmente dovuta
all’impegno che Gustav sta
mettendo nell’elencarsi a mente le schiere avverse di pro e
contro riguardanti
il portarsi appresso tre mine vaganti come noi. Immagino siano i contro
ad
allungare tanto la riflessione.
“E
va bene,
d’accordo,” acconsente alla fine, con un sospiro
non proprio fiducioso. “Ma voi
non mi chiamerete mai più in quel modo.”
“Quale
modo?” fa
Tom. “Gugu?”
Testa di
cazzo.
“Affare fatto!” Irrompo io, prima che faccia altri
danni, magari irreparabili.
“Dove e a che ora ci vediamo?”
[ GEORG ]
Undici in punto, celeberrima Pasticceria Niederegger, Lubecca.
Ad Amburgo non c’erano abbastanza pasticcerie famose, Leila ha dovuto per forza convincere Michelle che dovevamo arrivare fin qui per trovare il meglio, anche se per farlo abbiamo dovuto sopportare un’ora di coda in autostrada accompagnata da una deliziosa pioggerellina torrenziale che mi ha fatto temere che saremmo tutti quanti finiti annegati nel giro di pochi minuti.
Alla fine, dopo peripezie degne di un Ulisse ostacolato da un intero esercito di Giunoni incazzate e in piena sindrome premestruale, siamo giunti a destinazione in orario (l’idea di partire mezz’ora prima in caso di intoppi è stata geniale, e mia, fra parentesi). Gustav, Michelle, Leila e Tari erano già arrivati, avendo lasciato la città circa due ore prima, evitando così l’intero ingorgo di traffico che ha fregato noi. Li abbiamo incontrati qui, alla casa del marzapane per antonomasia, bellamente accomodati all’interno a sorseggiare cappuccini mentre noi abbiamo dovuto fare mezzo chilometro per posteggiare, a piedi e sotto l’acqua.
Giuro, la prossima volta che Tom insiste per andare da qualche parte con quella sua dannata Cadillac imparcheggiabile lo eviro.
Io e Bill entriamo nel locale quasi disperati, entrambi imprecando come scaricatori di porto reumatici per via dei danni subiti dai nostri capelli a causa dell’umidità. Tom si è permesso di ridere e si è beccato un bello scappellotto da entrambi.
Leila ha fatto una faccia di sufficienza da voltastomaco quando ci ha visti entrare, proprio mentre Tari rompeva un bicchiere di cristallo di Boemia nel tentativo di non farlo rovesciare.
Benedetta ragazza.
È proprio una salopette di jeans quella mostruosità che ha addosso? Possibile che nessuno le abbia mai insegnato almeno i fondamenti teorici di Abbigliamento Adeguato? Non dico che debba presentarsi in tailleur e scarpe di Prada, ma conciata così, più che una wedding planner, sembra una bracciante campagnola.
“Buongiorno a tutti.” Salutiamo, mollando gli ombrelli zuppi in un angolo.
“Siete in ritardo.” Sibila Crudelia senza nemmeno ricambiare.
Oh, ma che palle.
Perché non si trova un marito, anziché occuparsi di matrimoni altrui?
“Scusate, ma abbiamo avuto un piccolo contrattempo.” Ci giustifica Bill, che è sempre il più indicato per porgere scuse. Un suo sorriso, anche solo appena accennato, basterebbe a sciogliere su due piedi un blocco di gelido marmo.
Leila però dev’essere una di quelle persone così aride dentro da non essere scalfibile nemmeno dall’onnipotenza di Bill. La cosa è preoccupante, a ben pensarci. Scocca a tutti e tre un’occhiata colma di disappunto e si volta dall’altra parte.
Oggi la sua tenuta è un tailleur color crema bordato di pelliccia e stivali scamosciati, il tutto coronato da un rossetto che è meglio che non definisca. Le mancano solo i centouno dalmata e siamo a posto.
“Carino qui.” Commenta Bill, guardandosi intorno.
Questo posto fa proprio per lui: tutto vetri e rifiniture in oro, elegante e raffinato, pieno di luci scintillanti e arredamento in acciaio. Ci sono vetrinette a non finire stracolme di dolci e dessert di ogni tipo, e solo a vederli mi viene la nausea. Non avessi quest’urgenza di tenere a bada i due incompetenti (Bill e Tom), me ne sarei già andato, ma dobbiamo seguire ogni movimento possibile di questi preparativi e ogni minimo indizio potrebbe essere fondamentale.
Ad esempio non è che Gustav sembri sprizzare gioia ed entusiasmo da tutti i pori, buttato lì su una sedia come uno straccio usato. L’unica che abbia una parvenza veramente soddisfatta è Michelle, che sta divorando con occhi avidi i capolavori gastronomici esposti.
Questa pasticceria è veramente enorme, ci devono lavorare un mucchio di persone per mandarla avanti.
La cosa sconcertante è che hanno chiuso per tutta la mattina, solo perché noi dovevamo venire qui ad assaggiare qualche campione! E non è tutto: la squadra di pasticceri che si occuperà della famigerata torta, verrà in trasferta con tutti gli invitati a Milano, per preparare il dolce sul luogo.
Devo ancora capire perché Keller abbia tanta voglia di dilapidare il proprio ingente patrimonio per finanziare un’unione ingiustificabile come questa.
Anzi, no,
lo so:
vuole sbarazzarsi di sua figlia. Che razza di scaricabarile. Poteva
pensarci
ventidue anni e qualche mese fa, magari.
Ad un
tratto le
doppie porte di vetro opaco dietro al bancone si aprono e ne esce una
donna in
grembiule, che si dirige svelta verso di noi.
“Eccomi
qui, scusate
l’attesa.” Proclama con voce stentorea e sicura.
È
bassa e tarchiata,
sui sessant’anni, i capelli ingrigiti raccolti in una
crocchia, ed ispira una
simpatia istantanea. Non ha nulla a che vedere con l’aspetto
formale della
pasticceria, ma meglio così.
“Ci
scusi lei,
signora Schumann,” Leila si avvicina alla donna, artica ed
imperturbabile come
non mai. “Direi che, se nessuno ha obiezioni, possiamo
cominciare.”
Avverto
una sottile
frecciatina pungente in queste parole, soprattutto quando passa davanti
a me,
Bill e Tom e ci incenerisce con quei suoi terrificanti occhi metallici.
Non
fosse per le sei o sette lampade che deve essersi fatta in questi
giorni e per
la borsa formato famiglia di Vouitton, potrebbe essere tranquillamente
scambiata per una stalagmite di ghiaccio.
“Chiamatemi
Leah,”
dice la donna con un sorriso intercontinentale che le illumina il viso
rotondo.
“Venite, tutti quanti, da questa parte.”
Ci
conduce nel
retrobottega, dove troviamo una stanza enorme piena di tavoli, a loro
volta
completamente ricoperti da piatti su cui sono state adagiate coppie di
fette di
torta che sembrano opere d’arte. In un angolo, in disparte,
c’è un tavolo solitario
che ospita una ventina di bottiglie di vini e spumanti vari,
più una discreta
quantità di calici.
Io e Tom
ci
intercettiamo l’un l’altro e facciamo del nostro
meglio per non dare
l’impressione di voler prendere d’assalto quel
piccolo angolo di paradiso
all’istante. Gustav ci vede e alza gli occhi al soffitto.
Bill, invece, sembra
essere troppo occupato a convincersi di non stare sognando per curarsi
di noi.
Quando
mai.
Noto che
ci sono quattro
belle statuine (due ragazzi e due ragazze) con indosso grembiuli
identici a
quello di Leah che guardano dall’uscita opposta alla porta da
dove siamo
entrati noi, ma non si muovono né aprono bocca.
Molto
decorativi,
però.
“Molto
bene,” Leah
abbraccia la stanza con un ampio gesto della mano,
un’espressione orgogliosa
dipinta in faccia assieme a due tondi pomi rossi. “Questa
è la migliore
selezione di dolci nuziali che la casa ha da offrire. Vi
descriverò brevemente ciascun
tipo e poi potrete assaggiare quelle che più vi
stuzzicano.”
“Perfetto!”
Michelle
batte le mani estasiata e guarda Gustav come se si aspettasse la
medesima
reazione da parte sua. Povera illusa. L’ho visto rimanere
impassibile davanti
alla denudazione in diretta di una delle fan più belle e
dotate di cui i Tokio
Hotel possano vantare, ad un concerto a Kempten, non mi stupisco
più di niente.
Intanto
mi domando
come le sia venuto in mente di mettersi addosso una minigonna come
quella con
il freddo polare che fa oggi. Non che mi dispiacciano le sue gambe
nude, ma ho
freddo io per lei.
“Questa
è una
millefoglie delicatissima con glassa di rose e farcitura di chantilly e
crema
di fragole.” Illustra Leah, indicando il piatto
più vicino a noi.
Farei la
figura del
cafone se mi offrissi di assaggiare i vini, mentre loro banchettano a
spese
della loro glicemia?
No, credo
di no.
Meglio sorvolare, però, non si sa mai. Crudelia sembra
disposta a farsi saltare
la mosca al naso anche per una molecola di ossigeno fuori posto, non
voglio
diventare materia prima per la sua prossima pochette.
Vedo Tari
seguire
mansueta gli assaggi, un’accesa avidità che le
brilla negli occhi mentre
Michelle ficca in bocca a Gustav l’ennesimo boccone. Lui
sorride ed annuisce,
buttando lì monosillabi alternati a mugolii di assenso, ma
potrei vedere un
entusiasmo minore, in lui, solo se non avesse la distrazione di Bill
che ronza
attorno ai tavoli con occhi luccicanti, come un’ape sul
miele. Tra l’altro Leah
sembra aver preso il nostro piccolo Kaulitz in simpatia,
perché gli ha appena
servito un’enorme porzione di torta al cioccolato grondante
di panna montata e
ora lo guarda deliziata mentre afferra la forchettina e comincia a
papparsela
tutto giulivo.
Quest’esserino
cotonato di un metro e novanta riuscirebbe a fare tenerezza ai muri.
“Posso
offrire
qualcosa anche a voi?” chiede Leah a me e a Tom.
“Qualche stuzzichino? Qualcosa
da bere?”
“Grazie
mille!”
esclama Tom, con evidente soddisfazione.
Io le
sorrido,
trasudando gratitudine da queste membra provate da tutto il cinguettio
zuccheroso di Michelle (non bastassero le torte), e accetto di buon
grado.
“Vi
faccio versare
subito qualcosa,” Leah fa un gesto verso le quattro statuine
ornamentali e uno
di loro scatta prontamente verso la zona vini. “Avete
preferenze? Prosecco?
Dolce?”
“Dolce.”
rispondiamo
in un baleno.
Ci fa
versare del
Dom Pérignon e ci porge due calici, sorridendo gioviale.
“Ecco
qui,” Stiamo
per afferrarli, quando lei li ritrae all’improvviso,
scrutandoci sospettosa.
“Non è che poi dovete guidare, vero?”
Il
sorriso compiaciuto
sulle labbra di Tom si sbriciola in un nanosecondo e leggo nei suoi
occhi il
conflitto esistenziale in corso nella sua mente: non bere e poter
così guidare
la sua adorata Cadillac in tutta tranquillità, o bere e
lasciare la Cadillac in mano
mia o, peggio, di Bill?
Non devo
ridere. Non
devo. Non posso ridere.
“Oh,
che peccato,”
sospiro, afferrando il mio calice con disinvoltura.
“È proprio una sfortuna,
vero, Tom?”
Lui tenta
di
riassemblare il sorriso a tempo di record e da una scrollatina di
spalle
nemmeno lontanamente convincente.
“Pazienza.”
Dice, ed
è con grande rammarico che guarda Leah far portare via
l’altro calice, ma si
lascia corrompere con una bella porzione di crostata ai frutti di bosco.
So che
l’unica cosa
che lo trattiene dal prendermi a calci sugli stinchi è la
consapevolezza che si
farebbe più male lui di me, ma non esiste solo la violenza
come mezzo di
vendetta, e la diabolicità di Tom non va sottovalutata.
Mentre
Michelle
continua ad ingozzare impietosamente Gustav sotto la supervisione e il
consiglio di Leila, l’occhio mi cade su Tari, mogia mogia
appoggiata ad una
parete, sempre con quell’aria da svenimento imminente.
“Hey,”
bisbiglio
rivolto a Tom. “Secondo te perché ha sempre
quell’aspetto così malandato?”
Tom la
guarda in
tralice per un attimo.
“Non
so,” mormora,
non troppo interessato. “Ha il cancro? È
anoressica?”
Mmm,
ipotesi
interessanti, anche se dubito fortemente che una ragazza con il cancro
si metta
a fare i salti mortali per farsi assumere per un posto che
probabilmente non
occuperà a lungo.
È
macabro, lo so, ma
ho appena dimostrato che non può avere il cancro.
Sto per
passare alla
valutazione della seconda opzione, quando scorgo Leah che si avvicina
ad
un’esitante Tari con un vassoietto di praline
dall’aspetto invitante e gliene
offre qualcuna, l’espressione di Tari mi ricorda molto quelle
delle nostre fan
davanti a noi: ha davanti a sé la cosa che più
brama al mondo, ma è come se non
potesse raggiungerla.
Comincio
seriamente
a pensare che Tom abbia ragione.
“Almila,
stiamo
lavorando, non è professionale magiare davanti ai propri
clienti!” abbaia
Crudelia, facendo sussultare Gustav e Michelle, che stanno valutando
con lei le
cinque torte che hanno scelto per l’elezione finale.
Tari
ringrazia Leah e
rifiuta educatamente l’offerta. Non è anoressica,
ma gli effetti sono gli
stessi. Credo che nella lingua corrente si definisca schiavismo.
“Hey,
Tari,” la
chiama Tom. “Vieni qui.”
Lei si
avvicina con
passo quasi strascicato e ci rivolge un sorriso tirato.
“Buon
giorno signor
Kaulitz, signor Listing.”
Senza
emettere un
suono, Tom le spiattella la propria crostata sotto il naso e poco ci
manca che
lei ci si avventi sopra senza il minimo ritegno.
“Mangia.”
Le intima, mettendole in mano piatto e forchetta.
Lei si
trattiene,
anche se è evidente che sta morendo dalla voglia di far
sparire tutto in un sol
boccone.
“Ti
copriamo noi,” la
rassicuro, e io e Tom ci mettiamo fianco a fianco davanti a lei,
nascondendola
alla vista di Crudelia. “Se non metti qualcosa sotto i denti,
ci svieni
davanti.”
“Non
sarebbe una
gran novità per noi avere ragazze che ci cadono ai
piedi,” scherza Tom, con uno
dei suoi ghigni maliziosi. “Ma forse Leila ti riterrebbe
inefficiente, se tu ti
accasciassi a terra così, no?”
Tari
sembra aver
ingaggiato una lotta selvaggia con il proprio timore di essere
scoperta, ma non
resisterà ancora a lungo. Penso le darò il colpo
di grazia, prima che sia troppo
tardi.
“Che
se ne fa di
un’assistente morta?”
I suoi
occhi stanchi
si sollevano su di me e Tom, il quale le fa un cenno di esortazione con
la
testa.
Tari si
lecca le
labbra, ma alla fine ci sorride riconoscente.
“Grazie.”
La
osserviamo
divertiti mentre divora la generosa fetta in un minuto scarso e pulisce
minuziosamente ogni briciola e goccia di panna. Aveva davvero fame.
Mi viene
da
chiedermi se non sarebbe più carina dopo qualche pasto
decente e un paio di
notti di sonno.
“Almila,
vieni qui,
mi serve l’agenda!” la chiama Leila imperiosa, e
Tari salta come una molla in
tensione.
“Grazie.”
Ripete
un’altra volta a voce bassa, poi lascia piatto e forchetta a
Tom ed accorre.
Il mio
cervello,
intanto, sta elaborando un pensiero sorprendentemente sottile e sagace,
che
spero Tom sarà in grado di afferrare.
“Senti,”
gli
sussurrò, tirandolo da parte. “La tua idea della
ragazza alternativa è buona,
ma Gustav dovrebbe passare molto tempo con lei per innamorarsene,
giusto?”
Con mio
grande
sollievo, Tom afferra subito il concetto.
“Non
riusciremmo mai
a convincerlo a vedersi con una ragazza,” riflette.
“E, anche se il miracolo
dovesse accadere, non avrebbe tempo per conoscerla senza far sorgere dei sospetti.”
Ecco, qui
arriva il
punto critico.
“Quindi,”
aggiungo
io. “A noi serve una ragazza che già passi del
tempo con lui e di cui nessuno
sospetterebbe mai.”
Tom mi
fissa interdetto,
le sopracciglia corrugate, poi sembra realizzare quello che ho tentato
di
comunicargli. Allunga un’occhiata incredula verso Tari, poi
torna a guardare
me, poi ancora Tari, ed infine me.
“Georg,
ci serve un
piano concretizzabile, non fantascientifico.”
“Ma
immaginatela con
un colorito umano, vestita bene e con un po’ di trucco, senza
occhiali…”
Sento la
fervida
immaginazione di Tom mettersi in moto e cominciare ad elaborare quanto
gli ho
appena suggerito. Poco dopo la sua espressione si illumina lievemente e
il suo
sguardo schizza verso Bill, intento ad assaporare beato una nuova fetta
di
torta sotto agli occhi adoranti di Leah.
“Avremo bisogno di lui e di ogni briciolo della sua esperienza estetica,” dice serio, e la determinazione che dimostra mi fa capire che ripone fiducia in questa prospettiva. “Ma non è del tutto impossibile.”
A/N: sono consapevole della relativa banalità dell'idea di tramutare il brutto anatroccolo in un cigno, ma abbaite fede, non si tratterà della classica cignificazione suvrannaturale, ma ben altra cosa. Avrete modo di scoprirlo più avanti, comunque. Inoltre, vorrei rassicurare chi si stesse ventualmente domandando che ne è delle sensazioni di Gustav. Anche questo avremo tempo per affrontarlo nell'imminente futuro, quindi niente panico!
Ora vorrei finalmente ringraziarvi uno per uno in modo decente, quindi...
Schwesti: li amo anch'io, ma forse tu questo non lo sapevi, perché non te l'ho mai detto, giusto? Del resto nemmeno io sapevo che tu li amassi. Che cose scioccanti che si vengono a scoprire!
sososisu: spero che il capitolo meriti una recensione più approfondita, anche se ti assicuro che quelle tue poche parole mi hanno fatta gongolare non poco!
tokiohotellina85: concordo con la preferenza verso il terzo capitolo, anche se devo dire che sono affezionata ad Elvis ed Iwen e sono un po' combattuta con il secondo. Magari più avanti ci saranno capitoli ancora più meritevoli di preferanza, o almeno spero.
loryherm: carissima, è sempre un piacere sapere che la mia lettrice più fidata apprezzi le mie fatiche. sono sempre in attesa della tua opinione!
Lidiuz93: magari sapessi il Finlandese! No, in realtà mi sono sono solertemente documentata ed informata, anche se sono innamorata dei paesi nordici e il Finlandese è la lingua che più mi affascina al mondo, ha delle sonorità irresistibili, per me.
dark_irina: eccotela qui l'idea geniale (geniale... certo, come no), riveduta e corretta dalle brillanti menti dei nostri combinaguai preferiti. Non dirò nulla in merito alle tue ipotesi su Tari, ma ti rimando al futuro per scoprire cos'ha in serbo per noi.
NeraLuna: non morire dal ridere al terzo capitolo, c'è tutta una storia da leggere davanti! Grazie mille, però, dei complimenti!
RubyChubb: MS power! Mi piace l'idea delle citazioni di tratti di storia nelle recensioni, lo sai, e vedo che ti sei sbizzarrita... Bene, spero di averti dato altri spunti in questo nuovo capitolo, sai che amo le recensioni lunghe chilometri!
CowgirlSara: appoggio anch'io! Appoggiare è sempre la cosa migliore, soprattutto se si tratta di questi quattro. Mi auguro di non averti delusa nemmeno stavolta e di averti fatta rotolare ancora.
_Princess_: anche tu, mille mila chilometri di recensione... Ti adoro! Vedi di darti da fare con Lullaby, perché sai quanto le mie crisi di astinenza siano devastanti. E comunque sì, Tari rievoca senza ombra di dubbio una certa divinità nordica di nostra conoscenza, ma, come hai giustamente puntualizzato, certa gnocchezza non è raggiungibile da noi umili esseri umani.
L_Fy: mia adorata! Sono sempre così fiera di meritare l'onore di una tua recensione che riesco a stento a formulare parole per ringraziarti. Mi sto leggendo la tua favolosa storia pian piano(sono al capitolo 6) e posso affermare conuna certa sicurezza di voler sposare Dieci... credi sia possibile?
Vorrei inoltre scusarmi con i miei lettori e commentatori per via dell'intrusione di Facy. Ci sono persone che non sono in grado di accettare le critiche costruttive e finisce che decisono di vendicarsi in modo abbastanza puerile com'è successo con le due maturissime recensioni che è venuta a snocciolare qui, violando tranquillamente il regolamento del sito e la buona educazione. Verranno cancellate, comunque, Ladynotorius se ne occuperà al più presto.Per il resto, un grazie generale a tutti quanti, sapete che ogni commento per me è prezioso e ben accolto, quindi se vorrete spendere le solite due paroline per il capitolo, ve ne sarò grata.
Hasta la vista!