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Autore: Lady Vibeke    06/04/2008    12 recensioni
Michelle è perfetta, la ragazza ideale: intelligente, simpatica, dolce, premurosa, gentile, altruista, di buona e ricca famiglia, modesta, bella… Peccato solo che sia completamente sbagliata per Gustav. Ma come diavolo si fa a dire ad uno dei propri migliori amici che sta per commettere il più clamoroso e colossale errore della propria vita, ad un passo dal compimento dell’errore stesso?
Georg, Tom e Bill darebbero qualsiasi cosa per conoscere la risposta a questa domanda e poter così sventare il più grande disastro della storia dei Tokio Hotel.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[ BILL ]

 

“Dobbiamo trovare un bel bocconcino appetitoso per Gustav.” Dichiara Tom, addentando un trancio di pizza come se fosse a digiuno da mesi.

“Pensi non si nutra adeguatamente?” domando, la schiena appoggiata alla tonda pancia di Iwen, che siede dietro di me con aria molto tediata. Come lo capisco.

Io, lui, Tom e Georg siamo spaparanzati sul divano a guardare The Wedding Planner, in cerca di spunti interessanti per il nostro progetto estremo, con una teglia di pizza gigante davanti e una scorta epocale di coca cola e birra.

La cena ideale.

Anche se sono quasi le undici e tecnicamente quella che doveva essere la nostra cena giace miseramente carbonizzata nel lavandino. Causa della combustione una certa Karin, che ha telefonato a Georg nel bel mezzo della cottura e lui ha dovuto per forza andare a parlare nell’altra stanza, abbandonando così lo spezzatino sul fuoco. Tutto questo per dare il benservito a Karin in dieci sillabe nette.

Sta di fatto che ora ce ne stiamo qui a strafogarci beatamente di deliziose schifezze, anche se l’intrattenimento è a dir poco scadente.

Anzi, questo film è una noia, se proprio lo devo dire.

J.Lo e il suo fondoschiena latino dovrebbero fare visita a qualche palestra, di tanto in tanto, giusto per evitare di obliare ogni altra cosa che tenti di apparire sullo schermo assieme a loro.

“Ma no, scemo!” sbotta Tom, con un rutto dalla straordinaria finezza. “Una ragazza!”

Georg apre una lattina a caso e ingurgita una lunga sorsata di birra.

“Ce l’ha già una ragazza,” ricorda a Tom. “È proprio questo il nostro problema, ricordi?”

“Per questo dobbiamo trovargliene una nuova!” rincara Tom, accalorato. “In questo film il protagonista sta per sposarsi, ma alla fine salta tutto perché si riscopre innamorato della ragazza che gli ha organizzato il matrimonio!”

“Ecco, grazie, mi hai rovinato il finale.” Si lamenta Georg.

“Gustav non si innamorerà mai di Leila!” sentenzio saggiamente. Adoro puntualizzare ovvietà.

Il grugnito ironico di Tom si sovrappone ad uno strillo isterico proveniente dalle casse dell’home-theatre: J.Lo ha un tacco incastrato in un tombino e sta per essere investita da un cassonetto in discesa libera.

“Non intendevo Leila.”

“E di Tari tanto meno.” Mi permetto di osservare, urtato dal ricordo raccapricciante del pietoso stato in cui versava l’immagine di quella poverina.

“Gente, sveglia,” biascica Tom a bocca piena, i piedi graziosamente appoggiati al tavolino. “Il film era solo una metafora per farvi capire il mio ragionamento.”

“Il tuo cosa, scusa?”

“Chiudi quella fogna, Georg!

Forse – e dico forse – però Tom non è proprio un deficiente completo. Non ha tutti i torti, infondo. Magari se Gustav trova una ragazza più adatta a lui, rinsavisce e si rende conto di quello che sta facendo, vale a dire un’immane cazzata.

C’è anche da dire che se è riuscito ad arrivare fino a questo punto, probabilmente ha qualche grosso problema da risolvere a monte. Tipo: se fosse sadico e non lo sapesse? Il sadismo spiegherebbe la perversione del suo stare bene con Michelle. E anche il fatto che si alzi di prima mattina per fare le flessioni.

Dai, nessuna persona normale farebbe mai l’una o l’altra cosa, figuriamoci entrambe!

Sto cominciando a sbocconcellare la mia seconda fetta di pizza quando il telefono comincia a squillare.

“Rispondete.” Dico, voltandomi verso Georg e Tom. Georg a sua volta si volta verso Tom.

“Rispondi.”

Senza scontarci un sonoro ruggito di lamentela, Tom allunga alla cieca la propria mano verso il telefono che gli sta accanto ed attiva il vivavoce.

“Chi è che rompe i coglioni?” ringhia nel bel mezzo della masticazione.

Viva la cortesia. Se è la mamma è fritto: l’ultima volta che l’ha beccato a sputacchiare volgarità, gli ha tagliato un rasta. Fortunatamente ci vede di rado, o Tom sarebbe condannato a restare pelato per il resto della propria vita, e secondo me anche per quelle future.

“Tom, tagliati la lingua.” replica seccamente la voce di Gustav.

Mmm, devo parlare alla mamma di quest’alternativa ai rasta.

Con un gesto rapido tolgo l’audio al film, incuriosito da questa chiamata..

Che cavolo vuole a quest’ora?

“Ciao, Gugu!” salutiamo Georg ed io all’unisono. Il diretto interessato ci manda serenamente a faci fottere.

“Hai interrotto il nostro momento di solenne raccoglimento spirituale, lo sai?” fa Tom, deglutendo mezzo trancio in una volta.

“Se tutto va bene,” sbuffa Gustav. “Siete in panciolle sul divano a divorare pizza davanti ad un film stile Matrix.”

Ci fermiamo tutti e tre a fissare per un paio di secondi lo schermo della tv su cui campeggia un primo piano abbastanza sconvolto di miss Lopez e ci guardiamo con un certo imbarazzo. Sarebbe uno scoop da record se un giornalista ci beccasse adesso: ‘I Tokio Hotel si danno alle commedie romantiche in compagnia di un coniglio rosa gigante!’

Tom dovrà lavare il bagno per un mese per averci convito a sorbire questa schifezza su dvd.

“Ne hai beccate due su tre.” Si complimenta Georg, ma è inutile che facciamo finta di niente, è virilmente umiliante sapere cosa in realtà stiamo guardando.

Improvvisamente mi viene in mente che, mentre noi ci abbuffiamo, c’è qualcun altro che non ha ancora avuto la cena.

“Ragazzi,” piagnucolo, nella speranza che uno dei due mi dia retta. “Qualcuno dovrebbe sfamare Elvis.”

“Chi è Elvis?” interviene Gustav, curioso.

“Il nostro criceto.” Rispondiamo noi tre all’unisono.

“Voi non avete un criceto.”

“Sì che ce l’abbiamo,” asserisce Georg. “Bill ed Iwen l’hanno adottato.”

“E chi è Iwen?” chiede Gustav. “No, aspetta,” ci ripensa subito dopo. “Non lo voglio sapere.”

Tom sorride beffardo al telefono, e non vedo perché dovrebbe, visto che tanto Gustav non lo può vedere.

“Allora, a che dobbiamo l’onore di una telefonata notturna?”

“Tom, sono le undici, non le tre del mattino,” Da come lo dice, sembra che Gustav sia  sull’orlo di una crisi di nervi. “E non è con mia nonna che sto parlando, ma con il settantacinque percento della band che crede che la notte inizi all’alba.”

“Va bene, va bene,” lo zittisce Georg, abbandonandosi sulla morbida spalla di Iwen mentre sgranocchia popcorn (nello specifico, fatti con il mais avanzato dal primo pasto di Elvis in questa casa). “Ora dicci cosa vuoi.”

“Ho scordato di dirvi che domani ho gli assaggi della torta nuziale e…”

Torta? Ha detto proprio torta? Credo che darò una breve tregua a questa guerra contro il matrimonio. Solo per domani mattina, un armistizio a fin di bene.

“E hai pensato di invitare anche noi, perché ci vuoi bene e sai che ci farebbe tanto piacere venire!” Esclamo, commosso, ma il mio entusiasmo viene smorzato senza pietà.

“No.”

“Allora vuoi che veniamo a spiaccicare il bel visino di Michelle in una delle torte?” sghignazza Tom, prima che qualcuno possa fargli chiudere il becco. Gustav esita, probabilmente chiedendosi quanto abbiamo bevuto e se ci siamo limitati a quello.

Cosa?

“Ehm… No, niente,” si corregge Tom in fretta. “Cancella.”

“Volevo solo avvisarvi che probabilmente arriverò un po’ in ritardo allo studio.” Ci comunica Gustav.

Mi sento un tantino offeso. Non può farci venire l’acquolina così e poi mandare tutto in fumo come nulla fosse!

Cerco di rivolgermi a lui con disinteressato distacco, pieno di dignitosa indignazione.

“Quindi ora oseresti riattaccare senza invitarci a questi assaggi?”

“Era quello che contavo di fare, sì.” Risponde lui, affatto impressionato.

Accidenti.

“Siamo i tuoi testimoni!” protesta Georg, tirandosi su per rivolgersi direttamente al telefono. Devo spiegare a questi due che non abbiamo la videochiamata.

“E basta con questa stupida scusa!”

“Dai, Gugu, portaci!” lo supplico soave. “Faremo i bravi!”

“Sì, certo,” Gustav non è per niente persuaso. “E Tom è gay.”

Tom salta subito su, punto nel vivo.

“Hey!”

“Daaai, Gustaaav!” pigolo, implorante, sporgendomi al di sopra delle gambe di Georg e di mio fratello, affacciandomi sul mobile del telefono per parlare direttamente nell’uscita del vivavoce.

Giunge una lunga pausa dall’altro capo, presumibilmente dovuta all’impegno che Gustav sta mettendo nell’elencarsi a mente le schiere avverse di pro e contro riguardanti il portarsi appresso tre mine vaganti come noi. Immagino siano i contro ad allungare tanto la riflessione.

“E va bene, d’accordo,” acconsente alla fine, con un sospiro non proprio fiducioso. “Ma voi non mi chiamerete mai più in quel modo.”

“Quale modo?” fa Tom. “Gugu?”

Testa di cazzo.

“Affare fatto!” Irrompo io, prima che faccia altri danni, magari irreparabili. “Dove e a che ora ci vediamo?”

 

[ GEORG ]

 

Undici in punto, celeberrima Pasticceria Niederegger, Lubecca.

Ad Amburgo non c’erano abbastanza pasticcerie famose, Leila ha dovuto per forza convincere Michelle che dovevamo arrivare fin qui per trovare il meglio, anche se per farlo abbiamo dovuto sopportare un’ora di coda in autostrada accompagnata da una deliziosa pioggerellina torrenziale che mi ha fatto temere che saremmo tutti quanti finiti annegati nel giro di pochi minuti.

Alla fine, dopo peripezie degne di un Ulisse ostacolato da un intero esercito di Giunoni incazzate e in piena sindrome premestruale, siamo giunti a destinazione in orario (l’idea di partire mezz’ora prima in caso di intoppi è stata geniale, e mia, fra parentesi). Gustav, Michelle, Leila e Tari erano già arrivati, avendo lasciato la città circa due ore prima, evitando così l’intero ingorgo di traffico che ha fregato noi. Li abbiamo incontrati qui, alla casa del marzapane per antonomasia, bellamente accomodati all’interno a sorseggiare cappuccini mentre noi abbiamo dovuto fare mezzo chilometro per posteggiare, a piedi e sotto l’acqua.

Giuro, la prossima volta che Tom insiste per andare da qualche parte con quella sua dannata Cadillac imparcheggiabile lo eviro.

Io e Bill entriamo nel locale quasi disperati, entrambi imprecando come scaricatori di porto reumatici per via dei danni subiti dai nostri capelli a causa dell’umidità. Tom si è permesso di ridere e si è beccato un bello scappellotto da entrambi.

Leila ha fatto una faccia di sufficienza da voltastomaco quando ci ha visti entrare, proprio mentre Tari rompeva un bicchiere di cristallo di Boemia nel tentativo di non farlo rovesciare.

Benedetta ragazza.

È proprio una salopette di jeans quella mostruosità che ha addosso? Possibile che nessuno le abbia mai insegnato almeno i fondamenti teorici di Abbigliamento Adeguato? Non dico che debba presentarsi in tailleur e scarpe di Prada, ma conciata così, più che una wedding planner, sembra una bracciante campagnola.

“Buongiorno a tutti.” Salutiamo, mollando gli ombrelli zuppi in un angolo.

“Siete in ritardo.” Sibila Crudelia senza nemmeno ricambiare.

Oh, ma che palle.

Perché non si trova un marito, anziché occuparsi di matrimoni altrui?

“Scusate, ma abbiamo avuto un piccolo contrattempo.” Ci giustifica Bill, che è sempre il più indicato per porgere scuse. Un suo sorriso, anche solo appena accennato, basterebbe a sciogliere su due piedi un blocco di gelido marmo.

Leila però dev’essere una di quelle persone così aride dentro da non essere scalfibile nemmeno dall’onnipotenza di Bill. La cosa è preoccupante, a ben pensarci. Scocca a tutti e tre un’occhiata colma di disappunto e si volta dall’altra parte.

Oggi la sua tenuta è un tailleur color crema bordato di pelliccia e stivali scamosciati, il tutto coronato da un rossetto che è meglio che non definisca. Le mancano solo i centouno dalmata e siamo a posto.

“Carino qui.” Commenta Bill, guardandosi intorno.

Questo posto fa proprio per lui: tutto vetri e rifiniture in oro, elegante e raffinato, pieno di luci scintillanti e arredamento in acciaio. Ci sono vetrinette a non finire stracolme di dolci e dessert di ogni tipo, e solo a vederli mi viene la nausea. Non avessi quest’urgenza di tenere a bada i due incompetenti (Bill e Tom), me ne sarei già andato, ma dobbiamo seguire ogni movimento possibile di questi preparativi e ogni minimo indizio potrebbe essere fondamentale.

Ad esempio non è che Gustav sembri sprizzare gioia ed entusiasmo da tutti i pori, buttato lì su una sedia come uno straccio usato. L’unica che abbia una parvenza veramente soddisfatta è Michelle, che sta divorando con occhi avidi i capolavori gastronomici esposti.

Questa pasticceria è veramente enorme, ci devono lavorare un mucchio di persone per mandarla avanti.

La cosa sconcertante è che hanno chiuso per tutta la mattina, solo perché noi dovevamo venire qui ad assaggiare qualche campione! E non è tutto: la squadra di pasticceri che si occuperà della famigerata torta, verrà in trasferta con tutti gli invitati a Milano, per preparare il dolce sul luogo.

Devo ancora capire perché Keller abbia tanta voglia di dilapidare il proprio ingente patrimonio per finanziare un’unione ingiustificabile come questa.

Anzi, no, lo so: vuole sbarazzarsi di sua figlia. Che razza di scaricabarile. Poteva pensarci ventidue anni e qualche mese fa, magari.

Ad un tratto le doppie porte di vetro opaco dietro al bancone si aprono e ne esce una donna in grembiule, che si dirige svelta verso di noi.

“Eccomi qui, scusate l’attesa.” Proclama con voce stentorea e sicura.

È bassa e tarchiata, sui sessant’anni, i capelli ingrigiti raccolti in una crocchia, ed ispira una simpatia istantanea. Non ha nulla a che vedere con l’aspetto formale della pasticceria, ma meglio così.

“Ci scusi lei, signora Schumann,” Leila si avvicina alla donna, artica ed imperturbabile come non mai. “Direi che, se nessuno ha obiezioni, possiamo cominciare.”

Avverto una sottile frecciatina pungente in queste parole, soprattutto quando passa davanti a me, Bill e Tom e ci incenerisce con quei suoi terrificanti occhi metallici. Non fosse per le sei o sette lampade che deve essersi fatta in questi giorni e per la borsa formato famiglia di Vouitton, potrebbe essere tranquillamente scambiata per una stalagmite di ghiaccio.

“Chiamatemi Leah,” dice la donna con un sorriso intercontinentale che le illumina il viso rotondo. “Venite, tutti quanti, da questa parte.”

Ci conduce nel retrobottega, dove troviamo una stanza enorme piena di tavoli, a loro volta completamente ricoperti da piatti su cui sono state adagiate coppie di fette di torta che sembrano opere d’arte. In un angolo, in disparte, c’è un tavolo solitario che ospita una ventina di bottiglie di vini e spumanti vari, più una discreta quantità di calici.

Io e Tom ci intercettiamo l’un l’altro e facciamo del nostro meglio per non dare l’impressione di voler prendere d’assalto quel piccolo angolo di paradiso all’istante. Gustav ci vede e alza gli occhi al soffitto. Bill, invece, sembra essere troppo occupato a convincersi di non stare sognando per curarsi di noi.

Quando mai.

Noto che ci sono quattro belle statuine (due ragazzi e due ragazze) con indosso grembiuli identici a quello di Leah che guardano dall’uscita opposta alla porta da dove siamo entrati noi, ma non si muovono né aprono bocca.

Molto decorativi, però.

“Molto bene,” Leah abbraccia la stanza con un ampio gesto della mano, un’espressione orgogliosa dipinta in faccia assieme a due tondi pomi rossi. “Questa è la migliore selezione di dolci nuziali che la casa ha da offrire. Vi descriverò brevemente ciascun tipo e poi potrete assaggiare quelle che più vi stuzzicano.”

“Perfetto!” Michelle batte le mani estasiata e guarda Gustav come se si aspettasse la medesima reazione da parte sua. Povera illusa. L’ho visto rimanere impassibile davanti alla denudazione in diretta di una delle fan più belle e dotate di cui i Tokio Hotel possano vantare, ad un concerto a Kempten, non mi stupisco più di niente.

Intanto mi domando come le sia venuto in mente di mettersi addosso una minigonna come quella con il freddo polare che fa oggi. Non che mi dispiacciano le sue gambe nude, ma ho freddo io per lei.

“Questa è una millefoglie delicatissima con glassa di rose e farcitura di chantilly e crema di fragole.” Illustra Leah, indicando il piatto più vicino a noi.

Farei la figura del cafone se mi offrissi di assaggiare i vini, mentre loro banchettano a spese della loro glicemia?

No, credo di no. Meglio sorvolare, però, non si sa mai. Crudelia sembra disposta a farsi saltare la mosca al naso anche per una molecola di ossigeno fuori posto, non voglio diventare materia prima per la sua prossima pochette.

Vedo Tari seguire mansueta gli assaggi, un’accesa avidità che le brilla negli occhi mentre Michelle ficca in bocca a Gustav l’ennesimo boccone. Lui sorride ed annuisce, buttando lì monosillabi alternati a mugolii di assenso, ma potrei vedere un entusiasmo minore, in lui, solo se non avesse la distrazione di Bill che ronza attorno ai tavoli con occhi luccicanti, come un’ape sul miele. Tra l’altro Leah sembra aver preso il nostro piccolo Kaulitz in simpatia, perché gli ha appena servito un’enorme porzione di torta al cioccolato grondante di panna montata e ora lo guarda deliziata mentre afferra la forchettina e comincia a papparsela tutto giulivo.

Quest’esserino cotonato di un metro e novanta riuscirebbe a fare tenerezza ai muri.

“Posso offrire qualcosa anche a voi?” chiede Leah a me e a Tom. “Qualche stuzzichino? Qualcosa da bere?”

“Grazie mille!” esclama Tom, con evidente soddisfazione.

Io le sorrido, trasudando gratitudine da queste membra provate da tutto il cinguettio zuccheroso di Michelle (non bastassero le torte), e accetto di buon grado.

“Vi faccio versare subito qualcosa,” Leah fa un gesto verso le quattro statuine ornamentali e uno di loro scatta prontamente verso la zona vini. “Avete preferenze? Prosecco? Dolce?”

“Dolce.” rispondiamo in un baleno.

Ci fa versare del Dom Pérignon e ci porge due calici, sorridendo gioviale.

“Ecco qui,” Stiamo per afferrarli, quando lei li ritrae all’improvviso, scrutandoci sospettosa. “Non è che poi dovete guidare, vero?”

Il sorriso compiaciuto sulle labbra di Tom si sbriciola in un nanosecondo e leggo nei suoi occhi il conflitto esistenziale in corso nella sua mente: non bere e poter così guidare la sua adorata Cadillac in tutta tranquillità, o bere e lasciare la Cadillac in mano mia o, peggio, di Bill?

Non devo ridere. Non devo. Non posso ridere.

“Oh, che peccato,” sospiro, afferrando il mio calice con disinvoltura. “È proprio una sfortuna, vero, Tom?”

Lui tenta di riassemblare il sorriso a tempo di record e da una scrollatina di spalle nemmeno lontanamente convincente.

“Pazienza.” Dice, ed è con grande rammarico che guarda Leah far portare via l’altro calice, ma si lascia corrompere con una bella porzione di crostata ai frutti di bosco.

So che l’unica cosa che lo trattiene dal prendermi a calci sugli stinchi è la consapevolezza che si farebbe più male lui di me, ma non esiste solo la violenza come mezzo di vendetta, e la diabolicità di Tom non va sottovalutata.

Mentre Michelle continua ad ingozzare impietosamente Gustav sotto la supervisione e il consiglio di Leila, l’occhio mi cade su Tari, mogia mogia appoggiata ad una parete, sempre con quell’aria da svenimento imminente.

“Hey,” bisbiglio rivolto a Tom. “Secondo te perché ha sempre quell’aspetto così malandato?”

Tom la guarda in tralice per un attimo.

“Non so,” mormora, non troppo interessato. “Ha il cancro? È anoressica?”

Mmm, ipotesi interessanti, anche se dubito fortemente che una ragazza con il cancro si metta a fare i salti mortali per farsi assumere per un posto che probabilmente non occuperà a lungo.

È macabro, lo so, ma ho appena dimostrato che non può avere il cancro.

Sto per passare alla valutazione della seconda opzione, quando scorgo Leah che si avvicina ad un’esitante Tari con un vassoietto di praline dall’aspetto invitante e gliene offre qualcuna, l’espressione di Tari mi ricorda molto quelle delle nostre fan davanti a noi: ha davanti a sé la cosa che più brama al mondo, ma è come se non potesse raggiungerla.

Comincio seriamente a pensare che Tom abbia ragione.

“Almila, stiamo lavorando, non è professionale magiare davanti ai propri clienti!” abbaia Crudelia, facendo sussultare Gustav e Michelle, che stanno valutando con lei le cinque torte che hanno scelto per l’elezione finale.

Tari ringrazia Leah e rifiuta educatamente l’offerta. Non è anoressica, ma gli effetti sono gli stessi. Credo che nella lingua corrente si definisca schiavismo.

“Hey, Tari,” la chiama Tom. “Vieni qui.”

Lei si avvicina con passo quasi strascicato e ci rivolge un sorriso tirato.

“Buon giorno signor Kaulitz, signor Listing.”

Senza emettere un suono, Tom le spiattella la propria crostata sotto il naso e poco ci manca che lei ci si avventi sopra senza il minimo ritegno.

“Mangia.” Le intima, mettendole in mano piatto e forchetta.

Lei si trattiene, anche se è evidente che sta morendo dalla voglia di far sparire tutto in un sol boccone.

“Ti copriamo noi,” la rassicuro, e io e Tom ci mettiamo fianco a fianco davanti a lei, nascondendola alla vista di Crudelia. “Se non metti qualcosa sotto i denti, ci svieni davanti.”

“Non sarebbe una gran novità per noi avere ragazze che ci cadono ai piedi,” scherza Tom, con uno dei suoi ghigni maliziosi. “Ma forse Leila ti riterrebbe inefficiente, se tu ti accasciassi a terra così, no?”

Tari sembra aver ingaggiato una lotta selvaggia con il proprio timore di essere scoperta, ma non resisterà ancora a lungo. Penso le darò il colpo di grazia, prima che sia troppo tardi.

“Che se ne fa di un’assistente morta?”

I suoi occhi stanchi si sollevano su di me e Tom, il quale le fa un cenno di esortazione con la testa.

Tari si lecca le labbra, ma alla fine ci sorride riconoscente.

“Grazie.”

La osserviamo divertiti mentre divora la generosa fetta in un minuto scarso e pulisce minuziosamente ogni briciola e goccia di panna. Aveva davvero fame.

Mi viene da chiedermi se non sarebbe più carina dopo qualche pasto decente e un paio di notti di sonno.

“Almila, vieni qui, mi serve l’agenda!” la chiama Leila imperiosa, e Tari salta come una molla in tensione.

“Grazie.” Ripete un’altra volta a voce bassa, poi lascia piatto e forchetta a Tom ed accorre.

Il mio cervello, intanto, sta elaborando un pensiero sorprendentemente sottile e sagace, che spero Tom sarà in grado di afferrare.

“Senti,” gli sussurrò, tirandolo da parte. “La tua idea della ragazza alternativa è buona, ma Gustav dovrebbe passare molto tempo con lei per innamorarsene, giusto?”

Con mio grande sollievo, Tom afferra subito il concetto.

“Non riusciremmo mai a convincerlo a vedersi con una ragazza,” riflette. “E, anche se il miracolo dovesse accadere, non avrebbe tempo per conoscerla senza far sorgere dei sospetti.”

Ecco, qui arriva il punto critico.

“Quindi,” aggiungo io. “A noi serve una ragazza che già passi del tempo con lui e di cui nessuno sospetterebbe mai.”

Tom mi fissa interdetto, le sopracciglia corrugate, poi sembra realizzare quello che ho tentato di comunicargli. Allunga un’occhiata incredula verso Tari, poi torna a guardare me, poi ancora Tari, ed infine me.

“Georg, ci serve un piano concretizzabile, non fantascientifico.”

“Ma immaginatela con un colorito umano, vestita bene e con un po’ di trucco, senza occhiali…”

Sento la fervida immaginazione di Tom mettersi in moto e cominciare ad elaborare quanto gli ho appena suggerito. Poco dopo la sua espressione si illumina lievemente e il suo sguardo schizza verso Bill, intento ad assaporare beato una nuova fetta di torta sotto agli occhi adoranti di Leah.

“Avremo bisogno di lui e di ogni briciolo della sua esperienza estetica,” dice serio, e la determinazione che dimostra mi fa capire che ripone fiducia in questa prospettiva. “Ma non è del tutto impossibile.”

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A/N: sono consapevole della relativa banalità dell'idea di tramutare il brutto anatroccolo in un cigno, ma abbaite fede, non si tratterà della classica cignificazione suvrannaturale, ma ben altra cosa. Avrete modo di scoprirlo più avanti, comunque. Inoltre, vorrei rassicurare chi si stesse ventualmente domandando che ne è delle sensazioni di Gustav. Anche questo avremo tempo per affrontarlo nell'imminente futuro, quindi niente panico!

Ora vorrei finalmente ringraziarvi uno per uno in modo decente, quindi...

Schwesti: li amo anch'io, ma forse tu questo non lo sapevi, perché non te l'ho mai detto, giusto? Del resto nemmeno io sapevo che tu li amassi. Che cose scioccanti che si vengono a scoprire!

sososisu: spero che il capitolo meriti una recensione più approfondita, anche se ti assicuro che quelle tue poche parole mi hanno fatta gongolare non poco!

tokiohotellina85: concordo con la preferenza verso il terzo capitolo, anche se devo dire che sono affezionata ad Elvis ed Iwen e sono un po' combattuta con il secondo. Magari più avanti ci saranno capitoli ancora più meritevoli di preferanza, o almeno spero.

loryherm: carissima, è sempre un piacere sapere che la mia lettrice più fidata apprezzi le mie fatiche. sono sempre in attesa della tua opinione!

Lidiuz93: magari sapessi il Finlandese! No, in realtà mi sono sono solertemente documentata ed informata, anche se sono innamorata dei paesi nordici e il Finlandese è la lingua che più mi affascina al mondo, ha delle sonorità irresistibili, per me.

dark_irina: eccotela qui l'idea geniale (geniale... certo, come no), riveduta e corretta dalle brillanti menti dei nostri combinaguai preferiti. Non dirò nulla in merito alle tue ipotesi su Tari, ma ti rimando al futuro per scoprire cos'ha in serbo per noi.

NeraLuna: non morire dal ridere al terzo capitolo, c'è tutta una storia da leggere davanti! Grazie mille, però, dei complimenti!

RubyChubb: MS power! Mi piace l'idea delle citazioni di tratti di storia nelle recensioni, lo sai, e vedo che ti sei sbizzarrita... Bene, spero di averti dato altri spunti in questo nuovo capitolo, sai che amo le recensioni lunghe chilometri!

CowgirlSara: appoggio anch'io! Appoggiare è sempre la cosa migliore, soprattutto se si tratta di questi quattro. Mi auguro di non averti delusa nemmeno stavolta e di averti fatta rotolare ancora.

_Princess_: anche tu, mille mila chilometri di recensione... Ti adoro! Vedi di darti da fare con Lullaby, perché sai quanto le mie crisi di astinenza siano devastanti. E comunque sì, Tari rievoca senza ombra di dubbio una certa divinità nordica di nostra conoscenza, ma, come hai giustamente puntualizzato, certa gnocchezza non è raggiungibile da noi umili esseri umani.

L_Fy: mia adorata! Sono sempre così fiera di meritare l'onore di una tua recensione che riesco a stento a formulare parole per ringraziarti. Mi sto leggendo la tua favolosa storia pian piano(sono al capitolo 6) e posso affermare conuna certa sicurezza di voler sposare Dieci... credi sia possibile?

Vorrei inoltre scusarmi con i miei lettori e commentatori per via dell'intrusione di Facy. Ci sono persone che non sono in grado di accettare le critiche costruttive e finisce che decisono di vendicarsi in modo abbastanza puerile com'è successo con le due maturissime recensioni che è venuta a snocciolare qui, violando tranquillamente il regolamento del sito e la buona educazione. Verranno cancellate, comunque, Ladynotorius se ne occuperà al più presto.

Per il resto, un grazie generale a tutti quanti, sapete che ogni commento per me è prezioso e ben accolto, quindi se vorrete spendere le solite due paroline per il capitolo, ve ne sarò grata.

Hasta la vista!
   
 
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