Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Pink_    12/10/2013    0 recensioni
"Siamo su una spiaggia. Non una vera spiaggia, in realtà; quelle spiagge lì adesso sono tutte sott'acqua.
Siamo al porto e la carneficina sta per iniziare. Devono scegliere solo tre nomi, tre.
Tre nomi, tre giovani e poi l'Abisso potrà mangiare. L'Abisso ha sempre fame, chiederà altro cibo. Ed altri tre nomi, tre ragazzi, le enorme fauci dell'oceano dovranno affrontare."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2


Faceva decisamente troppo freddo per uscire con la gonna, ma, a detta di mia madre, bisognava essere presentabili il Primo Gennaio. 
Avevo una  gonna lunga fino alle ginocchia morbida, color panna, che continuava a svolazzare in tutte le direzioni, un top bianco del quale si vedevano solamente i merletti, sapientemente nascosto da una maglia marrone a maniche lunghe che lasciava intravedere le spalle.Una fascia rossa, legata dietro con un fiocco mi stringeva la vita. I miei indomabili capelli rossi erano stati legati da mia madre, in una complessa composizione di boccoli.
Mi aveva anche proposto il trucco, ma quello ho preferito evitarlo. La targhetta, che portavo sempre, mi sembrava pesante quel giorno. Le mie paure si riversavano tutte nel pugnale che mi ero nascosta nella manica destra. 
Se il destino avrebbe scelto me, non me ne sarei andata senza lottare. 
Camminavo con passo lento, accanto a ragazzi e ragazze come me. Spaventati, tremanti e tristi ma bellissimi. Ogni madre voleva sacrificare proprio figlio nel modo migliore possibile.
La sabbia prende il posto delle stradine ricoperte di fango. Nessuno affretta il passo. Sembriamo un'ammasso di zombie lamentosi. Alla mia destra cammina a ritmo con i miei passi un ragazzo, dai capelli nerissimi e riccioluti e gli occhi color nocciola. Vestito elegantemente. Ci guardiamo per qualche secondo, lui mi sorride, nel modo più rassicurante possibile. Non ho mai visto denti così bianchi. 
Annuisco ma non sorrido e torno a guardare avanti. L'oceano è molto più vicino adesso.
Riesco a percepire l'odore dell'acqua salata ed il rumore delle onde che s'infrangono sulla spiaggia. Mi stringo nel vestito più che posso, rabbrividendo ancora per il freddo. Le dita delle mani sono fredde e rosse. Il mio naso lentigginoso è completamente congelato. 
Delegutisco rumorosamente. L'enorme Abisso è sempre più vicino, sta allungando le sue mani verso le sue prede, il suo cibo. 
Siamo arrivati. 
Siamo su una spiaggia. Non una vera spiaggia, in realtà; quelle spiagge lì adesso sono tutte sott'acqua. 
Siamo al porto e la carneficina sta per iniziare. Devono scegliere solo tre nomi, tre. 
Tre nomi, tre giovani e poi l'Abisso potrà mangiare. L'Abisso ha sempre fame, chiederà altro cibo. Ed altri tre nomi, tre ragazzi, le enormi fauci dell'oceano dovranno affrontare.
Il sindaco, mio nonno, mi getta un'occhiata dal palco dove lui e un paio di ministri discutevano animamente. La boccia di vetro mi guardava, maliziosa. 
Sempre se potesse guardarmi.
In fila indiana, consegnamo le nostre targhette ai ministri e poi ci dividiamo in due gruppi. Da una parte i ragazzi e da una parte le ragazze. Il tizio dai riccioli neri è scomparso nella folla ed io sono di nuovo sola. 
<< Giovani di Sea! >> urla uno dei ministri, stringendo con fare maniacale la benda che verrà utilizata per bendare mio nonno. Mille occhi di ogni colore sono puntati su di lui. Qualcuno si tormenta le mani, altri le labbra.
Siamo tutti nervosi, vogliamo solo tornare a casa. 
<< So che questa giornata sarà molto pesante per alcuni di voi, comprendo la vostra angoscia. Voi forse non lo immaginate ma tra di voi ci sono anche i miei figli, i miei nipoti... >> s'inumidì le labbra, goccioline di sudore gli scivolavano sulla fronte: << ...è una perdita per tutta Sea >>. 
Arricciai l'angolo della bocca verso l'alto, un fiume di paroline sarcastiche premevano per uscire fuori. 
Il ministro passò la benda bianca al sindaco che, sotto gli occhi di tutti, se la legò stretta alla testa. Dopo alcune verifiche per dimostrare che non vedeva nulla, il mio anziano parente infilò la mano nella boccia di vetro. Scavò un po' e tirò fuori una targhetta. Il respiro mi si fermò in gola. I polmoni bruciavano da impazzire, desiderosi di aria.
Passò la targhetta al ministro alla sua sinistra che, col suo vocione possente, urlò il nome della prima vittima: << Grace Williams >>. Una bambina di soli dieci anni, dai lunghi capelli biondi, si staccò dal gruppo femminile. Singhiozzava, il viso rosso e gonfio. 
Salì sul palco e si riprese la targhetta, stringendola tra le mani. 
Presto fu estratta la seconda targhetta: << Seth Anderson >>. 
Il cuore si strinse in una morsa dolorosa quando vidi salire sul palco, a testa alta, il ragazzo dai riccioli neri. Cominciai a mordicchiarmi il labbro violentemente. Un altro nome.
Solo uno.
<< Leona Brown >> dichiarò il ministro, abbassando lo sguardo. Improvvisamente mi sentivo gli occhi di tutti addosso. 
La testa mi pulsava dolorosamente, e sul mio volto si era certamente dipinta un'espressione confusa. Mio nonno mi guardava. Aveva un'aria distrutta, triste. Le lacrime cominciarono a premermi sugli occhi. 
Per stupido orgoglio le ricacciai indietro e mi avviai con passo lento e deciso verso il palco. Salii e mi misi al fianco del ragazzo con i riccioli neri. Mi diede una pacca sulla spalla. Scossi la testa, imbronciata. 
Mi sentivo vuota.
Stavo per perdere tutto.
Le parole della Guaritrice mi risuonavano nella testa come tamburi: La vita è la cosa più bella del mondo quando si sa che la si può perdere. 


 
Dopo che il molo si fu svuotato e tutti i ragazzi salvi se ne furono andati, mio nonno corse ad abbracciarmi. Ero ancora troppo confusa per rispondere a quell'abbraccio, ma lui mi strinse talmente forte che non potei fare a meno di farlo a mia volta.
Odorava di dopobarba: << Nipotina mia, se solo il fato non... >> lo interruppi bruscamente, afferrandolo per le spalle. 
<< Nonno ascoltami: giuri che ti prenderai tu cura di mamma? >>. Lui annuì. Feci tintinnare il pugnale nella manica: << Stai sicuro che non me ne andrò da questo mondo senza lottare, Nonno. Dovessi perdere un braccio una gamba o persino un occhio. Io tornerò, e cercherò di far tornare anche loro due >> indicai con un cenno del capo le altre due vittime che consolavano i propri parenti. 
Il Nonno alzò un sopracciglio: << Non sfidare la furia dell'Abisso, Leona. Apprezzo il tuo coraggio, sei degna del tuo nome, ma non puoi sconfiggere l'immenso Popolo Del Mare >>. La tristezza nella sua voce mi contagiò immediatamente. 
<< Sicuramente non morirò senza lottare >> brontolai, staccandomi da lui. Mi voltai e raggiunsi i miei compagni di avventura, se così si potevano definire, trattenendo ancora una volta le lacrime. 


Affondai i piedi nella sabbia bagnata: << Accidenti >> mormorai. Grace era stesa a terra, rannicchiata accanto a Seth, la testa appoggiata sulle sue gambe. Le accarezzava dolcemente la testa, sussurrandole che sarebbe andato tutto bene.
Mi lanciò un'occhiata: << Ci vorrebbero paroline più colorate per descrivere questo momento, Leona >>. Non ero in vena di scherzare, e nemmeno di rispondergli. 
Si stava facendo notte e presto l'Abisso sarebbe arrivato per banchettare. Grace si lasciò sfuggire un lungo singhiozzo, parecchio rumoroso: << M-moriremo, L-leona... >> diceva, la voce roca e rotta dal pianto: << ...c-come fai ad essere così tranquilla? >>. 
Sfilai dalla manica destra della maglia il pugnale: << Non morirò senza lottare >>. Grace spalancò gli occhi e lo stesso fece Seth: << Leona, l'Abisso è molto più forte di un pugnale. Sai che può rivolgerti contro un'intera tempesta? >> dissero, all'unisono.
Non risposi, mi limitai a sedermi e a piantare la lama del pugnale nella sabbia. Mi sentivo terribilmente ridicola. 
Grace tornò a singhiozzare, lacrimoni le rigavano le guance già umide e presto mi accorsi di star piangendo anche io. I boccoli rossi che mia madre aveva tanto pazientemente fatto erano ormai una zazzera rossa e ricca di nodi. Mi strinsi le ginocchia al petto, poggiandoci sopra il mento. 
Alcune parole di una vecchia canzone che sentivo sempre cantare da mio padre mi fiorirono in gola. Le cantai, continuando a piangere silenziosamente:
"Mi ricordo le lacrime che rigavano il tuo viso
quando avevi visto tutto morto.
Mi ricordo le tue parole 
quando hai visto tutto in fiamme
Mi ricordo che ti dissi:
Ti prego amor mio, lasciamoci  tutto questo alle spalle."

Chiusi gli occhi, e mi stesi sulla sabbia fangosa. Poggiai il braccio sugli occhi, coprendo le ultimissime lacrime alla quale avrei permesso di uscire quel giorno. 
Avevo voglia di dormire e di risvegliarmi sul cumolo di paglia, dare le medicine a mia madre e tornare al mercato, però dovevo restare sveglia se volevo affrontare l'Abisso.
Ma lo volevo davvero?



Si fece presto buio.
L'acqua era piatta come una tavola e non c'era nessun segno del terribile Abisso. L'ansia mi stava lentamente uccidendo. 
Seth aveva acceso un piccolo fuocherello ed ora eravamo tutti e tre seduti con le mani tese verso la fiamma. Mi spostai un ciuffo dietro le orecchie: << Tenete >> disse dopo un po' Seth, offrendoci una fetta di pane.
La accettai. 
Era freddo, ma era pur sempre qualcosa da mangiare. Pensai a mia madre, da sola a casa, distrutta dal dolore.
Avrei dovuto seguire il suo consiglio, sarei dovuta scappare.
Restammo ancora un bel po' di tempo seduti a far nulla quando una voce melodiosa catturò la nostra attenzione. Su uno scoglio sporgente dall'acqua vi era una figura indistinta.
La mia prima reazione? fastidio. Per quanto quella melodia fosse bella, non riuscivo più ad ascoltarla. Mi tappai le orecchie, urlando per il dolore quando la figura emettè una nota acuta. 
Seth e Grace si alzarono: sui loro volti era dipinta un'espressione di beata gioia. Urlai: << Non avvicinatevi! >>. Ma loro sembravano sordi alla mia richiesta.
La figura prese a cantare più forte. Mi accasciai a terra, dolorante. 
Cosa sta succedendo?! pensai, spaventata.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Pink_