Il Carnevale dei fantasmi di noi stessi.
Era passata ormai una settimana da quando Serena e Blair avevano
litigato e, tornando a casa, Blair aveva ricevuto la notizia da Dorota: Serena
era andata via, era ritornata da sua madre.
Le due non si erano più viste o sentite, e Blair faceva finta di
niente, cercando di convincere gli altri e se stessa, che l’aver perduto quella
che era la persona più importante della sua vita non la turbava affatto, e
ignorando il suo cuore che perdeva un pezzetto ogni qualvolta passava davanti
la sua stanza vuota.
Dal canto suo, Serena, invece, si era gettata a capofitto nel lavoro,
riceveva più visite del solito e lavorava anche fino a tarda sera, gli unici
suoi momenti di riposo erano ormai quelli che passava con Nate, che cercava
puntualmente di farle notare che quello stacanovismo era un modo per non dover
pensare a Blair, e ammettere che le mancava.
Lo stesso discorso faceva Chuck a Blair, il quale però, in risposta,
riceveva qualche insulto e un broncio di rimprovero che la bruna manteneva fino
a sera, quando lui entrava nel suo ufficio con dei macarons, un mazzo di fiori,
e delle scuse, che finivano sempre con un ‘però
non cambia il fatto che ho ragione’, il quale veniva prontamente messo
tacere con uno sbuffo e un bacio irruente da parte di Blair.
Qual era il vantaggio di quella situazione? Il discorso del ‘Ti amo’ non era più saltato fuori,
entrambi convinti che l’altro se ne fosse dimenticato, e sotterrando i dubbi e
le domande sotto un mare di scuse.
Intanto i giorni passavano,e non sia mai che nell’Upper East Side
passi più di qualche settimana senza una qualche lussuosa festa a tema, tanto
in voga tra i ricchi abitanti del quartiere più In di tutta Manhattan.
Vi state chiedendo quale sarà il tema questa volta?
Eleganza, sfarzo, classismo: siete tutti invitati al Carnevale di
Venezia in stile UES.
E ovviamente le nostre élite preferite non potevano mancare, nessuna
di loro.
Sarà questa festa un’ occasione per le due Regine di depositare le
armi o si trasformerà in un campo di battaglia?
Dì “XOXO
Gossip Girl” e ti cito per inflazione di copyright u.u
Ei! Non
alziamo troppo la cresta, eh e.e
Cosa? Tu mi rubi
le battute ed io alzo la cresta? Tu hai alzato tutta l’onda mia cara è.é
Vuoi
litigare , Humphrey? Perché ti avverto che sono cintura nera di karate
TATATAZABAM *mostra a Dan le mosse di karate*
Ma se in
vita tua hai a stento fatto due anni di tennis -.-
D: *me
oltraggiata* bene, vorrà dire che ti picchierò con la racchetta :D
Ma fammi il
piacer-
*me rincorre
Sfiga-Dan con la Wimbledon in mano u.u*
Blair Waldorf, nella sua stanza, si stava preparando per la festa che
si sarebbe tenuta quella sera: vestito principesco nero e oro e maschera degli
stessi colori proveniente direttamente da Venezia.
Si sarebbe incontrata con Chuck direttamente quella sera, o meglio: forse,
si sarebbero incontrati, solo se sarebbero riusciti a riconoscersi.
Era un gioco che aveva proposto Blair e che Chuck aveva subito
accettato, descrivendolo come eccitante, intrigante e assolutamente geniale.
Il tutto mentre cercava d’impadronirsi nuovamente della sua bocca.
Blair sorrise al ricordo, scacciando via la vocina nella sua testa che
le suggeriva che, forse, il motivo per cui gli aveva proposto questo gioco era
perché voleva essere certa che lui la riconoscesse tra mille altre.
Che la preferisse a mille
altre.
Zittì quella stupida voce -che aveva la voce di Serena, si ritrovò a
constatare con malinconia, e si convinse che era solo uno stupido gioco.
In più l’aveva fatto anche per la posta in gioco, proposta da Bass: il
primo che avrebbe trovato l’altro avrebbe deciso delle sue sorti per il resto
della serata, il perdente sarebbe stato totalmente alla mercé del vincitore.
Sorrise, maliziosamente questa volta, e posizionò la maschera sul viso
di porcellana.
Plaza Hotel,
9 p.m.
Il Plaza Hotel aveva una delle sale da ballo più sfarzose che si
potessero immaginare, teatro perfetto per un ballo in maschera in stile UES.
Decine di persone volteggiavano sulla pista da ballo, intrattenevano
piacevoli e spigliate conversazioni con colore che, sicuramente, non erano i
loro consorti.
Perché, nell’UES, funziona tutto il contrario, e una maschera può
diventare lo specchio dell’anima.
In un mondo dove le maschere s’indossano quotidianamente, un’occasiona
nella quale si ha la possibilità di nascondere se stessi, di essere protetti da
quella stoffa scintillante e pregiata, diventa l’unico momento nel quale il
nostro vero io può essere rivelato al resto del mondo, rigorosamente nascosto
dietro una maschera variopinta e pronta a commettere gli stessi sbagli di
chiunque, pur di poter vivere, una volta
nella vita, a stretto contatto con l’anima che già è stata venduta al miglior
offerente.
Così, maschere appoggiate sui visi aristocratici, il Carnevale di
Venezia delle elite di Manhattan, si trasformava nel Carnevale dei fantasmi di noi stessi.
Chuck Bass, maschera da demonio e completo gessato, si stava versando
da bere, osservando con attenzione la sala, in attesa dell’entrata di Blair.
Avrebbe vinto lui, ne era sicuro,l’avrebbe riconosciuta fra mille.
“Chuck?” chiese una voce familiare.
“Nathaniel” sorrise lui.
“Non immagini quanti demoni ci siano a questa festa” gli disse
affiancandolo “Trovarti è stato più difficile di quanto pensassi”
“E come hai fatto?” gli chiese divertito e un tantino offeso dal fatto
che Nate lo abbia potuto confondere con un qualche smidollato liceale.
“Tu sei Chuck Bass” gli rispose con fare ovvio e un sorriso smagliante
“E sei l’unico che sta correggendo il drink con dello scotch che costa più dei
costumi di tutti i presenti messi insieme”
Chuck gli sorrise di rimando, perché in realtà il suo migliore amico
lo conosceva meglio di chiunque altro, poi gli chiese dove fosse Serena.
“E’ andata un attimo in bagno, spero chiarisca presto con Blair. Si
vede che le manca”
“Credimi, la cosa è reciproca, ma preferisco non mettermi in mezzo.
Sono amiche da una vita, troveranno un modo”
“Sì, lo troveranno” rimarcò Nate prendendo la fiaschetta di Chuck e bevendo
un sorso di Scotch.
La bruna regina dei complotti era arrivata elegantemente in ritardo,
mentre alcuni sguardi studiavano la graziosa figura rivestita d’oro che
attraversava la sala in cerca della sua ‘vittima’.
Perlustrò l’angolo bar, certa che l’avrebbe trovato lì, ma purtroppo
le sue previsioni erano sbagliate.
Certo, lui aveva previsto che lei lo avrebbe cercato lì.
Dovette ricordare a se stessa che la sua controparte era furba quasi
quanto lei.
Decise comunque di godersi la festa, lo sguardo vigile sempre sulla
folla, mentre danzava e chiacchierava amabilmente con gli altri invitati.
Il valzer era, certamente, un ottimo modo per trovare Chuck, ma non
furono gli occhi caramello di lui che incrociò, bensì quelli azzurri della sua
ex-migliore amica.
Ghignò appena, mentre con un inchino riverente si allontanava dal suo
compagno di ballo, mentre la musica cessava di suonare.
Una semplice giravolta allegra, gli occhi si posarono su una figura
distinta, nel suo completo da Diavolo da qualche migliaio di dollari.
Bingo!
Si avvicinò a lui con passo leggero, per essere sicura che non si
girasse, e raggiunse l sue spalle, ticchettando le dita affusolate sul costoso
tessuto della giacca che gli rivestiva la spalla.
Fece appena in tempo a girarsi, senza nemmeno poterla guardare
davvero, lei lo baciò.
“Chuck” un sussurro indistinto arrivò dalla figura a qualche metro da
lui e la sua dama.
Lo sguardo confuso di chi, da quel ticchettio insistente sulla spalla,
non aveva capito più nulla, solo che stava baciando la regina sbagliata.
Blair si sfilò la maschera, gli occhi color cioccolato erano
attraversati da una scintilla che non era malizia, ne rabbia.
Era delusione, erano lacrime.
“Blair, non ho fatto nulla. E’ stata quella donna che-”
Blair scosse la testa, chiudendo gli occhi e sorridendo amaramente,
poi si voltò per scomparire tra la folla, mentre lui la seguiva inutilmente.
Aveva vinto, lui non l’aveva riconosciuta.
Eppure era consapevole che, quella serata era stata l’unica a perdere.
Come poteva anche solo sperare che Chuck non avrebbe approfittato di
quella situazione? Come aveva potuto sperare che davvero lui la preferisse a
tutte le altri donne che poteva avere? Più magre, più allegre, più bionde, più
belle.
Come poteva aver creduto che Chuck Bass l’amasse?
Nello stesso momento, il suo cervello capì due cose: era innamorata di
Chuck Bass.
Doveva far uscire Chuck Bass dalla sua vita, prima che lui la
distruggesse.
Sul ciglio della strada, nel suo vestito nero e oro, chiamò un taxi.
“Ancora tu?” chiese infastidita al conducente.
Lui la guardò sorpreso.
“Ha ancora bisogno di me?”
“No, riportami solo a casa” gli ordinò mentre sfilava la maschera, gli
occhi color ghiaccio brillanti nella notte.
“Come vuole, miss Tratchemberg”
Angolo Autrice.
Salve cupcakes ♥ Okay, lo so, sono imperdonabile, sono più di due mesi che non aggiorno ma l'ispirazione -e il tempo- erano volati via ç_ç Spero comunque che il capitolo vi piaccia, perchè ora siamo entrati nel clou della storia u.u Come sempre tengo davvero molto alle vostre opinioni, qualcuno mi ha contattato per chiedermi di continuarla, e ciò mi ha scaldato il cuore, per cui eccovi accontentati ♥ Spero di non dovervi più far aspettare tanto tempo, tengo moltissimo a questa storia e spero di avere più tempo per scrivere, anche se ne dubito fortemente T.T Cerceherò comunque di ritornare ad aggiornare con regolarità :)
Recensite -ed insultatemi se volete, me lo merito xD-
Baci,
Fede ♥