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Autore: fewde    13/10/2013    2 recensioni
Un furto al ministero. Un solo oggetto rubato. Harry Potter è di nuovo coinvolto.
Come può questo aver a che vedere con la nostra piccola Katherine, che proveniente da un'anonima famiglia babbana è appena entrata a far parte del mondo magico? Lo scoprirete solo leggendo!
Storia sospesa.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Era passato circa un mese dalla prima scorrazzata di Kate per Diagon Alley. La ragazza ci era tornata altre due volte, sempre facendo lunghe tappe al negozio di Tiri Vispi Weasley e fermandosi da Florian Fortebraccio per prendere un enorme cono gelato.
Aveva comprato al Ghirigoro un libricino dove aveva letto un po’ di informazioni sulla scuola e negli ultimi giorni aveva tentato anche qualche piccolo incantesimo, senza che dalla sua bacchetta uscisse più che qualche scintilla.
 
Quella mattina del primo Settembre aveva infilato in fretta gli ultimi libri nel baule, aveva preso il suo fidatissimo MP3 e insieme ai suoi genitori e a suo fratello più piccolo, James, era partita per Londra.
In macchina erano arrivate la maggior parte delle raccomandazioni della madre: non disobbedire agli insegnanti, segui le regole, studia, scrivimi e, ultima e immancabile, mangia tanta frutta e verdura.
Kate annuiva un po’ annoiata e canticchiava le canzoni della radio.
Durante il viaggio suo fratello non mancò di darle fastidio e appena parcheggiata la macchina le sfilò dalla tasca l’MP3 e sgusciò fuori dalla portiera.
Hey pulce! Dammelo!» urlò Kate uscendo anch’ella e rincorrendolo sul marciapiede fuori dalla stazione.         
«Dai…» fece finta di lamentarsi subito dopo, «per favore..». Aveva già in mente un piano per fargliela pagare. «Se me lo dai, ti do un dolcetto!» sorrise.
James si fermò e ci pensò su, poi andò dalla sorella e le restituì l’ MP3.
Bravo gnocco! Pensò Kate e gli porse un pezzo di un simpatico torrone arancio.
Il ragazzo lo addentò con gusto, ma non ebbe neanche il tempo di dare un secondo morso che dovette portarsi le mani al naso, da dove usciva sangue a fiotti.
Haylee, la madre, che fino a quel momento non aveva badato ai figli, indaffarata come era con il parchimetro fuori dalla stazione, si voltò di scatto verso James, richiamata dalle sue urla.
«Katherine!! Cosa hai fatto?» le urlò rabbiosa mentre cercava nella borsetta bordeaux un fazzoletto per bloccare il flusso di sangue.
«Perché ogni volta che succede qualcosa devo essere sempre io la colpevole?» sogghignò Kate.
«Comunque basta che mangia questo e smette.» aggiunse dando alla madre un altro pezzo di torrone, questa volta viola.
Haylee infilò la parte viola del torrone in bocca al figlio e poi guardò male Kate: «Meglio se inizi a scappare.»
La ragazza si infilò le cuffie e corse all’interno della stazione. Quando la raggiunsero notò che tranne per una piccola macchiolina sulla maglietta del fratello, non era successo nulla.
Il padre, che fino a quel momento aveva fatto finta di niente, le si affiancò e le sorrise. «Perché non mi hai mai parlato di questo torrone magico?» chiese.
«Perché certe cose , in mano a te, non sono sicure pa’.» gli rise in faccia la figlia allungando il passo e arrivando per prima alla colonna descritta nella lettera da Hogwarts, tra il binario nove e il binario dieci. Senza alcuna preoccupazione, tra un verso ed un altro della canzone che stava ascoltando, la oltrepassò.
Dopo un attimo una densa nube di fumo grigiastro le copriva la vista e tante voci, superarono l’audio della canzone. Si tolse le cuffie e fu completamente avvolta in un’atmosfera nuova. Fece qualche passo in avanti e un’enorme locomotiva a vapore scarlatta le apparve di fronte. Dalla  cabina di testa usciva una nube di fumo che si spargeva per buona parte del binario e che sommata alla leggera nebbia di Settembre, incupiva ancor di più la giornata nuvolosa.
Facendosi largo Kate vide che il binario nove e tre quarti era gremito di gente. Signori avvolti in lunghi mantelli colorati camminavo su e giù per la banchina scambiandosi saluti, mentre mamme alquanto preoccupate davano un ultimo abbraccio ai figli. Gatti e rospi saltellavano fra i bauli e dei ragazzi disperati cercavano di riacciuffarli.
«Appena arrivi, inviami un gufo.- sentì dire da una signora bionda al figlio affacciato dal finestrino del treno.
«Si, mamma.- rispose come chi si è sentito dire la stessa cosa per la decima volta nel giro di cinque minuti quello.
«Chiamami anche Genevieve…-
L’attenzione di Kate verso quel ragazzo fu interrotta dalla mano del padre poggiata sulla sua spalla. «Vuoi una mano a caricare il baule?»
«No grazie.» sorrise lei, poi lo salutò e lo abbracciò.
Forse anche  James l’avrebbe voluta abbracciare ma lei lo congedò con una strofinata di capelli ed un allegro “Ciao pulce”.
Poi si girò e andò verso la madre che quasi le corse incontro prima di stringerla forte a sè. «Mi mancherai.» disse trattenendo a stento le lacrime.
«Anche te mamma.» Kate le diede un bacio e si liberò da quell’abbraccio durato almeno una decina di secondi.
La madre sospirò e poi disse: «Buona fortuna.»
«Grazie.»sorrise Kate dando un ultimo bacio al padre e salendo sul treno.
Tra scompartimenti pieni e con gente troppo grande, arrivo quasi a metà treno, dove si accontentò di  uno al cui interno si trovavano due ragazzi dai capelli mori, che avranno avuto uno e due anni più di lei.
«Posso mettermi qua?» chiese.
«Si certo, serve una mano con il baule?» disse il ragazzo seduto accanto al finestrino.
«Magari» ammise Kate
Il ragazzo sorrise, si alzò e le caricò il baule. – Primo anno?-
«Si.» rispose Kate.
«Io sono Alan.- le tese la mano. «E questo è Matthew.» aggiunse poi indicando l’amico accanto alla porta dello scompartimento, di fronte a dove si stava sedendo la ragazza.
«Piacere, Kate.» rispose stringendo la mano ad entrambi e sprofondando nella comoda poltrona nera e grigia del treno.
Non appena si fu messa comoda sentì delle voci provenire dal corridoio, proprio fuori al suo scompartimento. Una ragazzina con le sopracciglia finissime e i capelli di un nero lucido stava discutendo con un ragazzo con i capelli neri, che non riusciva a vedere bene in faccia.
«..esagerato?» riuscì a cogliere solo l’ultima parola del discorso di lui.
«E’ il miglior modo!» esclamò la ragazza.
Quello sbuffò accennando un “va bene” non molto convinto e continuò a camminare per il corridoio.
«Chi sono quei due?» chiese ai suoi compagni di scompartimento.
«Non lo so, sono del primo anno credo.»rispose Matthew.
«Io purtroppo li conosco: lei si chiama Alyson Selwin, suo padre è un pezzo grosso del ministero, lui si chiama Marcus Dolohov e suo nonno ha una cella di tutto rispetto ad Azkaban.»
L’altro fece un espressione sorpresa.
«Azkaban?» chiese Kate.
«E’ una prigione per maghi- spiegò Alan, «e non ci si finisce per crimini qualunque.»
«E perché il nonno di Dolohov starebbe ad Azkaban?» chiese Kate nonostante credesse che Alan non volesse approfondire l’argomento.
«Perché è un pluriomicida.» rispose secco.
La conversazione si fermò lì. Per un po’ stettero in silenzio e alle undici in punto il treno partì dalla stazione.
Kate pensò che se Alan e Metthew erano amici, non lo davano molto a vedere, o, comunque, non erano molto loquaci. Sperava che iniziassero a parlare in modo da poter scoprire qualcosa in più sul mondo magico, ma nulla.
Era passata quasi una mezzoretta e dopo aver rimuginato a lungo su ciò che le premeva sapere, fece la prima domanda che le era venuta in mente quando aveva letto, sul libricino che aveva comprato, che gli studenti venivano divisi in case.
«Come si entra a far parte di una delle case di Hogwarts?»
«Stasera, arrivati al castello- spiegò Alan, «tutti voi ragazzi del primo anno vi sederete su uno sgabello e vi verrà messo in testa un cappello che sceglierà quale sarà la vostra casa di appartenenza.»
«Un cappello?» chiese Kate perplessa.
«Si, il cappello parlante. Fidati che non sbaglia mai!» disse con tono convinto.
La ragazza credeva di non essere riuscita a nascondere la faccia da ebete di chi non capisce come possa essere possibile una cosa, ma fece finta di aver capito; infondo avrebbe dovuto aspettare solo poche ore per avere maggiori delucidazioni.
«Dopo lo smistamento», continuò Alan, «c’è il banchetto di inizio anno,  poi i Prefetti di ogni casa accompagnano gli studenti del primo nei dormitori e il giorno dopo cominciano le lezioni… speriamo di non iniziare come l’anno scorso, vero Mat?»
«Due ore con Riwen?» chiese conferma Mattehw con un fremito.
Alan rise all’espressione interrogativa di Kate. «Alec Riwen è il professore di Difesa contro le Arti Oscure. E’ indubbiamente un gran mago, ma ha un odio verso i ragazzi che va oltre l’immaginabile: se sgarri con lui, sei morto.»
Bene disse fra sé e sé Kate, sarà ancora più divertente.
In quel momento una voce stridula dal corridoio urlò qualcosa, Kate si affacciò e vide una signora grassottella che portava un carrello stracolmo di dolci. «Desiderate qualcosa dal carrello?» chiese.
«Un pacchetto di caramelle Mou e delle bolle bollenti, grazie.» rispose Matthew
«Sono una falci e quattro zellini.» disse la signora.
Mentre Matthew pagava, Kate chiese una manciata di cioccorane, l’unico dolce magico che avesse mai assaggiato.
Pagò, ne scartò una e riuscì a mangiarla prima che se ne scappasse via.
Nel frattempo la signora si era allontanata per servire gli altri scompartimenti, ma la sua voce che ripeteva sempre la stessa frase echeggiava per tutto il corridoio.
«Sta volta ci riesco.» sentì dire a Matthew mentre Kate stava osservando altri ragazzi un paio di metri più giù che stavano in piedi a frugare nel carrello. Si girò e vide Alan con un’espressione eccitata e Matthew con due di quelle che la ragazza credeva gomme in mano.
«Riesci a far cosa?» chiese Kate.
Matthew prese un’altra gomma e ne stacco una piccola parte, meno della metà, e poi gliela mise in mano. «Prova.»
Kate la prese e iniziò a masticare: senti un piccolo “bum” provenire da dentro la bocca, poi una forte sensazione di frizzantezza la invase e senti un piacevole calore avvolgerle tutto il palato. Pian piano, però, questo calore aumentò e Kate senti il bisogno di aprire la bocca e respirare aria fresca. Dopo una decina di secondi di sofferenza e strani versi, durante i quali Alan e Matthew scoppiarono a ridere diverse volte, sentì svanire il calore e si trovò a masticare una normale gomma alla fragola.
«Capito il loro effetto eh? Io non riesco a metterne in bocca più di mezza alla volta, Mat vuole provare con due.» disse Alan.
«Sono.. frizzanti!» esclamò Kate con un brivido. Poi stette a guardare Matthew che si accingeva a mettersi entrambe le Bolle Bollenti in bocca.
«Siete pronti?» fece.
«Vai.» dissero all’unisono Kate e Alan.
Quello avvicinò la mano al viso e infilò in bocca le due Bolle Bollenti.
Lo osservarono: sembrava aspettare qualcosa di doloroso, addentò e chiuse gli occhi.
Kate vide benissimo quando avvenne: le guancie di Matthew si allargarono all’improvviso seguite dal rumore di una piccola esplosione. Il ragazzo restò a denti stretti e con gli occhi chiusi, aspettando il momento peggiore.
Kate lo vide diventare rosso e iniziare a sudare. Piccole gocce gli scendevano dalla fronte e gli occhi iniziavano a lacrimare.
All’improvviso Matthew spalancò la bocca e ispirò tutta l’aria possibile.
Alan applaudì l’amico e si congratulò con lui. Kate non riusciva a smettere di ridere, Matthew si alzò e buttò le gomme facendo un gesto trionfante con la mano.
«Finalmente aria fresca!» esclamò appena si fu ripreso.
I tre finirono insieme i dolci che avevano comprato poi Kate si mise le cuffie e si isolò leggermente. Era ormai scesa la sera e non si vedeva più nulla dal finestrino. Ogni tanto qualche luce lontana spiccava nel nero più totale. Nel treno c’era movimento, ragazzi già in divisa passavano spesso in corridoio e la ragazza iniziò a squadrare i suoi successivi compagni di scuola. C’era un ragazzo con i capelli bruni bassetto con un naso enorme che passò almeno quattro volte davanti al loro scompartimento con una faccia sconvolta e gli occhi preoccupatissimi e una ragazza con i capelli neri che lo seguiva cercando, forse, di aiutarlo.
Verso le sei e mezza passò uno studente più grande avvertendo che sarebbero arrivati a momenti così i tre indossarono la divisa e aspettarono che il treno si fosse fermato.
Alan e Mattew la salutarono e le dissero che sarebbe dovuta andare con “quelli del primo anno”.
Quando scese dalla carrozza la banchina era stracolma di studenti. L’aria di settembre era gelida.
Un uomo enorme con una barba nera, folta e lunga e con una lanterna in mano urlo: «Primo anno da questa parte. Seguitemi!»
Kate lo riconobbe: era il “gigante” che aveva incontrato la sua prima volta al Paiolo Magico. Si mosse verso quella direzione. Camminarono per qualche minuto per un sentiero stretto e ripido, tutti facevano silenzio.
Ad un certo punto l’omone annunciò:
«Fra poco prima vista panoramica del castello.»
Continuarono per un’altra decina di metri, poi il sentiero svoltava a sinistra e si spalancava sul bordo di un enorme lago scurissimo. Sopra la cima di una montagna, al di là del lago, si stagliava un enorme castello con molte torri e torrette. Le finestre illuminate lo facevano sembrare un castello delle fiabe.
Ci fu un coro di “Oooh”, poi l’omone disse: «Non più di quattro per battello.»
Kate notò che sulla sponda del lago vi erano una quindicina di barchette. Si avvicinò a una di esse. Sopra c’era un ragazzo altissimo con i capelli corti e biondi e una ragazza davvero carina con i capelli dello stesso colore.
Si sedette e dietro di lei entrò anche un’altra ragazza con i capelli ricci e neri lunghi fino ai reni.
«Sapete chi è quell’omone?» chiese quasi con un sussurro Kate ai suoi compagni.
«Sì, si chiama Hagrid ed è il custode di Hogwarts.» disse il ragazzo.
Poco dopo Hagrid parlo dalla sua imbarcazione, che per quanto era grosso, lo conteneva appena:
«Ci siete tutti? Allora si parte!»
Magicamente le barchette si staccarono dalla riva e iniziarono a muoversi dolcemente sull’acqua. Per Katherine era qualcosa di meraviglioso. Si scordò dei suoi compagni e fissò incredula dietro di sé. L’acqua del lago quasi non si muoveva, eppure era sicura che non stessero fluttuando.
Passarono sotto una folta cortina d’edera per entrare in un’insenatura del lago, si ritrovarono in un tunnel buio e poco dopo approdarono in un porto sotterraneo.
Kate scese dalla barca e vide che Hagrid stava già salendo dei gradini di marmo che portavano ad un pesante portone di quercia. Arrivato in cima si voltò e chiese retoricamente: -Ci siamo tutti?-
Poi si girò e bussò forte tre volte sul legno.
 
  
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