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Autore: lithium    13/10/2013    3 recensioni
Fergus Finnigan non può credere alle sue orecchie quando, fresco diplomato dell'Accademia degli Auror, gli viene offerta la posizione di Assistente Personale Temporaneo del Capitano Ronald Weasley. Si imbarcherà in un'avventura roccambolesca, fatta di appunti indecifrabili, auror gelosi, incidenti di percorso e un cattivissimo mago oscuro. E chissà se lungo la strada non troverà anche il tempo per innamorarsi.
Dal primo capitolo: "“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.
Scosse la testa “Nossignore, Signore.”
“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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Queste settimane sono presissima, ma non volevo lasciarvi sospesi. Capitolo breve, ma spero vi piaccia. Baci L.

 CAPITOLO XVI

DI VERITA’, VENDETTA E VERDI

Ron camminava svelto per i corridoi del Dipartimento.

Sapeva che quando Hermione gli aveva domandato di chi era la colpa se era incinta, non l’aveva fatto come un’accusa. La sua ‘Mione era troppo gentile, troppo buona per rinfacciargli di aver messo in pericolo lei ed il loro bambino. Non era questo che intendeva, Ron lo sapeva bene. Eppure per quanto sua moglie non li rivolgesse alcuna accusa, quelle parole avevano riportato la sua attenzione su quel particolare che la necessità di essere assolutamente concentrato nel tentativo di ritrovare l’auror Wallace ed impedire che il piano di Diodora divenisse realtà aveva, parzialmente, soffocato.

La verità era che si sentiva in colpa. C’era poco da discutere, era sempre stato protettivo rispetto ad Hermione, anche quando non avrebbe potuto dire di essere altro che il suo migliore amico. Questa tendenza si era accentuata sempre più, esponenzialmente da quando poteva vantare di fronte a tutti di aver una sorta di diritto di esserlo: Hermione era la donna con cui aveva scelto di condividere il resto della sua vita nel bene e nel male. Era più che normale che desiderasse prendersi cura di lei e preservarla da ogni minaccia nei suoi confronti.

Accorgersi che aveva fallito nell’impresa ed anzi aveva contribuito a metterla ancora più in pericolo, era stato un boccone amaro da digerire. Il Capitano Weasley non reagiva bene alla sconfitta, l’uomo Ronald Weasley ancor meno.

Al momento tuttavia, per quanto fosse ferito, doveva concentrarsi sulla sua missione. Thabatha e Percy erano riusciti ad individuare quale fosse il famigerato bene che Diodora accusava il Ministero di aver sottratto alla sua famiglia.

A volte avere Harry Potter tra gli auror era proprio una benedizione. Anche diversi anni dopo la fine della seconda guerra magica il suo nome e la sua presenza potevano aiutare a smuovere ingranaggi che ad altri avrebbero richiesto mesi. Il suo migliore amico era sempre estremamente riluttante a far pesare la sua identità per ottenere dei favori, ma la lotta contro il tempo che tutti loro stavano compiendo e la necessità di utilizzare vie alternative alle ufficiali per non incorrere nell’ira del capitano Robards, richiedevano un approccio non convenzionale.

Non sapeva esattamente cosa Harry avesse detto o promesso per convincere due addestratissimi Indicibili a fornirgli delle carte assolutamente riservate, lo stesso fatto che “corromperli” fosse stato possibile non deponeva granché bene per la sicurezza del Ministero, ciò che sapeva era che le carte relative al manufatto, la sua localizzazione e la formula per renderne il contenuto cifrato intellegibile si trovavano nella cartellina blu che l’auror Goldielocks e Percy stavano studiando.

Talvolta gli pareva che il suo mestiere – quello di organizzare e dirigere una missione – fosse costituito da un momento interminabile di attesa dopo l’altro. D’altra parte i migliori strateghi sono coloro che sanno attendere il momento migliore per attaccare.

Solo un duro addestramento aveva potuto insegnare ad un uomo tendenzialmente impaziente per natura a padroneggiare l’arte d’aspettare.

** * **

“Hermione, come ti senti?”

Il volto tondo di Neville aveva perso parte della rotondità fanciullesca, ma continuava ad ispirare simpatia come il giorno in cui la ragazza l’aveva conosciuto tanto tempo prima.

“Bene, Neville. Sul serio. Niente nausea, niente giramenti di testa. Sinceramente … Sì, direi che sono giorni e giorni che non mi sento tanto in forma.”

L’insegnante le sorrise, poi osservò con voce pacata. “Molto bene, è segno che il tonico che hai bevuto sta avendo effetto. Tra le varie cose aiuta anche la madre con i sintomi sgradevoli della gravidanza, peccato che possa essere somministrato solo molto saltuariamente perché ha un effetto assuefacente molto rapido.”

Hermione concordò. “In effetti è un peccato, stavo già per pregarti di insegnarmi a prepararla…”

A quelle parole il suo amico d’infanzia cominciò a ridere di gusto.

“Figuriamoci, io che insegno a te a fare qualcosa?”

Assumendo un’aria leggermente contrariata, rispose. “Neville tu insegni Erbologia, io non sono che un’impiegata del Ministero perché non dovrebbe essere così? Perché gli uomini intorno a me devono sempre sottovalutare i loro meriti? E’ una cosa che mi fa uscire di testa.”

Il suo interlocutore la fissò per un attimo in silenzio, quasi decidendo se fosse il caso di dire alcunché. “Com’è che ho l’impressione che non ti riferissi esattamente a me?”

Hermione lo guardò piena di tristezza. “Io lo amo con tutta me stessa. E’ l’uomo più coraggioso, meno egoista che abbia mai conosciuto, perché non capisce che è più che abbastanza? Perché non vede quanto è unico e quanto vale per me?” mormorò.

Era una domanda legittima. Una alla quale nessuno dei due e forse nemmeno Ron avrebbe potuto dare risposta.

** * **

Royalpain mosse la bacchetta in un movimento circolare. La sua figura si dissolse silenziosamente nell’aria, il suo corpo inghiottito in un incantesimo di disillusione.

Qualcosa non tornava. Era evidente che Weasley e quel pomposo di Potter stessero tramando qualcosa. Quello che avevano spacciato per un malore di Duncan Seymour era evidentemente qualcos’altro. Se ne sarebbero pentiti.

Attento a non fare il minimo rumore l’Assistente del Direttore Robards scivolò fuori dal suo ufficio. Avrebbe scoperto ciò che era successo e l’avrebbe riferito al direttore.

** * **

Hector chiuse rumorosamente la porta alle sue spalle. Fergus appariva sempre un latticino accanto a lui, ma al momento la pelle diafana dell’Assistente del Capitano Weasley era ancora più chiara del solito.

“Spaventato?” chiese, facendo saltare il giovane Auror evidentemente stupito dalla sua presenza e dalla sua voce profonda.

Il ragazzo annuì. “Mi spiace. So che non dovrei, insomma è il mio lavoro e tutto. Sono addestrato per questo, ma… Non mi aspettavo fosse tanto dura attendere e poi… Quando ho visto cadere Seymour, io… Non lo so… Mi spiace, so che è ridicolo.”

Gli occhi scuri dell’Auror più anziano si fissarono i quelli di Fergus “Stronzate, Finnigan. Se non fossi spaventato fin dentro le ossa, saresti un fottuto incosciente. Ricordati che la paura è la migliore amica di un Auror, la differenza tra un Auror morto ed uno vivo.”

Hector guardò l’ora sull’orologio a muro. “Mezz’ora. Hai giusto il tempo per ricordarti perché combatti. Corri da Thabatha, prima che il Capitano Weasley venga qui dentro sbraitando “Muovetevi!” Immagino che ormai ciò che si poteva fare per trovare la Mackenzie sia stato fatto. Non ci resta che sperare in Ron e sua moglie…”

Mentre Fergus scuoteva la testa, Hector sentì un leggero spostamento d’aria sul suo lato sinistro. In altre occasioni, forse l’Auror di colore avrebbe potuto pensare fosse un’impressione, ma quando c’era di mezzo una missione segreta non era il caso di lasciare nulla al caso. Allungando la mano alla bacchetta, urlò “Incarcerus” puntandola verso il luogo dal quale aveva sentito provenire il movimento.

“Hector, che cavolo…” La frase morì sulle labbra di Fergus al suono di qualcosa di pesante cadeva al suolo con un gemito decisamente umano.

Alzandosi, Rednails mosse la bacchetta, rimuovendo l’incantesimo dell’invisibilità che celava ai loro sguardi lo spione.

Ai suoi piedi, legato come un arrosto domenicale, stava Royalpain in persona.

Sembrava che Natale fosse arrivato prima del previsto per Hector Rednails quell’anno.

** * **

Diodora guardò la veste assolutamente bianca che aveva fatto indossare alla Prigioniera.

Aveva sempre amato gli ingressi scenografici e quello sarebbe stato un vero e proprio trionfo: la stoffa era quasi trasparente e così sottile che la minima brezza la faceva volare, sembrava un angelo. Un bellissimo angelo distruttore. La pelle diafana ed i capelli rossi della Sua Serva accentuavano quell’impressione. Quando era stata una persona, la donna aveva avuto bisogno di quegli orribili occhiali, ma ora non era così.

L’enorme potenziale della magia che le scorreva nelle vene aveva reso simili sciocchezze risibili. No, al momento Audrey non aveva più bisogno di lenti per correggere la sua miopia. Il suo corpo da sempre esile e quasi fanciullesco nelle forme era sbocciato in curve che non aveva mai avuto, il suo ventre leggermente gonfio nell’imitazione della gravidanza.

Una delle parti più complesse del piano di Diodora era stata trovare un incantesimo che le consentisse di controllare una creatura che avesse una potenza magica così primitiva e inarrestabile da poter manipolare la magia pura. La soluzione era stata indurre lo stato di incoscienza e di assoluto assoggettamento alla sua magia della sua Serva, prima di somministrarle la posizione e di scagliare l’incantesimo che aveva trovato nelle scritture in cornish.

Con sua enorme soddisfazione, tutto era andato perfettamente. Non che ci fosse dubbio, Diodora Mackenzie non sbagliava mai.

Aprendo la porta con un movimento di bacchetta, la strega diresse l’Auror fuori dalla porta, seguendo la sua Arma di Distruzione, come una regina avrebbe seguito la sua Ancella.

Un movimento di bacchetta, la mano lieve di Audrey che si spostò leggermente nell’aria e il ritmo del Dies Irae di Verdi sostituì il suono delle foglie sferzate dal vento.

 Questa cosa che la magia pura tutto poteva era qualcosa di meraviglioso.

** * **

Il corpo di Duncan Seymour sussultò nel letto dell’infermeria.

I suoi occhi azzurri si guardarono intorno terrorizzati ed abbagliati dalla luce che aveva sostituito il buio che aveva oscurato la sua mente.

Il suono di quella musica sinfonica aveva risuonato nella sua testa come la detonazione di una granata, strappandolo da quella nebbia fluttuante che l’aveva avvolto subito dopo aver individuato il luogo di prigionia della sua collega Auror.

Sforzando la voce, oltre le catene roventi che imprigionavano la sua gola e le sue corde vocali, Duncan chiamò aiuto.

Le sue parole così deboli che non riusciva a sentirla oltre il suono dell’orchestra di morte che gli risuonava negli orecchi, più forte che se fosse reale.

 

   
 
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