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Autore: down2theshippinghole    13/10/2013    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se Keroro quel giorno non si fosse fatto scoprire dai fratelli Hinata? Con questa fanfiction provo a spiegarlo nel mio inconfondibile stile e con la mia interpretazione, ma ovviamente non mancherà il nostro amato "Kero Style"
Un piano programmato a non fallire, nemici che s'intrufoleranno nel loro cammino, passati oscuri, rivelazioni sconcertanti e segreti incoffessabili, fatti misteriosi che apparentemente non avranno conclusione, fiducia che dovrà essere riconquistata, il desiderio di convivere armoniosamente, e quello di sterminare ogni cosa.
Giroro che dovrà scegliere tra l'esercito e sè stesso, Natsumi si ritroverà in una situazione complicata, Kururu svelerà dei segreti che avrebbero dovuto rimanere tali, Keroro cercherà di invadere la terra in un modo diverso dal solito, scopriremo il passato di Aki e della sua famiglia... e molto altro ancora!
I nostri amici Pekoponiani e Keroniani in una fanfiction dove s'incontreranno mistero, amicizia, dolore, tanto, tanto amore, e un pizzico di comicità che non guasta mai.
Non vi resta che una sola cosa da fare: leggere!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Giroro, Natsumi, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tutto iniziò con uno sguardo



Questa è Natsumi Hinata, una normalissima ragazza del primo liceo, alta, bella, atletica e con due codini rosa scuro dalle sfumature chiare ai lati della testa. I suoi occhi sono color nocciola, e si aprono in un mondo tutto suo: spensierato, tranquillo, sereno, a forma di cuore, come lo vede una qualsiasi ragazza che va dai tredici ai quindici anni. E soprattutto: è un asso in qualunque sport esistente o ancora da inventare. Non sopporta le ingiustizie, e... guai a chi prova, o anche solo minaccia di metterle i piedi in testa.
È tranquilla, almeno, per quanto possa essere possibile il primo giorno di liceo.
Esce dall’autobus. Tutti si girano a guardarla, le ragazze la invidiano, i ragazzi fanno la fila per lei, tutti la ammirano e vorrebbero essere come lei.
Ad un tratto, sentì una voce soffocata chiamarla per nome: -Natsumi! Natsumi!-
A quella voce, tutto si fece sfocato, fino a che non scomparve definitivamente.
Aprì gli occhi, era nella sua stanza, con la marea di peluche ed i colori vivaci che l’accompagnavano tutti i giorni tra pianti e sogni. Davanti a sé, c’era una donna dai lunghi capelli color notte, raccattati in una coda dietro di sé, occhi blu come il mare, ed un grande sorriso in volto.
-No, mamma... non adesso, dai...- Mugugnò la ragazza mettendosi un cuscino sul volto e girandosi dall’altra parte del letto. Ma la signora, per tutta risposta, aprì le tende, con un sonoro “clang clang”, incitando la figlia ad alzarsi con fare gioioso: -Andiamo Na-chean! È ora di svegliarsi! Non vorrai fare tardi il primo giorno di scuola!-
Questa donna un po’ troppo esuberante che sta buttando la figlia giù dal letto è, nientemeno che Aki Hinata. Una disegnatrice di fumetti e manga, molto famosi tra gli adolescenti dell’età di sua figlia.
Coinvolge i suoi due figli in tutto ciò che fa, cercando di insegnare loro quante più cose possibili. Prende tutto un po’ per gioco, e cerca di essere più amorevole e presente possibile con loro, e hanno un bellissimo rapporto; forse perché si sente in dovere di riempire il vuoto che ha lasciato il marito quando se n’è andato. Tuttavia, per quanto le sue intenzioni siano positive, non sempre le è concesso di restare con in suoi ragazzi: il lavoro la impegna per la stragrande maggior parte della giornata; a volte parte la mattina alle quattro, e ritorna a casa all’una di notte. Spesso, è costretta a rimanere al lavoro anche per due o tre giorni di fila, ma nonostante ciò, è sempre pronta ad aiutare sia sua madre Akina, che i suoi figli.
-Mamma, non ho più cinque anni!- Le ripeté per l’ennesima volta la ragazza, che non sopportava che la madre la chiamasse “Na-chean”, cioè “piccola Natsumi” o “Natsumi cara”. Anche alcune compagne di scuola, quelle più fidate, Yayoi e Satsuki, la chiamavano così, e a lei dava tremendamente sui nervi. La faceva sentire piccola, secondo lei, i piccoli non potevano fare niente di troppo importante, ergo: lei detestava sentirsi impotente.
-Forza Natsumi! Se ti alzi subito, ti faccio leggere in anteprima il prossimo numero del fumetto che stiamo scrivendo in redazione- Propose allegramente Aki strizzandole un occhio.
-Lo sai che questi trucchetti funzionano solo con mio fratello- Replicò lei continuando a dormicchiare, alzando di poco la testa.
E infatti, appena la donna finì di pronunciare la frase in cui cercava di stipulare un patto con Natsumi, entrambe udirono un ciabattare sforzato dalla camera a fianco, sino a lì.
-Scusate, ma... cos’era quell’accordo sul prossimo numero del fumetto della mamma?- S’impicciò un ragazzino, anch’esso dai capelli scuri.
E con lui, la famigliola felice è al completo. Appassionato di eventi paranormali, alieni, e qualunque cosa si tratti di occultismo, ecco a voi il piccolo di famiglia: Fuyuki Hinata. Non riesce a resistere alla tentazione di leggere in anticipo le storie della madre, che lo lascia fare ben volentieri.
Fuyuki non è un granché negli sport, ma in compenso, ha un cervello sopraffino: riuscirebbe a chiarire casi irrisolti dall’FBI, se solo gliene dessero la possibilità. Il suo punto debole? Non ha ancora imparato a nuotare, nonostante ora abbia già dodici anni e faccia la seconda media.
Il ragazzo notò la sorella ancora a letto, e con la coperta calata fin sopra il naso: -Natsumi, che ci fai ancora a letto?-
-Dormo. Cos’altro dovrei fare?- Rispose Natsumi ancora assonnata senza alzare minimamente lo sguardo.
La madre scosse la testa: -Fuyuki, al lavoro mi aspettano. Trova tu un modo per svegliarla-
Prese la sua borsa al volo, si mise le scarpe, e li salutò uscendo in fretta e furia. I fratelli sentirono la porta sbattere, ed un secondo dopo, il rumore di un motorino sparire in lontananza.
Natsumi era decisa a rimanere dormire, ma alla fine, si lasciò convincere dalle lamentele, e suppliche del fratello.
-E va bene...- disse infine, alzandosi pigramente dal letto con un sonoro sbadiglio -Prepariamoci per la scuola-
Suo fratello corse in camera a vestirsi. Lei fece altrettanto.
Scrutò il suo armadio da cima a fondo in cerca di qualcosa di carino da mettere.
“Potrei indossare la maglia rosa con i pantaloncini chiari, oppure la felpa arancione abbinata ai pantaloncini marroni?”
Ma poi, il suo occhio cadde su degli indumenti in bella vista nel suo armadio, che aveva stirato due sere prime, e si ricordò a malincuore che alla sua scuola dovevano indossare per forza quelle stupidissime uniformi. Che lei, da perfetta ribelle, detestava: camicia bianca, una gonnellina cortissima color cenere, ed una giacca di un blu spento che le metteva angoscia solo a guardarlo, calze fino al ginocchio, scarpe orribili, e per finire, un grosso fiocco rosso acceso sul colletto. Per lei, quello era un pugno in un occhio. Quel rosso, così acceso che da solo avrebbe potuto illuminare mezza città, unito al blu e al grigio smorto del resto della divisa. Veramente orribile.
Si vestì, rassegnata all’idea di dover indossare quei vestiti almeno per il resto dell’anno scolastico. Scese in cucina a fare colazione, dove Fuyuki la stava aspettando già da un pezzo. Quanto lo invidiava: non solo perché andava ancora alle scuole medie, ma anche perché era un ragazzo, e giustamente gli lasciavano portare un paio di pantaloni invece di quelle stupide e frivole gonnelline che erano toccate a loro.
Si sedette a tavola ancora dormendo, guardando distrattamente l’orologio. 7:45... 7:45... 7:46...
-Oh no! È tardissimo!!- Esclamò Natsumi con effetto ritardante.
Si mise le scarpe di corsa, afferrò al volo la cartella, prese suo fratello per un braccio mentre stava ancora mangiando, e si catapultarono fuori casa correndo come se dovessero vincere la maratona di New York. Doveva pur aver ereditato qualcosa dalla madre.
-No, la mia colazione!- Gridò Fuyuki in balìa della sorella, e con ancora un pezzo di pane imburrato in bocca.
La strada da casa loro fino a scuola era parecchia, e purtroppo, il due giovani non avevano una moto rossa fiammante come Aki, e si dovevano limitare a correre il più velocemente possibile. Ma mentre si affrettavano per non ritardare, Natsumi ebbe la strana e irritante impressione di sentirsi osservata. Mah... sarà stata solo la sua immaginazione. Non poteva certo curarsi di una sensazione che forse si era pure sognata, no? Eppure continuò ad avvertire una bizzarra presenza dietro di sé per tutto il viaggio.
Si era anche più volte girata a guardare dietro per verificare se i suoi sospetti fossero motivati, ma non vide nulla che potesse essere una presumibile minaccia.
Corsero talmente rapidamente, che arrivarono persino in anticipo.
Liceo ala est, scuole medie sezione ovest. Ecco la divisione di quella scuola, e Natsumi desiderò per un attimo poter ritornare nella suddivisione destra, insieme a suo fratello.
-Bene... eccoci qua- Sentenziò la ragazza ansimando per il tragitto animato, appena si ritrovò sull’uscio dell’edificio.
Ma Fuyuki non le diede nemmeno il tempo di finire la frase, che stava già procedendo speditamente verso la sua sezione, salutando la sorella con la mano.
Lei sbuffò incamminandosi dall’altra parte della scuola: -È sempre il solito-
Il corridoio era strapieno di ragazzi e ragazze di ogni tipo, non troppo diverso di come si ricordava gli scorsi anni. Natsumi si guardò intorno cercando con lo sguardo qualche faccia conosciuta in mezzo a quel caos di zaini, cartelle, e fiocchi rossi.
-Yayoi! Satsuki!- Esclamò quando vide le due amiche.
-Ciao Na-chean!- Ricambiarono in coro.
Lei s’innervosì con un’aria troppo falsa e buffa per non far scaturire un sorriso: -Sapete che non mi piace quando mi chiamano in quel modo-
Loro risero, scambiandosi racconti e avventure estive. Ma la campanella interruppe la valanga di esclamazioni riferite ai loro ricordi.
Arrivò la preside dell’istituto Kissho, e fece l’appello di tutte le classi; in particolar modo, si concentrò sui nuovi arrivati liceali: -1° A...- Natsumi non era tra di loro -1° B...- Ancora niente -1° C...- Non era nemmeno tra quelli, che l’avessero dimenticata? -1° D...- In quella classe, erano state inserite le sue amiche, e sperava vivamente che fosse stata inserita tra loro. I suoi compagni, erano già in fila, precisi e ordinati, divisi per sezioni.
-...Hinata Natsumi...- Sentì finalmente nella sezione D, dopo una certa Koyuki Azumaya.
Le tre amiche, avrebbero voluto saltellare per tutta la stanza, ma i professori le avrebbero certamente richiamate, e furono costrette a trattenere la gioia ed entrare in classe.
Natsumi, già odiava quel posto, non solo perché la scuola è scuola, ma perché quell’aula le ispirava particolare antipatia: così fredda, così buia, così poco illuminata, la deprimeva.
Ed i suoi compagni? Beh, a parte Yayoi e Satsuki, e poche altre che si salvarono, le parevano tutti degli snob, degli straviziati, oppure degli attaccabrighe. Soprattutto il biondino in terza fila aveva qualcosa che... non sapeva nemmeno lei come catalogarlo; non riusciva a vederlo in faccia, ma fin da ora sentiva qualcosa di strano nei suoi confronti. “Può darsi che mi sia più antipatico degli altri” si disse.
Di lì a poco, entrò quello che sarebbe stato il loro nuovo professore. Giovane per fare questo lavoro, alto, con degli occhiali sottili che gli ricadevano sul naso. Capelli bruni, sbarazzini, della serie “mi sono appena alzato dal letto, rovesciato il caffè addosso e scordato i pantaloni a casa”. Un uomo più o meno sui vent’anni che dava l’impressione di essere il classico imbranato simpatico e tenero di cui tutti andavano pazzi.
Si presentò, parlò un po’ con i suoi nuovi alunni del regolamento scolastico, degli orari delle lezioni, e di un mucchio di altre cose soporifere che nessuno ascoltava, troppo concentrati a pensare alle vacanze appena trascorse, e poi cominciarono le lezioni serie.
Che dire? Il classico, monotono, primo giorno di scuola.
Ma mentre dentro l’edificio, fu di una noia mortale, all’uscita le cose si movimentarono un po’ troppo per i gusti di Natsumi. Un tizio con gli occhiali da sole a specchio, apparentemente uno dell’ultimo anno, prese Yayoi per il polso con una stretta di ferro.
-Hey, ragazzina- fece quello rivolto a lei -Sei nuova, vero?-
Lei annuì spaventata, indietreggiando per quanto le fosse concesso dalla presa che le stringeva il braccio. E l’altro continuò: -Tranquilla. Non voglio farti del male. Ma se tu mi dai 2500 yen, prometto che sarò più delicato-
Natsumi non poteva sopportare che qualcuno si comportasse così, e per giunta con una sua amica. Si accorse di avere lei i 2500 yen che chiedeva il ragazzo in occhiali, che aveva portato in caso dovessero ordinare altro materiale: -Hey, tu!- Lo chiamò sventolando davanti a sé le banconote giapponesi -Per caso volevi questi?-
Lo spaccone lasciò andare Yayoi: -Bene, visto che questa qui non ha niente, perché non mi dai quei soldi con le buone?-
-Vuoi i soldi? Vieniteli a prendere- Disse lei con tono di sfida, incitata dal solito, piccolo gruppetto intorno a loro intento a incitare il combattente migliore con un sonoro “BOTTE! BOTTE!”
-Davvero?- Aggiunse l’idiota occhialuto.
Non le lasciò neanche il tempo di rispondere, che già si mise a correre urlando verso di lei, pronto a darle un potente colpo allo stomaco, ma Natsumi fu più svelta di quel principiante che si credeva chissà quale ninja. Con un calcio ben assestato lo spedì dritto nella siepe dei giardini pubblici proprio lì davanti, facendo impazzire la ormai folla attorno a loro per assistere alla scena.
Erano per la maggior parte alunni del primo anno come lei, o dell’età di Fuyuki, se non addirittura della sua stessa classe. E quasi tutti la osservavano stupiti, con occhi pieni di ammirazione, o commentavano tra di loro la sfacciataggine di Natsumi semplicemente per un attacco d’invidia.
Tra di loro c’era anche il suo fratellino, che la guardava a bocca aperta, nonostante conoscesse alla perfezione quanto la sorella fosse forte, determinata e sprezzante verso le ingiustizie. Ma Fuyuki e le proprie amiche non furono gli unici volti conosciuti che vide. Tra la massa informe di studenti e studentesse, intravide di sfuggita, il biondino di prima. Quello che le aveva provocato una strana, nuova e alquanto irritante sensazione. Ora lo poté vedere bene in faccia.
Aveva occhi scuri e profondi, dallo sguardo misterioso e penetrante, solito di chi non si lascia sfuggire niente e nessuno. L’aria da duro, da chi è sicuro di se, da chi sa di non poter sbagliare. Come se non bastasse, aveva una cicatrice che partiva da quasi metà fronte, nell’attaccamento della capigliatura e che finiva sulla mandibola, attraversando il suo occhio sinistro, mezzo coperto dai ciuffi ribelli che gli scendevano leggermente sul viso. La chioma, per chi non l’avesse ancora capito, era bionda, spettinata, e per un ragazzo, di media lunghezza. Ma ciò che la colpì di più, per qualche motivo, era la sua cintura, dalla fibbia spigolosa, rettangolare, e placcata argento, con dietro, l’attacco rotondo per aprirla o per chiuderla. Una cinta molto singolare, non c’è che dire.
Era alto e muscoloso, dimostrando così qualche anno in più di quelli che aveva.
Non sembrava estasiato all’idea che una “bimbetta” del primo anno, avesse sconfitto quello che sembrava uno studente appena uscito dal riformatorio, né era indifferente, o la insultava. Se ne stava in disparte, aveva le mani in tasca, le gambe semi accavallate, ed era appoggiato con le spalle al muro, ad una parete del vicolaccio in cui si trovavano, con l’aria da duro e le dette l’impressione di pensare una cosa del tipo “Io avrei potuto fare di meglio”.
“Non ti preoccupare. Quando incontro un altro avanzo di galera, oltre a te, ti faccio uno squillo”, pensò Natsumi per le rime, alla sua provocazione mentale.
Il ragazzo misterioso, sembrò finalmente accorgersi che oltre a lui, c’era tutto un altro universo. Alzò gli occhi e vide Natsumi, guardandola con un’espressione indefinibile, quasi non provasse alcunché, quasi nemmeno respirasse.
Ed in effetti, in un certo senso, era così. Rimase senza fiato non appena la vide, e non appena si accorse del modo in cui, in un sol colpo, aveva sbaragliato quel tale, grosso almeno il suo triplo.
Il volto ella ragazza si addolcì di colpo, per un motivo che non seppe spiegarsi. Rimasero a fissarsi negli occhi per un po’, entrambi con un espressione inesprimibile. Natsumi sembrava voler riuscire a leggere i suoi pensieri, pareva scrutare la sua anima con il suo sguardo indagatorio.
Ad interrompere quello strano scambio di espressioni, furono le due migliori amiche della ragazza, che le saltarono addosso con aria ammirata, e la travolsero in un abbraccio che quasi le tolse il respiro, ringraziandola, e riempiendola di complimenti. Alle due, si aggiunse anche una terza che lei non aveva mai visto, bassetta, dagli occhi scuri, e i capelli lunghi e verdastri, dall’aria simpatica, che sembrò uscire fuori dal nulla, facendo prendere un colpo alla poveretta che se la ritrovò attaccata ad un braccio.
-E... e tu chi sei?!?- Chiese colta di sorpresa.
-I-io? Oh, s-scusa- balbettò la ragazza mollando la presa -Io sono Koyuki Azumaya. Molto piacere!- Si presentò allegra, noncurante della figuraccia appena fatta.
-Sì! Mi ricordo di te! Sei quella che anno chiamato prima di me quando siamo entrate in classe, giusto?- Rammentò Natsumi, ancora un po’ scombussolata dalla sorpresa a dir poco inattesa.
-Sono proprio io! Scusa per prima, ma sei stata straordinaria!- Si complimentò la nuova conoscenza con gli occhi che brillavano.
-S-sul serio? Ma io non ho fatto niente di che, davvero- Negò, lievemente a disagio.
-Come vuoi. Ci vediamo!- La salutò mentre se ne andò come era apparsa.
Natsumi non fece in tempo a chiedersi come facesse a scomparire, e apparire così velocemente, che anche tutte le sue compagne di classe la investirono di domande, mentre i compari del senza-cervello lo aiutavano a ricomporsi, per poi andarsene con aria da chi aveva fatto vincere apposta il proprio avversario. Atteggiamento che fu subito arrestato dall’occhiata intimidatoria di Natsumi, facendolo sobbalzare.
Il biondino con la cicatrice, approfittò della confusione, per portarsi una mano all’orecchio, premere un bottone che aveva sull’auricolare che aveva addosso tra i capelli, e parlare ad una voce nasale dall’altro capo dell’aggeggio.
-È impressionante!- cominciò il ragazzo senza farsi sentire dagli altri -Ha mandato al tappeto un altro Pekoponiano molto più grosso di lei con un sol colpo, con una potenza di almeno 7.400! non credevo che gli abitanti di questo pianeta fossero così forti-
-Kero kero!- esclamò la vocetta nell’auricolare -E quindi questa “femmina terrestre” è persino più forte di come ci aspettavamo. Dico bene?-
-S-sì, è così- Ammise il ragazzo che ancora non riusciva a credere a quello che aveva appena assistito.
-Mmh... tra tutti, lei, è l’unica che sarebbe in grado di interferire, in qualche modo con le operazioni di conquista...- Bofonchiò tra sé e sé, noncurante di essere ancora in chiamata.
-E quindi cosa pensa di fare, sergente?- S’intromise timidamente, con voce infantile, un’altra persona dal comunicatore che il ragazzo aveva sull’orecchio.
I suoni si fermarono un secondo, dando l’idea che il primo individuo stesse ragionando. Poi riprese a parlare con fare spavaldo: -Voglio che tu raccolga quante più dati possibili su quella ragazza. Saranno poi utili per mandarla al tappeto. D’accordo?-
Lui, senza pensarci su, accettò al volo la proposta. Dopotutto, era lì per quello, no? Per portare avanti la conquista di Pekopon, e individuare, per poi affondare, le potenziali minacce per la riuscita del loro piano. Ma come avrebbe fatto a estorcerle informazioni tanto segrete, da usare per sconfiggerla?
La vocetta parlò per lui: -Purtroppo, nessuno di noi, qui alla base, riesce a trovare il modo migliore per carpirle informazioni senza che se ne accorga. Questo pomeriggio faremo una riunione su come attuare il mio piano geniale. Kururu sembra avere un’idea un po’ approssimativa, ma non ne sarei così sicuro-
Era un po’ preoccupato dal piano che il suo superiore aveva in serbo per lui, e ad aumentare la sua paura, fu una risatina sprezzante, proveniente dall’auricolare.
-Kukuku!-
Chissà cosa avrebbe dovuto fare? Mah... comunque era inutile tormentarsi ancora con quel pensiero, tra non molto lo avrebbe scoperto.
Intanto, il suo sguardo ricadde su la ragazza, e vide che gli altri, per dimostrarle quanto la ammirassero, la sollevarono da terra sillabando il suo nome a gran voce.
-NA-TSU-MI! NA-TSU-MI!-
-Natsumi, eh?- Mormorò il ragazzo, alzando la testa per osservarla meglio, e lanciandole una sottospecie di sorrisetto di sfida.




Disegnino del capitolo

(Link disegno ------► qui)



Lulù's time!
Bene, come avevo detto, eco una nuova fanfiction tutta nuova. Sarà quasi sicuramente una long ^^
I protagonisti, saranno i nostri... amati... agognati... tanto desiderati... Giroro e Natsumi!!! <3 <3 *applausi*
I primi capitoli saranno un tantino meno... entusiasmanti -.-", per così dire, degli altri, ma entro poco dovrebbe cominciare a diventare moooooolto più interessante, basta un po' di pazienza ;) aspettatevi di tutto dalla storia che state per seguire
Non ci sarà sangue, almeno, non troppo, e se la situazione dovesse sfuggirmi di mano, basterà alzare il rating, che comunque non dovrebbe andare oltre il giallo.
Come avete visto, c'è un disegno, che è stato fatto da me, in quanto ho paura di cacciarmi nei guai se uso disegni altrui, e mi piace disegnare. Il disegno dovrebbe esserci in molti capitoli, o almeno in quelli dove c'è una scena che è particolarmente bella o significativa. per questo mi servirà ancora più tempo per postare i capitoli, inoltre, anche se non faccio una classe troppo impegnativa, io e la scuola non andiamo d'accordo, e studiare impiega il suo tempo. Era tanto per avvertirvi che se vedete che non aggiorno da un po' sono ancora viva XD
Ora basta, vi ho annoiato abbastanza con questo capitolo e le mie note personali che dovrete sopportare in tutti capitoli, a volte anche con cose che non centrano un tubo con la storia XD
Vi saluto e aspetto le recensioni di chi vorrà commentare :D

Lulù
  
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