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Autore: IWishLiamPayne    13/10/2013    2 recensioni
Ho solo vent’anni eppure ho vissuto così tanto, tanto da poter morir domani e dire “mi sono goduta ogni attimo” .
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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«Ne bevi un’altra?»

Guardai Sunny un po’ preoccupata, era la quarta birra di fila che beveva dopo solo quaranta minuti che eravamo in quel bar.

«Su con la vita piccola Bonny, stasera dobbiamo divertirci!» fece una piccola risata isterica, quella classica, nel suo stile.

«Si, hai ragione, ma divertirsi non significa obbligatoriamente distruggersi d’alcol.» mi alzai dallo sgabello che dava verso il bancone e le misi una mano sulla spalla sinistra, scoperta.

«Quante cose ho ancora da insegnarti! Non capisci un cazzo, sei ancora troppo ingenua!». Sunny disse quelle parole con la sua voce rauca e l’accompagnò con un violento e veloce movimento rotatorio della spalla tanto da farmi ritrarre la mano con la stessa velocità.

Stranamente, anzi no, niente stranamente, quelle parole mi ferirono, mi sentii così piccola, piccola d’animo. Abbassai meccanicamente lo sguardo e tornai a sedermi. Tenni per un po’ il viso, fisso, rivolto verso il bancone di legno scheggiato e dentro di me elaborai una futile promessa: non mi sarei mai più sentita in quel modo, non mi sarei mai più sentita piccola d’animo.

«Allora insegnami, porta via da me l’ingenuità!». Rialzai lo sguardo dal bancone e lo portai si di Sunny. Lei appena sentì la mia voce si girò dal mio lato. Un sorriso, uno grande, pieno d’orgoglio, proprio come una madre sorride orgogliosa ad una figlia che porta a casa un bel voto.

Sunny stava costruendo il suo mostro, e il suo mostro ero io.

 


 


La testa girava, i ricordi sfocati, ma nitido l’odore di uno scadente whisky. I piedi a fuoco, le gambe pesanti, la musica  a tutto volume, le gocce di sudore che scendevano lungo la schiena, le mani tra i capelli e i poderosi fianchi che si muovevano in tutte le direzioni. Ancora alcol, polvere bianca, risate isteriche spezzate dal mormorio di qualche parola cantata, occhi indiscreti, le due di notte, i ragazzi, l’adrenalina, il sesso, Sunny che infilava la lingua nella gola di chiunque. Io avevo bisogno di una pausa da quella roba.

Barcollavo sui miei tacchi, ma avevo bisogno di aria.

Mi catapultai fuori alla discoteca vicino al bar cha avevamo lasciato poche ore prima.

Una volta fuori feci un lungo respiro e mi mantenni, con entrambe le mani, la testa che stava quasi per esplodere. Mi sentivo uno schifo. Lo stomaco sottosopra, le gambe che non mi reggevano e la consapevolezza di stravolgere me stessa. Ero stravolta, mi stavo stravolgendo, mi sarei stravolta e mi sarei resa stravolta, al limite, se ne avevo uno.

Mi tolsi le scarpe e gironzolai sul retro esterno cupo e stretto della discoteca. Ne vidi delle belle, da ragazzi che spacciavano a ragazzi che vomitavano persino l’anima, ma il mio sguardo si fermò su due ragazzi con qualche anno in più a me, seduti su un muretto che si scambiavano baci ed dolci effusioni.

Quello che mi colpì fu la delicatezza con cui lui la toccava, le sue mani che le percorrevano il viso, i suoi baci dolci e soffici come nuvole e subito, lì, un brivido mi percorse la schiena tanto fa farmi stringere nelle spalle e farmi diventare ancora più piccola e ancora più indifesa. E indifesa la mia mente si posò sulla sagoma di una persona nei miei ricordi.

James.

James e la sua maledetta perfezione/imperefezione. Prima di lui non mi ero mai presa una cotta per nessuno e forse è per questo che lo ricorderò per sempre.

La voglia di averlo di fianco a me mi spiazzò, sgranai gli occhi e mi morsi il labbro nel suo ricordo.

E mi sentii cingere la vita e mi sentii andare a fuoco. Chiusi gli occhi e buttai leggermente la testa all’indietro. Ero talmente presa dal mio pensiero di James che pensai che il mio desiderio fosse diventato realtà e lui era proprio dietro di me.

Una stretta forte ai fianchi, forte ma non abbastanza. Una voce quasi mi svegliò da quel sogno ad occhi aperti.

«Baby, è una serata da sballo.». Era Sunny, ubriaca, sudata, adrenalinica.

«Non credi sia tardi? Andiamo a casa. » la guardai con più attenzione, il suo corpo le implorava riposo, era stremato, e in quel momento il freddo pungente di febbraio si fece sentire sulla mia pelle scoperta e non.

«Dieci minuti, piccola. » Sunny stava per accendersi l’ennesima sigaretta e io la guardavo stringendomi nelle spalle. Stavo morendo assiderata.

«Ce la fai ad aspettare che finisco di fumare sta sigaretta maledetta o mi muori di freddo prima? » mi guardò e fece un tiro, dopo tossì leggermente. Non era da lei. Fumava più o meno da tre anni.

Precoce la ragazza.

«Sbrigati e fammi fare un tiro. » le dissi muovendomi a passi fatti sul posto, dovevo tenermi calda.

Sunny arrivò a metà sigaretta e me la passò, feci un tiro abbastanza lungo, era arrivata quasi vicino al filtro. Spirai e la diedi di nuovo a Sunny. Finì con fretta la sigaretta e la buttò per terra schiacciandola col tacco.

«Andiamo? » mi guardò e io annuii. Lei camminava e io le stavo dietro. Mentre ci dirigevamo all’auto pensai a troppe cose, in dieci minuti mi distrussi nel pensare. Una miriade di miei sospiri si susseguirono nella notte gelata e persi la sensibilità alle dita delle mani.

Appena entrata in auto tornai a vivere, in un certo senso. Accesi subito lo stereo e subito il cd di Lana tanto amato da me e Sunny iniziò a donarmi sollievo.

«Remember how we used to party up all night, sneaking out and looking for a taste of real life, drinking in the small town firelight…» cantavo io a squarciagola. Quella canzone sembrava stata scritta per me e Sunny e mi rendeva felice ascoltarla in sua compagnia.

«Sweet sixteen and we had arrived, walking down the street as they whistle, "Hi, hi!" » centavo e ridevo e mi sentivo stranamente felice, sollevata, direi.. realizzata.

E da quella sera che, forse, io, avevo messo le radice della nuova sbandata me, il prima era stato un futile tentativo di una scalata sociale, in un certo senso, falsa. Volevo stare in alto continuando ad essere la povera ingenua dai principi sani, ma alla fine capii che se volevo stare lì, al fianco di Sunny, in alto, dovevo dirmi addio completamente, e abbracciare l’idea di una me che non sarebbe stata più la stessa.

E se solo potessi tornare in dietro mi distruggerei di meno perché.. da allora la mia è stata un’autodistruzione completa.

  
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