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Autore: koopafreak    13/10/2013    4 recensioni
I primi avventurosi approcci genitoriali nella solitaria famiglia Koopa. Ludwig passa in vantaggio.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bowser, Ludwig Von Koopa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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« Non capisco. Dovrebbe saper camminare da un pezzo ormai, invece si ostina a restare a quattro zampe come una punginella » si lamentò il re, più deluso che contrariato dopo giorni di ripetuti e vani tentativi.

Bowser se ne stava tutto intento a contemplare la creaturina traboccante di vita gattonare senza una meta precisa per la sua cameretta, allestita a dovere e prosperosa di giocattoli lussuosi e ninnoli tintinnanti. I koopa erano molto vivaci già nel loro primo periodo di infanzia e perfettamente reattivi agli stimoli, forse fin troppo reattivi, considerato che la piccola peste avesse già causato più grane di quanto era stato possibile prevedere per un marmocchio non ancora progredito dallo stadio di quadrupede.

« Non è nulla di grave, Vostra Apprensione. Lo state semplicemente assecondando troppo » rispose placido il mago con le mani dietro la schiena.

Al sovrano parve tuttavia di udire una punta di rimprovero. « Spiegati. »

« Ludwig non si è mai abbassato a muovere i suoi passi da solo fino ad oggi perché ha chi è sempre disposto a portarlo ovunque voglia. »

« Be', non so chi sia l'idiota tra la servitù che gli ha fatto venire questa idea, ma lo voglio davanti a me seduta stante per farci un discorsetto. Avanti, chi è stato? » ringhiò iracondo. Ci mancava solo che ci si mettessero anche altri a complicargli l'impresa già a malapena gestibile di per sé.

Kamek si limitò ad alzare il becco per ricambiare mite lo sguardo del suo padrone dietro le spesse lenti degli occhiali, in attesa che i neuroni reali unissero i puntini. Bowser non ci arrivò subito, continuando insistentemente a fissare il suo riflesso nei due fondi di bottiglia, ma quando realizzò di essere lui stesso l'incriminato la sorpresa fu pari all'indignazione susseguendosi distintamente sui suoi lineamenti.

« Come sarebbe?! Io non l'ho mai abituato così! » si difese negando quella verità che si era ripetuta fin troppo spesso da quando Ludwig aveva fatto la sua maestosa entrata in scena al castello.

« Vostra Irascibilità, voi lo state coccolando troppo. »

« Il Signore del Male non coccola nessuno! » sbottò il sovrano, ben lontano dall'accettare la realtà e che lui fosse il solo e unico responsabile dei brutti vizi del cucciolo dietro il timore del ricatto affettivo e dei sensi di colpa al primo pianto.

« Raccontatemi, or dunque, una serata tipica con vostro figlio prima e dopo l'ora di andare a dormire. »

Bowser buttò aria dalle narici e alzò il mento con fare sprezzante. « Cosa c'è da raccontare? Dopo avergli dato la sua cena ed essermi assicurato che abbia mangiato tutto, lo metto a letto e lì resta fino alla mattina dopo » affermò con fierezza.

Kamek, conoscendo bene sia il suo re che l'agguerrita progenie, aveva colto ancor prima che il breve resoconto fosse terminato di trovarsi tra le mani una strepitosa e ostentata bugia: una serata in compagnia del koopolotto comprendeva urla, sbraiti e strilli, concludendosi quasi sempre in bellezza tra lacrime di coccodrillo da una parte e rassegnazione dall'altra. Il piccolo diavolo conosceva a menadito il copione su come manipolare il genitore senza che costui nemmeno se ne rendesse conto, e il pianto era il suo asso nella manica poiché il temibile monarca perdeva qualsiasi difesa solo alla minaccia e Ludwig lo sapeva meglio di qualunque legge universale.

Piangeva e Bowser gli dava attenzioni. Piangeva e Bowser gli dava da mangiare. Piangeva e Bowser gli dava la soddisfazione di ogni capriccio su un vassoio d'argento. Era inutile e nocivo continuare a far credere al padre illuso che non vi fosse un problema serio da affrontare al più presto, prima che il principino assumesse il totale controllo su di lui come già vi stava rapidamente e inesorabilmente riuscendo con indubbio successo. Tuttavia non sarebbe stato così facile aiutare un tipo orgoglioso come il sovrano ad aprire finalmente gli occhi e avvedersi della tirannide del Grande e Potente Ludwig sotto cui l'intero castello, lui in primis, era caduto dal primo giorno di vita del cucciolo.

« Se permettete consiglio sulla faccenda... » Il mago cercò di lanciare un salvagente nelle acque tempestose, ma come predetto Bowser non lo deluse.

« Sono perfettamente capace di prendermi cura di mio figlio. Non mi servono le tue opinioni » replicò offeso dalla presunzione dello stregone di poter fargli da maestro sulla paternità, omettendo però che costui lo aveva praticamente cresciuto a sua volta.

« Vostra Indolenza, non c'è ragione di alterarsi. »

« Ho tutto sotto controllo. E Ludwig imparerà a camminare entro oggi, ci puoi scommettere la pensione! »

Kamek non insistette. Al suo testardo padrone occorreva solamente un altro po' di tempo per ammettere a se stesso lo stato delle cose e che non volgessero esattamente a suo favore. Non era riuscito a fargli accettare di “degradarsi” a dover ricorrere all'esperienza di quel magikoopa che in passato era stato il proprio tutore, ma almeno aveva instillato in lui il seme del dubbio ed era certo che a breve sarebbe germogliato rigoglioso, irrorato dai piagnistei regolari del cucciolo.

« Molto bene, Sire. Mi ritiro umilmente nel mio laboratorio ad attendere la lieta novella. » E si congedò chinando il capo prima di chiudersi la porta alle spalle.

Bowser grugnì in tono di sfida e ripescò la piccola peste intenta a zampettare spensierata sotto il tappeto. Reggendolo sottosopra per una gamba, lo scrutò intensamente mentre l'altro dondolava spassionato nella sua presa ricambiando lo sguardo. Era giunto il momento di inculcare una volta per tutte in quella testolina macchinatrice chi fosse veramente al comando.

E Ludwig aveva già la sua idea in proposito.

« Se uscirai da questa stanza, lo farai solo camminando come si deve. Chiaro? »

Il koopolotto non emise un verso, ma gli stava dando la sua completa attenzione. Bene. Lo sistemò sul tappeto morbido e poi prese posizione, distanziandolo di qualche passo e accucciandosi con le mani tese in avanti a incitarlo.

« Da bravo, prova ad alzarti. Dai, Lud. Vieni da papà! » I primi dolci tentativi di persuasione non vennero minimamente recepiti e il cucciolo non solo non si degnò quantomeno di gattonare, ma non mosse neppure un dito. Tutto quello che fece fu continuare a fissarlo in quel modo che immancabilmente risvegliava in lui il sospetto di essere preso in giro. Sforzandosi di non bruciare subito le riserve della sua sottilissima pazienza e di tenere bene a mente che urlare non lo avrebbe certo incoraggiato a camminare verso di lui, se non per niente, provò con una tecnica leggermente più decisa. « Qui, Lud. Qui, forza » lo chiamò dando dei colpetti a terra.

Sembrava quasi stesse parlando a un cane e Ludwig gradì ancora meno, indirizzandogli uno sguardo di rimprovero e alzando le braccine nella solita rivendicazione di essere preso su.

« No, Lud. Sei grande abbastanza per usare i tuoi piedi adesso. Tutti i koopa della tua età sanno già correre per i fatti loro e tu invece stai ancora con la coda attaccata al pavimento. »

La subdola frecciatina non sortì altro effetto che l'indifferenza e le manine si tesero nuovamente nella sua direzione con più insistenza.

« Insomma, perché non fai almeno un tentativo?! » inizio fase due.

Ludwig scosse la testa ed emise un ringhio spazientito. Non aveva idea di chi fossero gli altri koopa e la cosa non lo sfiorava. Tutto quello che sapeva era che suo padre ci stesse mettendo molto più del solito ad accontentarlo e ciò stava diventando davvero seccante.

« No?! Come sarebbe “no”? Non vuoi diventare il più bravo di tutti? » La psicologia inversa fu l'ennesimo fiasco.

Prima di uscire definitivamente dai gangheri, il re ripose le sue ultime speranze e i brandelli della sua tolleranza in un esperimento più tattile, avendo visto altri genitori aiutare direttamente i loro piccoli a muovere i primi passi sorreggendoli per le manine e camminando dietro di loro in modo da fornirgli maggiore equilibrio. Dato che chiedergli di venire da lui era troppo, allora avrebbe fatto il contrario, ma non l'avrebbe data vinta a Ludwig.

Il cucciolo ridacchiò felice e ignaro non appena il padre fece per avvicinarglisi, ritrovandosi poi a protestare adirato nella presa salda del genitore sleale, con le braccia tenute su e Bowser alle sue spalle a condurlo avanti sulle zampine robuste.

« Vedi, Lud? Camminare può essere divertente. » Il sovrano si compiacque del proprio successo.

Ludwig ne ebbe decisamente piene le tasche e, proprio quando Bowser stava per chiamare a gran voce Kamek per mostrargli le sue brillanti doti parentali, il cucciolo si abbandonò a tradimento nelle sue mani come una bambola di pezza.

« E adesso che caspita... LUDWIG! » Ci era andato così vicino da essersi illuso di nuovo ei il momento memorabile era ormai bello che rovinato. Mollò la presa e lo osservò lasciarsi cadere inerte sul tappeto morbido, rimanendo perfettamente immobile col musetto in giù.

« Vedi di darci un taglio e alzati! Mi sono stancato di questo spettacolo indecente! » fase due inoltrata.

Sospese la sfuriata in attesa di una qualsiasi reazione o conferma che il messaggio fosse stato assorbito, ma appena prese atto di essere deliberatamente ignorato si chinò di nuovo e fece per rimetterlo in piedi. Tuttavia Ludwig si ostinava a restare smorto in una sorta di resistenza passiva, seppur molto efficacie per mandarlo ulteriormente in bestia.

« Ne ho abbastanza! Mi rifiuto di portarti ancora in braccio. O ti alzi subito o ti lascio qui. E non tornerò indietro a prenderti! »

Il cucciolo era inamovibile, col naso ancora incollato al pavimento.

Mordendosi le labbra per trattenere la propria esasperazione mentre la bocca si riempiva di fumo, il sovrano della Terra Oscura marciò fuori dalla stanza sparendo dal campo visivo del piccolo, si nascose dietro un angolo e continuò a pestare sulle pietre per dare l'impressione di essersene realmente andato per la sua strada.

Silenzio.

Bowser soffocò l'impulso di sbirciare e rischiare di essere individuato se Ludwig avesse finalmente spiccicato lo sguardo dal tappeto.

Udì un pigolio infelice.

I muscoli si tesero di riflesso. No, deve imparare una buona volta, si rammentò.

Da un momento all'altro Ludwig gli si sarebbe fiondato contro in lacrime, smontando la sua ridicola farsa e dimostrandogli che sapesse camminare perfettamente. Si sporse un poco in fervente attesa che ciò si realizzasse.

Nada. Eccetto i singhiozzi sempre più malinconici del koopolotto evidentemente finito nel tranello.

A quel punto il dubbio lo attanagliò: e se Ludwig non fosse stato davvero capace di camminare? E lui lo aveva per giunta mollato lì a fargli credere di essere rimasto completamente solo. Con quale cuore, con quale faccia? Inutile dire che il fiero sovrano della Terra Oscura iniziò a sentirsi un verme e, non appena i vagiti disperati di Ludwig si levarono più forti e pietosi, inutile dire anche che tutta la sua forza di volontà si prosciugò in un soffio e fece subito dietrofront da suo figlio che con tanta crudeltà aveva fatto sentire abbandonato. Ritrovandolo nel punto preciso dove lo aveva lasciato, ora piegato miseramente su se stesso, lo sollevò con delicatezza tra gli artigli per avvolgerlo nel suo abbraccio protettivo facendo vibrare la gola in tenere note di scusa e conforto.

Solo quando Ludwig interruppe i suoi uggiolii senza traccia di lacrime e pigolò allegro rannicchiandosi nel suo calore, Bowser sollevò le palpebre di scatto e comprese di essere stato ancora una volta beffato alla grande.

Ho bisogno di aiuto, concluse finalmente strascicando i piedi nella direzione del solo essere senziente che avrebbe potuto riscattare la sua credibilità di padre.

Kamek non aveva nemmeno fatto in tempo a terminare di gustarsi la sua tisana che un bussare spazientito alla porta lo costrinse a sospendere lo spuntino per rispondere senza fretta alla chiamata profetizzata. « Siete qui per discutere della mia pensione, Altezza? » chiese con fin troppa affabilità.

Gli occhi roventi del drago si assottigliarono. « Ridimensiona il tuo umorismo se non vuoi finire a concimare le piante piranha in giardino. »

Ludwig se ne stava comodamente accoccolato nell'incavo del gigantesco braccio, il suo trono, con un sorrisetto compiaciuto a ornargli il musetto tondo e le dita intrecciate sopra il pancino come un pascià. Se vi fossero stati dubbi su chi dei due avesse vinto la partita, una sola occhiata fugace sui loro musi sarebbe stata più che sufficiente ad annullarli per sempre.

« Allora in cosa posso esservi utile? » Kamek era un tipo di poche pretese dalla vita, ma quelle parole voleva sentirsele dire o nessuna forza esistente sarebbe riuscita a spostarlo di un millimetro.

Bowser deglutì mandando giù il rospo. E un'altra volta sentendolo risalire. « Devi darmi una mano prima che esca fuori di testa. »

« Non ho ben capito, Vostra Imponenza. Sapete, l'età. »

« Certo, l'età » mugugnò il re a denti stretti ricordandosi ogni secondo che colui in piedi dinnanzi fosse la sua unica fonte di salvezza e di non poter dunque reagire secondo natura. « Ho bisogno del tuo aiuto » brontolò infine.

« Pardon. L'aiuto di chi, mio signore? »

Un lungo respiro. « Kamek. Ho. Bisogno. Del. Tuo. Aiuto. »

« ... »

« Per favore. »

« Sempre a vostra completa disposizione, Sire » cinguettò il magikoopa drizzando le spalle e rivolgendogli un largo sorriso.


Nota d'autrice:

Tata Kamek in arrivo. Da adesso in poi sarà uno scontro alla pari.


Bowser, Ludwig, Kamek & tutte le punginelle © Nintendo

  
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