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Autore: StelladelLeone    14/10/2013    13 recensioni
Sono passati cento anni dalla guerra con i Quincy e sia la Soul Society che l'Hueco Mundo ne sono usciti a pezzi. Ora una nuova minaccia si appresta all'orizzonte ed è più pericolosa dei Quincy. Una vecchia shinigami, creerà un'accademia per addestrare i nuovi eroi che combatteranno contro questo potente nemico ma non sarà un accademia di soli shinigami...oh no...sarà un'accademia di Shinigami & Hollow!!!
[Storia ad OC, posti esauriti, spero apprezzerete lo stesso la storia]
Questa storia la scrivo in collaborazione con andry_94_hell! Un mio caro amico/nemico!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kusajishi Yachiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SL: Yo minna! Eccoci con un nuovo capitolo!

AH: Chaos come va?

SL: Aaaah!!! Tu non eri morto?!? * brandisce una zampaktou formato gundam *

AH: Yep, ma essendo noi nel mondo di Bleach mi posso reincarnare come arrancar * si passa la mano nel buco al centro del torace * ora posso fare anche questo

SL: Uhm...non è che sei qua per rubarmi l’anima vero?

AH: Chi? Io? Non sia mai! * sottovoce * La tua anima andrebbe di traverso a chiunque...

SL: Hai detto qualcosa?

AH: Ho solo detto “Speriamo che questo capitolo vi piaccia e vi auguriamo buona lettura!”

SL: Non me la conti giusta...vieni un po’ qui... * si avvicina ad andry *

AH: * indietreggia * ehi ehi...ferma! Stai infrangendo i miei diritti di arrancar! * scappa *

SL: Intanto che recupero quello pseudo hollow, voi godetevi il capitolo! Buona lettura! * insegue andry *

Mire scadenti e colpi alla cieca

 

 

 

-…prima lo pesterò con le mani fino a fargli implorare pietà in ginocchio…poi gli farò assaggiare la lama della mia zampaktou…poi lo scuoierò lentamente assaporando ogni singolo urlo di dolore…lo cospargerò di sale e lo guarderò bruciare e sciogliersi agonizzante come una lurida e schifosa lumaca….oh…sì…-

 

-M-Meiko…comincia a farmi paura…- mormorò una ragazza dai lunghi capelli castani legati ai lati in piccoli codini, sgranando gli occhi e strattonando per una manica l’amica, anche lei mora e dagli occhi verdi.

 

-Non pensavo l’avrei mai detto ma sono d’accordo…- assentì l’altra, che se da una parta ammirava il lato sadico della shinigami, dall’altro cominciava ad esserne inquietata.

 

-Non preoccupatevi, sono sicuro che si calmerà…forse.- mormorò dubbioso un angelo biondo che per chissà quale motivo vestiva come uno shinigami.

 

L’oggetto delle discussioni dei tre era una shinigami. Per la precisione si trattava di Mitsuki Hitsugaya, che avanzava davanti a loro con gli occhi bicolore iniettati di sangue e in cui brillava la fiamma della follia, ridendo come una psicopatica ogni volta che trovava un nuovo e doloroso metodo di tortura da utilizzare contro la causa di tutte le sue sventure, passate, presenti e future: Ashuros Bleeder, chiamato Unborn.

 

Perché non l’avrebbe passata liscia. Oh no…avrebbe scoperto sulla sua pelle perché la chiamavano la Tigre delle Nevi…avrebbe assaporato la sua ira e rimpianto di averla incontrata e umiliata!

 

-Ehm…Yuki…lo so che al momento stai pensando ad altro ma, potresti trovare un modo per arrivare al portale.- chiese Ryoko prima che Meiko, allarmata le tirasse una gomitata. 

 

Con lentezza esasperante la ragazza si voltò e le guardò allucinata, mentre i capelli sfumati dal color del ghiaccio a blu elettrico le volteggiavano attorno come vivi.

 

-Non lo so….NON LO SOOOO! IO NON MI SO ORIENTARE NEMMENO A CASA MIA!!! MA PREFERISCO LA MORTE PIUTTOSTO CHE CHIAMARE QUELLA LURIDA LUMACA!!!- ruggì al cielo, battendo un piede a terra tanto forte da creparla.

 

I tre ragazzi che la accompagnavano la guardarono terrorizzati.

 

-Dovresti calmarti tappetta, se continui così il tuo cuore non reggerà e le orecchie dei passanti nemmeno.- disse sarcastica una voce, mentre una mano si appoggiava sulla spalla della shinigami.

 

Un secondo e con furia assassina la ragazza aveva già estratto la zampaktou dalla lama azzurrina dal fodero nero sulla schiena e l’aveva puntata alla gola del ragazzo dietro di lei.

 

L’espressione di pura furia omicida si trasformò in una di sorpresa inaspettata.

 

Il giovane dai neri capelli scompigliati e gli occhi verdi sotto gli occhiali, aveva già interposto tra la sua pelle e la zampaktou di Mitsuki una corta spada, chiamata dagli antichi romani ‘gladio’.

 

-Avresti potuto fare di meglio, la rabbia è cattiva consigliera.- osservò con tono saccente, prima di rinfoderare l’arma nel fodero appeso alla vita, seguito da Mitsuki, palesemente irritata, che intanto squadrava diffidente la divisa da shinigami che indossava il ragazzo, a cui aveva aggiunto un’armatura leggera che proteggeva tutto il braccio destro, compresi la mano e l’esterno dell’avambraccio

 

-E tu dovresti evitare di impicciarti.- sibilò lei fredda.

 

-Ma da quando tra gli Shinigami prendono bambinette capricciose?- chiese lui di rimando, sarcastico.

 

-E da quando idioti strafottenti?!- ribatte ergendosi in tutta la sua bassezza e facendo un passo avanti: era arrivato nel momento sbagliato. Voleva litigare?! Che non andasse a piangere da Yachiru una volta che lei gli avesse rotto il naso!

 

L’altro rimase un attimo in silenzio, ignorando completamente la palese intenzione di ucciderlo della ragazza e scrutandola da capo a piedi.

 

-Ah…ho capito chi sei! La famigerata ‘Tigre delle Nevi…’ avevo sentito parlare di un tale fenomeno da baraccone ma tutto mi aspettavo meno che una ragazzina con problemi di psicopatia.- disse fingendo esageratamente sorpresa e sorridendo acidamente.

 

Mitsuki sgranò gli occhi, stupita dall’idiozia dell’aspirante kamikaze, e l’avrebbe sbranato se Hiroyuki non si fosse messo in mezzo, poggiando una mano sul petto del ragazzo e una sulla testa della ragazza, che veloce si scostò.

 

-Ehi, ehi…basta così! Non c’è bisogno di litigare!- intervenne sorridendo il biondo mentre le ragazze si premuravano di trattenere a forza la shinigami dal staccare a morsi la testa del nuovo arrivato.

 

-Tu sei?- chiese l’altro analizzandolo nel dettaglio, senza particolare ostilità.

 

-Hiroyuki Hariken, shinigami, loro sono Mitsuki Hitsugaya, Meiko Shirai e Ryoko Hoshika; e tutti noi ci stiamo dirigendo al portale per il Gotei 13 perché siamo stati convocati dal Capitano Supremo Yachiru a entrare all’Accademia Shinigami & Hollow, ma ci siamo persi e…-

 

-NO!- l’urlo disperato di Mitsuki interruppe la spiegazione dettagliata di Hiroyuki, attirando l’attenzione su di sé.

 

La ragazza stava guardando spiritata la mappa e dopo, averla girata e rigirata più volte, sospirò rassegnata.

 

-Tizio, devi venire con noi. E spero che tu conosca la strada perché altrimenti siamo fregati.- Spiegò a metà tra l’esasperato e il disperato, parlando con il nuovo shinigami e ragionando che almeno avrebbe potuto risparmiarsi l’estrema umiliazione di chiamare quella schifosa lumaca per farsi venire a recuperare.

 

-Sono Kei Sveten e so la strada, per vostra immensa fortuna.- disse scompigliandosi i capelli, senza la particolare acidità che aveva usato fino ad ora e le ragazze notarono che quando stava zitto, era anche carino: il viso attraente e il fisico magro ma allenato non passavano di certo inosservati.

 

-Grazie al cielo!- esclamò Meiko d’istinto, prima di accorgersi che Mitsuki, punta sul vivo e dispiaciuta, si era accucciata a terra depressa mentre Ryoko la consolava.

 

-N-non fare così Yuki...ora va tutto bene, Kei ci accompagnerà...e poi non è stata colpa tua…- iniziò a dire la ragazza e a quelle parole la shinigami si rialzò di scatto, di nuovo animata da quella furia assassina.

 

-Certo che non è colpa mia! Kei, guidaci! Ho una faccenda da sistemare!- ringhiò prima di raggiungerli e sorpassarli a passo di marcia.

 

Kei lanciò uno sguardo perplesso a Hiroyuki che alzò le spalle e sorrise rassegnato; poi superò la piccoletta e si diresse al portale.

 

* * *

 

Un’ora. Ci era voluta un’ora per arrivare in prossimità del portale e, man mano che si avvicinavano, l’espressione di Mitsuki era pian piano cambiata: da una semplice espressione arrabbiata era passata ad un sorrisetto ed infine ad un sorriso sadico che metteva ben in vista i canini con le pupille ridotte a due minuscoli puntini.

 

Kei aveva più volte scoccato delle frecciatine alla shinigami alludendo al suo equilibrio inesistente o alla sua bassezza ma sembrava che Mitsuki fosse diventata sorda all’improvviso. Non sentiva nessuna voce a parte quella piccola vocina nella sua testa che le stava ripetendo passo dopo passo il suo piano di tortura destinato ad un certo Arrancar...

 

Quando furono davanti al portale, Meiko e Ryoko erano felici come delle pasque visto che la loro compagna era sempre più spaventosa.

 

-Ecco, siamo arrivati.- disse Kei

 

-Bene. Andiamo.- disse fredda Mitsuki fissando il portale

 

Kei alzò un sopracciglio poi attivò il portale e, in men che non si dica, furono di nuovo nel Gotei 13.

 

Le reazioni furono diverse: Meiko e Ryoko si fissavano intorno incantate essendo la loro prima volta in quel posto, Kei e Hiroyuki fissavano gli edifici senza alcuna particolare emozione dato che, ormai, li conoscevano quasi tutti a memoria e Mitsuki...beh lei stava quasi annusando l’aria come un cane...

 

-To chi si vede! La tappetta! Allora te la sai cavare anche senza mappe! Sono colpito!- disse una voce alle sue spalle che lei conosceva fin troppo bene.

 

I cinque si girarono in contemporanea e si trovarono davanti una scena alquanto...bizzarra: vicino ad un muro vi erano sei persone, tre shinigami e tre arrancar. Gli shinigami non erano nessuno di particolare, Mitsuki, Kei e Hiroyuki li avevano visti più volte, ma furono gli arrancar ad attirare l’attenzione dei nuovi arrivati...

 

I tre shinigami erano seduti ad un tavolino insieme ad una ragazza dai lunghi boccoli color rame e stavano giocando a carte. La ragazza calò le carte che aveva in mano e disse -Scala reale massima!-

 

I tre shinigami la fissarono allibiti per poi buttare sul tavolo alcune monete d’oro che furono subito prese dalla bionda -Ah ah ah certo che qui si fanno soldi facili!- i tre uomini stavano per ribattere quando notarono Mitsuki, o la sua aura omicida, e decisero di allontanarsi di corsa.

 

Finalmente anche la ragazza si accorse dei nuovi arrivati e li fissò con uno sguardo sadico che poteva benissimo competere con quello di Mitsuki -Oh finalmente siete arrivati! Ero stufa di aspettare!-

 

-Te lo avevo detto che ci sarebbe stato da aspettare.- disse un ragazzo dai capelli bianchi appoggiato al muro, vicino ad un energumeno dalla pelle blu simile ad una corazza.

 

-ASHUROOOOOOOOOOOOOOOOSSSSS!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò a pieni polmoni Mitsuki lanciandosi addosso all’albino

 

-Mi sei mancata anche tu principessa!- disse il ragazzo ridendosela sotto i baffi

 

Ormai Mitsuki era vicinissima! Finalmente la sua vendetta si sarebbe compiuta! Almeno era quello che sarebbe dovuto succedere se un armadio alto due metri non si fosse messo in mezzo.

 

La shinigami atterrò davanti all’energumeno e, senza perdere la sua aura omicida, disse -Ehi bestione levati di mezzo! Devo uccidere quel maledetto arrancar dietro di te!- ma l’energumeno non si spostò di un millimetro, anzi, la prese per il colletto e la sollevo a più di due metri di altezza.

 

Le ci volle qualche secondo per capire in che situazione fosse finita e, non appena capì di essere più in alto del solito, iniziò a dimenarsi come una furia, cercando di graffiare la faccia del bestione ma senza successo.

 

-Vuoi il gioco duro? Ti accontento subito!!!- urlò Mitsuki portando la mano sull’elsa della spada...che era sparita...

 

Di fianco a lei, c’era la stessa ragazza che aveva vinto a carte contro gli shinigami e, in quel momento, stava osservando la sua zampaktou, rigirandosela fra le amni -Uhm...deve valere parecchio.- disse la bionda

 

-Tu! Ridammi la mia zampaktou!- disse Mitsuki indicando la sua arma per poi fissare Ashuros e ordinargli -Ashuros richiama subito i tuoi amici!-

 

-Non sono miei amici, perciò non mi obbediscono. Lasciali divertire un po’.- disse Ashuros, abbandonandola a se stessa.

 

Di colpo, di fianco all’albino comparve Kei che lo fissava serio. Ashuros rispose con lo stesso tipo di sguardo mentre Mitsuki era sia felice che arrabbiata per il suo intervento: il lato positivo era che Ashuros avrebbe ricevuto una bella lezione, quello negativo era che non sarebbe stata lei a dargliela!

 

Kei, inaspettatamente, gli tese la mano e disse -Mi chiamo Kei Sveten e sono uno shinigami. Devo dire che te la cavi bene con la tappetta.-

 

Se avesse potuto, Mitsuki sarebbe finita gambe all’aria. Altro che aiuto, quel maledetto stava solo infierendo schierandosi col nemico!

 

Ashuros gli strinse la mano e disse -Io sono Ashuros Bleeder ma puoi chiamarmi Unborn. Ho come l’impressione che anche tu la sappia gestire per bene la nanetta.-

 

-Indovinato. Pensa che senza di me starebbero ancora vagando per la foresta.- disse Kei

 

-Ah-ha! Allora non te la sei cavata da sola principessa!- disse Ashuros fissando Mitsuki che, oltre ad essere arrossita all’inverosimile, lo fissava con uno sguardo ancora più iracondo.

 

-Mi sembra giusto passare alle presentazioni: il bestione che sta gentilmente trattenendo la nanetta si chiama Stun Donder e non è di molte parole, mentre la ragazza che sta, molto probabilmente, pensando a  come rivendere la spada della principessa si chiama: Yuuko Hariken e...- iniziò Ashuros, venendo però interrotto da un urlo -COOOOOOOOSAAAAA?!?-

 

Tutti si girarono verso Hiroyuki che fissava Yuuko con occhi sgranati

 

-T...tutto bene Hiro-sama?- chiese Meiko

 

-S...sorella mia...sei proprio tu?- chiese Hiroyuki e stavolta fu il turno degli altri ad urlare -COOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAA?!?-

 

-H...Hiro! Tua sorella è un’arrancar?!?- chiese Ryoko ancora scioccata dalla notizia

 

-Guarda guarda chi c’è...il mio caro fratello.- disse Yuuko fissandolo con sguardo torvo

 

-Hime!!!!!!!!!!!!- urlò il ragazzo precipitandosi su di lei per poi stritolarla in un grosso abbraccio, causando uno shock a Meiko

 

-Ehi mollami subito! Ti ho detto di mollarmi!!!- urlò Yuuko cercando di sciogliersi da quella stretta assassina ma il fratello era di tutt’altro avviso e, anziché allentare la presa, strinse ancora di più.

Kei e Ashuros osservavano la scena divertiti, intenti a creare battutine adatte alla situazione quando Ryoko e Meiko gli si avvicinarono

 

-Ehm...piacere, io sono Ryoko Hoshika e lei è la mia amica Meiko Shirai.- disse la ragazza dai capelli castani con gli occhi verdi

 

Ashuros stava per parlare ma Meiko fu più veloce e, dopo averlo afferrato per il bavero della giacca ed esserselo avvicinato, gli sibilò nell’orecchio -Di subito alla tuia amichetta di lasciare Hiro-sama!-

 

Senza volerlo, l’arrancar iniziò a sudare freddo. Un conto era la nanetta con cui si faceva due risate ma questa ragazza era veramente terrificante!

 

-Ehm...come ho già detto, lei non obbedisce a nessuno quindi...!- disse Ashuros così, senza dargli il tempo di finire la frase, Meiko si diresse verso i due fratelli e, con un semplice strattone staccò Hiroyuki dalla sorella ma ci mise forse un po’ troppa forza, perché il povero shinigami venne scaraventato contro un muro, distruggendolo.

 

-Guarda cos’hai fatto a Hiro-sama! Ora ti faccio a pezzi!- disse Meiko fissando Yuuko dritta negli occhi

 

Yuuko chiuse per un attimo i suoi occhi e quando li riaprì erano carici di istinto omicida -Cosa vorresti fare scusa? Non ti ho sentito!- e, pian piano, strinse i pugni, facendo scrocchiare per bene tutte le dita. Diverse scintille scattarono dagli occhi delle due preannunciando uno scontro alquanto combattuto...

 

Mitsuki osservava preoccupata le due “Devo fare qualcosa o queste due distruggeranno il Gotei 13!” pensò la ragazza prima di urlare -Ehi voi due fatemi scendere subito!-

Ashuros e Kei si girarono verso di lei e l’albino disse -Ah già ci sei anche tu...Stun mettila giù...- e l’arrancar iniziò a calare pian piano Mitsuki ma all’ultimo Ashuros aggiunse, con un sorriso sulle labbra -...alla vecchia maniera.-

 

Ryoko, che in quel momento dava le spalle al gruppo, sentì un gridolino di appena un secondo e, quando si girò, non vide più Mitsuki notando che sia Kei sia Ashuros stavano guardando verso il cielo mentre Stun fissava le due ragazze prossime a scatenarsi.

 

-Ehm...dov’è finita Mitsuki?- chiese Ryoko

 

-Scommetto cinque monete che atterra in piedi.- disse Kei

 

-Nah, le mie cinque dicono che atterra sul fondoschiena.- disse Ashuros sorridendo

 

Ryoko sgranò di colpo gli occhi e, lentamente, alzò lo sguardo per poi sbiancare. La povera Mitsuki era stata scaraventata in aria e ora stava precipitando verso di loro urlando a pieni polmoni.

 

-Aaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhh!!!!- urlò Ryoko iniziando a correre in tondo

 

-Dici che si ricorda di saper volare?- chiese Kei

 

-E’ più probabile che le spuntino delle ali da pipistrello verdi e fucsia...- disse Ashuros sarcastico -...andiamo a prenderla?-

 

-Meglio.- disse lo shinigami e, insieme ad Ashuros, saltarono verso Mitsuki prendendola al volo per poi atterrare dolcemente a terra.

 

Mitsuki riaprì gli occhi ritrovandosi i volti di Ashuros e Kei terribilmente vicini al suo. Arrossì senza volerlo e si divincolò selvaggiamente costringendo i suoi salvatori a lasciarla cadere a terra.

 

-Voi due siete pazzi!!!- gli urlò contro la ragazza rialzandosi

 

-Ti abbiamo salvata.- disse Kei

 

-Effettivamente siamo davvero pazzi...- aggiunse Ashuros con un sorrisetto sulle labbra

 

Mitsuki stava per rispondergli per le rime quando notò la sua zampaktou a terra e, pregustando il frutto della sua futura azione, scattò verso di essa, la raccolse da terra e, girandosi su se stessa, menò un colpo dall’alto, fregandosene del fatto che la lama era ancora nel fodero.

 

Il colpo arrivò secco e preciso...solo che quello che aveva colpito era la fronte di una docile signora dai capelli bianchi e rosa che fissava Mitsuki con sguardo neutro e fermo.

 

Un silenzio di tomba avvolse i presenti. Meiko e Yuuko si erano subito calmate e fissavano preoccupate Mitsuki e la signora, Ryoko si era istintivamente nascosta dietro a Stun e Hiroyuki, che si era appena rialzato, iniziò a tremare come una foglia secca non appena ebbe riconosciuto la signora.

 

Ashuros e Kei, che si trovavano alle spalle della signora, fissavano Mitsuki, entrambi con il terrore negli occhi.

 

-Ve...ve...vecchia Yachiru...- balbettò Mitsuki

 

-Mitsuki, saresti così gentile da togliere la tua zampaktou dalla mia fronte?- chiese Yachiru sorridendo

 

Mitsuki, in meno di un secondo, tolse la spada dalla fronte dell’anziana, se la risistemò sulla schiena e si mise sull’attenti.

 

-Bene bene, vedo che vi siete da fare...- disse Yachiru osservando uno ad uno i neo studenti della sua accademia.

 

Mitsuki, per un attimo credette di averla scampata, ma una grossa faccia demoniaca rosa comparsa sopra a Yachiru, la convinse del contrario...

 

-...ma se non sbaglio vi avevo detto di andare a cercarli insieme.- aggiunse il comandante generale e adesso anche Ashuros era spaventato a morte così come la compagna

 

-Ne deduco che voi non riuscite a lavorare insieme...quindi rispetterò la vostra decisone e vi lascerò continuare la vostra ricerca separati.-

 

Ashuros e Mitsuki tirarono un sospiro di sollievo...poveri illusi...

 

-Ora vorrei parlarvi di alcune cose riguardanti l’accademia. Ho paura che, malgrado l’obbiettivo comune, shinigami e arrancar avranno qualche difficoltà a cooperare perciò voi darete il buon esempio! Se di giorno lavorerete separati, la sera andrete d’amore e d’accordo, quindi, proprio per questo, condividerete la stessa camera...per tutta la durata dell’addestramento.- sentenziò Yachiru con un sorriso sulle labbra

 

Un enorme peso da 10 tonnellate cadde sulla testa dei due diretti interessati mentre gli altri li fissavano con sguardo compassionevole, tranne Yuuko che sembrava sul punto di scoppiare a ridere. Il pensiero comune fu “Poveracci...non vorrei essere nei loro panni...”

 

Mitsuki fissava avanti a se senza vedere nulla mentre Ashuros fece un passo avanti e disse -Vecchia Yachiru...non starai dicendo sul...- ma una rapida occhiata assassina da parte di Yachiru lo fece tacere subito.

 

-Su, potete tornare alla vostra ricerca. Tuti gli altri vengano con me, devo spiegarvi un paio di cose.- disse Yachiru per poi dirigersi vero il quartier generale seguita a ruota da Stun, Ryoko, Kei, Hiroyuki incollato a sua sorella Yuuko e Meiko che la fissava con sguardo assassino.

 

Una gelido vento iniziò a soffiare, muovendo i vestiti dei due poveri ragazzi che erano finiti in quel casino.

 

-Sai...inizio davvero ad odiare questa idea dell’accademia...- disse Mitsuki iniziando a camminare, come uno zombie, verso il portale

 

-Per una volta...sono pienamente d’accordo con te...- disse Ashuros seguendo la shinigami verso il portale.

 

In pochi secondi arrivarono davanti al portale, dove uno shinigami riferì che la destinazione per Mitsuki era stata impostata e il portale era pronto. Mitsuki si avvicinò ma venne fermata da Ashuros.

 

-Tieni.- disse l’arrancar mettendo un piccolo oggetto rosso davanti agli occhi di Mitsuki, che si limitò a guardarlo con sguardo spento -Il mio cellulare. E' uguale al tuo e sopra ci sono le mappe. Io ho già memorizzato la posizione di tutti i portali. Puoi usarlo tu tappetta.- spiegò l'albino per poi mettergli in mano quella diavoleria elettronica; con sua perplessità, Mitsuki non reagì minimamente all’insulto e, dopo averlo messo in una tasca interna del kimono saltò nel portale, lasciandolo da solo a mugugnare contro “nanette maleducate”.

 

Ci vollero diversi minuti per impostare il portale sull’Hueco Mundo ma alla fine, anche Ashuros potè partire per la sua missione.

 

* * *

 

Ashuros si ritrovò catapultato in una zona dell’Hueco Mundo di cui non aveva molti ricordi.

 

“Uhm...devo essere capitato vicino al limite di Las Noches...” pensò Ashuros.

 

Las Noches, oltre al quartier generale di Aizen e di tutti gli arrancar, comprendeva anche diverse strutture stanziate in vari punti dell’Hueco Mundo che, nell’insieme, formavano un enorme cerchio oltre alla quale pochi arrancar si erano avventurati e nessuno era mai tornato. Stando ai racconti di Halibel, oltre alla “Linea di confine”, così era soprannominato quel cerchio, si trovavano dei Vasto Lorde, lo stadio finale dei Menos.

 

Ashuros deglutì. Anni addietro, gli era capitato di raggiungere il limite a nord e, solo per un secondo, aveva avvertito un reiatsu talmente grande da farlo rabbrividire. Neanche gli Espada raggiungevano un tale livello di potenza e questo preoccupava parecchio Ashuros.

 

Con la coda dell’occhio notò una piccola costruzione. Si trattava di una semplice casetta circolare con il tetto a cupola e l’entrata era per metà bloccata dalla sabbia.

 

L’albino si avvicinò lentamente e, una volta abbastanza vicino, constatò che non c’era nessuno al suo interno e che l’ingresso alle gallerie era bloccato. Sospirò. Gli sarebbe davvero piaciuto poter entrare in quelle gallerie visto che tutti gli ingressi che aveva scoperto erano distrutti o bloccati e lui non aveva proprio voglia di mettersi a scavare nella sabbia.

 

“Ora che potrei fare?” si chiese Ashuros “Se ben ricordo, mancano tre arrancar all’appello ma dubito che si trovino da queste parti. Devo sbrigarmi, non ho la ben che minima intenzione di arrivare dopo...quella...nanetta...”

 

Solo in quel momento Ashuros si ricordò della punizione che Yachiru gli aveva inflitto, ovvero passare ogni singola notte in compagnia di Mitsuki...ogni singola notte...

 

Si sedette su una roccia e, dopo qualche secondo passato in silenzio, iniziò di colpo a grattarsi la testa con entrambe le mani, maledicendo il mondo intero.

 

“Maledizione! Maledizione! Maledizione! Non mi è mai capitato di dover passare la notte insieme ad una ragazza...e non ho la più pallida idea di come devo comportarmi! Tutta colpa di quella vecchia!”

 

Ripensando a Yachiru, ad Ashuros venne un’idea, così, si avvicinò al muro della casetta e, con dei velocissimi colpi di spada, disegnò il volto stilizzato di Yachiru. Rinfoderò lentamente la spada e, urlando a pieni polmoni, tirò un pugno al muro, distruggendolo e facendo crollare la costruzione, sollevando di conseguenza un polverone.

 

“Ah, ora va meglio.” pensò Ashuros “Se quella vecchia mi conoscesse davvero, non mi avrebbe mai costretto a fare una cosa del genere. In fondo io non...” ma il filo dei suoi pensieri venne interrotta da una voce maschile alle sue spalle ed era alquanto irritata.

 

-Ehi tu! In questo orribile mondo c’è già abbastanza polvere! Non c’è bisogno di aggiungerne dell’altra!-

 

Ashuros si girò verso l’origine e fu felicemente sorpreso di trovarsi di fronte un altro arrancar.

 

Era un ragazzo alto sul metro e settantacinque dalla carnagione bianca come il latte e il fisico atletico e lievemente muscoloso, anche se un po’ gracilino. Aveva degli occhi felini color azzurro cremisi (azzurro acceso), delineati da una spessa riga di carboncino nero, e dei capelli color pece che gli arrivavano fino alle spalle. Il suo frammento di maschera era composto da quattro corna affilate, due più piccole delle altre, poste al centro del viso, poco più sopra della fronte ed erano per lo più coperte dai suoi capelli.

 

Indossava dei larghi pantaloni bianchi pieghettati che gli arrivavano alle caviglie, una ampia cinta nera gli copriva l’ombelico e il bordo superiore dei pantaloni, era a torso nudo così da mettere in vista i muscoli scolpiti e una specie di copri spalle bianco con i bordi neri, allacciato sul davanti con due lacci neri, era tutto ciò che indossava per il busto. La bocca era coperta da un sottile velo nero, e alla caviglia destra portava una cavigliera d’oro.

 

Ashuros fissò per qualche secondo il ragazzo che, nel complesso era davvero affascinante e fu questo particolare che gli fece accendere una lampadina in testa

 

-Jean Ackermann, definito da tutti “l’arrancar più bello di Las Noches”.- disse l’albino.

 

-In persona.- rispose Jean -Ora, potesti spiegarmi come mai hai distrutto quell’edificio?-

 

“Leggermente irascibile eh?- pensò Ashuros per poi rispondere -Avevo bisogno di scaricarmi un po’...ti stavo cercando comunque.-

 

-Chi saresti? Non ti ho mai visto da queste parti.- disse Jean

 

-Ashuros Bleeder ma forse mi conosci come Unborn.-

Jean ebbe un sussulto. Ashuros era uno dei pochi arrancar che avevano servito il numero 3 degli Espada: Tia Halibel e, stando alle voci, per lei, lui era come un figlio.

 

Non appena Jean aprì di nuovo bocca, Ashuros si accorse subito del suo cambiamento di tono. Ora era serio e non c’era più traccia di rabbia o irritazione. Evidentemente era uno che rispettava i gradi o robe simili.

 

-Scusami, non sapevo che fossi da queste parti.- disse Jean

 

-Beh, fino a pochi minuti fa non lo sapevo neanche io.- commentò Ashuros

 

-Di cosa volevi parlarmi?- chiese Jean per poi dirigersi verso una roccia, spolverarla con una mano e sedercisi sopra

 

-Vorrei che tu venissi con me. Come ben saprai, gli umani sono diventati incredibilmente pericolosi e il comandante generale del Gotei 13 ha deciso di aprire un’accademia per Arrancar e Shinigami così da poter sconfiggere il nemico comune.- spiegò Ashuros

 

Jean lo fissò con un’espressione che sembrava dire “Non mi interessa” ma poi chiese -Dovremo andarcene dall’Hueco Mundo?-

 

-Sì.- rispose Ashuros

 

-Perfetto non mi serve sapere altro. Accetto.- disse Jean alzandosi.

 

-Oh bene! E io che credevo che avresti rif...!!!- la frase morì in gola ad Ashuros. In quel momento sentì una presa gelida artigliargli il cuore. Lui e Jean sgranarono gli occhi con le pupille ridotte a due puntini minuscoli.

 

-Di chi è...questo reiatsu...?- chiese Jean iniziando ad ansimare. Quell’aura era talmente pesante che il solo respirare creava difficoltà ad entrambi.

 

-E’...è...l’aura di un Vasto Lorde...- disse Ashuros ricordando la sensazione provata anni prima.

 

-Impossibile...nessun Vasto Lorde...si era mai spinto...così vicino...a Last Noches...- disse Jean

 

-Beh questo lo ha fatto!- urlò Ashuros e fu un terribile errore perché la presa sul suo cuore parve farsi ancora più stretta, facendolo cadere in ginocchio -Dobbiamo...dobbiamo andarcene da qui!-

 

Il moro si limitò ad annuire e, nello stesso momento, scattarono nella direzione opposta a quella dell’aura, usando il Sonido. Corsero a perdifiato per almeno mezz’ora fino a quando l’aura non fu più percettibile.

 

Jean si fermò, ormai allo stremo delle forze. Le gambe gli stremavano e gli sembrava di sentire ancora quella sensazione così fredda intorno al cuore.

 

Ashuros non era di certo messo meglio. Sembrava sul punto di vomitare e non la smetteva di tremare.

 

-La vedo brutta...- disse l’albino

 

-Che intendi dire?- chiese Jean appoggiandosi contro un albero secco solitario

 

-Halibel mi ha parlato diverse volte di quei Vasto Lorde e mi ha detto che si aggirano sempre nelle distese rocciose dell’Hueco Mundo o comunque in posti parecchio lontani da Las Noches. All’inizio era la presenza di Barragan e il suo esercito a tenerli a distanza, poi è arrivato Aizen...ora, invece, non c’è nessuno e quelli sono liberi di andare dove vogliono.- spiegò Ashuros

 

-Un momento! Io ho sentito dire che un Vasto Lorde è al pari di un Espada o un capitano del Gotei 13 se non di più! Com’è possibile che riuscissero a tenerli a distanza?- chiese Jean

 

-Non lo so...- ammise Ashuros e Stavola la risposta fu data da una voce femminile

 

-Quelli non sono gli stessi Vasto Lorde di cento anni fa.-

 

Ashuros e Jean si girarono verso la ragazza, comodamente seduta su una roccia, che aveva appena parlato.

 

Era una ragazza poco più bassa di Jean, snella e dalla carnagione chiara. Aveva gli occhi magnetici di un verde smeraldo e i capelli bianchi corti a caschetto con due lunghe ciocche sul davanti con le punte blu. Il suo frammento di maschera era composto da una specie di fascia sulla fronte e la sua zampaktou era una specie di lama dalla forma circolare e grande come un hula-hoop, dalla cui lama partivano diverse lame simili ad ali di uccello fiammeggianti. La portava a tracolla, sopra il top smanicato bianco stracciato nella parte inferiore collegato ai pantaloncini bianchi, anch’essi strappati, da una fascia di stoffa nera. Ai piedi indossava degli stivali neri lunghi fino al ginocchio simili ai calzali di un’armatura, mentre alle mani portava dei guanti lunghi fino ai gomiti neri.

 

-Cosa vuoi dire?- chiese Jean

 

La ragazza fece spallucce -Quello che ho detto: non sono gli stessi arrancar di cento anni fa.-

 

-Non potresti essere più chiara?- chiese Ashuros

 

-Cos’è siete idioti? Voglio dire che i Vasto Lorde che esistevano cento anni fa sono stati eliminati da quelli nuovi che sono molto più forti e letali.- disse la ragazza alterandosi un po’

 

-Ok ok non ti scaldare!- disse Ashuros alzando le mani -Tu chi sei?-

 

-Kurari Reibun, L’uccello della morte.- si presentò la ragazzo e così fecero anche Ashuros e Jean

 

-Ashuros Bleeder, Unborn.- disse il primo

 

-Jean Ackermann, Fiore rosso del Maesil.- disse il secondo

 

-Uhm...ho già sentito di parlare di voi.- disse Kurari leggermente rossa in viso dopo aver visto Jean. La sua fama di bel ragazzo era più che meritata.

 

-Per caso sai anche il perché della mia presenza qui?- chiese Ashuros

 

-Per reclutare arrancar che partecipino a quella strana idea dell’accademia e affrontare gli umani insieme agli shinigami, giusto?- chiese Kurari

 

-Vedo che sei ben informata. quindi mi risparmierò la spiegazione. Ebbene? Vieni con noi?- chiese l’albino

 

-Certo che vengo! Così potrò affrontare tanti umani e farli urlare tanto da desiderare la morte che stanno cercando di sconfiggere.- disse Kurari con un ghigno sadico sul viso

 

-Perfetto, allora possiamo andare.- disse Ashuros -Qua vicino dovrebbe esserci un portale.-

 

I tre raggiunsero in pochi minuti il portale e non appena l’apertura fu abbastanza grande per passarci, Kurari si avvicinò ad esso, ma Ashuros la fermò chiedendogli -Questi nuovi arrancar...chi sono?-

 

-Non so di preciso chi siano...ma un tempo erano conosciuti con un nome comune.- disse Kurari

 

-Quale?- chiese Jean

 

La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, cercando di ricordarsi il nome poi, prima di saltare nel portale, disse -Erano conosciuti come...Vizard.-

 

* * *

 

Mitsuki camminava per le strade polverose del Rukungai, senza vedere davanti a se, senza aver nemmeno tirato fuori il cellulare con le mappe.

 

Il suo cervello rivedeva incessantemente tutti i momenti da quando aveva provato a saltare alla gola di Ashuros fino alle parole di Yachiru.

 

Avrebbero condiviso una stanza. E non poteva rifiutarsi.

 

Non capiva come Yachiru avesse potuto farle questo, nonostante conoscesse il suo passato, ciò che le era successo, ciò che aveva vissuto.

 

Era una punizione crudele. In stanza con Ashuros, che per quanto fosse Arrancar rimaneva comunque un ragazzo.

 

E i ragazzi erano coloro che le avevano reso più impossibile la vita.

 

Con un gemito inciampò e cadde a faccia terra ai margini di una grossa pozzanghera; rialzandosi in piedi osservò la sua immagine riflessa.

 

Possibile che non fosse cambiato nulla?

 

Dopo tutti quegli anni, quegli avvenimenti così dolorosi, quegli allenamenti per diventare più forte?

Eppure era così, era sempre così.

 

Di nuovo si sentiva messa all’angolo, di nuovo si sentiva intrappolata, di nuovo sentiva il cuore in gola e la morte negli occhi.

 

“Sei tu quella che chiamano Tigre delle Nevi?! volevamo giusto fare due chiacchiere con te!” ghignò un ragazzo guardandola dall’alto mentre gli altri cinque o sei compagni intorno a lui ridevano.

 

Erano venuti di nuovo. Certo non erano quelli della volta prima o di quella prima ancora, che avrebbero ricordato per sempre cosa succedeva a chi le dava fastidio, ma era il solito gruppo d’idiota che voleva sfidare il fenomeno da baraccone, il mostro della scuola.

 

Questa volta erano stati più furbi, l’avevano messa con il muro alle spalle e avevano portato chi dei coltellini, chi delle spranghe di ferro. Come se dovessero affrontare una banda avversaria di bulli, non lei. Con sua fortuna quel giorno toccava a lei sistemare gli attrezzi usati in palestra e tra le mani teneva una mazza da baseball.

 

Sentì la luce nei suoi occhi spegnersi e vide quegli uomini avvicinarsi, a rimbombare nel suo cervello solo gli insegnamenti che aveva ricevuto e la rabbia ceca per quelli come loro. Quelli che la rendevano così. Un mostro.

 

Il sole del tramonto tinse di rosso il mondo e il suo sangue mischiato al loro il terreno.

 

Ma questa volta era anche peggio, come mai prima d’ora: il suo riflesso, che la dipingeva per quel che era, una ragazzina bassa e sola, sembrava urlarle che non aveva possibilità se le cose si fossero messe male: una ragazzina contro un Arrancar?

 

Il suo cervello le faceva rivivere il momento in cui il gigante blu l’aveva sollevata e scagliata via: un’apprendista shinigami contro un Arrancar?

 

Siamo sinceri, quella volta sarebbe stata lei a prenderle e non avrebbe nemmeno potuto difendersi molto.

 

E poi, la cosa più terribile di qualunque altra: aveva perso la sua unica luce, la sua unica fonte di conforto, l’unica che la spingeva a rialzarsi e andare avanti.

 

E non l’avrebbe mai ritrovata.

 

La sua mano sfiorò con delicatezza e senza che se ne accorgesse il ciondolo della sua collanina: una stella per metà di pietra di luna, per metà di ghiaccio eterno.

 

Eterno come il suo ricordo. Perché solo quello le era rimasto.

 

Sentendo le dita tremarle, con uno scatto irritato riportò le braccia aderenti ai fianchi, mentre le lacrime pizzicarle gli occhi.

 

Con forza conficcò le unghie nei palmi, imprimendo la paura, la solitudine, il dolore e la rabbia nella carne.

 

Con forza conficcò le unghie nei palmi, facendo sgorgare il sangue al posto di quelle lacrime che urlavano per uscire.

 

Non voleva piangere. Non doveva piangere.

 

Se ti mostri debole, la gente ne approfitterà per colpirti.

 

E poi, il pianto non fa miracoli. Il pianto non riporta in vita i morti.

 

Veloce riprese a camminare per distanziare i fantasmi del passato, che sembravano perseguitarla, ma dopo pochi passi si andò a scontrare contro quello che il suo cervello istintivamente identificò come un grosso cinghiale e venne sbalzata a terra.

 

Con sguardo omicida fulminò il grasso signore, o cinghiale visto l’aspetto, che l’aveva urtata e quello proruppe in un grugnito terrorizzato.

 

“Un altro mostro!!” sbraitò facendo digrignare i denti a Mitsuki, “Cos’ho fatto di male?!” chiese al cielo prima di riprendere a correre; e la shinigami l’avrebbe inseguito per insegnargli l’educazione, se non si fosse accorta che di ciò che le accadeva intorno.

 

Stranita osservò un fiume di gente sciamare spaventata dal punto in cui si stava dirigendo, una fuga di massa, e poi con uno scatto si mise a correre vero il centro del ciclone.

 

Dopo aver sorpassato alcune case mezze distrutte ed evitato fuggitivi che nemmeno guardavano dove stessero andando, giunse nel punto da cui tutto iniziava.

 

E in quel punto, i due “mostri” che avevano messo in fuga tutta quella gente e causato tutto quello sfacelo, si stavano amabilmente massacrando tra loro.

 

Per mostri, inoltre, si intendevano due anime vestite con gli stracci del Rukungai: uno era un ragazzo con un taglio di capelli alla moicana e con una codina all’altezza della nuca, dal fisico abbastanza muscoloso e con le spalla larghe, mentre l’altro, dal fisico allenato, aveva lunghi capelli blu legati in una treccia ed era ben visibile una grossa cicatrice che partiva dalla mano e risaliva fino alla spalla come una grossa lingua di fuoco.

 

Mitsuki osservò stupita l’aura che quei due emanavano e la distruzione che riuscivano a scatenare, l’uno con espressione furiosa, l’altro ghignando.

 

Con un sospiro estrasse il suo cellulare e, senza meravigliarsi troppo, scoprì che quelli erano i suoi prossimi obbiettivi. Uno normale no, eh?!

 

Rassegnata si avvicinò ai due e cercò di attirare la loro attenzione.

 

-Ehi, voi due! Potreste fermarvi un secondo? Devo parlarvi.- chiese cercando di usare il tono più gentile che aveva, ma i due la ignorarono completamente.

 

-Scusate?!- provò a chiedere ancora, ma in risposta ottenne solo di dover evitare per un pelo un pugno in faccia e un calcio in pancia.

 

Una grossa vena iniziò a pulsare sulla sua fronte. L’avevano incontrata al momento sbagliato.

 

Mitsuki aspettò il momento giusto poi scattò e afferrò per la nuca i due, per poi far schiantare le due teste una contro l’altra.

 

Con soddisfazione e un senso di liberazione immenso, osservò i due accasciarsi ululanti a terra.

 

-SEI IMPAZZITA?!?- sbraitarono i due imbufaliti massaggiandosi la fronte.

 

Lei sorrise in modo tanto sadico da far venire ai due dei piccoli brividi sulla schiena e inclinò la testa.

 

-Sì, sto per impazzire e se non volete vedermi davvero arrabbiata state zitti e buoni finché non ho finito di parlare; chiaro?!- chiese in un sibilo, ma i due la stavano di nuovo ignorando scambiandosi delle occhiatacce assassine.

 

-Una shinigami…- mormorò il tizio ghignante con due occhi rossi dalla pupilla allungata.

 

-L’ho vista prima io…- mormorò l’altro dagli occhi verdi, guardando in cagnesco l’avversario.

 

Prima ancora che Mitsuki potesse tirar loro la sua zampaktou in testa, senza nemmeno capire cosa stessero facendo, i due scattarono verso di lei ed entrambi l’afferrarono per un braccio.

 

-Mi dispiace raperonzolo, ma la tappetta porterà me per primo al Gotei 13! Devo diventare shinigami per sistemare alcune faccende private.- ringhiò il moicano all’altro con la treccia, strattonando verso di se Mitsuki.

 

-Te lo puoi scordare, hai idea di quanta gente potrei affrontare?!- ribatté l'altro tirando dalla sua parte la shinigami, che temette che le si sarebbero staccate le braccia dal corpo.

 

-Andrò prima io!-

 

-Te lo sogni!-

 

-BASTAAAA!- l’urlò di pura furia di Mitsuki richiamò i due alla ragione, che lentamente si girarono per guardare finalmente quella ragazzina che stavano strattonando, avvolta da una nube nera ed un aura assassina mai vista. Lentamente la lasciarono andare.

 

-Seduti.- ringhiò gelida con le pupille rimpicciolite per la rabbia e gli occhi bicolore che sembravano mandare lampi.

 

I due si sedettero all’istante, soprattutto perché Mitsuki aveva iniziato a sventolare la sua zampaktou, con un sorriso folle, troppo vicino alle loro gole.

 

-Bene, sono Mitsuki Hitsugaya, apprendista shinigami, e sono qui per arruolarvi.- disse poi seria riponendo l’arma e lanciandosi nella spiegazione della sua missione.

 

Mentre parlava ebbe modo di osservarli meglio: il moicano dagli occhi verdi ben presto assunse un’espressione svogliata e apatica, ma gli occhi tradivano un interesse per le parole della ragazza, invece il tizio con la treccia non la smetteva un secondo di ghignare, mentre la scrutava attentamente, come analizzandola e valutandone la forza.

 

Quando finalmente tacque, il primo a prendere parola fu il moicano.

 

-Edward Yoshina. Il motivo per cui litigavo con la principessa qui a fianco è che voglio diventare uno shinigami per distruggere gli Atarashī Kami, quindi sono dei vostri.- di molte parole bisogna dire, ma Mitsuki non fece commenti e annuì.

 

-E tu?- chiese all’altro che ancora ghignava. Che avesse una paralisi facciale?

 

-Shi Kurai e se potrò combattere con gli Arrancar sono dei vostri.- disse e Mitsuki annuì, immaginandoselo ad affrontare il bestione blu di nome Stun.

 

I due ragazzi si alzarono, convinti che fosse il momento di andare al Gotei 13, ma Mitsuki non si mosse di un millimetro e chiuse gli occhi, poi si girò a scrutare una casa semidistrutta.

 

-Puoi uscire adesso. Oppure devo venire a prenderti io?- chiese incrociando le braccia; per un attimo non successe niente e stava già per ripetere l’invito, quando dall’ombra della casa uscì una ragazza.

 

Era di altezza media, ma la sua magrezza slanciava la figura, nonostante avesse le curve nei punti giusti; nei suoi occhi argentati brillava una luce arrogante e il suo sorriso era svogliato.

 

-Ma che brava...sei riuscita a trovarmi; giochiamo di nuovo?- chiese ironica mentre con una mano sistemava una ciocca dei capelli blu e viola, mossi e lunghi fino a sotto le spalle, dietro l’orecchio.

 

-Sapevo già che eri lì, ma pensavo che saresti venuta fuori da sola.- rispose Mitsuki sfidandola con lo sguardo.

 

-Non ne avevo voglia.- rispose lei facendo le spallucce -Inizialmente volevo fare a botte con i due dietro di te, ma poi sei intervenuta e mi ha rubato il divertimento.- spiegò con aria di superiorità ma Mitsuki non si scompose.

 

-E quindi sei rimasta ad origliare?- chiese scettica.

 

-Non avevo voglia di spostarmi di nuovo.- rispose l’altra.

 

-Perché volevi aggiungerti allo scontro?-

 

-Per scaricare la tensione.-

 

Le due si guardarono un secondo negli occhi.

 

-Data la tua aurea immagino tu sia una della lista, vieni con noi?- chiese Mitsuki sempre fredda.

 

-No.- ribatté decisa l’altra sporgendo il mento in fuori.

 

-Perché?- chiese la shinigami.

 

-Non ho voglia.- rispose serafica, prima di esibire un ghigno di sfida.

 

-Hai sentito la spiegazione, ne va della salvezza di questo mondo.- le fece notare Mitsuki.

 

-E a me cosa me ne può interessare? È troppo faticoso.-

 

-Devi venire!- insistette la shinigami che cominciava a perdere la sua freddezza.

 

-Costringimi.- la sfidò l’altra.

 

-L’hai voluto tu…- mormorò Mitsuki ghignando e mettendosi in posizione.

 

Stava già per estrarre la zampaktou che Edward le fermò.

 

-La piantate sì o no? Vorrei arrivare al Gotei 13 entro stasera se non vi spiace.- disse apatico piazzandosi tra le due, che lo fulminarono incavolate nere. Shi intanto si era prontamente allontanato dalle due belve.

 

-Dammi il tempo di sistemare questa snob e andiamo.- sibilò Mitsuki.

 

-Devi solo provarci.- ringhiò l’altra, mettendosi anche lei in posizione.

 

-Basta.- ripeté Edward -Tu tappetta datti una calmata, invece la snob qui presente, se davvero il problema è la pigrizia, dovrebbe venire con noi: prendi a calci la gente tutto il giorno e in cambio ottieni vitto e alloggio.-

 

-NON TI IMMISCHIARE!- urlarono in contemporanea le due, la shinigami colpendo il ragazzo con il fodero della sua katana l’altra con un calcio in pancia.

 

Edward cadde a terra mezzo stordito.

 

Mitsuki e la ragazza si guardarono negli occhi.

 

Un silenzio carico di tensione scese tra le due.

 

Shi pregò che le due non tirassero in mezzo anche lui nella loro battaglia all’ultimo sangue.

 

Il sole rosse illuminò le espressioni fiere e testarde delle ragazze.

 

-Bel colpo!- si congratulò improvvisamente Mitsuki tendendogli la mano.

 

-Anche il tuo non è stato male!- assentì l’altra sorridendo con aria di superiorità e ricambiando la stretta.

 

-Io sono Mitsuki, ma preferirei essere chiamata Yuki-

 

-Norie Shimizu- si presentò la ragazza altera.

 

-Avrò davvero cibo gratis e un posto dove dormire, solo prendendo a calci la gente?- chiese incredula.

 

-Dovremo anche addestrarci al combattimento- fece presente la shinigami e Norie sembrò pensarci un attimo.

 

-Ci sto! Andiamo?- chiese infine e Mitsuki annuì, incamminandosi con lei.

 

-Muovete il fondo schiena voi due che ho fame!- minacciò poi Norie rivolta a Shi e Edward, ancora intontito.

 

-Mai mettersi tra due donne arrabbiate...- ghignò Shi scuotendo la testa e dando una mano al poveretto a rialzarsi.

 

Intanto Mitsuki mentre cercava il suo cellulare nella divisa, si ritrovò tra le mani il cellulare rosso di Ashuros. Per un secondo si chiese come diavolo fosse finito lì, ma poi in un flash rivide l’Arrancar che glielo porgeva così che riuscisse a trovare il portale da sola, e il suo volto assunse trenta diverse sfumature di rosso.

 

-Dannata lumaca…- borbottò imbarazzata, cercando le mappe tra le varie cartelle.

 

* * *

 

Circa venti minuti più tardi, perché anche con una mappa le era difficile orientarsi, il gruppo riuscì a varcare il portale e giungere al Gotei 13.

 

Ovviamente Ashuros e i due nuovi Arrancar erano già lì ad aspettarli. E figurarsi se riusciva ad arrivare prima.

 

-Ce ne hai messo di tempo tappetta…- ghignò Ashuros irritandola a morte e stava già per ribattere, quando il suo cervello l’avvisò che qualcosa non andava. L’Arrancar era…distratto. Come se stesse dando aria alla bocca per abitudine e non perché ci stesse davvero pensando, come se il suo cervello stesse pensando a tutt’altro.

 

-Allora, loro sono Jean e Kurari, ma le presentazioni possono aspettare, un tizio ci ha appena comunicato che la vecchia ci aspetta alla mensa.- esordì Ashuros mentre ancora Mitsuki rimuginava, e senza darle tempo di ribattere si voltò e iniziò a camminare, seguito dagli altri che si analizzavano sospettosi.

 

-Aspetta!- lo richiamò la ragazza, ricordandosi del cellulare del ragazzo, e d’istinto lo afferrò per una spalla.

 

Una scossa la percorse da capo a piedi e per un attimo le sembrò di soffocare. Di venire schiacciata.

 

Come se avesse preso la scossa si allontanò di scatto.

 

“Cos’è stato?” chiese ansante guardandosi la mano.

 

Ashuros girò la testa e la guardò con uno sguardo impenetrabile.

 

-Non so a cosa ti riferisci.- disse alzando le spalle.

 

-Lo sai benissimo invece. Di chi era quel…reiatsu?- chiese incredula stringendo i pugni e riaprendo così le ferite sui palmi. Avrebbe dovuto smetterla prima o poi.

 

-Ti ripeto che non so di cosa tu stia parlando- ribatté Ashuros con espressione indecifrabile. Mitsuki si morse con forza le labbra: l’aveva presa per stupida?! Non voleva dirglielo?! L’avrebbe scoperto da sola!

 

-Come vuoi, ma se speri che sia finita qui ti sbagli!- ringhiò sorpassandolo.

 

Ashuros ghignò per poi dire, trattenendo le risate -Principessa? È dall’altra parte la mensa!- la ragazza, sempre cercando ti mostrarsi inviperita e altezzosa, arrossendo fece dietro front.

 

-Sei un caso disperato…e, a proposito, farei qualcosa per quelle ferite alle mani.- disse seguendo senza alcuna difficoltà la ragazza che cercava con tutta se stessa di distanziarlo, seguito dal gruppo di reclute che seguiva quel teatrino incuriosito.

 

-Ma sta zitto!- rispose lei arrossendo ancora di più e tirando le maniche a coprirle le mani, ricordandosi improvvisamente il motivo di tali ferite. Un tremolio le ricordò la scossa, ma non era pronta ad arrendersi senza combattere ed imperterrita continuò a camminare.

 

* * *

 

Dopo pochi minuti arrivarono alla mensa, dove trovarono tutti gli altri già pronti a lanciarsi sul cibo; da un lato erano seduti tutti gli Arrancar, dall’altro tutti gli shinigami, mentre a capo tavola sedeva Yachiru.

 

Dopo una breve presentazione di tutti gli ospiti anche i nuovi arrivato si sedettero, senza rompere lo strano schema venutosi spontaneamente a creare, e la cena ebbe inizio.

 

Per i primi tempi le cose procedettero tranquillamente: Meiko, ingozzandosi di riso al curry, lanciava occhiate adoranti a Hiroyuki e fiammeggianti a Yuuko, seduta davanti a lei e che il fratello non faceva altro che idolatrare, con suo grande scorno, Norie si lamentava per la mancanza di biscotti alle mandorle e carota, Stun si strafogava di dolci come Ryoko, Kei assaggiava ogni singolo piatto, Shi discuteva animatamente con Norie, mentre Edward li guardava imperturbabile, Jean puliva il suo piatto con cura quasi maniacale sotto lo sguardo perplesso di Kurari e Mitsuki mangiava come una belva affamata.

 

In poche parole, tutti si accanivano sul cibo indifeso. Tutti tranne Ashuros, che non aveva toccato una singola briciola.

 

Mitsuki, seduta davanti a lui, mentre beveva un bicchiere d’acqua si accorse di quella stranezza.

 

-Non mangi?- gli chiese stupita, notando come gli altri arrancar invece si stessero ingozzando.

 

-Non ne ho bisogno- rispose lui facendo sgranare gli occhi alla ragazza che stava già per tartassarlo di domande, quando aggiunse una frase che avrebbe fatto meglio a non dire –Tu invece dovresti mangiare di meno principessa! Già sei strana se ingrassi anche diventerai una specie di mostro.-

 

Il tempo parve cristallizzarsi.

 

Ashuros, che aveva parlato per impulso per evitare le domande della shinigami, ebbe il cupo presentimento di essersi spinto troppo oltre. La cosa  che più lo preoccupava è che per un attimo, oltre alla furia omicida, nei suoi occhi gli era sembrato di vedere un triste luccichio.

 

Stava già per aggiungere qualcosa nella speranza di rimediare, che una ciotola lo colpì in faccia.

 

Una ciotola piena zeppa di ramen fumante .

 

Mitsuki in piedi e con il braccio ancora disteso per il lancio, ghignò come una pazzoide.

 

-Vuoi la guerra Ashuros? E guerra sia!- sibilò prima di afferrare una ciotola di spaghetti e lanciare anche quella addosso al ragazzo ancora impietrito.

 

Il primo a scattare nella sala fu Stun che con un saltò atterrò a fianco di Mitsuki; ma non fece in tempo ad afferrarla che Shi si spostò tra i due, scrocchiandosi le nocche.

 

-E no, bestione, è da quando sono entrato che voglio combattere con te!- disse prima di lanciarsi addosso all’arrancar, armato di temibili bacchette cinesi.

 

Una ciotola di granita si abbatté sulla testa di Mitsuki, che, con sguardo folle si girò a fulminare Ashuros, ghignante.

 

E da lì scoppio il caos.

 

Yuuko, sadica fino al midollo scagliò un'intera pentola di stufato fumante contro il fratello, che iniziò a correre intorno al tavolo cercando di alleviare il bruciare, ma così facendo urtò Jean che finì con la faccia nel piatto pieno di verdure, causandogli uno scompenso morale che lo portò a bersagliare il mondo con tutto ciò che gli capitava sotto mano. Per sua sfortuna colpì anche Kurari che si gettò nella mischia all'istante.

 

Intanto Meiko aveva ingaggiato una battaglia di cibo, insieme a Ryoko, con Yuuko in onore del suo “Hiroyuki-samaaaa!”, a cui si era aggiunto, quando un onigiri gli aveva colpito gli occhiali, Kei.

 

Ovviamente Norie aveva deciso di provare a lanciare una scodella di zuppa addosso a Ed, che non aveva tardato a replicare con una vaschetta di riso.

 

Cibo volava ovunque. Scodelle, piatti, cucchiaia, coltelli, forchette e pentole fischiavano nell’aria.

 

Gente strepitava scottata, congelata, accecata e mutilata.

 

L’unica imperturbabile era la vecchia Yachiru, che senza muoversi schivava i colpi dei ragazzi, continuando a mangiare i suoi dolci con estrema tranquillità.

 

E avrebbe continuato così fino alla fine, se un mestolo in ferro pieno di salsa wasabi non si fosse schiantato sulla sua fronte.

 

Nuovamente il tempo parve fermarsi.

 

Stun con in spalla Shi che lo picchiava con un tagliere in legno.

 

Jean che prendeva a cucchiaiate un inerme Hiroyuki, mezzo bruciato, mentre Kurari stava per colpirlo con un vassoio in ferro.

 

Meiko e Yuuko che si cercavano di strappare i capelli a vicenda.

 

Ryoko seduta a cavalcioni su Kei, mentre lo malmenava selvaggiamente con un cosciotto di agnello.

 

Edward, irritato all’inverosimile, con in spalla una Norie furiosa che gli infilzava il fondo schiena con una forchetta.

 

Mitsuki con sollevato sopra la testa un tavolo.

 

Ashuros con il braccio ancora teso per il lancio.

 

Il lancio del mestolo.

 

Senza scomporsi Yachiru si pulì il volto dalla salsa, un'aura nera la circondò pian piano

 

-Oggi non è la vostra giornata…- disse sorridendo sadicamente –Mitsuki e Ashuros, pulite questo disastro se non volete provare una delle torture del mio Ken-chan. Tutti gli altri a letto.-

 

Nessuno si mosse.

 

-Ora.-

 

In sala rimasero solo Mitsuki e Ashuros che osservarono impotenti la vecchia uscire dalla stanza in maniera dignitosa nonostante i capelli pieni salsa che gocciolava sul pavimento.

 

I due si guardarono un attimo con odio.

 

-È tutta colpa tua nanetta!- iniziò Ashuros

 

-Io?!? Sei tu che parli sempre a sproposito!- ribatté Mitsuki avanzando verso l'arrancar

 

-Tu, invece, preferisci lanciare una ciotola di ramen piuttosto che parlare!- disse Ashuros avanzando a sua volta

 

-Almeno io ho una mira migliore della tua!- sempre più vicini.

 

-Vero, tu preferisci colpire la gente direttamente con la tua spada!- sempre più vicini...

 

-Sì lo preferisco e se sarà necessario, passerò tutta la notte a farti vedere il mio colpo! Usando la tua faccia da lumaca!-

 

Finalmente i due si accorsero del fatto che erano uno di fronte all'altro con i volti a pochi centimetri di distanza.

 

Una scarica elettrica percorse l’aria tra i due.

 

Senza dir niente si divisero la stanza e si misero al lavoro: il pensiero della notte vicina incombeva nella loro menti e l’imbarazzo cominciava a serpeggiare.

 

Decisamente non era la loro giornata...

 

Con grande fortuna di Mitsuki, Ashuros e le faccende domestiche erano due universi totalmente avversi: nel momento esatto in cui lei finiva di pulire il pavimento, lui finalmente capiva l’utilizzo corretto dello spazzolone per i pavimenti, quando lei terminava di raschiare il cibo dalle pareti lui, scopriva le meraviglie del detersivo, quando lei fini di pulire la sua parte, lui era a metà della sua.

 

-Io vado in camera, r-raggiungimi lí…- mormorò mentre il viso già le si imporporava il viso. Per un attimo pensò che quella frase potesse essere fraintesa e questo la fece inciampare due volte prima di raggiungere la porta.

 

-Non perderti!- ghignò L’Arrancar, ricevendo un’occhiataccia inceneritrice dalla ragazza che uscì in fretta e furia.

 

Dopo varie svolte sbagliate Mitsuki riuscì a raggiungere la sua cella di tortura privata, ovvero la stanza che avrebbe condiviso con Ashuros per il resto dell’accademia. In realtà era una camera piuttosto innocente: abbastanza grande con due armadi a muro, una scrivania con due sedie, due futon al centro troppo vicini, una grossa finestra al primo piano che dava su un angolo di giardino con un porticato e un salice piangente e un piccolo bagno privato.

 

Con orrore notò che tutta la sua roba era già stata ordinatamente riposta nell’armadio a destra e non aveva più scuse per scappare; lo stesso valeva per quella di Ashuros, o così pensava, non avendo il coraggio di aprire l’armadio del ragazzo.

 

Con il cervello che non riusciva più a ragionare, afferrò il pigiama, si precipitò in bagno, scoprendo con gioia che c’era la chiave, e si chiuse dentro. Di sicuro quella porta non avrebbe fermato un arrancar, ma almeno chiudersi a chiave dentro la tranquillizzava un minimo.

 

Con il respiro tremante si appoggiò al ripiano del lavandino e si guardò allo specchio: la ragazza davanti a lei aveva i capelli scompigliati, le guance chiazzate di rosso, gli occhi lucidi e agitati, le labbra, che si mordeva con forza, color ciliegia e un pezzo di pollo sulla fronte.

 

Non si riconobbe.

 

Era… diversa dal solito, le sue emozioni cosi chiaramente espresse dal suo volto invece della solita freddezza dei lineamenti. Era più… viva.

 

Confusa si allontanò di scatto ed iniziò a spogliarsi, facendo cadere in un fruscio i vestiti sul pavimento freddo che la faceva rabbrividire.

 

Ma a quanto pareva quella stanza era il suo incubo personale, perchè alzando lo sguardo incontrò i suoi occhi bicolore osservarla crucciati da un grosso specchio a parete.

 

Immediatamente una smorfia di disgusto si dipinse sul suo volto, mentre percorreva la sua esile figura in intimo.

 

Il più velocemente possibile si infilò il pigiama, ma loro erano tutte lí, le sentiva. Piccole, bianche e lucenti. Ricordo indelebile di ogni colpo ricevuto, di ogni caduta senza nessuno ad aiutarla a rialzarsi, di ogni sconfitta.

 

Con un sorriso mesto ammirò il suo pigiama, lungo e largo a maniche lunghe, blu con fiocchi di neve bianchi, che la faceva assomigliare terribilmente ad una bambina. E l’altezza non aiutava.

 

Ma il lato positivo, sì c'era anche un alto positivo, era che avrebbe spento gli ormoni di qualsiasi ragazzo pervertito. E il suo obbiettivo era quello.

 

Dopotutto non si sarebbe stupita se in realtà Ashuros fosse stato un maniaco stupratore che si nascondeva sotto le spoglie di un innocente, si fa per dire, Arrancar.

 

Ripensandoci non bastava un pigiama per fermare un pervertito e quindi si premurò di far sparire la chiava del bagno nella manica e di preparare sul ripiano una grossa spazzola e il deodorante, che avrebbe usato come armi improprie per difendersi in caso di emergenza.

 

Lavandosi la faccia e i denti, la sua mente cominciò a viaggiare tra strani e impossibili esiti di quella prima notte. In alcuni lei si salvava e Ashuros rimaneva a blocca asciutta, in altri… no, non c’erano altre possibilità accettabili. Sarebbe sopravvissuta.

 

Con decisione minacciò la sua immagine allo specchio con lo spazzolino da denti, schizzando schiuma ovunque.

 

-Pfepavfatii Afurossshhh!- urlò con la tipica energia di una disperata che ormai ha raggiunto la follia; stava già per lanciarsi in un lungo monologo contro la lumaca, che la porta sbattè con forza.

 

Come un coniglio immobilizzato dai fari di una macchina, Mitsuki si paralizzò, tesa come una corda di violino.

 

L’Arrancar era talmente silenzioso che non riusciva nemmeno a capire se fosse entrato o meno.

 

Cercando di mantenere la calma, fini di sciacquarsi e, al terzo tentativo, riuscì a riporre lo spazzolino nel beauty.

 

Cercando di essere altrettanto silenziosa, e quindi trattenendo tutti gli improperi che avrebbe voluto lanciare al mobiletto contro cui era andata a sbattere, raggiunse la porta e afferrò la maniglia. Dopo un profondo respiro l’aprì in uno spiraglio e sbirciò la situazione della stanza.

 

Niente.

 

Per l’ansia strinse nuovamente i pugni e un dolore bruciante le ricordò che aveva dimenticato di fasciarsi i tagli ai palmi; per un secondo pensò di richiudere e di bendarsi i polsi, ma poi si rese conto che se non fosse uscita in quel momento non avrebbe mai più avuto il coraggio di farlo.

 

Con uno scatto di adrenalina spalancò la porta facendola sbattere contro la parete, così che nel caso l’Arrancar si fosse nascosto lì, l’avrebbe spiaccicato al muro, poi uscì allo scoperto.

 

Niente.

 

Dopo qualche secondo di confusione scorse la sua preda, o predatore, fuori nel giardino seduto nel portichetto: la luce della luna riluceva contro i suoi capelli argentati e gli occhi rossi sembravano persi tra le stelle. La ragazza notò che Ashuros indossava solo la sua giacca bianca appoggiata sulle spalle, mentre la camicia nera era a terra, sopra al suo futon.

 

Come incantata Mitsuki si avvicinò al ragazzo, ricordandosi troppo tardi che quello era il tipico comportamento dell’uccellino ipnotizzato dal serpente cacciatore.

 

-Non pensavo avessi un animo poeta!- scherzò nella speranza che non si sentisse il tremolio nella voce, dopo essersi rimproverata per la sua vigliaccheria.

 

Il ragazzo non rispose.

 

Perplessa, la shinigami gli si sedette accanto, mentre il suo cervello la insultava pesantemente per la sua stupidità, e si mise anche lei a osservare la luna.

 

-È così grande rispetto a quella di casa…- mormorò senza accorgersene ricordando quella che vedeva quando saliva sul tetto di casa sua.

 

Ashuros le lanciò uno sguardo curioso e allo stesso tempo malinconico, che quando si accorse di lui, fece arrossire la ragazza.

 

Passarono alcuni minuti di silenzio, accompagnati solo dal frusciare delle foglie del salice.

 

-Com’era la tua vita?- chiese improvvisamente Ashuros senza distogliere gli occhi dalla signora della notte.

 

Mitsuki sussulto e istintivamente si portò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia.

 

-Orribile…- mormorò dopo alcuni secondi guardando fissa i suoi piedi nudi -Era come stare in un campo di battaglia ma senza un nemico definito e combattere sempre e ininterrottamente, senza pausa, senza compagni…- la sua voce si perse nella notte mentre i fantasmi tornavano a danzare davanti ai suoi occhi.

 

Il sangue le bagnò nuovamente i palmi.

 

-Stai sanguinando- le fece notare Ashuros -Dovresti perdere questo vizio.-

 

Lei si svegliò dallo stato di trans in cui era caduta e arrossì, prima di nascondere le mani nelle maniche.

 

-E tu?- ribattè con la speranza di cambiare discorso –Al confronto la tua vita sarà stata stupenda.- aggiunse sorridendo con amarezza.

 

-Io non ho mai vissuto una vita umana.- rispose lui senza lasciar trasparire nessuna emozione; solo i suoi occhi celavano una profonda nostalgia –Mia madre è morta al nono mese d’attesa, in un incidente stradale, e io sono stato mangiato subito da un Hollow…per questo mi chiamano Unborn. Questo è anche il motivo per cui non mangio o non bevo o non dormo. Non ho mai provato quei desideri perciò non posso provarli come arrancar.-

 

Mitsuki spalancò gli occhi; non sapeva cosa rispondere. Per un secondo pensò di dirgli che non si era perso nulla, ma un ricordo le sbattè in faccia la realtà: non era vero, ogni vita valeva la pena di esser vissuta, anche solo per qualche secondo. Per un attimo penso di dirgli che le dispiaceva, ma le sembrarono parole vuote e inutili.

 

Si limitò ad osservare la luna insieme a lui, in silenzio.

 

Poi nel suo cervello trovarono finalmente un senso le parole del ragazzo.

 

-COME SAREBBE A DIRE CHE TU NON DORMI?!?!- urlò balzando in piedi, scioccata.

 

Ashuros la guardò perplesso non seguendo il filo logico dei pensieri della ragazza.

 

“Se non dorme, cosa fa di notte?!?” si chiese terrorizzata, e la risposta la fece tingere di mille gradazioni di rosso.

 

Con un solo salto si portò dietro al tronco del salice.

 

-TE LO SCORDI CHE IO ENTRI IN QUELLA STANZA CON TE!!! PROVA AD AVVICINARTI E TI FARO' RIMPIANGERE D’AVERMI CONOSCIUTO!- sbraitò spaventata, imbarazzata, sanguinante e in pigiama, nascosta dietro l’albero.

 

Quello sì che lo avrebbe spaventato...

 

Ashuros alzò un sopracciglio e si limitò a dire -Ah scusami non lo sapevo.-

 

-Sapevo cosa?- chiese Mitsuki sempre mantenendo uno sguardo infuocato

 

-Non sapevo che tu fossi una tappetta mannara! Evidentemente la luna ti gioca brutti scherzi perchè diventi ancora più stupida di quanto lo sei di giorno!- urlò Ashuros

 

-C...come sarebbe a dire?!?- chiese Mitsuki -Sei tu quello che vuole approfittarsi di una povera ragazza indifesa come me mentre sta dormendo!-

 

Ashuros guardò Mitsuki dritta negli occhi, poi si voltò a destra, a sinistra e infine chiese -Scusa dove sarebbe la ragazza indifesa?-

 

-Ah-ha! Lo ammetti allora che ti approfitteresti di una ragazza indifesa!- disse Mitsuki strappando un piccolo ramo dal salice per usarlo come arma

 

-Perchè dovrei? Ho di meglio da fare.- disse Ashuros tornando a fissare la luna

 

Mitsuki si fece attenta “Forse riesco a fregarlo!” pensò la ragazza prima di chiedere -Ad esempio?-

 

Ashuros sospirò pesantemente e si alzò in piedi. Mitsuki, dalla sua fortezza inespugnabile, riuscì a vedere tutto il busto del ragazzo: tutti i muscoli erano scolpiti, quasi non sembrassero naturali. La ragazza avvampò non appena si accorse dello sguardo di Ashuros e cercò, senza successo, di riacquistare la sua espressione spietata.

 

Tutto quello che ottenne fu far ghignare Ashuros che le disse -Su entra, ti faccio vedere.-

 

-Te lo scordi! Scommetto che, non appena entrerò, mi bloccherai a terra o chissà cos'altro!- disse Mitsuki

 

-Va bene, fa come vuoi. Ti avviso però: Yachiru mi ha detto che qui di notte fa piuttosto freddo.- disse Ashuros e, dopo averle fatto un occhiolino, entrò nella stanza, socchiudendosi alle spalle la porta finestra.

 

Mitsuki rimase ferma qualche secondo, indecisa sul da farsi, quando, ad un tratto, un leggero venticello freddo iniziò a soffiare e lei, indossando solo un pigiama, non potè fare a meno di rabbrividire.

 

-Maledizione maledizione maledizione!- iniziò ad imprecare Mitsuki avvicinandosi alla porta. Prima di entrare fece un profondo respiro e, al momento dell'apertura, alzò il suo ramo di salice, pronta a colpire Ashuros in qualsiasi momento ma il suo animo infiammato fu subito spento dalla scena che gli si prestava di fronte: Ashuros era comodamente sdraiato sopra al proprio futon e stava leggendo un libro. Aveva piegato su se stesso il cuscino per farne uno spessore e non aveva neanche tolto le coperte o indossato un qualcosa di simile ad un pigiama.

 

-Cosa fai?- chiese Mitsuki abbassando la sua arma

 

-Secondo te? Leggo.- rispose pacato Ashuros, girando pagina

 

-Scommetto che è uno di quei libri per maniaci vero? Ti ho scoperto razza di lumaca pervertita!- disse Mitsuki ma ancora una volta le sue supposizioni furono distrutte quando Ashuros, dopo aver messo un segnalibro, le mostrò la copertina del libro: “Cuore d'Inchiostro.”

 

-Un libro...fantasy?-

 

-Sì, ne ho diversi li dentro come puoi vedere.- disse Ashuros indicando il suo armadio e Mitsuki, voltandosi verso l'armadio del ragazzo, rimase scioccata nel constatare che, ad eccezione di due completi bianchi uguali a quello che indossava di solito Ashuros, l'armadio era pieno di libri di ogni genere anche se quelli fantasy erano in maggioranza.

 

Mitsuki lasciò andare il ramo e si diede mentalmente dell'idiota. Era partita col presupposto che Ashuros fosse un maniaco ma, benché la sua ipotesi non fosse ancora scemata del tutto, dovette ammettere di aver sbagliato.

 

-Tu non dormi?- chiese Ashuros senza alzare gli occhi dal libro

 

L'ipotesi di Mitsuki tornò nuovamente a galla e disse -Te lo scordi!- poi si andò a sedere sul suo futon, gambe e braccia incrociate con lo sguardo puntato su Ashuros che non se la filò manco di striscio.

 

La situazione rimase tale per circa un'ora e, mentre Ashuros non dava alcun segno di cedimento o stanchezza, Mitsuki stava lottando con tutta se stessa per non chiudere gli occhi.

 

-Dormi che è meglio.- disse Ashuros -Domani dobbiamo ancora andare a cercare nuove reclute.-

 

-Eh eh...credi che io...sia stanca...beh tu ti....yawn....sbagli di grosso...- disse Mitsuki iniziando a ondulare lentamente avanti e indietro.

 

Ashuros chiuse il libro appena concluso e si sedette a sua volta -Non volevo arrivare a tanto ma...- disse poi con un leggero rossore sulle guance.

 

Mitsuki si mise subito all'erta pronta a qualsiasi tipo di attacco ma Ashuros fece la cosa che più si discostava dai pensieri di Mitsuki: si mise a cantare una ninna nanna.

 

Era un testo leggero e tranquillo che parlava della neve sulle montagne e di altre cose collegate all'inverno.

 

Mitsuki, senza alcuna possibilità di controbattere, iniziò a chiudere lentamente gli occhi, fino ad assopirsi in quella posizione. Ashuros andò avanti per due minuti, giusto per sicurezza, poi, accortosi che Mitsuki si era ormai addormentata, smise di cantare.

 

Per un attimo fu veramente tentato di lasciarla in quella posizione ma si immaginò subito Mitsuki con un mal di schiena allucinante che non la smetteva di lamentarsi. Quel pensiero bastò a fargli cambiare idea così, cercando di non far nessun rumore, si avvicinò a Mitsuki e, lentamente, la sollevò.

 

Si sorprese subito di quanto fosse leggera ma ci pensò ben poco e, spostando le coperte del suo futon, si apprestò a posarla a terra ma la shinigami fece qualcosa che gli fece perdere dieci anni di vita.

 

Lo stava abbracciando.

 

Ashuros avvampò completamente e disse –E-ehi principessa...cosa stai...?- e abbassò lo sguardo, perdendo altri dieci anni di vita. Mitsuki stava ancora dormendo, completamente abbandonata contro il suo petto, con le braccia incrociate dietro al collo dell'arrancar.

 

-Ehi, principessa…Svegliati...ehi!- disse Ashuros muovendola un po' ma quella sembrava completamente in coma e non diede alcun segno di risposta.

 

Ashuros si inginocchiò sul futon della ragazza e cercò di staccarsela di dosso ma, con sua grande sorpresa, Mitsuki non ne voleva sapere di lasciarlo andare. L'arrancar era ormai in panne. Si chiese se non fosse il caso di andare a chiedere a Stun di strappargliela di dosso ma rinunciò subito all'idea, in fondo si era solo addormentata...non aveva colpe per questo.

 

L'arrancar tentò il tutto per tutto alzandosi in piedi e lasciando andare Mitsuki che rimase appesa solo con le braccia, lasciando le gambe penzolanti.

 

-Ma che forza ha nelle braccia?- si chiese Ashuros esasperato notando poi che Mitsuki, inconsapevolmente, stava muovendo le gambe come a cercare un appiglio.

 

Ashuros sospirò pesantemente e, dopo aver preso tre libri dall'armadio, decise di sdraiarsi sul proprio futon. La situazione degenerò subito perchè Mitsuki, istintivamente, portò le gambe al petto, raggomitolandosi sopra ad Ashuros che non potè far a meno di arrossire.

 

-Tsk...spero solo che non si metta a russare...- disse il ragazzo che si era ormai arreso all'evidenza di dover passare tutta la notte con Mitsuki appesa al suo collo.

 

Prima di iniziare a leggere un altro libro, lanciò un'ultima occhiata alla ragazza che stava serenamente dormendo sopra di lui e pensò “Sembra proprio una bambina...”

 

* * *

 

Dopo tre ore, Ashuros si era ormai abituato a quella strana situazione, quando di colpo, Mitsuki iniziò a tremare, mormorando qualcosa nel sonno.

 

-Reiatsu...no...Vizard...aiuto...-

 

Ashuros rimase sorpreso nel capire che Mitsuki, era riuscita a percepire il reiatsu dei Vasto Lorde attraverso lui e, vederla tremare come una foglia, lo fece stare male.

 

Si sorprese di quel suo stato. Non era mai stato male se non quando aveva saputo della morte di Halibel, eppure, in quel momento, stava male nel vedere Mitsuki che tremava.

 

Dopo qualche secondo di esitazione, posò il libro e abbracciò a sua volta Mitsuki. Per fortuna la ragazza stava dormendo perchè altrimenti lo avrebbe preso a pugni fino allo sfinimento e, in seguito se lui fosse sopravvissuto, lo avrebbe sfottuto a vita per via del rossore che faceva da padrone sul suo viso.

 

Per fortuna non dovette restare così troppo a lungo, infatti, dopo pochi minuti, Mitsuki si calmò, continuando a parlare nel sonno -Ashu...ros...Ashuros...-

 

L'arrancar la lasciò andare lentamente e sorrise “Forse non è così male...”

 

-Ashuros...sei...una stupida lumaca...-

 

Ashuros trattenne una risatina e, prima di riprendere a leggere il suo libro, disse -Buonanotte anche a te tappetta.-

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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