SL: Yo
minna! Eccoci
con un nuovo capitolo!
AH: Chaos
come va?
SL: Aaaah!!!
Tu non
eri morto?!? * brandisce una zampaktou formato gundam *
AH: Yep, ma
essendo
noi nel mondo di Bleach mi posso reincarnare come arrancar * si passa
la mano
nel buco al centro del torace * ora posso fare anche questo
SL:
Uhm...non è che
sei qua per rubarmi l’anima vero?
AH: Chi? Io?
Non sia
mai! * sottovoce * La tua anima andrebbe di traverso a chiunque...
SL: Hai
detto
qualcosa?
AH: Ho solo
detto
“Speriamo che questo capitolo vi piaccia e vi auguriamo buona
lettura!”
SL: Non me
la conti
giusta...vieni un po’ qui... * si avvicina ad andry *
AH: *
indietreggia *
ehi ehi...ferma! Stai infrangendo i miei diritti di arrancar! * scappa *
SL: Intanto che recupero quello pseudo hollow, voi godetevi il capitolo! Buona lettura! * insegue andry *
Mire scadenti e colpi alla cieca
-…prima lo
pesterò con le mani fino a fargli implorare pietà
in ginocchio…poi gli farò assaggiare la lama
della mia zampaktou…poi lo
scuoierò lentamente assaporando ogni singolo urlo di
dolore…lo cospargerò di
sale e lo guarderò bruciare e sciogliersi agonizzante come
una lurida e
schifosa lumaca….oh…sì…-
-M-Meiko…comincia a farmi
paura…- mormorò una ragazza dai
lunghi capelli castani legati ai lati in piccoli codini, sgranando gli
occhi e
strattonando per una manica l’amica, anche lei mora e dagli
occhi verdi.
-Non pensavo l’avrei mai
detto ma sono d’accordo…- assentì
l’altra, che se da una parta ammirava il lato sadico della
shinigami,
dall’altro cominciava ad esserne inquietata.
-Non preoccupatevi, sono sicuro che
si calmerà…forse.-
mormorò dubbioso un angelo biondo che per chissà
quale motivo vestiva come uno
shinigami.
L’oggetto delle discussioni
dei tre era una shinigami. Per
la precisione si trattava di Mitsuki Hitsugaya, che avanzava davanti a
loro con
gli occhi bicolore iniettati di sangue e in cui brillava la fiamma
della
follia, ridendo come una psicopatica ogni volta che trovava un nuovo e
doloroso
metodo di tortura da utilizzare contro la causa di tutte le sue
sventure,
passate, presenti e future: Ashuros Bleeder, chiamato Unborn.
Perché non
l’avrebbe passata liscia. Oh no…avrebbe scoperto
sulla sua pelle perché la chiamavano la Tigre delle
Nevi…avrebbe assaporato la
sua ira e rimpianto di averla incontrata e umiliata!
-Ehm…Yuki…lo so
che al momento stai pensando ad altro ma,
potresti trovare un modo per arrivare al portale.- chiese Ryoko prima
che
Meiko, allarmata le tirasse una gomitata.
Con lentezza esasperante la ragazza
si voltò e le guardò
allucinata, mentre i capelli sfumati dal color del ghiaccio a blu
elettrico le
volteggiavano attorno come vivi.
-Non lo so….NON LO SOOOO!
IO NON MI SO ORIENTARE NEMMENO A
CASA MIA!!! MA PREFERISCO LA MORTE PIUTTOSTO CHE CHIAMARE QUELLA LURIDA
LUMACA!!!- ruggì al cielo, battendo un piede a terra tanto
forte da creparla.
I tre ragazzi che la accompagnavano
la guardarono
terrorizzati.
-Dovresti calmarti tappetta, se
continui così il tuo cuore
non reggerà e le orecchie dei passanti nemmeno.- disse
sarcastica una voce,
mentre una mano si appoggiava sulla spalla della shinigami.
Un secondo e con furia assassina la
ragazza aveva già
estratto la zampaktou dalla lama azzurrina dal fodero nero sulla
schiena e
l’aveva puntata alla gola del ragazzo dietro di lei.
L’espressione di pura furia
omicida si trasformò in una di
sorpresa inaspettata.
Il giovane dai neri capelli
scompigliati e gli occhi verdi
sotto gli occhiali, aveva già interposto tra la sua pelle e
la zampaktou di
Mitsuki una corta spada, chiamata dagli antichi romani
‘gladio’.
-Avresti potuto fare di meglio, la
rabbia è cattiva
consigliera.- osservò con tono saccente, prima di
rinfoderare l’arma nel fodero
appeso alla vita, seguito da Mitsuki, palesemente irritata, che intanto
squadrava diffidente la divisa da shinigami che indossava il ragazzo, a
cui
aveva aggiunto un’armatura leggera che proteggeva tutto il
braccio destro,
compresi la mano e l’esterno dell’avambraccio
-E tu dovresti evitare di
impicciarti.- sibilò lei fredda.
-Ma da quando tra gli Shinigami
prendono bambinette
capricciose?- chiese lui di rimando, sarcastico.
-E da quando idioti strafottenti?!-
ribatte ergendosi in
tutta la sua bassezza e facendo un passo avanti: era arrivato nel
momento
sbagliato. Voleva litigare?! Che non andasse a piangere da Yachiru una
volta
che lei gli avesse rotto il naso!
L’altro rimase un attimo in
silenzio, ignorando
completamente la palese intenzione di ucciderlo della ragazza e
scrutandola da
capo a piedi.
-Ah…ho capito chi sei! La
famigerata ‘Tigre delle Nevi…’
avevo sentito parlare di un tale fenomeno da baraccone ma tutto mi
aspettavo
meno che una ragazzina con problemi di psicopatia.- disse fingendo
esageratamente sorpresa e sorridendo acidamente.
Mitsuki sgranò gli occhi,
stupita dall’idiozia
dell’aspirante kamikaze, e l’avrebbe sbranato se
Hiroyuki non si fosse messo in
mezzo, poggiando una mano sul petto del ragazzo e una sulla testa della
ragazza, che veloce si scostò.
-Ehi, ehi…basta
così! Non c’è bisogno di litigare!-
intervenne sorridendo il biondo mentre le ragazze si premuravano di
trattenere
a forza la shinigami dal staccare a morsi la testa del nuovo arrivato.
-Tu sei?- chiese l’altro
analizzandolo nel dettaglio, senza
particolare ostilità.
-Hiroyuki Hariken, shinigami, loro
sono Mitsuki Hitsugaya,
Meiko Shirai e Ryoko Hoshika; e tutti noi ci stiamo dirigendo al
portale per il
Gotei 13 perché siamo stati convocati dal Capitano Supremo
Yachiru a entrare
all’Accademia Shinigami & Hollow, ma ci siamo persi
e…-
-NO!- l’urlo disperato di
Mitsuki interruppe la spiegazione
dettagliata di Hiroyuki, attirando l’attenzione su di
sé.
La ragazza stava guardando spiritata
la mappa e dopo, averla
girata e rigirata più volte, sospirò rassegnata.
-Tizio, devi venire con noi. E spero
che tu conosca la
strada perché altrimenti siamo fregati.- Spiegò a
metà tra l’esasperato e il
disperato, parlando con il nuovo shinigami e ragionando che almeno
avrebbe
potuto risparmiarsi l’estrema umiliazione di chiamare quella
schifosa lumaca
per farsi venire a recuperare.
-Sono Kei Sveten e so la strada, per
vostra immensa
fortuna.- disse scompigliandosi i capelli, senza la particolare
acidità che
aveva usato fino ad ora e le ragazze notarono che quando stava zitto,
era anche
carino: il viso attraente e il fisico magro ma allenato non passavano
di certo
inosservati.
-Grazie al cielo!- esclamò
Meiko d’istinto, prima di
accorgersi che Mitsuki, punta sul vivo e dispiaciuta, si era accucciata
a terra
depressa mentre Ryoko la consolava.
-N-non fare così
Yuki...ora va tutto bene, Kei ci
accompagnerà...e poi non è stata colpa
tua…- iniziò a dire la ragazza e a
quelle parole la shinigami si rialzò di scatto, di nuovo
animata da quella
furia assassina.
-Certo che non è colpa
mia! Kei, guidaci! Ho una faccenda da
sistemare!- ringhiò prima di raggiungerli e sorpassarli a
passo di marcia.
Kei lanciò uno sguardo
perplesso a Hiroyuki che alzò le
spalle e sorrise rassegnato; poi superò la piccoletta e si
diresse al portale.
* * *
Un’ora. Ci era voluta
un’ora per arrivare in prossimità del
portale e, man mano che si avvicinavano, l’espressione di
Mitsuki era pian
piano cambiata: da una semplice espressione arrabbiata era passata ad
un
sorrisetto ed infine ad un sorriso sadico che metteva ben in vista i
canini con
le pupille ridotte a due minuscoli puntini.
Kei aveva più volte
scoccato delle frecciatine alla
shinigami alludendo al suo equilibrio inesistente o alla sua bassezza
ma
sembrava che Mitsuki fosse diventata sorda all’improvviso.
Non sentiva nessuna
voce a parte quella piccola vocina nella sua testa che le stava
ripetendo passo
dopo passo il suo piano di tortura destinato ad un certo Arrancar...
Quando furono davanti al portale,
Meiko e Ryoko erano felici
come delle pasque visto che la loro compagna era sempre più
spaventosa.
-Ecco, siamo arrivati.- disse Kei
-Bene. Andiamo.- disse fredda Mitsuki
fissando il portale
Kei alzò un sopracciglio
poi attivò il portale e, in men che
non si dica, furono di nuovo nel Gotei 13.
Le reazioni furono diverse: Meiko e
Ryoko si fissavano
intorno incantate essendo la loro prima volta in quel posto, Kei e
Hiroyuki
fissavano gli edifici senza alcuna particolare emozione dato che,
ormai, li
conoscevano quasi tutti a memoria e Mitsuki...beh lei stava quasi
annusando
l’aria come un cane...
-To chi si vede! La tappetta! Allora
te la sai cavare anche
senza mappe! Sono colpito!- disse una voce alle sue spalle che lei
conosceva
fin troppo bene.
I cinque si girarono in contemporanea
e si trovarono davanti
una scena alquanto...bizzarra: vicino ad un muro vi erano sei persone,
tre
shinigami e tre arrancar. Gli shinigami non erano nessuno di
particolare,
Mitsuki, Kei e Hiroyuki li avevano visti più volte, ma
furono gli arrancar ad
attirare l’attenzione dei nuovi arrivati...
I tre shinigami erano seduti ad un
tavolino insieme ad una
ragazza dai lunghi boccoli color rame e stavano giocando a carte. La
ragazza
calò le carte che aveva in mano e disse -Scala reale
massima!-
I tre shinigami la fissarono allibiti
per poi buttare sul
tavolo alcune monete d’oro che furono subito prese dalla
bionda -Ah ah ah certo
che qui si fanno soldi facili!- i tre uomini stavano per ribattere
quando
notarono Mitsuki, o la sua aura omicida, e decisero di allontanarsi di
corsa.
Finalmente anche la ragazza si
accorse dei nuovi arrivati e
li fissò con uno sguardo sadico che poteva benissimo
competere con quello di
Mitsuki -Oh finalmente siete arrivati! Ero stufa di aspettare!-
-Te lo avevo detto che ci sarebbe
stato da aspettare.- disse
un ragazzo dai capelli bianchi appoggiato al muro, vicino ad un
energumeno
dalla pelle blu simile ad una corazza.
-ASHUROOOOOOOOOOOOOOOOSSSSS!!!!!!!!!!!!!!!!-
urlò a pieni
polmoni Mitsuki lanciandosi addosso all’albino
-Mi sei mancata anche tu
principessa!- disse il ragazzo
ridendosela sotto i baffi
Ormai Mitsuki era vicinissima!
Finalmente la sua vendetta si
sarebbe compiuta! Almeno era quello che sarebbe dovuto succedere se un
armadio
alto due metri non si fosse messo in mezzo.
La shinigami atterrò
davanti all’energumeno e, senza perdere
la sua aura omicida, disse -Ehi bestione levati di mezzo! Devo uccidere
quel
maledetto arrancar dietro di te!- ma l’energumeno non si
spostò di un
millimetro, anzi, la prese per il colletto e la sollevo a
più di due metri di
altezza.
Le ci volle qualche secondo per
capire in che situazione
fosse finita e, non appena capì di essere più in
alto del solito, iniziò a
dimenarsi come una furia, cercando di graffiare la faccia del bestione
ma senza
successo.
-Vuoi il gioco duro? Ti accontento
subito!!!- urlò Mitsuki
portando la mano sull’elsa della spada...che era sparita...
Di fianco a lei, c’era la
stessa ragazza che aveva vinto a
carte contro gli shinigami e, in quel momento, stava osservando la sua
zampaktou, rigirandosela fra le amni -Uhm...deve valere parecchio.-
disse la
bionda
-Tu! Ridammi la mia zampaktou!- disse
Mitsuki indicando la
sua arma per poi fissare Ashuros e ordinargli -Ashuros richiama subito
i tuoi
amici!-
-Non sono miei amici,
perciò non mi obbediscono. Lasciali
divertire un po’.- disse Ashuros, abbandonandola a se stessa.
Di colpo, di fianco
all’albino comparve Kei che lo fissava
serio. Ashuros rispose con lo stesso tipo di sguardo mentre Mitsuki era
sia
felice che arrabbiata per il suo intervento: il lato positivo era che
Ashuros
avrebbe ricevuto una bella lezione, quello negativo era che non sarebbe
stata
lei a dargliela!
Kei, inaspettatamente, gli tese la
mano e disse -Mi chiamo
Kei Sveten e sono uno shinigami. Devo dire che te la cavi bene con la
tappetta.-
Se avesse potuto, Mitsuki sarebbe
finita gambe all’aria.
Altro che aiuto, quel maledetto stava solo infierendo schierandosi col
nemico!
Ashuros gli strinse la mano e disse
-Io sono Ashuros Bleeder
ma puoi chiamarmi Unborn. Ho come l’impressione che anche tu
la sappia gestire
per bene la nanetta.-
-Indovinato. Pensa che senza di me
starebbero ancora vagando
per la foresta.- disse Kei
-Ah-ha! Allora non te la sei cavata
da sola principessa!-
disse Ashuros fissando Mitsuki che, oltre ad essere arrossita
all’inverosimile,
lo fissava con uno sguardo ancora più iracondo.
-Mi sembra giusto passare alle
presentazioni: il bestione
che sta gentilmente trattenendo la nanetta si chiama Stun Donder e non
è di
molte parole, mentre la ragazza che sta, molto probabilmente, pensando a come rivendere la spada
della principessa si
chiama: Yuuko Hariken e...- iniziò Ashuros, venendo
però interrotto da un urlo
-COOOOOOOOSAAAAA?!?-
Tutti si girarono verso Hiroyuki che
fissava Yuuko con occhi
sgranati
-T...tutto bene Hiro-sama?- chiese
Meiko
-S...sorella mia...sei proprio tu?-
chiese Hiroyuki e
stavolta fu il turno degli altri ad urlare -COOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAA?!?-
-H...Hiro! Tua sorella è
un’arrancar?!?- chiese Ryoko ancora
scioccata dalla notizia
-Guarda guarda chi
c’è...il mio caro fratello.- disse Yuuko
fissandolo con sguardo torvo
-Hime!!!!!!!!!!!!- urlò il
ragazzo precipitandosi su di lei
per poi stritolarla in un grosso abbraccio, causando uno shock a Meiko
-Ehi mollami subito! Ti ho detto di
mollarmi!!!- urlò Yuuko
cercando di sciogliersi da quella stretta assassina ma il fratello era
di
tutt’altro avviso e, anziché allentare la presa,
strinse ancora di più.
Kei e Ashuros osservavano la scena
divertiti, intenti a
creare battutine adatte alla situazione quando Ryoko e Meiko gli si
avvicinarono
-Ehm...piacere, io sono Ryoko Hoshika
e lei è la mia amica
Meiko Shirai.- disse la ragazza dai capelli castani con gli occhi verdi
Ashuros stava per parlare ma Meiko fu
più veloce e, dopo
averlo afferrato per il bavero della giacca ed esserselo avvicinato,
gli sibilò
nell’orecchio -Di subito alla tuia amichetta di lasciare
Hiro-sama!-
Senza volerlo, l’arrancar
iniziò a sudare freddo. Un conto
era la nanetta con cui si faceva due risate ma questa ragazza era
veramente
terrificante!
-Ehm...come ho già detto,
lei non obbedisce a nessuno
quindi...!- disse Ashuros così, senza dargli il tempo di
finire la frase, Meiko
si diresse verso i due fratelli e, con un semplice strattone
staccò Hiroyuki
dalla sorella ma ci mise forse un po’ troppa forza,
perché il povero shinigami
venne scaraventato contro un muro, distruggendolo.
-Guarda cos’hai fatto a
Hiro-sama! Ora ti faccio a pezzi!-
disse Meiko fissando Yuuko dritta negli occhi
Yuuko chiuse per un attimo i suoi
occhi e quando li riaprì
erano carici di istinto omicida -Cosa vorresti fare scusa? Non ti ho
sentito!-
e, pian piano, strinse i pugni, facendo scrocchiare per bene tutte le
dita.
Diverse scintille scattarono dagli occhi delle due preannunciando uno
scontro
alquanto combattuto...
Mitsuki osservava preoccupata le due
“Devo fare qualcosa o
queste due distruggeranno il Gotei 13!” pensò la
ragazza prima di urlare -Ehi
voi due fatemi scendere subito!-
Ashuros e Kei si girarono verso di
lei e l’albino disse -Ah
già ci sei anche tu...Stun mettila giù...- e
l’arrancar iniziò a calare pian
piano Mitsuki ma all’ultimo Ashuros aggiunse, con un sorriso
sulle labbra
-...alla vecchia maniera.-
Ryoko, che in quel momento dava le
spalle al gruppo, sentì
un gridolino di appena un secondo e, quando si girò, non
vide più Mitsuki notando
che sia Kei sia Ashuros stavano guardando verso il cielo mentre Stun
fissava le
due ragazze prossime a scatenarsi.
-Ehm...dov’è
finita Mitsuki?- chiese Ryoko
-Scommetto cinque monete che atterra
in piedi.- disse Kei
-Nah, le mie cinque dicono che
atterra sul fondoschiena.-
disse Ashuros sorridendo
Ryoko sgranò di colpo gli
occhi e, lentamente, alzò lo
sguardo per poi sbiancare. La povera Mitsuki era stata scaraventata in
aria e
ora stava precipitando verso di loro urlando a pieni polmoni.
-Aaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhh!!!!-
urlò Ryoko iniziando a
correre in tondo
-Dici che si ricorda di saper
volare?- chiese Kei
-E’ più
probabile che le spuntino delle ali da pipistrello
verdi e fucsia...- disse Ashuros sarcastico -...andiamo a prenderla?-
-Meglio.- disse lo shinigami e,
insieme ad Ashuros,
saltarono verso Mitsuki prendendola al volo per poi atterrare
dolcemente a
terra.
Mitsuki riaprì gli occhi
ritrovandosi i volti di Ashuros e
Kei terribilmente vicini al suo. Arrossì senza volerlo e si
divincolò selvaggiamente
costringendo i suoi salvatori a lasciarla cadere a terra.
-Voi due siete pazzi!!!- gli
urlò contro la ragazza
rialzandosi
-Ti abbiamo salvata.- disse Kei
-Effettivamente siamo davvero
pazzi...- aggiunse Ashuros con
un sorrisetto sulle labbra
Mitsuki stava per rispondergli per le
rime quando notò la
sua zampaktou a terra e, pregustando il frutto della sua futura azione,
scattò
verso di essa, la raccolse da terra e, girandosi su se stessa,
menò un colpo
dall’alto, fregandosene del fatto che la lama era ancora nel
fodero.
Il colpo arrivò secco e
preciso...solo che quello che aveva
colpito era la fronte di una docile signora dai capelli bianchi e rosa
che
fissava Mitsuki con sguardo neutro e fermo.
Un silenzio di tomba avvolse i
presenti. Meiko e Yuuko si
erano subito calmate e fissavano preoccupate Mitsuki e la signora,
Ryoko si era
istintivamente nascosta dietro a Stun e Hiroyuki, che si era appena
rialzato,
iniziò a tremare come una foglia secca non appena ebbe
riconosciuto la signora.
Ashuros e Kei, che si trovavano alle
spalle della signora,
fissavano Mitsuki, entrambi con il terrore negli occhi.
-Ve...ve...vecchia Yachiru...-
balbettò Mitsuki
-Mitsuki, saresti così
gentile da togliere la tua zampaktou
dalla mia fronte?- chiese Yachiru sorridendo
Mitsuki, in meno di un secondo, tolse
la spada dalla fronte
dell’anziana, se la risistemò sulla schiena e si
mise sull’attenti.
-Bene bene, vedo che vi siete da
fare...- disse Yachiru
osservando uno ad uno i neo studenti della sua accademia.
Mitsuki, per un attimo credette di
averla scampata, ma una
grossa faccia demoniaca rosa comparsa sopra a Yachiru, la convinse del
contrario...
-...ma se non sbaglio vi avevo detto
di andare a cercarli
insieme.- aggiunse il comandante generale e adesso anche Ashuros era
spaventato
a morte così come la compagna
-Ne deduco che voi non riuscite a
lavorare insieme...quindi
rispetterò la vostra decisone e vi lascerò
continuare la vostra ricerca
separati.-
Ashuros e Mitsuki tirarono un sospiro
di sollievo...poveri
illusi...
-Ora vorrei parlarvi di alcune cose
riguardanti l’accademia.
Ho paura che, malgrado l’obbiettivo comune, shinigami e
arrancar avranno
qualche difficoltà a cooperare perciò voi darete
il buon esempio! Se di giorno
lavorerete separati, la sera andrete d’amore e
d’accordo, quindi, proprio per
questo, condividerete la stessa camera...per tutta la durata
dell’addestramento.- sentenziò Yachiru con un
sorriso sulle labbra
Un enorme peso da 10 tonnellate cadde
sulla testa dei due
diretti interessati mentre gli altri li fissavano con sguardo
compassionevole,
tranne Yuuko che sembrava sul punto di scoppiare a ridere. Il pensiero
comune
fu “Poveracci...non vorrei essere nei loro panni...”
Mitsuki fissava avanti a se senza
vedere nulla mentre
Ashuros fece un passo avanti e disse -Vecchia Yachiru...non starai
dicendo
sul...- ma una rapida occhiata assassina da parte di Yachiru lo fece
tacere
subito.
-Su, potete tornare alla vostra
ricerca. Tuti gli altri
vengano con me, devo spiegarvi un paio di cose.- disse Yachiru per poi
dirigersi vero il quartier generale seguita a ruota da Stun, Ryoko,
Kei,
Hiroyuki incollato a sua sorella Yuuko e Meiko che la fissava con
sguardo
assassino.
Una gelido vento iniziò a
soffiare, muovendo i vestiti dei
due poveri ragazzi che erano finiti in quel casino.
-Sai...inizio davvero ad odiare
questa idea
dell’accademia...- disse Mitsuki iniziando a camminare, come
uno zombie, verso
il portale
-Per una volta...sono pienamente
d’accordo con te...- disse
Ashuros seguendo la shinigami verso il portale.
In pochi secondi arrivarono davanti
al portale, dove uno
shinigami riferì che la destinazione per Mitsuki era stata
impostata e il
portale era pronto. Mitsuki si avvicinò ma venne fermata da
Ashuros.
-Tieni.- disse l’arrancar
mettendo un piccolo oggetto rosso
davanti agli occhi di Mitsuki, che si limitò a guardarlo con
sguardo spento -Il
mio cellulare. E' uguale al tuo e sopra ci sono le mappe. Io ho
già memorizzato
la posizione di tutti i portali. Puoi usarlo tu tappetta.-
spiegò l'albino per
poi mettergli in mano quella diavoleria elettronica; con sua
perplessità,
Mitsuki non reagì minimamente all’insulto e, dopo
averlo messo in una tasca
interna del kimono saltò nel portale, lasciandolo da solo a
mugugnare contro
“nanette maleducate”.
Ci vollero diversi minuti per
impostare il portale
sull’Hueco Mundo ma alla fine, anche Ashuros potè
partire per la sua missione.
* * *
Ashuros si ritrovò
catapultato in una zona dell’Hueco Mundo
di cui non aveva molti ricordi.
“Uhm...devo essere capitato
vicino al limite di Las
Noches...” pensò Ashuros.
Las Noches, oltre al quartier
generale di Aizen e di tutti
gli arrancar, comprendeva anche diverse strutture stanziate in vari
punti
dell’Hueco Mundo che, nell’insieme, formavano un
enorme cerchio oltre alla
quale pochi arrancar si erano avventurati e nessuno era mai tornato.
Stando ai
racconti di Halibel, oltre alla “Linea di confine”,
così era soprannominato
quel cerchio, si trovavano dei Vasto Lorde, lo stadio finale dei Menos.
Ashuros deglutì. Anni
addietro, gli era capitato di
raggiungere il limite a nord e, solo per un secondo, aveva avvertito un
reiatsu
talmente grande da farlo rabbrividire. Neanche gli Espada raggiungevano
un tale
livello di potenza e questo preoccupava parecchio Ashuros.
Con la coda dell’occhio
notò una piccola costruzione. Si
trattava di una semplice casetta circolare con il tetto a cupola e
l’entrata
era per metà bloccata dalla sabbia.
L’albino si
avvicinò lentamente e, una volta abbastanza
vicino, constatò che non c’era nessuno al suo
interno e che l’ingresso alle
gallerie era bloccato. Sospirò. Gli sarebbe davvero piaciuto
poter entrare in
quelle gallerie visto che tutti gli ingressi che aveva scoperto erano
distrutti
o bloccati e lui non aveva proprio voglia di mettersi a scavare nella
sabbia.
“Ora che potrei
fare?” si chiese Ashuros “Se ben ricordo,
mancano tre arrancar all’appello ma dubito che si trovino da
queste parti. Devo
sbrigarmi, non ho la ben che minima intenzione di arrivare
dopo...quella...nanetta...”
Solo in quel momento Ashuros si
ricordò della punizione che
Yachiru gli aveva inflitto, ovvero passare ogni singola notte in
compagnia di
Mitsuki...ogni singola notte...
Si sedette su una roccia e, dopo
qualche secondo passato in
silenzio, iniziò di colpo a grattarsi la testa con entrambe
le mani,
maledicendo il mondo intero.
“Maledizione! Maledizione!
Maledizione! Non mi è mai
capitato di dover passare la notte insieme ad una ragazza...e non ho la
più
pallida idea di come devo comportarmi! Tutta colpa di quella
vecchia!”
Ripensando a Yachiru, ad Ashuros
venne un’idea, così, si
avvicinò al muro della casetta e, con dei velocissimi colpi
di spada, disegnò
il volto stilizzato di Yachiru. Rinfoderò lentamente la
spada e, urlando a
pieni polmoni, tirò un pugno al muro, distruggendolo e
facendo crollare la
costruzione, sollevando di conseguenza un polverone.
“Ah, ora va
meglio.” pensò Ashuros “Se quella
vecchia mi
conoscesse davvero, non mi avrebbe mai costretto a fare una cosa del
genere. In
fondo io non...” ma il filo dei suoi pensieri venne
interrotta da una voce
maschile alle sue spalle ed era alquanto irritata.
-Ehi tu! In questo orribile mondo
c’è già abbastanza
polvere! Non c’è bisogno di aggiungerne
dell’altra!-
Ashuros si girò verso
l’origine e fu felicemente sorpreso di
trovarsi di fronte un altro arrancar.
Era un ragazzo alto sul metro e
settantacinque dalla
carnagione bianca come il latte e il fisico atletico e lievemente
muscoloso,
anche se un po’ gracilino. Aveva degli occhi felini color
azzurro cremisi
(azzurro acceso), delineati da una spessa riga di carboncino nero, e
dei
capelli color pece che gli arrivavano fino alle spalle. Il suo
frammento di
maschera era composto da quattro corna affilate, due più
piccole delle altre,
poste al centro del viso, poco più sopra della fronte ed
erano per lo più
coperte dai suoi capelli.
Indossava dei larghi pantaloni
bianchi pieghettati che gli
arrivavano alle caviglie, una ampia cinta nera gli copriva
l’ombelico e il
bordo superiore dei pantaloni, era a torso nudo così da
mettere in vista i
muscoli scolpiti e una specie di copri spalle bianco con i bordi neri,
allacciato sul davanti con due lacci neri, era tutto ciò che
indossava per il
busto. La bocca era coperta da un sottile velo nero, e alla caviglia
destra portava
una cavigliera d’oro.
Ashuros fissò per qualche
secondo il ragazzo che, nel
complesso era davvero affascinante e fu questo particolare che gli fece
accendere una lampadina in testa
-Jean Ackermann,
definito da tutti
“l’arrancar più bello di Las
Noches”.- disse l’albino.
-In
persona.- rispose Jean -Ora,
potesti spiegarmi come mai hai distrutto quell’edificio?-
“Leggermente irascibile
eh?- pensò Ashuros per poi
rispondere -Avevo bisogno di scaricarmi un po’...ti stavo
cercando comunque.-
-Chi saresti? Non ti ho mai visto da
queste parti.- disse
Jean
-Ashuros Bleeder ma forse mi conosci
come Unborn.-
Jean ebbe un sussulto. Ashuros era
uno dei pochi arrancar
che avevano servito il numero 3 degli Espada: Tia Halibel e, stando
alle voci,
per lei, lui era come un figlio.
Non appena Jean aprì di
nuovo bocca, Ashuros si accorse
subito del suo cambiamento di tono. Ora era serio e non c’era
più traccia di
rabbia o irritazione. Evidentemente era uno che rispettava i gradi o
robe
simili.
-Scusami, non sapevo che fossi da
queste parti.- disse Jean
-Beh, fino a pochi minuti fa non lo
sapevo neanche io.-
commentò Ashuros
-Di cosa volevi parlarmi?- chiese
Jean per poi dirigersi
verso una roccia, spolverarla con una mano e sedercisi sopra
-Vorrei che tu venissi con me. Come
ben saprai, gli umani
sono diventati incredibilmente pericolosi e il comandante generale del
Gotei 13
ha deciso di aprire un’accademia per Arrancar e Shinigami
così da poter
sconfiggere il nemico comune.- spiegò Ashuros
Jean lo fissò con
un’espressione che sembrava dire “Non mi
interessa” ma poi chiese -Dovremo andarcene
dall’Hueco Mundo?-
-Sì.- rispose Ashuros
-Perfetto non mi serve sapere altro.
Accetto.- disse Jean
alzandosi.
-Oh bene! E io che credevo che
avresti rif...!!!- la frase morì
in gola ad Ashuros. In quel momento sentì una presa gelida
artigliargli il
cuore. Lui e Jean sgranarono gli occhi con le pupille ridotte a due
puntini
minuscoli.
-Di chi è...questo
reiatsu...?- chiese Jean iniziando ad
ansimare. Quell’aura era talmente pesante che il solo
respirare creava
difficoltà ad entrambi.
-E’...è...l’aura
di un Vasto Lorde...- disse Ashuros
ricordando la sensazione provata anni prima.
-Impossibile...nessun Vasto
Lorde...si era mai spinto...così
vicino...a Last Noches...- disse Jean
-Beh questo lo ha fatto!-
urlò Ashuros e fu un terribile
errore perché la presa sul suo cuore parve farsi ancora
più stretta, facendolo
cadere in ginocchio -Dobbiamo...dobbiamo andarcene da qui!-
Il moro si limitò ad
annuire e, nello stesso momento,
scattarono nella direzione opposta a quella dell’aura, usando
il Sonido.
Corsero a perdifiato per almeno mezz’ora fino a quando
l’aura non fu più
percettibile.
Jean si fermò, ormai allo
stremo delle forze. Le gambe gli
stremavano e gli sembrava di sentire ancora quella sensazione
così fredda
intorno al cuore.
Ashuros non era di certo messo
meglio. Sembrava sul punto di
vomitare e non la smetteva di tremare.
-La vedo brutta...- disse
l’albino
-Che intendi dire?- chiese Jean
appoggiandosi contro un albero
secco solitario
-Halibel mi ha parlato diverse volte
di quei Vasto Lorde e
mi ha detto che si aggirano sempre nelle distese rocciose
dell’Hueco Mundo o
comunque in posti parecchio lontani da Las Noches. All’inizio
era la presenza
di Barragan e il suo esercito a tenerli a distanza, poi è
arrivato Aizen...ora,
invece, non c’è nessuno e quelli sono liberi di
andare dove vogliono.- spiegò
Ashuros
-Un momento! Io ho sentito dire che
un Vasto Lorde è al pari
di un Espada o un capitano del Gotei 13 se non di più!
Com’è possibile che
riuscissero a tenerli a distanza?- chiese Jean
-Non lo so...- ammise Ashuros e
Stavola la risposta fu data
da una voce femminile
-Quelli non sono gli stessi Vasto
Lorde di cento anni fa.-
Ashuros e Jean si girarono verso la
ragazza, comodamente
seduta su una roccia, che aveva appena parlato.
Era una ragazza poco più
bassa di Jean, snella e dalla
carnagione chiara. Aveva gli occhi magnetici di un verde smeraldo e i
capelli
bianchi corti a caschetto con due lunghe ciocche sul davanti con le
punte blu.
Il suo frammento di maschera era composto da una specie di fascia sulla
fronte
e la sua zampaktou era una specie di lama dalla forma circolare e
grande come
un hula-hoop, dalla cui lama partivano diverse lame simili ad ali di
uccello
fiammeggianti. La portava a tracolla, sopra il top smanicato bianco
stracciato
nella parte inferiore collegato ai pantaloncini bianchi,
anch’essi strappati,
da una fascia di stoffa nera. Ai piedi indossava degli stivali neri
lunghi fino
al ginocchio simili ai calzali di un’armatura, mentre alle
mani portava dei
guanti lunghi fino ai gomiti neri.
-Cosa vuoi dire?- chiese Jean
La ragazza fece spallucce -Quello che
ho detto: non sono gli
stessi arrancar di cento anni fa.-
-Non potresti essere più
chiara?- chiese Ashuros
-Cos’è siete
idioti? Voglio dire che i Vasto Lorde che
esistevano cento anni fa sono stati eliminati da quelli nuovi che sono
molto
più forti e letali.- disse la ragazza alterandosi un
po’
-Ok ok non ti scaldare!- disse
Ashuros alzando le mani -Tu
chi sei?-
-Kurari Reibun, L’uccello
della morte.- si presentò la
ragazzo e così fecero anche Ashuros e Jean
-Ashuros Bleeder, Unborn.- disse il
primo
-Jean Ackermann, Fiore rosso del
Maesil.- disse il secondo
-Uhm...ho già sentito di
parlare di voi.- disse Kurari
leggermente rossa in viso dopo aver visto Jean. La sua fama di bel
ragazzo era
più che meritata.
-Per caso sai anche il
perché della mia presenza qui?-
chiese Ashuros
-Per reclutare arrancar che
partecipino a quella strana idea
dell’accademia e affrontare gli umani insieme agli shinigami,
giusto?- chiese
Kurari
-Vedo che sei ben informata. quindi
mi risparmierò la
spiegazione. Ebbene? Vieni con noi?- chiese l’albino
-Certo che vengo! Così
potrò affrontare tanti umani e farli
urlare tanto da desiderare la morte che stanno cercando di
sconfiggere.- disse
Kurari con un ghigno sadico sul viso
-Perfetto, allora possiamo andare.-
disse Ashuros -Qua
vicino dovrebbe esserci un portale.-
I tre raggiunsero in pochi minuti il
portale e non appena
l’apertura fu abbastanza grande per passarci, Kurari si
avvicinò ad esso, ma
Ashuros la fermò chiedendogli -Questi nuovi arrancar...chi
sono?-
-Non so di preciso chi siano...ma un
tempo erano conosciuti
con un nome comune.- disse Kurari
-Quale?- chiese Jean
La ragazza rimase qualche secondo in
silenzio, cercando di
ricordarsi il nome poi, prima di saltare nel portale, disse -Erano
conosciuti
come...Vizard.-
* * *
Mitsuki camminava per le strade
polverose del Rukungai,
senza vedere davanti a se, senza aver nemmeno tirato fuori il cellulare
con le
mappe.
Il suo cervello rivedeva
incessantemente tutti i momenti da
quando aveva provato a saltare alla gola di Ashuros fino alle parole di
Yachiru.
Avrebbero condiviso una stanza. E non
poteva rifiutarsi.
Non capiva come Yachiru avesse potuto
farle questo,
nonostante conoscesse il suo passato, ciò che le era
successo, ciò che aveva
vissuto.
Era una punizione crudele. In stanza
con Ashuros, che per
quanto fosse Arrancar rimaneva comunque un ragazzo.
E i ragazzi erano coloro che le
avevano reso più impossibile
la vita.
Con un gemito inciampò e
cadde a faccia terra ai margini di
una grossa pozzanghera; rialzandosi in piedi osservò la sua
immagine riflessa.
Possibile che non fosse cambiato
nulla?
Dopo tutti quegli anni, quegli
avvenimenti così dolorosi,
quegli allenamenti per diventare più forte?
Eppure era così, era
sempre così.
Di nuovo si sentiva messa
all’angolo, di nuovo si sentiva
intrappolata, di nuovo sentiva il cuore in gola e la morte negli occhi.
“Sei
tu quella che
chiamano Tigre delle Nevi?! volevamo giusto fare due chiacchiere con
te!”
ghignò un ragazzo guardandola dall’alto mentre gli
altri cinque o sei compagni
intorno a lui ridevano.
Erano venuti
di nuovo.
Certo non erano quelli della volta prima o di quella prima ancora, che
avrebbero ricordato per sempre cosa succedeva a chi le dava fastidio,
ma era il
solito gruppo d’idiota che voleva sfidare il fenomeno da
baraccone, il mostro
della scuola.
Questa volta
erano
stati più furbi, l’avevano messa con il muro alle
spalle e avevano portato chi
dei coltellini, chi delle spranghe di ferro. Come se dovessero
affrontare una
banda avversaria di bulli, non lei. Con sua fortuna quel giorno toccava
a lei
sistemare gli attrezzi usati in palestra e tra le mani teneva una mazza
da
baseball.
Sentì
la luce nei suoi
occhi spegnersi e vide quegli uomini avvicinarsi, a rimbombare nel suo
cervello
solo gli insegnamenti che aveva ricevuto e la rabbia ceca per quelli
come loro.
Quelli che la rendevano così. Un mostro.
Il sole del
tramonto
tinse di rosso il mondo e il suo sangue mischiato al loro il terreno.
Ma questa volta era anche peggio,
come mai prima d’ora: il
suo riflesso, che la dipingeva per quel che era, una ragazzina bassa e
sola,
sembrava urlarle che non aveva possibilità se le cose si
fossero messe male:
una ragazzina contro un Arrancar?
Il suo cervello le faceva rivivere il
momento in cui il
gigante blu l’aveva sollevata e scagliata via:
un’apprendista shinigami contro
un Arrancar?
Siamo sinceri, quella volta sarebbe
stata lei a prenderle e
non avrebbe nemmeno potuto difendersi molto.
E poi, la cosa più
terribile di qualunque altra: aveva perso
la sua unica luce, la sua unica fonte di conforto, l’unica
che la spingeva a
rialzarsi e andare avanti.
E non l’avrebbe mai
ritrovata.
La sua mano sfiorò con
delicatezza e senza che se ne
accorgesse il ciondolo della sua collanina: una stella per
metà di pietra di
luna, per metà di ghiaccio eterno.
Eterno come il suo ricordo.
Perché solo quello le era
rimasto.
Sentendo le dita tremarle, con uno
scatto irritato riportò
le braccia aderenti ai fianchi, mentre le lacrime pizzicarle gli occhi.
Con forza conficcò le
unghie nei palmi, imprimendo la paura,
la solitudine, il dolore e la rabbia nella carne.
Con forza conficcò le
unghie nei palmi, facendo sgorgare il
sangue al posto di quelle lacrime che urlavano per uscire.
Non voleva piangere. Non doveva
piangere.
Se ti mostri debole, la gente ne
approfitterà per colpirti.
E poi, il pianto non fa miracoli. Il
pianto non riporta in
vita i morti.
Veloce riprese a camminare per
distanziare i fantasmi del
passato, che sembravano perseguitarla, ma dopo pochi passi si
andò a scontrare
contro quello che il suo cervello istintivamente identificò
come un grosso
cinghiale e venne sbalzata a terra.
Con sguardo omicida
fulminò il grasso signore, o cinghiale
visto l’aspetto, che l’aveva urtata e quello
proruppe in un grugnito
terrorizzato.
“Un altro
mostro!!” sbraitò facendo digrignare i denti a
Mitsuki, “Cos’ho fatto di male?!” chiese
al cielo prima di riprendere a
correre; e la shinigami l’avrebbe inseguito per insegnargli
l’educazione, se
non si fosse accorta che di ciò che le accadeva intorno.
Stranita osservò un fiume
di gente sciamare spaventata dal
punto in cui si stava dirigendo, una fuga di massa, e poi con uno
scatto si
mise a correre vero il centro del ciclone.
Dopo aver sorpassato alcune case
mezze distrutte ed evitato
fuggitivi che nemmeno guardavano dove stessero andando, giunse nel
punto da cui
tutto iniziava.
E in quel punto, i due
“mostri” che avevano messo in fuga
tutta quella gente e causato tutto quello sfacelo, si stavano
amabilmente
massacrando tra loro.
Per mostri, inoltre, si intendevano
due anime vestite con
gli stracci del Rukungai: uno era un ragazzo con un taglio di capelli
alla
moicana e con una codina all’altezza della nuca, dal fisico
abbastanza
muscoloso e con le spalla larghe, mentre l’altro, dal fisico
allenato, aveva
lunghi capelli blu legati in una treccia ed era ben visibile una grossa
cicatrice che partiva dalla mano e risaliva fino alla spalla come una
grossa
lingua di fuoco.
Mitsuki osservò stupita
l’aura che quei due emanavano e la
distruzione che riuscivano a scatenare, l’uno con espressione
furiosa, l’altro
ghignando.
Con un sospiro estrasse il suo
cellulare e, senza
meravigliarsi troppo, scoprì che quelli erano i suoi
prossimi obbiettivi. Uno
normale no, eh?!
Rassegnata si avvicinò ai
due e cercò di attirare la loro
attenzione.
-Ehi, voi due! Potreste fermarvi un
secondo? Devo parlarvi.-
chiese cercando di usare il tono più gentile che aveva, ma i
due la ignorarono
completamente.
-Scusate?!- provò a
chiedere ancora, ma in risposta ottenne
solo di dover evitare per un pelo un pugno in faccia e un calcio in
pancia.
Una grossa vena iniziò a
pulsare sulla sua fronte. L’avevano
incontrata al momento sbagliato.
Mitsuki aspettò il momento
giusto poi scattò e afferrò per
la nuca i due, per poi far schiantare le due teste una contro
l’altra.
Con soddisfazione e un senso di
liberazione immenso, osservò
i due accasciarsi ululanti a terra.
-SEI IMPAZZITA?!?- sbraitarono i due
imbufaliti
massaggiandosi la fronte.
Lei sorrise in modo tanto sadico da
far venire ai due dei
piccoli brividi sulla schiena e inclinò la testa.
-Sì, sto per impazzire e
se non volete vedermi davvero
arrabbiata state zitti e buoni finché non ho finito di
parlare; chiaro?!-
chiese in un sibilo, ma i due la stavano di nuovo ignorando
scambiandosi delle
occhiatacce assassine.
-Una shinigami…-
mormorò il tizio ghignante con due occhi
rossi dalla pupilla allungata.
-L’ho vista prima
io…- mormorò l’altro dagli occhi verdi,
guardando in cagnesco l’avversario.
Prima ancora che Mitsuki potesse
tirar loro la sua zampaktou
in testa, senza nemmeno capire cosa stessero facendo, i due scattarono
verso di
lei ed entrambi l’afferrarono per un braccio.
-Mi dispiace raperonzolo, ma la
tappetta porterà me per
primo al Gotei 13! Devo diventare shinigami per sistemare alcune
faccende
private.- ringhiò il moicano all’altro con la
treccia, strattonando verso di se
Mitsuki.
-Te lo puoi scordare, hai idea di
quanta gente potrei
affrontare?!- ribatté l'altro tirando dalla sua parte la
shinigami, che temette
che le si sarebbero staccate le braccia dal corpo.
-Andrò prima io!-
-Te lo sogni!-
-BASTAAAA!-
l’urlò di pura furia di Mitsuki
richiamò i due
alla ragione, che lentamente si girarono per guardare finalmente quella
ragazzina che stavano strattonando, avvolta da una nube nera ed un aura
assassina mai vista. Lentamente la lasciarono andare.
-Seduti.- ringhiò gelida
con le pupille rimpicciolite per la
rabbia e gli occhi bicolore che sembravano mandare lampi.
I due si sedettero
all’istante, soprattutto perché Mitsuki
aveva iniziato a sventolare la sua zampaktou, con un sorriso folle,
troppo
vicino alle loro gole.
-Bene, sono Mitsuki Hitsugaya,
apprendista shinigami, e sono
qui per arruolarvi.- disse poi seria riponendo l’arma e
lanciandosi nella
spiegazione della sua missione.
Mentre parlava ebbe modo di
osservarli meglio: il moicano
dagli occhi verdi ben presto assunse un’espressione svogliata
e apatica, ma gli
occhi tradivano un interesse per le parole della ragazza, invece il
tizio con
la treccia non la smetteva un secondo di ghignare, mentre la scrutava
attentamente, come analizzandola e valutandone la forza.
Quando finalmente tacque, il primo a
prendere parola fu il
moicano.
-Edward Yoshina. Il motivo per cui
litigavo con la
principessa qui a fianco è che voglio diventare uno
shinigami per distruggere
gli Atarashī Kami, quindi sono dei vostri.- di molte parole bisogna
dire, ma
Mitsuki non fece commenti e annuì.
-E tu?- chiese all’altro
che ancora ghignava. Che avesse una
paralisi facciale?
-Shi Kurai e se potrò
combattere con gli Arrancar sono dei
vostri.- disse e Mitsuki annuì, immaginandoselo ad
affrontare il bestione blu
di nome Stun.
I due ragazzi si alzarono, convinti
che fosse il momento di
andare al Gotei 13, ma Mitsuki non si mosse di un millimetro e chiuse
gli
occhi, poi si girò a scrutare una casa semidistrutta.
-Puoi uscire adesso. Oppure devo
venire a prenderti io?-
chiese incrociando le braccia; per un attimo non successe niente e
stava già
per ripetere l’invito, quando dall’ombra della casa
uscì una ragazza.
Era di altezza media, ma la sua
magrezza slanciava la
figura, nonostante avesse le curve nei punti giusti; nei suoi occhi
argentati
brillava una luce arrogante e il suo sorriso era svogliato.
-Ma che brava...sei riuscita a
trovarmi; giochiamo di
nuovo?- chiese ironica mentre con una mano sistemava una ciocca dei
capelli blu
e viola, mossi e lunghi fino a sotto le spalle, dietro
l’orecchio.
-Sapevo già che eri
lì, ma pensavo che saresti venuta fuori
da sola.- rispose Mitsuki sfidandola con lo sguardo.
-Non ne avevo voglia.- rispose lei
facendo le spallucce
-Inizialmente volevo fare a botte con i due dietro di te, ma poi sei
intervenuta e mi ha rubato il divertimento.- spiegò con aria
di superiorità ma
Mitsuki non si scompose.
-E quindi sei rimasta ad origliare?-
chiese scettica.
-Non avevo voglia di spostarmi di
nuovo.- rispose l’altra.
-Perché volevi aggiungerti
allo scontro?-
-Per scaricare la tensione.-
Le due si guardarono un secondo negli
occhi.
-Data la tua aurea immagino tu sia
una della lista, vieni
con noi?- chiese Mitsuki sempre fredda.
-No.- ribatté decisa
l’altra sporgendo il mento in fuori.
-Perché?- chiese la
shinigami.
-Non ho voglia.- rispose serafica,
prima di esibire un
ghigno di sfida.
-Hai sentito la spiegazione, ne va
della salvezza di questo
mondo.- le fece notare Mitsuki.
-E a me cosa me ne può
interessare? È troppo faticoso.-
-Devi venire!- insistette la
shinigami che cominciava a
perdere la sua freddezza.
-Costringimi.- la sfidò
l’altra.
-L’hai voluto
tu…- mormorò Mitsuki ghignando e mettendosi in
posizione.
Stava già per estrarre la
zampaktou che Edward le fermò.
-La piantate sì o no?
Vorrei arrivare al Gotei 13 entro
stasera se non vi spiace.- disse apatico piazzandosi tra le due, che lo
fulminarono incavolate nere. Shi intanto si era prontamente allontanato
dalle due
belve.
-Dammi il tempo di sistemare questa
snob e andiamo.- sibilò
Mitsuki.
-Devi solo provarci.-
ringhiò l’altra, mettendosi anche lei
in posizione.
-Basta.- ripeté Edward -Tu
tappetta datti una calmata,
invece la snob qui presente, se davvero il problema è la
pigrizia, dovrebbe
venire con noi: prendi a calci la gente tutto il giorno e in cambio
ottieni
vitto e alloggio.-
-NON TI IMMISCHIARE!- urlarono in
contemporanea le due, la
shinigami colpendo il ragazzo con il fodero della sua katana
l’altra con un
calcio in pancia.
Edward cadde a terra mezzo stordito.
Mitsuki e la ragazza si guardarono
negli occhi.
Un silenzio carico di tensione scese
tra le due.
Shi pregò che le due non
tirassero in mezzo anche lui nella
loro battaglia all’ultimo sangue.
Il sole rosse illuminò le
espressioni fiere e testarde delle
ragazze.
-Bel colpo!- si congratulò
improvvisamente Mitsuki
tendendogli la mano.
-Anche il tuo non è stato
male!- assentì l’altra sorridendo
con aria di superiorità e ricambiando la stretta.
-Io sono Mitsuki, ma preferirei
essere chiamata Yuki-
-Norie Shimizu- si
presentò la ragazza altera.
-Avrò davvero cibo gratis
e un posto dove dormire, solo
prendendo a calci la gente?- chiese incredula.
-Dovremo anche addestrarci al
combattimento- fece presente
la shinigami e Norie sembrò pensarci un attimo.
-Ci sto! Andiamo?- chiese infine e
Mitsuki annuì,
incamminandosi con lei.
-Muovete il fondo schiena voi due che
ho fame!- minacciò poi
Norie rivolta a Shi e Edward, ancora intontito.
-Mai mettersi tra due donne
arrabbiate...- ghignò Shi
scuotendo la testa e dando una mano al poveretto a rialzarsi.
Intanto Mitsuki mentre cercava il suo
cellulare nella
divisa, si ritrovò tra le mani il cellulare rosso di
Ashuros. Per un secondo si
chiese come diavolo fosse finito lì, ma poi in un flash
rivide l’Arrancar che
glielo porgeva così che riuscisse a trovare il portale da
sola, e il suo volto
assunse trenta diverse sfumature di rosso.
-Dannata lumaca…-
borbottò imbarazzata, cercando le mappe
tra le varie cartelle.
* * *
Circa venti minuti più
tardi, perché anche con una mappa le
era difficile orientarsi, il gruppo riuscì a varcare il
portale e giungere al
Gotei 13.
Ovviamente Ashuros e i due nuovi
Arrancar erano già lì ad
aspettarli. E figurarsi se riusciva ad arrivare prima.
-Ce ne hai messo di tempo
tappetta…- ghignò Ashuros
irritandola a morte e stava già per ribattere, quando il suo
cervello l’avvisò
che qualcosa non andava. L’Arrancar era…distratto.
Come se stesse dando aria
alla bocca per abitudine e non perché ci stesse davvero
pensando, come se il
suo cervello stesse pensando a tutt’altro.
-Allora, loro sono Jean e Kurari, ma
le presentazioni
possono aspettare, un tizio ci ha appena comunicato che la vecchia ci
aspetta
alla mensa.- esordì Ashuros mentre ancora Mitsuki
rimuginava, e senza darle
tempo di ribattere si voltò e iniziò a camminare,
seguito dagli altri che si
analizzavano sospettosi.
-Aspetta!- lo richiamò la
ragazza, ricordandosi del
cellulare del ragazzo, e d’istinto lo afferrò per
una spalla.
Una scossa la percorse da capo a
piedi e per un attimo le
sembrò di soffocare. Di venire schiacciata.
Come se avesse preso la scossa si
allontanò di scatto.
“Cos’è
stato?” chiese ansante guardandosi la mano.
Ashuros girò la testa e la
guardò con uno sguardo
impenetrabile.
-Non so a cosa ti riferisci.- disse
alzando le spalle.
-Lo sai benissimo invece. Di chi era
quel…reiatsu?- chiese
incredula stringendo i pugni e riaprendo così le ferite sui
palmi. Avrebbe
dovuto smetterla prima o poi.
-Ti ripeto che non so di cosa tu stia
parlando- ribatté
Ashuros con espressione indecifrabile. Mitsuki si morse con forza le
labbra:
l’aveva presa per stupida?! Non voleva dirglielo?!
L’avrebbe scoperto da sola!
-Come vuoi, ma se speri che sia
finita qui ti sbagli!-
ringhiò sorpassandolo.
Ashuros ghignò per poi
dire, trattenendo le risate
-Principessa? È dall’altra parte la mensa!- la
ragazza, sempre cercando ti
mostrarsi inviperita e altezzosa, arrossendo fece dietro front.
-Sei un caso disperato…e,
a proposito, farei qualcosa per
quelle ferite alle mani.- disse seguendo senza alcuna
difficoltà la ragazza che
cercava con tutta se stessa di distanziarlo, seguito dal gruppo di
reclute che
seguiva quel teatrino incuriosito.
-Ma sta zitto!- rispose lei
arrossendo ancora di più e
tirando le maniche a coprirle le mani, ricordandosi improvvisamente il
motivo
di tali ferite. Un tremolio le ricordò la scossa, ma non era
pronta ad
arrendersi senza combattere ed imperterrita continuò a
camminare.
* * *
Dopo pochi minuti arrivarono alla
mensa, dove trovarono
tutti gli altri già pronti a lanciarsi sul cibo; da un lato
erano seduti tutti
gli Arrancar, dall’altro tutti gli shinigami, mentre a capo
tavola sedeva
Yachiru.
Dopo una breve presentazione di tutti
gli ospiti anche i
nuovi arrivato si sedettero, senza rompere lo strano schema venutosi
spontaneamente a creare, e la cena ebbe inizio.
Per i primi tempi le cose
procedettero tranquillamente:
Meiko, ingozzandosi di riso al curry, lanciava occhiate adoranti a
Hiroyuki e
fiammeggianti a Yuuko, seduta davanti a lei e che il fratello non
faceva altro
che idolatrare, con suo grande scorno, Norie si lamentava per la
mancanza di
biscotti alle mandorle e carota, Stun si strafogava di dolci come
Ryoko, Kei
assaggiava ogni singolo piatto, Shi discuteva animatamente con Norie,
mentre
Edward li guardava imperturbabile, Jean puliva il suo piatto con cura
quasi
maniacale sotto lo sguardo perplesso di Kurari e Mitsuki mangiava come una belva affamata.
In poche parole, tutti si accanivano
sul cibo indifeso.
Tutti tranne Ashuros, che non aveva toccato una singola briciola.
Mitsuki, seduta davanti a lui, mentre
beveva un bicchiere
d’acqua si accorse di quella stranezza.
-Non mangi?- gli chiese stupita,
notando come gli altri
arrancar invece si stessero ingozzando.
-Non ne ho bisogno- rispose lui
facendo sgranare gli occhi
alla ragazza che stava già per tartassarlo di domande,
quando aggiunse una
frase che avrebbe fatto meglio a non dire –Tu invece dovresti
mangiare di meno
principessa! Già sei strana se ingrassi anche diventerai una
specie di mostro.-
Il tempo parve cristallizzarsi.
Ashuros, che aveva parlato per
impulso per evitare le
domande della shinigami, ebbe il cupo presentimento di essersi spinto
troppo
oltre. La cosa che
più lo preoccupava è
che per un attimo, oltre alla furia omicida, nei suoi occhi gli era
sembrato di
vedere un triste luccichio.
Stava già per aggiungere
qualcosa nella speranza di
rimediare, che una ciotola lo colpì in faccia.
Una ciotola piena zeppa di ramen
fumante .
Mitsuki in piedi e con il braccio
ancora disteso per il
lancio, ghignò come una pazzoide.
-Vuoi la guerra Ashuros? E guerra
sia!- sibilò prima di
afferrare una ciotola di spaghetti e lanciare anche quella addosso al
ragazzo
ancora impietrito.
Il primo a scattare nella sala fu
Stun che con un saltò
atterrò a fianco di Mitsuki; ma non fece in tempo ad
afferrarla che Shi si
spostò tra i due, scrocchiandosi le nocche.
-E no, bestione, è da
quando sono entrato che voglio
combattere con te!- disse prima di lanciarsi addosso
all’arrancar, armato di
temibili bacchette cinesi.
Una ciotola di granita si
abbatté sulla testa di Mitsuki,
che, con sguardo folle si girò a fulminare Ashuros,
ghignante.
E da lì scoppio il caos.
Yuuko, sadica fino al midollo
scagliò un'intera pentola di stufato
fumante contro il fratello, che iniziò a correre intorno al
tavolo cercando di
alleviare il bruciare, ma così facendo urtò Jean
che finì con la faccia nel
piatto pieno di verdure, causandogli uno scompenso morale che lo
portò a
bersagliare il mondo con tutto ciò che gli capitava sotto
mano. Per sua sfortuna colpì anche Kurari che si gettò nella mischia all'istante.
Intanto Meiko aveva ingaggiato una
battaglia di cibo,
insieme a Ryoko, con Yuuko in onore del suo
“Hiroyuki-samaaaa!”, a cui si era
aggiunto, quando un onigiri gli aveva colpito gli occhiali, Kei.
Ovviamente Norie aveva deciso di
provare a lanciare una
scodella di zuppa addosso a Ed, che non aveva tardato a replicare con
una
vaschetta di riso.
Cibo volava ovunque. Scodelle,
piatti, cucchiaia, coltelli,
forchette e pentole fischiavano nell’aria.
Gente strepitava scottata, congelata,
accecata e mutilata.
L’unica imperturbabile era
la vecchia Yachiru, che senza
muoversi schivava i colpi dei ragazzi, continuando a mangiare i suoi
dolci con
estrema tranquillità.
E avrebbe continuato così
fino alla fine, se un mestolo in
ferro pieno di salsa wasabi non si fosse schiantato sulla sua fronte.
Nuovamente il tempo parve fermarsi.
Stun con in spalla Shi che lo
picchiava con un tagliere in
legno.
Jean che prendeva a cucchiaiate un
inerme Hiroyuki, mezzo
bruciato, mentre Kurari stava per colpirlo con un vassoio in ferro.
Meiko e Yuuko che si cercavano di
strappare i capelli a
vicenda.
Ryoko seduta a cavalcioni su Kei,
mentre lo malmenava
selvaggiamente con un cosciotto di agnello.
Edward, irritato
all’inverosimile, con in spalla una Norie
furiosa che gli infilzava il fondo schiena con una forchetta.
Mitsuki con sollevato sopra la testa
un tavolo.
Ashuros con il braccio ancora teso
per il lancio.
Il lancio del mestolo.
Senza scomporsi Yachiru si
pulì il volto dalla salsa,
un'aura nera la circondò pian piano
-Oggi non è la vostra
giornata…- disse sorridendo
sadicamente –Mitsuki e Ashuros, pulite questo disastro se non
volete provare
una delle torture del mio Ken-chan. Tutti gli altri a letto.-
Nessuno si mosse.
-Ora.-
In sala rimasero solo Mitsuki e
Ashuros che osservarono
impotenti la vecchia uscire dalla stanza in maniera dignitosa
nonostante i
capelli pieni salsa che gocciolava sul pavimento.
I due si guardarono un attimo con
odio.
-È tutta colpa tua
nanetta!- iniziò Ashuros
-Io?!? Sei tu che parli sempre a
sproposito!- ribatté
Mitsuki avanzando verso l'arrancar
-Tu, invece, preferisci lanciare una
ciotola di ramen
piuttosto che parlare!- disse Ashuros avanzando a sua volta
-Almeno io ho una mira migliore della
tua!- sempre più
vicini.
-Vero, tu preferisci colpire la gente
direttamente con la
tua spada!- sempre più vicini...
-Sì lo preferisco e se
sarà necessario, passerò tutta la
notte a farti vedere il mio colpo! Usando la tua faccia da lumaca!-
Finalmente i due si accorsero del
fatto che erano uno di
fronte all'altro con i volti a pochi centimetri di distanza.
Una scarica elettrica percorse
l’aria tra i due.
Senza dir niente si divisero la
stanza e si misero al
lavoro: il pensiero della notte vicina incombeva nella loro menti e
l’imbarazzo
cominciava a serpeggiare.
Decisamente non era la loro
giornata...
Con
grande fortuna di Mitsuki,
Ashuros e le faccende domestiche erano due universi totalmente avversi:
nel
momento esatto in cui lei finiva di pulire il pavimento, lui finalmente
capiva
l’utilizzo corretto dello spazzolone per i pavimenti, quando
lei terminava di
raschiare il cibo dalle pareti lui, scopriva le meraviglie del
detersivo,
quando lei fini di pulire la sua parte, lui era a metà della
sua.
-Io
vado in camera, r-raggiungimi
lí…- mormorò mentre il viso
già le si imporporava il viso. Per un attimo
pensò
che quella frase potesse essere fraintesa e questo la fece inciampare
due volte
prima di raggiungere la porta.
-Non
perderti!- ghignò L’Arrancar,
ricevendo un’occhiataccia inceneritrice dalla ragazza che
uscì in fretta e
furia.
Dopo
varie svolte sbagliate Mitsuki
riuscì a raggiungere la sua cella di tortura privata, ovvero
la stanza che
avrebbe condiviso con Ashuros per il resto dell’accademia. In
realtà era una
camera piuttosto innocente: abbastanza grande con due armadi a muro,
una
scrivania con due sedie, due futon al centro troppo vicini, una grossa
finestra
al primo piano che dava su un angolo di giardino con un porticato e un
salice
piangente e un piccolo bagno privato.
Con
orrore notò che tutta la sua
roba era già stata ordinatamente riposta
nell’armadio a destra e non aveva più
scuse per scappare; lo stesso valeva per quella di Ashuros, o
così pensava, non
avendo il coraggio di aprire l’armadio del ragazzo.
Con
il cervello che non riusciva
più a ragionare, afferrò il pigiama, si
precipitò in bagno, scoprendo con gioia
che c’era la chiave, e si chiuse dentro. Di sicuro quella
porta non avrebbe
fermato un arrancar, ma almeno chiudersi a chiave dentro la
tranquillizzava un
minimo.
Con
il respiro tremante si appoggiò
al ripiano del lavandino e si guardò allo specchio: la
ragazza davanti a lei
aveva i capelli scompigliati, le guance chiazzate di rosso, gli occhi
lucidi e
agitati, le labbra, che si mordeva con forza, color ciliegia e un pezzo
di
pollo sulla fronte.
Non
si riconobbe.
Era…
diversa dal solito, le sue
emozioni cosi chiaramente espresse dal suo volto invece della solita
freddezza
dei lineamenti. Era più… viva.
Confusa
si allontanò di scatto ed
iniziò a spogliarsi, facendo cadere in un fruscio i vestiti
sul pavimento
freddo che la faceva rabbrividire.
Ma
a quanto pareva quella stanza
era il suo incubo personale, perchè alzando lo sguardo
incontrò i suoi occhi
bicolore osservarla crucciati da un grosso specchio a parete.
Immediatamente
una smorfia di
disgusto si dipinse sul suo volto, mentre percorreva la sua esile
figura in
intimo.
Il
più velocemente possibile si
infilò il pigiama, ma loro erano tutte lí, le
sentiva. Piccole, bianche e
lucenti. Ricordo indelebile di ogni colpo ricevuto, di ogni caduta
senza
nessuno ad aiutarla a rialzarsi, di ogni sconfitta.
Con
un sorriso mesto ammirò il suo
pigiama, lungo e largo a maniche lunghe, blu con fiocchi di neve
bianchi, che
la faceva assomigliare terribilmente ad una bambina. E
l’altezza non aiutava.
Ma
il lato positivo, sì c'era anche
un alto positivo, era che avrebbe spento gli ormoni di qualsiasi
ragazzo
pervertito. E il suo obbiettivo era quello.
Dopotutto
non si sarebbe stupita se
in realtà Ashuros fosse stato un maniaco stupratore che si
nascondeva sotto le
spoglie di un innocente, si fa per dire, Arrancar.
Ripensandoci
non bastava un pigiama
per fermare un pervertito e quindi si premurò di far sparire
la chiava del
bagno nella manica e di preparare sul ripiano una grossa spazzola e il
deodorante, che avrebbe usato come armi improprie per difendersi in
caso di
emergenza.
Lavandosi
la faccia e i denti, la
sua mente cominciò a viaggiare tra strani e impossibili
esiti di quella prima
notte. In alcuni lei si salvava e Ashuros rimaneva a blocca asciutta,
in altri…
no, non c’erano altre possibilità accettabili.
Sarebbe sopravvissuta.
Con
decisione minacciò la sua
immagine allo specchio con lo spazzolino da denti, schizzando schiuma
ovunque.
-Pfepavfatii
Afurossshhh!- urlò con
la tipica energia di una disperata che ormai ha raggiunto la follia;
stava già
per lanciarsi in un lungo monologo contro la lumaca, che la porta
sbattè con
forza.
Come
un coniglio immobilizzato dai
fari di una macchina, Mitsuki si paralizzò, tesa come una
corda di violino.
L’Arrancar
era talmente silenzioso
che non riusciva nemmeno a capire se fosse entrato o meno.
Cercando
di mantenere la calma,
fini di sciacquarsi e, al terzo tentativo, riuscì a riporre
lo spazzolino nel
beauty.
Cercando
di essere altrettanto
silenziosa, e quindi trattenendo tutti gli improperi che avrebbe voluto
lanciare al mobiletto contro cui era andata a sbattere, raggiunse la
porta e
afferrò la maniglia. Dopo un profondo respiro
l’aprì in uno spiraglio e sbirciò
la situazione della stanza.
Niente.
Per
l’ansia strinse nuovamente i
pugni e un dolore bruciante le ricordò che aveva dimenticato
di fasciarsi i
tagli ai palmi; per un secondo pensò di richiudere e di
bendarsi i polsi, ma
poi si rese conto che se non fosse uscita in quel momento non avrebbe
mai più
avuto il coraggio di farlo.
Con
uno scatto di adrenalina
spalancò la porta facendola sbattere contro la parete,
così che nel caso
l’Arrancar si fosse nascosto lì,
l’avrebbe spiaccicato al muro, poi uscì allo
scoperto.
Niente.
Dopo
qualche secondo di confusione
scorse la sua preda, o predatore, fuori nel giardino seduto nel
portichetto: la
luce della luna riluceva contro i suoi capelli argentati e gli occhi
rossi
sembravano persi tra le stelle. La ragazza notò che Ashuros
indossava solo la
sua giacca bianca appoggiata sulle spalle, mentre la camicia nera era a
terra,
sopra al suo futon.
Come
incantata Mitsuki si avvicinò
al ragazzo, ricordandosi troppo tardi che quello era il tipico
comportamento
dell’uccellino ipnotizzato dal serpente cacciatore.
-Non
pensavo avessi un animo
poeta!- scherzò nella speranza che non si sentisse il
tremolio nella voce, dopo
essersi rimproverata per la sua vigliaccheria.
Il
ragazzo non rispose.
Perplessa,
la shinigami gli si
sedette accanto, mentre il suo cervello la insultava pesantemente per
la sua
stupidità, e si mise anche lei a osservare la luna.
-È
così grande rispetto a quella di
casa…- mormorò senza accorgersene ricordando
quella che vedeva quando saliva
sul tetto di casa sua.
Ashuros
le lanciò uno sguardo
curioso e allo stesso tempo malinconico, che quando si accorse di lui,
fece
arrossire la ragazza.
Passarono
alcuni minuti di
silenzio, accompagnati solo dal frusciare delle foglie del salice.
-Com’era
la tua vita?- chiese
improvvisamente Ashuros senza distogliere gli occhi dalla signora della
notte.
Mitsuki
sussulto e istintivamente
si portò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia.
-Orribile…-
mormorò dopo alcuni
secondi guardando fissa i suoi piedi nudi -Era come stare in un campo
di
battaglia ma senza un nemico definito e combattere sempre e
ininterrottamente,
senza pausa, senza compagni…- la sua voce si perse nella
notte mentre i
fantasmi tornavano a danzare davanti ai suoi occhi.
Il
sangue le bagnò nuovamente i
palmi.
-Stai
sanguinando- le fece notare
Ashuros -Dovresti perdere questo vizio.-
Lei
si svegliò dallo stato di trans
in cui era caduta e arrossì, prima di nascondere le mani
nelle maniche.
-E
tu?- ribattè con la speranza di
cambiare discorso –Al confronto la tua vita sarà
stata stupenda.- aggiunse
sorridendo con amarezza.
-Io
non ho mai vissuto una vita
umana.- rispose lui senza lasciar trasparire nessuna emozione; solo i
suoi
occhi celavano una profonda nostalgia –Mia madre è
morta al nono mese d’attesa,
in un incidente stradale, e io sono stato mangiato subito da un
Hollow…per
questo mi chiamano Unborn. Questo è anche il motivo per cui
non mangio o non
bevo o non dormo. Non ho mai provato quei desideri perciò
non posso provarli
come arrancar.-
Mitsuki
spalancò gli occhi; non
sapeva cosa rispondere. Per un secondo pensò di dirgli che
non si era perso
nulla, ma un ricordo le sbattè in faccia la
realtà: non era vero, ogni vita
valeva la pena di esser vissuta, anche solo per qualche secondo. Per un
attimo
penso di dirgli che le dispiaceva, ma le sembrarono parole vuote e
inutili.
Si
limitò ad osservare la luna
insieme a lui, in silenzio.
Poi
nel suo cervello trovarono
finalmente un senso le parole del ragazzo.
-COME
SAREBBE A DIRE CHE TU NON
DORMI?!?!- urlò balzando in piedi, scioccata.
Ashuros
la guardò perplesso non
seguendo il filo logico dei pensieri della ragazza.
“Se
non dorme, cosa fa di notte?!?”
si chiese terrorizzata, e la risposta la fece tingere di mille
gradazioni di
rosso.
Con
un solo salto si portò dietro
al tronco del salice.
-TE
LO SCORDI CHE IO ENTRI IN
QUELLA STANZA CON TE!!! PROVA AD AVVICINARTI E TI FARO' RIMPIANGERE
D’AVERMI
CONOSCIUTO!- sbraitò spaventata, imbarazzata, sanguinante e
in pigiama,
nascosta dietro l’albero.
Quello
sì che lo avrebbe
spaventato...
Ashuros
alzò un sopracciglio e si
limitò a dire -Ah scusami non lo sapevo.-
-Sapevo
cosa?- chiese Mitsuki
sempre mantenendo uno sguardo infuocato
-Non
sapevo che tu fossi una
tappetta mannara! Evidentemente la luna ti gioca brutti scherzi
perchè diventi
ancora più stupida di quanto lo sei di giorno!-
urlò Ashuros
-C...come
sarebbe a dire?!?- chiese
Mitsuki -Sei tu quello che vuole approfittarsi di una povera ragazza
indifesa
come me mentre sta dormendo!-
Ashuros
guardò Mitsuki dritta negli
occhi, poi si voltò a destra, a sinistra e infine chiese
-Scusa dove sarebbe la
ragazza indifesa?-
-Ah-ha!
Lo ammetti allora che ti
approfitteresti di una ragazza indifesa!- disse Mitsuki strappando un
piccolo
ramo dal salice per usarlo come arma
-Perchè
dovrei? Ho di meglio da
fare.- disse Ashuros tornando a fissare la luna
Mitsuki
si fece attenta “Forse
riesco a fregarlo!” pensò la ragazza prima di
chiedere -Ad esempio?-
Ashuros
sospirò pesantemente e si
alzò in piedi. Mitsuki, dalla sua fortezza inespugnabile,
riuscì a vedere tutto
il busto del ragazzo: tutti i muscoli erano scolpiti, quasi non
sembrassero
naturali. La ragazza avvampò non appena si accorse dello
sguardo di Ashuros e
cercò, senza successo, di riacquistare la sua espressione
spietata.
Tutto
quello che ottenne fu far
ghignare Ashuros che le disse -Su entra, ti faccio vedere.-
-Te
lo scordi! Scommetto che, non
appena entrerò, mi bloccherai a terra o chissà
cos'altro!- disse Mitsuki
-Va
bene, fa come vuoi. Ti avviso
però: Yachiru mi ha detto che qui di notte fa piuttosto
freddo.- disse Ashuros
e, dopo averle fatto un occhiolino, entrò nella stanza,
socchiudendosi alle
spalle la porta finestra.
Mitsuki
rimase ferma qualche
secondo, indecisa sul da farsi, quando, ad un tratto, un leggero
venticello
freddo iniziò a soffiare e lei, indossando solo un pigiama,
non potè fare a
meno di rabbrividire.
-Maledizione
maledizione
maledizione!- iniziò ad imprecare Mitsuki avvicinandosi alla
porta. Prima di
entrare fece un profondo respiro e, al momento dell'apertura,
alzò il suo ramo
di salice, pronta a colpire Ashuros in qualsiasi momento ma il suo
animo
infiammato fu subito spento dalla scena che gli si prestava di fronte:
Ashuros
era comodamente sdraiato sopra al proprio futon e stava leggendo un
libro.
Aveva piegato su se stesso il cuscino per farne uno spessore e non
aveva
neanche tolto le coperte o indossato un qualcosa di simile ad un
pigiama.
-Cosa
fai?- chiese Mitsuki
abbassando la sua arma
-Secondo
te? Leggo.- rispose pacato
Ashuros, girando pagina
-Scommetto
che è uno di quei libri
per maniaci vero? Ti ho scoperto razza di lumaca pervertita!- disse
Mitsuki ma
ancora una volta le sue supposizioni furono distrutte quando Ashuros,
dopo aver
messo un segnalibro, le mostrò la copertina del libro:
“Cuore d'Inchiostro.”
-Un
libro...fantasy?-
-Sì,
ne ho diversi li dentro come
puoi vedere.- disse Ashuros indicando il suo armadio e Mitsuki,
voltandosi
verso l'armadio del ragazzo, rimase scioccata nel constatare che, ad
eccezione
di due completi bianchi uguali a quello che indossava di solito
Ashuros,
l'armadio era pieno di libri di ogni genere anche se quelli fantasy
erano in
maggioranza.
Mitsuki
lasciò andare il ramo e si
diede mentalmente dell'idiota. Era partita col presupposto che Ashuros
fosse un
maniaco ma, benché la sua ipotesi non fosse ancora scemata
del tutto, dovette
ammettere di aver sbagliato.
-Tu
non dormi?- chiese Ashuros
senza alzare gli occhi dal libro
L'ipotesi
di Mitsuki tornò
nuovamente a galla e disse -Te lo scordi!- poi si andò a
sedere sul suo futon,
gambe e braccia incrociate con lo sguardo puntato su Ashuros che non se
la filò
manco di striscio.
La
situazione rimase tale per circa
un'ora e, mentre Ashuros non dava alcun segno di cedimento o
stanchezza,
Mitsuki stava lottando con tutta se stessa per non chiudere gli occhi.
-Dormi
che è meglio.- disse Ashuros
-Domani dobbiamo ancora andare a cercare nuove reclute.-
-Eh
eh...credi che io...sia
stanca...beh tu ti....yawn....sbagli di grosso...- disse Mitsuki
iniziando a
ondulare lentamente avanti e indietro.
Ashuros
chiuse il libro appena
concluso e si sedette a sua volta -Non volevo arrivare a tanto ma...-
disse poi
con un leggero rossore sulle guance.
Mitsuki
si mise subito all'erta
pronta a qualsiasi tipo di attacco ma Ashuros fece la cosa che
più si
discostava dai pensieri di Mitsuki: si mise a cantare una ninna nanna.
Era
un testo leggero e tranquillo
che parlava della neve sulle montagne e di altre cose collegate
all'inverno.
Mitsuki,
senza alcuna possibilità di
controbattere, iniziò a chiudere lentamente gli occhi, fino
ad assopirsi in
quella posizione. Ashuros andò avanti per due minuti, giusto
per sicurezza,
poi, accortosi che Mitsuki si era ormai addormentata, smise di cantare.
Per
un attimo fu veramente tentato
di lasciarla in quella posizione ma si immaginò subito
Mitsuki con un mal di
schiena allucinante che non la smetteva di lamentarsi. Quel pensiero
bastò a
fargli cambiare idea così, cercando di non far nessun
rumore, si avvicinò a
Mitsuki e, lentamente, la sollevò.
Si
sorprese subito di quanto fosse
leggera ma ci pensò ben poco e, spostando le coperte del suo
futon, si apprestò
a posarla a terra ma la shinigami fece qualcosa che gli fece perdere
dieci anni
di vita.
Lo
stava abbracciando.
Ashuros
avvampò completamente e
disse –E-ehi principessa...cosa stai...?- e
abbassò lo sguardo, perdendo altri
dieci anni di vita. Mitsuki stava ancora dormendo, completamente
abbandonata
contro il suo petto, con le braccia incrociate dietro al collo
dell'arrancar.
-Ehi,
principessa…Svegliati...ehi!-
disse Ashuros muovendola un po' ma quella sembrava completamente in
coma e non
diede alcun segno di risposta.
Ashuros
si inginocchiò sul futon
della ragazza e cercò di staccarsela di dosso ma, con sua
grande sorpresa,
Mitsuki non ne voleva sapere di lasciarlo andare. L'arrancar era ormai
in
panne. Si chiese se non fosse il caso di andare a chiedere a Stun di
strappargliela di dosso ma rinunciò subito all'idea, in
fondo si era solo
addormentata...non aveva colpe per questo.
L'arrancar
tentò il tutto per tutto
alzandosi in piedi e lasciando andare Mitsuki che rimase appesa solo
con le
braccia, lasciando le gambe penzolanti.
-Ma
che forza ha nelle braccia?- si
chiese Ashuros esasperato notando poi che Mitsuki, inconsapevolmente,
stava
muovendo le gambe come a cercare un appiglio.
Ashuros
sospirò pesantemente e,
dopo aver preso tre libri dall'armadio, decise di sdraiarsi sul proprio
futon.
La situazione degenerò subito perchè Mitsuki,
istintivamente, portò le gambe al
petto, raggomitolandosi sopra ad Ashuros che non potè far a
meno di arrossire.
-Tsk...spero
solo che non si metta
a russare...- disse il ragazzo che si era ormai arreso all'evidenza di
dover
passare tutta la notte con Mitsuki appesa al suo collo.
Prima
di iniziare a leggere un
altro libro, lanciò un'ultima occhiata alla ragazza che
stava serenamente
dormendo sopra di lui e pensò “Sembra proprio una
bambina...”
* *
*
Dopo
tre ore, Ashuros si era ormai
abituato a quella strana situazione, quando di colpo, Mitsuki
iniziò a tremare,
mormorando qualcosa nel sonno.
-Reiatsu...no...Vizard...aiuto...-
Ashuros
rimase sorpreso nel capire
che Mitsuki, era riuscita a percepire il reiatsu dei Vasto Lorde
attraverso lui
e, vederla tremare come una foglia, lo fece stare male.
Si
sorprese di quel suo stato. Non
era mai stato male se non quando aveva saputo della morte di Halibel,
eppure,
in quel momento, stava male nel vedere Mitsuki che tremava.
Dopo
qualche secondo di esitazione,
posò il libro e abbracciò a sua volta Mitsuki.
Per fortuna la ragazza stava
dormendo perchè altrimenti lo avrebbe preso a pugni fino
allo sfinimento e, in
seguito se lui fosse sopravvissuto, lo avrebbe sfottuto a vita per via
del
rossore che faceva da padrone sul suo viso.
Per fortuna non dovette restare
così troppo a lungo,
infatti, dopo pochi minuti, Mitsuki si calmò, continuando a
parlare nel sonno
-Ashu...ros...Ashuros...-
L'arrancar la lasciò
andare lentamente e sorrise “Forse non
è così male...”
-Ashuros...sei...una stupida
lumaca...-
Ashuros trattenne una risatina e,
prima di riprendere a
leggere il suo libro, disse -Buonanotte anche a te tappetta.-