7
Karen
della fiamma
I
paladini
Scott
tornò al piano inferiore. Stava cominciando ad ambientarsi
un po’. Tornò nella
sua mente e fece sparire la prigione. Gli sembrava che le voci fossero
un po’
risentite, ma Scott non sentiva di dover chiedere scusa. Aveva
cominciato a
capire qualcosa. Non molto per la verità… ma
aveva l’opportunità di sviluppare
i suoi poteri. Avrebbe deciso in seguito, avrebbe avuto modo di
osservare la
situazione. Era bravo in quello.
Si
aprirono le porte dell’ascensore e trovò Helen ad
aspettarlo.
“
Mi
sento un po’ come un ospite d’onore. Non ho ancora
fatto un passo senza una
guida.” Disse Scott. E aggiunse: “ O senza una
guardia.”
Helen
sorrise, dolce come sempre. “ Non farci l’abitudine
Scott. È solo una
disposizione momentanea.”
“
Ordini del Maestro?” fece Scott.
“
No,
il Maestro non c’entra.” Fece una voce dietro di
loro. Scott si voltò e rivide
un volto che aveva già visto… ma in condizioni
molto differenti. I suoi capelli
biondi erano legati in una coda adesso, ma gli occhi verdi erano sempre
gli
stessi. “ Siamo stati noi cinque a decidere. Scoprirai che i
nemici non vengono
solo dall’esterno. Fino a che non saprai orientarti, ti
faremo da balia.”
“
Tu
dovresti essere Karen, giusto?”
“
E
tu il ragazzo che è risorto.”
La
ragazza tese la mano. Scott scoprì una cosa inquietante. Il
suo fascino
aumentava incredibilmente se la guardava negli occhi. Aveva addosso un
abito
che aveva visto solo nei film: calzoncini corti rossi, calze scure,
stivali
neri, e un lungo cappotto rosso che nascondeva tutto. Dava
l’impressione di
essere tanto bella quanto pericolosa.
Scott
le strinse la mano con una punta di soggezione. Il suo sorriso, a
differenza di
quello di Helen, non aveva niente di dolce. Quello di Karen era un
sorriso di
sfida.
“
Dicono che sei forte. Almeno lo dice Linus” disse Karen.
“
Non
ho ancora capito bene… i miei poteri. Non penso di essere al
vostro livello.”
“
Questo è evidente. Avrai bisogno di un allenamento speciale,
non temere.
Comincerai domani.” Disse Karen con un sorriso malizioso.
Fu
Helen a riprendere: “ Non dovrai lasciare la scuola, per ora.
Né la casa dove
abiti. Avrai permessi speciali e una scorta segreta, ma per il momento
continuerai come gli altri giorni.”
“
E
voi?” chiese Scott.
“
Anche
noi abbiamo le nostre vite e le nostre identità fuori di
qui. La regola è non
incontrarci mai lì fuori. Mai fermarsi a parlare o a
prendere qualcosa al bar.
Siamo estranei.” Rispose Karen.
Si
incamminarono tutti e tre per i corridoi ed entrarono in una stanza
apparentemente vuota. Al centro c’era un grosso tavolo di
ferro e al soffitto
c’erano le solite lampade neon. Helen si guardò
intorno, con attenzione. Karen
attese con le mani sui fianchi.
È
quella che ti ha sparato, vero? Era
la voce di
pund.
Proprio
lei.
Ho
una notizia da darti, jushi. Questa
ragazza ha addosso un arsenale. Le pistole sono probabilmente le ultime
cose di
cui dovrai preoccuparti.
Non
penso che voglia spararmi di nuovo.
Io
non ci giurerei. Non mi piace quello
sguardo.
“
Riesci a vederle, Helen?” Chiese Karen.
“
Sì,
sono qui. Ma mi sembra strano che non ci siano congegni di
sicurezza.” Rispose
Helen.
“
Forse 348 agenti bastano come sicurezza.”
“
348?” fece eco Scott. Le ragazze non gli diedero peso.
“
Ok,
allora diamoci da fare.”
Helen
si avvicinò al muro e tocco un punto apparentemente a caso.
Si aprì un’anta che
fino ad un attimo prima non esisteva. Dentro c’erano carte e
documenti di cui
Scott ignorava tutto.
“
Queste sono le mappe della base.” Disse Helen, svolgendo i
rotoli sul tavolo.
Scott la guardò e senti che pund, tora e gar facevano lo
stesso. In un attimo
aveva memorizzato gran parte dei dati.
Al
piano terra, quello accessibile immediatamente dall’esterno,
c’erano i
magazzini e poco altro. Era la copertura, probabilmente. Al primo piano
c’erano
gli uffici, come quello in cui aveva incontrato il falso Maestro.
Evidentemente
era lì che operavano i dirigenti. A meno che non fosse tutta
una copertura
anche quella.
Al
primo piano sottoterra c’erano loro e quelle infinite file di
stanze tutte
uguali. Scott notò parecchi ascensori e stanze che dalle
carte risultavano
vuote. In altre c’erano laboratori, sale, magazzini di armi
ed equipaggiamenti
vari. Lì sotto sembravano pronti a tutti.
Al
piano inferiore c’erano le palestre e altre sale speciali,
contrassegnate con
delle sigle che per il momento Scott non poteva decifrare.
Ancora
più giù cominciavano i piani Top Secret, di cui a
parte la piantina, non
c’erano iscrizioni.
All’esterno
non c’era niente di eclatante: una rimessa di auto e una
pista di atterraggio
per elicotteri e poco altro di interessante.
“
Sembrate preparati per una guerra.” Fece Scott.
“
Siamo in guerra, Scott. Una guerra che va avanti da secoli. Ci siamo
noi, gli
Agenti, e ci sono loro, i Paladini.” Rispose Karen.
“
Paladini?”
“
Scott” intervenne Helen. “ Non è tutto
così definito come dice Karen. Non ci
sono i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. Ma
è vero, ci siamo noi e ci
sono loro. Devi solo decidere da che parte stare.”
“
E
se non potessi decidere?” chiese Scott.
“
Allora avrai due nemici invece di uno” Rispose Karen.
Scesero
di nuovo al piano inferiore e si trovarono in una grande mensa. Solo
quando
vide i banconi pieni di cibo sentì lo stomaco brontolare.
“
Sembra una vita che non tocco cibo!” esclamò.
“
In
effetti sei stato sotto flebo per tre giorni.” Disse Helen.
Si
misero a mangiare. Scott non sapeva nemmeno bene che ore fossero, ma
per ora
non gli importava. Si lanciò sul cibo quasi dimenticandosi
di essere in
compagnia di due ragazze.
“
Mentre mangi, cercherò di aggiornarti un po’ sulla
situazione.”
“
Sì”
disse Scott, mandando giù un boccone. “ Cosa sono
i paladini?”
L’orologio
di Karen cominciò a suonare. La ragazza si alzò,
lanciando un’occhiata ad
Helen, che annuì. “ Ci vediamo domani,
Scott.” E se ne andò.
“
Sembra che tocchi a me il ruolo della maestrina oggi” disse
Helen. “Ebbene
all’inizio, e ti parlo di secoli fa, c’era
un’organizzazione che mirava a distruggere tutto quello che
siamo. Davano la
caccia agli individui speciali, fuori dalla norma. Gli agenti,
insomma.”
“
Tipo la caccia alle streghe?” fece Scott.
“
No,
niente di così eclatante. O almeno, non ci risulta che la
caccia alle streghe
sia opera loro. Abbiamo notizie solo da un paio di secoli a questa
parte. I paladini
erano molto più cruenti… e molto più
discreti. Ma con il passare del tempo capirono
che, per quanto fanatici e irremovibili, i loro metodi non erano in
grado di
fermare gli agenti più dotati. Soprattutto dal momento che
venne formata L’Agenzia.
E allora i paladini hanno deciso di usare metodi molto più
drastici. In qualche
modo hanno avuto accesso alle arti magiche e hanno imparato ad usarle.
Quello
che noi riusciamo a fare in maniera naturale, loro l’hanno
imparato studiando ogni
sorta di magia arcana.”
“
E
questo non va contro i loro principi?”
Helen
sorrise. “ Ottima osservazione. Ma penso che una volta
toccato con mano il
potere che potevano avere, abbiano cambiato facilmente i loro ideali.
Ora non
si preoccupano più di ripulire il mondo da noi, che siamo
abomini della natura.
Ora vogliono il mondo.”
“
Mi
sembra assurdo. Che cosa sappiamo di questi paladini?” chiese
Scott. Era sazio.
Le voci borbottavano qualcosa, ma sembrava non avessero niente da
dirgli.
“
Molto poche. Stanno crescendo rapidamente, le nostre perdite sono
aumentate in
modo preoccupante. Sta per succedere qualcosa, lo sento, ma ne sappiamo
ancora
troppo poco.”
Scott
stava per rispondere, quando qualcuno spalancò la porta
della sala.
“
Scott! Sei qui allora!” urlò Linus, correndogli
incontro. “ Ho una notizia da
darti, tieniti forte.”
“
Cos’è successo?” chiese Helen.
“
Aspetta. Sei pronto, Scott degli Spiriti?” chiese Linus.
“
Ok.
Spara.”
“
Domani andiamo in missione!” urlò afferrandogli la
mano.
Scott
lo guardò spiazzato, non sapeva cosa rispondere.
Guardò Helen e vide che era
preoccupata.
“
Che
storia è questa? Scott è appena arrivato. Non ha
nemmeno cominciato
l’addestramento.”
“
Ordini del capo.” Disse Linus. “ A proposito, ci
vuole vedere domani mattina.”