Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: elev    16/10/2013    3 recensioni
Un nuovo progetto, un insieme di sensazioni. Elly quel giorno un incontro del genere non se l'aspettava di certo. Come non si aspettava di dover aver a che fare con la sua reazione in quel momento. Elly odia le presentazioni formali e adora il caffè. Dave... ha gli occhi azzurri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un disastro su tutta la linea

- Hai richiamato quella persona che ti cercava? - - Macché… adesso aspetta, mica sono qui soltanto per lei -
- Ah… pensavo fossi il suo segretario….-  Dissi ridendo rivolgendomi al collega, che, con il foglio in mano e quell’insopportabile maglia color “regina Elisabetta”, si affacciava alla porta del mio ufficio.
Ci sono tre persone che parlano tutte insieme ed io ho ancora una marea di scartoffie da evadere  - ci vorrebbe un caffè, accidenti!- Pensai mentre tornavo a  fissare lo schermo e a torturare quella povera tastiera. Ecco!
Il caffè.
Il mio salvavita.
Eccomi qui, sono Elly e senza caffè non connetto.
Ci pensavo quel pomeriggio, mentre annaspavo tra le scartoffie.
Un muro di scartoffie contro cui “lottare”…
Quel giorno di marzo della scrivania non si vedeva nemmeno il colore tanto era carica di carta e fu all’improvviso che, accompagnata da varie altre persone, mi si presentò davanti una figura esile e scura.
 - E mo’ chi è sto qua? - pensai alzando lo sguardo e col taglierino in mano, distrattamente,  gli porgevo la mano aggiungendo un veloce - molto piacere!-.
Odio le presentazioni formali.
Le odio perché ogni volta ti viene ripetuta la stessa cosa:
 - ecco, perché non ti presenti tu?-
Come nei film nelle scene dei “gruppi terapeutici”.
E ti tocca dilungarti l’ennesima volta in una precisa descrizione del tuo lavoro, di chi sei e di cosa fai in una gabbia di matti come quella per otto ore al giorno, ad un povero malcapitato che magari, anzi sicuramente, se ne frega altamente di sapere chi sei e cosa fai, quando proprio quel giorno ti tocca occuparti di tutt’altro tranne che del  tuo “povero” lavoro che rimane inevaso.
Bisogna forse spiegare che a volte ti ricicli come porta-incarti, galoppina, postina o “presta favori” il tutto perché hai il brutto vizio di non saper dire di no a nessuno?
Beh, buona fortuna!
- Ciao, sono Dave.-
Subito non mi fece nessun “effetto particolare” mentre già tutte le donne del piano erano rimaste a bocca aperta o peggio erano già in fase “sbavo”.
- Oddio ma che morte di fame - ribadivo.
Ho scoperto che starà con noi per un po’ di mesi.  - Beh, almeno speriamo che si renda utile - pensai in cuor mio considerando che predecessori che effettivamente mi avevano aiutata in alcune occasioni.
 
Me ne resi conto qualche settimana dopo quando la voce di una collega al telefono, per la definizione di un lavoro, mi suggerì con leggerezza  - ma fatti dare una mano dal “toy boy” dagli occhi verdi no?-
- Sì certo - pensai. Io che mi facevo aiutare? Ma quando mai? E poi rivolgendomi con una risata alla collega che avevo in linea –ma sì… cos’avrà di così speciale, state tutte a sbavargli dietro? -
Fu un fulmine a ciel sereno.
Ecco cos’aveva!
Aveva degli occhi DA PAURA!
I suoi occhi azzurri facevano contrasto con i capelli corvini che ricadevano da un lato, la barba incolta dello stesso colore gli incorniciava il viso mettendo in evidenza il profilo.
Guardandolo, Dave dimostrava quasi più dei suoi vent’anni appena superati.
- Fatti aiutare Elly- asserì una vocina quel giorno.
Il mio “grillo parlante” interiore.
La voce della saggezza per una volta aveva deciso di risparmiarmi l’ennesima fatica.
Il primo aiuto che gli chiesi fu per un compito veramente elementare.
L’esito fu tutt’altro.
Un disastro su tutta la linea.
La consapevolezza che mi aveva fatto perdere solo un mucchio di tempo si fece prepotente in me.
Ne presi atto, mettendomi le mani nei capelli, era appena cominciato il pomeriggio e già mi ritrovavo con una “zazzera” di capelli spettinati in testa.
Il lavoro era da rifare, è vero, ma fu forse per orgoglio e forse anche per il “timore” di avere di nuovo a che fare con lui che non dissi nulla.  Non ebbi la forza di replicare. Ero frustrata e delusa. Mi sentivo seriamente presa in giro.
Lo “odiavo” con tutte le mie forze.
Fu con questi sentimenti che impiegai tutta l’energia prodotta dalla mia arrabbiatura per rifare da me tutto il lavoro.
Giurai che non gli avrei chiesto più nulla.
Stupida coscienza.
Stupido grillo parlante.
Ci “incrociammo” diverse volte nel corridoio o sul terrazzo mentre prendevo  l’ennesimo caffè. Mi impegnavo comunque a mantenere il controllo e a rimanere in modalità “simpatica e scherzosa”.
Il motivo non l’ho mai capito.
Mi trovai comunque sorpresa di me stessa.
Questa “versione di Elly” non la conoscevo.
Ogni occasione comunque era buona per andare a rompergli un po’ le scatole, almeno mi divertivo. Lo ammetto.
E la cosa più bella era che non m’importava di nulla.
A costo di sembrare una sciocca ragazza che si mette a scherzare con il “belloccio” della situazione.
- ciao, cosa senti? - mi disse una mattina mentre con il viso imbronciato me ne stavo a rimuginare la “serata no” che avevo avuto il giorno prima sul terrazzo dell’ufficio. - pearl jam - risposi semplicemente sentendolo avvicinare.
- Che c’hai? -  
- Nulla – risposi secca e feci una smorfia per sottolineare che “non era il caso”. Fu così che Dave mi staccò la cuffietta dell’i-pod aggiungendo semplicemente - senti questa… -  prima di infilarmi la cuffietta del suo i-phone nell’orecchio.
Un gesto semplice ed insignificante in realtà.
Mi ritrovai seduta sul parapetto del terrazzo con “Once” dei pearl jam in un orecchio, una musica rilassante nell’altro.
Non avevo capito se questo gesto aveva un “secondo fine” ma bastò a farmi tornare il sorriso.
Dolce.
Almeno, io decisi che doveva esserlo.
Dovevo esprimergli un minimo di riconoscenza. Mi dissi.
Con un sorriso sghembo, e a dire il vero trattenni la lacrimuccia di commozione, mi staccai dal parapetto chiedendo semplicemente - posso?-
- Oddio Elly ma che stai facendo? - era la voce del mio grillo parlante. Il solito grillo parlante.
Questa volta non gli diedi retta.
Mi resi conto che in realtà non avevo ottenuto risposta, e men che meno avevo osato alzare lo sguardo per vedere la sua espressione…
Ripetei: - posso? -
Dave mi rispose con un sorrisetto sghembo fece un cenno della serie - ah vuoi un abbraccio? -
Gli posai la mano destra sulla spalla e l’abbracciai leggermente.
 
 
 
 
Note:
ciao ragazze, eccomi con un nuovo progetto… manco finito uno ne comincio già un altro. Prometto che mi impegnerò a finire anche il prossimo capitolo della ff su Anna ed Emiliano….
Ho dovuto “cedere” all’ispirazione ed ecco qua… che ne dite? Continuo?
 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: elev